venerdì 5 settembre 2025

LA VERITÀ SUL CASO HARRY QUEBERT DI JOËL DICKER

TITOLO: La verità sul caso Harry Quebert
AUTORE: Joël Dicker     traduzione di: Vincenzo Vega
EDITORE: Bompiani
PAGINE: 779
PREZZO: € 12,90
GENERE: letteratura svizzera, thriller, giallo
LUOGHI VISITATI: Aurora nello New Hampshire (cittadina immaginaria)


La verità sul caso Harry Quebert è un libro famosissimo, da cui hanno tratto anche un film con Patrick Dempsey che prima o poi recupererò. C’è un simpatico fun fact su questo libro: quando uscì si vedeva (ma è così ancora oggi) dappertutto e io mi ero fissata che non l’avrei mai letto perché troppo commerciale, avevo delle idee veramente idiote e malsane. Invece alla fine l’ho comprato e letto e me ne sono innamorata.
È un bel thrillerone che tiene incollati alle pagine e vuoi andare avanti e vedere cos’altro succede, è molto scorrevole e ricco di colpi di scena, talvolta avevo quasi paura a girare pagina perché temevo una nuova sorpresa.

Veniamo però al contenuto: è un romanzo con uno scrittore per protagonista (o meglio due): voce narrante è Marcus Goldman, giovane scrittore talentuoso il cui primo romanzo diventa subito un best seller assoluto e riceve l’incarico di scrivere un altro. Ma ecco il problema gli viene un bel blocco dello scrittore: non riesce a scrivere nulla di proponibile; nel tentativo di superare il blocco si reca ad Aurora nel New Hampshire a casa di Harry Quebert, suo amico e mentore, oltre che professore universitario e a sua volta scrittore famosissimo. Qualche tempo dopo nel giardino di Quebert, durante dei lavori, viene ritrovato il corpo di una ragazza - Nola Kellenger - scomparsa nell’agosto del 1975 all’età di 15 anni, oltre al corpo viene ritrovata una copia del capolavoro di Quebert “L’origine del male” (pubblicato lo stesso anno) ed emerge che il romanzo si ispira alla loro storia d’amore rendendo lo scandalo ancor più grande (all’epoca Quebert aveva passato i trenta). L’unico che crede fermamente all’innocenza di Quebert è Marcus che si mette a fare ricerche e indagini sia per conto proprio che con l’ispettore incaricato del caso.

Il romanzo presenta una struttura narrativa articolata sia a livello strutturale perché ogni capitolo si apre con una conversazione tra Marcus ed Harry inerente la scrittura, sia sul piano temporale dove si alternano il presente narrativo con le indagini per scoprire/capire la colpevolezza o meno di Harry con il passato, passato che è la cruciale estate del 1975, ma anche il passato di Marcus (soprattutto giovinezza e anni universitari) e il passato dei protagonisti. Man mano che si legge conosciamo. Procedendo con la lettura si conoscono i vari personaggi come Nola e la sua storia, la sua relazione con Quebert, i vari abitanti di Aurora, in particolare quelli che girano attorno alla tavola calda di Jenny Quinn, il capitano Pratt e il suo assistente Travis Dawn. E raccogliamo i vari tasselli della storia che pian piano si mettono insieme, naturalmente non a tutti fa piacere avere Goldman tra i piedi a curiosare su una storia passata e riceve anche delle minacce.

Come detto all’inizio è un libro che tiene incollati alle pagine, un giallo deduttivo con tanti momenti di tensione e tu lettore vuoi vedere come va a finire, chi è il colpevole. È un libro che mi è piaciuto moltissimo ma c’è un particolare che mi ha lasciato abbastanza perplessa, che non mi convince del tutto. Me ne sono accorta a fine libro mentre ripensavo alla vicenda, devi avere tutte le carte in mano, devi conoscere tutta la storia per poter dire: ok, ma se le cose andavano così non mi convincono troppo. Non voglio dire molto perché potrei fare degli spoiler e non mi sembra giusto, ma se qualcuno vuole approfondire ne parliamo volentieri in privato.

Un aspetto che viene molto esplorato in questo libro è la scrittura e la mente di uno scrittore, in fondo tutto nasce ed è legato alla scrittura di un libro, e lo stesso Goldman va dal vecchio amico Quebert perché ha un blocco dello scrittore; ogni capitolo si apre con un dialogo in materia di scrittura. Questo per me è un plus, sono sempre molto affascinata e interessata alla vita diciamo privata degli scrittori, anche se in questo caso sono di fantasia.

In ogni caso anche se è il primo libro di Dicker che leggo, ho sentito una sorta di affinità con questo scrittore di cui voglio leggere altro se non tutto, sicuramente gli altri libri che hanno per protagonista Goldman (anche se non si tratta di una serie).

Vi aspetto nei commenti, fatemi sapere se lo conoscete.


giovedì 28 agosto 2025

IL CANE DI TERRACOTTA DI ANDREA CAMILLERI

TITOLO: Il cane di terracotta
AUTORE: Andrea Camilleri
EDITORE: Sellerio
PAGINE: 288
PREZZO: € 12
GENERE: letteratura italiana, giallo, serie commissario Montalbano
LUOGHI VISITATI: Sicilia, Vigata anni '90



Oggi parliamo de Il cane di terracotta il secondo romanzo di Camilleri con protagonista il commissario Salvo Montalbano, conosciutissimo anche per la serie tv Rai con Luca Zingaretti. Io adoro la serie tv che ho visto e rivisto svariate volte e devo dire che la “conoscenza” è utile per districarsi meglio anche con il Montalbano dei romanzi perché il linguaggio usato da Camilleri è piuttosto complesso, un mix tra italiano, dialetto siciliano (io sono di Sondrio praticamente dell’altra parte dell’Italia) e parole inventate. Tra l’altro mi sono fissata di voler leggere i romanzi in ordine cronologico ed è ormai diventata una sorta di tradizione per me leggere un romanzo con Montalbano nel mese di agosto.

Ne Il cane di terracotta abbiamo due storie, due indagini per Montalbano strettamente legate tra loro. La prima è la cattura di un importante boss mafioso, Tanu lu Greco, che rivelerà a Montalbano la presenza di una grotta piena di armi al Cresteddu; vicenda tutt’altro che lineare legata anche a strani furti e ammazzatine varie. Ma la grotta nasconde anche un altro segreto che ci porta alla seconda indagine: infatti Montalbano scopre la presenza di una stanza nascosta dove si trovano i corpi di due giovani, sembra una sepoltura rituale e risale ad almeno una cinquantina d’anni prima. Inutile dire che Montalbano ce la metterà tutta per scoprire l’identità di quei giovani e le ragioni dietro il loro omicidio, anche se dato il tempo trascorso l’indagine non potrà avere risvolti pratici.

“«Senta, Montalbano» attaccò appena furono soli «io capisco benissimo le sollecitazioni che a lei possono venire dal ritrovamento dei due assassinati nella grotta. Mi consenta: la conosco da troppo tempo per non prevedere che lei si farà affascinare da questo caso per i risvolti inspiegabili che presenta e anche perché, in fondo, se lei trovasse la soluzione questa si rivelerebbe assolutamente inutile. Inutilità che a lei sarebbe piacevolissima e, mi scusi, quasi congeniale».
«Come inutile?»
«Inutile, inutile, si lasci pregare. L’assassino, o gli assassini, a voler essere generosi, dato che sono trascorsi cinquant’anni e passa, o sono morti o sono, nella migliore delle ipotesi dei vecchietti ultrasettantenni. È d’accordo?»
«D’accordo» ammise di malavoglia Montalbano.
«Allora mi perdoni perché quello che sto per dire non rientra nel mio linguaggio, lei non fa un indagine, si fa una sega mentale»”

È altrettanto inutile dire che ci riuscirà riportando alla luce una storia d’amore dai risvolti tragici dei tempi della seconda guerra mondiale; questa seconda indagine la svolge praticamente nei salotti dei vecchietti del paese come ci dice anche la quarta di copertina.

Emerge ancora una volta tutto il carattere e il carisma di Montalbano, un uomo di legge che però basa il proprio operato sulla sostanza e non molto sulla forma, un uomo assolutamente giusto e saggio, che nonostante “l’inutilità” farà di tutto per rendere giustizia ai due giovani.

Fatemi sapere nei commenti se lo avete letto e se conoscete Montalbano.


venerdì 25 luglio 2025

LONESOME DOVE di LARRY MCMURTRY

TITOLO: Lonesome Dove
AUTORE: Larry McMurtry    traduzione di: Margherita Emo
EDITORE: Einaudi
PAGINE: 992
PREZZO: € 17
GENERE: letteratura americana, letteratura western
LUOGHI VISITATI: Texas metà '800


Un libro meraviglioso che si legge in un soffio nonostante la mola.

Un viaggio epico spostare una mandria di bovini dal Texas al Montana per fondare un nuovo ranch nelle verdeggianti praterie a nord dello Yellowstone dove non è ancora arrivato nessuno. Questa sarebbe già una bellissima storia, ma è solo la principale a cui se ne aggiungono molte altre rendendo impossibile appoggiare il libro.

Quando la mandria e la squadra della Hat Creek abbandonarono l’arida pianura del Wyoming per addentrarsi a poco a poco nel Montana, ebbero tutti l’impressione di lasciarsi alle spalle non solo il caldo e la siccità, ma anche la bruttezza e i pericoli. Invece di essere gessose e coperte di artemisia, le pianure erano coperte d’erba alta e punteggiate di fiori gialli. Le ondulazioni del terreno si allungarono, i riflessi del caldo che avevano avuto negli occhi per tutta l’estate lasciarono il posto all’aria fresca, pungente del mattino e fredda della sera. Cavalcarono per giorni di fianco ai Monti Bighorn, le cui cime sparivano a volte tra le nuvole.
La freschezza dell’aria parve migliorare la vista degli uomini, che si misero a congetturare su quante miglia riuscivano a vedere. Le pianure si stendevano verso nord a perdita d’occhia. Avvistarono molta selvaggina, soprattutto cervi e antilocapre. Una volta videro una grossa mandria di alci e due volte un piccolo branco di bisonti. Non videro altri orsi, ma ci pensavano spesso.
I cowboy vivevano da mesi sotto l’immensa cupola del cielo, eppure il cielo del Montana sembrava più profondo di quello del Texas e del Nebraska. Era così profondo e così azzurro da privare perfino il sole della sua ferocia: appariva più piccolo, in quella vastità, e a mezzogiorno il cielo non diventava mai tutto bianco come aveva fatto più a sud. A nord restava sempre una fascia azzurra, dove nubi bianche galleggiavano come petali in uno stagno.”

Qualsiasi aspetto del western che vi viene in mente in questo libro c’è ed è tutto amalgamato alla perfezione: ranger, ranch, cowboys, mandrie, sceriffi, ladri di cavalli, saloon, indiani, esercito, cercatori d’oro, cacciatori di pellicce, prostitute.

Protagonisti principali sono Gus e Call due Texas Ranger “in pensione” che gestiscono la Hat Creek un ranch/rivendita di bestiame a Lonesome Dove in Texas sul confine con il Messico. Alla base c’è la storia di amicizia e lealtà tra questi due uomini che non potrebbero essere più diversi ma che assieme si completano meravigliosamente e che rappresentano anche la famiglia l’uno dell’altro. Gus sembra fuori luogo nel west, scrive in latino, adora tutti i piaceri della vita e si prende cura di sé, è un gran chiacchierone, giocatore incallito e grandissimo amatore, ma come il suo socio è molto coraggioso e affidabile. Call è l’esatto opposto, burbero, taciturno, infaticabile lavoratore, si ferma solo quando strettamente necessario e i piaceri della vita praticamente non sa cosa sono. Con loro alla Hat Creek ci sono Pea Eye un vecchio compagno nei ranger, il Deets un ex schiavo collaboratore di Call (tra loro c’è un rapporto di reciproca fiducia perché consci del valore dell’altro, non si può parlare davvero di amicizia per le differenze di estrazione sociale diciamo ma è qualcosa che si avvicina molto) e il giovane Newt che aspira a diventare un cowboy e il cuoco messicano Bolivar. La vita procede come sempre quando un giorno arriva Jack Spoon un loro compagno e amico nei ranger che lancia un’idea: traferirsi con una mandria nel Montana e fondare un ranch dove nessuno l’ha ancora fatto. E (inaspettatamente) l’idea prende piede, gli uomini della Hat Creek si organizzano e si parte (la faccio facile, ma non è affatto così già la preparazione è un susseguirsi di avventure).

Ma come detto questa è solo la storia principale (che già di per sé non è poco) ma si affiancano nel corso della narrazione altre storie e altri personaggi, man mano che leggiamo scopriamo e conosciamo meglio tutti i personaggi e il loro vissuto, ad esempio quello di Lorena la ragazza del saloon, ma anche la storia di Newt che viene cresciuto quasi come un figlio da Call e Gus, e poi Spoon che si rivelerà essere un soggetto diverso dagli amici. Ci sono poi le storie dell’indiano Blue Duck e dello sceriffo July Johnson. E poi Clara Allen, una vecchia amica di Gus che gestisce una rivendita di cavalli nel Nebraska e sarà punto di riferimento per i nostri eroi.  

Va detto che Lonesome Dove è ambientato nel west, è sicuramente un romanzo western ma non solo questo è anche molto altro, troviamo amicizia, lealtà, avventura, giustizia, amore, Storia e anche una sorta di autocritica verso il sistema su cui si reggeva il west, l’avvento dei bianchi, la colonizzazione dei territori indiani, la troviamo molto nelle parole di Gus.

“Quando si alzarono, Tobe riprese diligente il suo giro di ronda. Augustus attaccò i muli nuovi al carro nuovo. Le strade di San Antonio erano deserte e silenziose. La luna era alta e un paio di capre randagie sfregavano il muso contro le mura del vecchio Alamo, in cerca di un ciuffo d’erba. Quando erano arrivati nel Texas negli anni Quaranta, la gente non parlava d’altro che di Travis e dei prodi che avevano perso la battaglia, ma adesso la battaglia era stata dimenticata e l’edificio abbandonato.
-Call, si sono dimenticati di noi, come dell’Alamo – disse Augustus.
-Perché non dovrebbero? Non siamo rimasti qui.
-Non è per quello, è perché non siamo morti. Travis ha perso la battaglia e finirà nei libri di storia, quando qualcuno scriverà di questo posto. Se un migliaio di Comanche ci avesse intrappolato in una valle e sterminato tutti, come hanno appena fatto i Sioux con Custer, avrebbero composto canzoni su di noi per cent’anni.
A Call parve un’osservazione sciocca. – Non ci sono mai stati mille Comanche in un posto solo. Se c’erano, prendevano Washngton DC
Ma più Augustus pensava agli insulti che avevano ricevuto nel saloon – un saloon dove in passato erano stati accolti come eroi – più s’indispettiva.
- Avrei dovuto dare un paio di botte in testa a quello sbarbatello di Mobile.
-Era solo spaventato. Sono sicuro che Tobe gli farà la predica la prossima volta che lo vede.
-Non è quello il punto, Woodrow. Non afferri mail il punto.
-E qual è, maledizione?
-Se viviamo altri vent’anni, saremo noi gli indiani. A giudicare da come si sta popolando questo posto, tra poco ci saranno solo chiese e mercerie. E prima che non ce ne rendiamo conto, raduneranno noi vecchi turbolenti e ci rinchiuderanno in una riserva perché le signore non si spaventino.
-Mi sembra improbabile.
-È maledettamente probabile, invece. Se trovo una squaw che mi piace, me la sposo. Se devo essere trattato come un indiano, tanto vale che mi comporti come tale. Abbiamo passato i nostri anni migliori a combattere dalla parte sbagliata.
Call non voleva discutere di simili sciocchezze. Avevano quasi raggiunto i margini della città e passarono accanto ad alcuni tuguri di adobe dove vivevano i messicani più poveri. In uno di loro piangeva un bambino. Call era sollevato all’idea di andarsene. Quando Gus era così riottoso, poteva succedere di tutto. In campagna, se si fosse arrabbiato e avesse sparato a qualcosa, avrebbe sparato a un serpente, non a un barista incivile.
-Non abbiamo combattuto dalla parte sbagliata. Il miracolo è che tu sia rimasto così a lungo dalla parte giusta della legge. Jake è troppo vigliacco per essere un gran fuorilegge, ma tu non lo sei.
-Non è detto che non lo diventi. Sempre meglio che catturare gli ubriaconi per vivere, come Tobe Walker. Che diavolo, si è quasi messo a piangere dalla voglia di venire con noi, quando siamo partiti. Tobe era veloce una volta e, guardalo adesso, è grasso come un castoro.
-È vero che è ingrassato, ma Tobe è sempre stato robusto – disse Call. Su un punto, però Gus aveva probabilmente ragione. Tobe aveva lo sguardo molto triste quando se n’erano andati.” 

Quella di McMurtry è una scrittura magnetica, essenziale e lineare ma al tempo stesso molto descrittiva che immerge il lettore nel contesto, nel paesaggio e nei personaggi, è anche molto realistica e cruda, non mancano momenti drammatici - McMurtry non è clemente con i propri personaggi (cosa in realtà che rende la storia ancor più veritiera, perché la vita – purtroppo – non è una favola) quindi se siete sensibili (leggasi piagnoni come me) preparate i fazzoletti perché le lacrime non mancano. E poi c’è tantissima introspezione, analisi dell’animo umano e il materiale (i personaggi) non manca.

Lonesome Dove è stato pubblicato nel 1985 (ha vinto il premio Pulitzer l’anno successivo) e nel corso dei decenni successivi Mc Murtry ci racconta altre avventure di Gus e Call con dei prequel e dei sequel che francamente non vedo l’ora di leggere (Per le strade di Laredo (sequel), Il cammino del morto e Luna Comanche (prequel)).

 

Fatemi sapere nei commenti se lo avete letto, se conoscete Call e Gus.


venerdì 18 luglio 2025

IL CALAMARO GIGANTE DI FABIO GENOVESI

TITOLO: Il calamaro gigante
AUTORE: Fabio Genovesi
EDITORE:  Feltrinelli
PAGINE: 144
PREZZO: € 10
GENERE: letteratura italiana
LUOGHI VISITATI: il mare alla ricerca del calamaro gigante o mitologico Kraken





Cercate una lettura fresca, divertente, estiva, leggera ma anche molto interessante e istruttiva? Ho il libro giusto: Il calamaro gigante di Fabio Genovesi.

Una scrittura leggera, ironica, divertente che racconta, attraverso capitoli brevi dove si mescola tutto quanto, le storie legate al calamaro gigante con altre personali, autobiografiche dall’autore o comunque presentate come tali. Senza perdere la sua semplicità e colloquialità ci sono - oltre a tantissime curiosità -importanti spunti di riflessione, diventando a tratti quasi “filosofico” e ci sono anche alcune storie commoventi (almeno per me come quella della nonna Giuseppina).

Protagonista indiscusso è il calamaro gigante di cui ad oggi ancora sappiamo molto poco e che è stato per secoli una sorta di animale mitologico. La comunità scientifica negava la sua esistenza e i pochi studiosi che avevano l’ardire di considerarlo reale venivano emarginati, le notizie degli avvistamenti erano per lo più ritenute fantasie di marinai.  

“Insomma, tutto questo discorso per dire che, quando parliamo di calamari, spesso non abbiamo idea di cosa siano davvero. Li abbiamo visti solo fritti o ripieni, o spiaccicati sul bancone di una pescheria. E quindi non li abbiamo mai visti. Perché loro sono diversi da noi uomini, che da morti non cambiamo mica tanto. Se un tizio muro bene, sembra uno che dorme. Lo metti in piedi, gli apri gli occhi e gli piazzi un telefono in mano, e siamo noi. Appena un calamaro muore invece, sparisce con tutta la sua magia.
quel modo armonioso e ipnotico di spostarsi, la morbida potenza dei tentacoli là in fondo, che possono unirsi a formare un’unica punta che buca l’acqua, o aprirsi in una corolla come i raggi di un sole che accende il mare, danzando ognuno per sé eppure in armonia, perché parte del suo cervello sta proprio lì, e ogni braccio pensa un po’ per conto suo. La capacità fantascientifica di cambiare colore, così immediata che in confronto i camaleonti sono dilettanti a una gara della parrocchia. I calamari, come le seppie e i polpi, sono astronavi aliene che aleggiano là sotto, piene di luci in ricognizione sul nostro pianeta.
E questo stesso miracolo, questa magia ipnotica, è il soffio vitale che anima il calamaro gigante. Solo che è un soffio lungo venti metri.
Il corpo vero e proprio, il mantello là in cima, è la parte più corta, contornata da una pinna trasparente che danza per gli spostamenti minimi e precisi, mentre per viaggiare veloce come un missile usa il getto d’acqua del sifone, da dove schizza pure la sua nuvola di inchiostro nero. Il sangue invece è blu, perché la posto del ferro contiene il rame, e a pomparlo in circolo ci pensano tre cuori. Gli occhi sono due, tondi e scuri, grandissimi anche considerando le sue dimensioni: un capodoglio ha occhi di sei centimetri, quelli del calamaro superano i trenta. Perfetti per vivere nel buio degli abissi, dove la luce è pochissima e va raccolta tutta.
E sotto gli occhi comincia la parte più grande del calamaro, otto lunghe braccia tentacolari, più altri due tentacoli che sono lunghi ancor di più. Schizzano lontano ad afferrare la preda con le ventose che li ricoprono, ognuna orlata da un anello tagliente e dentellato, e la portano alla bocca. Che sta lì in mezzo ai tentacoli, e più che una bocca è un becco, uguale a quello dei pappagalli, con dentro una lingua ruvida che si chiama radula, e come una grattugia consuma il cibo prima di ingoiarlo.
Ecco, questo è grosso modo quel che sappiamo del calamaro gigante, il resto è ancora un misto di teorie, scommesse e fantasia.”pag 105 e 106

È una lettura che mi ha sorpresa positivamente, avevo un po’ di timore a leggerla anche dopo aver letto la quarta di copertina pensavo potesse essere più problematica e avevo letto anche svariate critiche. In realtà io l’ho trovata una bella lettura che scorre molto veloce, è vero che si parla tantissimo del calamaro e che le storie sono un po’ simili ma non potrebbe essere diversamente se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo verso la fine ho avuto l’impressione che la narrazione diventi un pochino ripetitiva (nel senso che lo stesso concetto viene ripetuto più volte negli ultimi capitoli) però niente di insopportabile. Inoltre è un concetto che mi sta molto a cuore, si dice in soldoni che l’uomo si è eretto a capo del mondo ma in realtà è una delle tante creature che lo popolano e non è poi nemmeno la migliore.

La lettura di questo libro mi ha riportato a quella de Il libro del mare di Strøksnes con cui ha diversi punti in comune: entrambi scritti in prima persona con racconti autobiografici (o perlomeno così vengono presentati), sono divertenti ed ironici, raccontano tantissime curiosità ed entrambi si occupano in particolare di un animale (diverso ne Il calamaro gigante si parla appunto di calamaro e invece ne Il libro del mare si parla di squalo della Groenlandia) che però hanno in comune l’essere quasi mitologici oltre che enormi e preistorici.

Fabio Genovesi è un autore italiano contemporaneo che voglio approfondire, sono noti i miei problemi (leggasi pregiudizio) con la letteratura italiana non di genere (anche se negli ultimi anni piano piano la sto scoprendo).

Fatemi sapere se lo avete letto e cos’altro mi consigliate di questo autore.

Vi aspetto nei commenti


venerdì 11 luglio 2025

TUTTO CAMBIA di ELIZABETH JANE HOWARD

TITOLO: Tutto cambia
AUTORE: Elizabeth Jane Howard         traduzione di: Manuela Francescon
EDITORE: Fazi
PAGINE: 610
PREZZO: € 20
GENERE: letteratura inglese, romanzo famigliare, quinto volume saga Cazalet
LUOGHI VISITATI: Inghilterra anni '50


Tutto cambia 5° volume della saga famigliare dei Cazalet di Jane Howard – attenzione possibili spoiler sui volumi precedenti

Come dice il titolo ci sono tantissimi cambiamenti, ritroviamo la famiglia Cazalet negli anni ’50 alle prese con il progresso, la modernità. Viene definitivamente meno un’epoca, quella che prevede la servitù in casa, la suddivisione in “classi sociali rigide” dove nobiltà e alta borghesia ricca predominano (considerate classi superiori con molti privilegi, appartenervi pone su una sorta di piedistallo, si è in qualche modo migliore degli altri) un mondo fatto di lusso e privilegi e convenzioni sociali rigide. Le donne (e ora anche le donne sposate) per mille ragioni (dalla necessità alla volontà) lavorano e sono molto più indipendenti, così praticamente tutte le nostre protagoniste hanno un lavoro, cosa impensabile ai tempi della Duchessa.

Il cambiamento ben raccontato dalla considerazione di Clary:

“Somigliava a ogni Natale trascorso a Home Place, pensò, con la differenza che qui non c’erano Mrs Tonbridge ed Eileen ad assumersi il peso dei lavori domestici. Adesso dobbiamo cavarcela da sole, pensò. Il che va bene per noi, ma deve essere molto dura per le donne della vecchia generazione, come la povera zia Villy e anche Zoe. Era uno dei tanti cambiamenti, in apparenza insignificanti, innescati dal welfare state e dai governi laburisti. L’elezione di Mr Macmillan non ci farà tornare indietro nel tempo. A meno che uno non sia ricco, e allora può godere ancora dei vecchi privilegi. Chissà se tutte le persone che prima andavano a servizio adesso stanno vivendo una vita migliore.”

Ma cambiano anche le cose nel mondo degli affari, la ditta import export deve affrontare crisi molto pesanti, i legni pregiati interessano ancora? Siamo in un nuovo mondo e i valori sono cambiati.

Tra le crisi che i Cazalet devono affrontare c’è anche quella del destino di Home Place, la residenza estiva nel Sussex, dove hanno trovato rifugio durante la seconda guerra mondiale e che è simbolo del loro status ma anche luogo di mille ricordi, ma al tempo stesso troppo costosa da mantenere.

“La casa però è rimasta la stessa da allora. Se chiudo gli occhi vedo ancora i dettagli di ogni singola stanza, del giardino, del frutteto, dei campi, del bosco col suo torrente. Potrei andarmene in giro bendata e dirvi esattamente dove mi trovo. Ed è così per tutti noi, è questo che sto cercando di dire. Questa casa è dentro di noi e non ce ne dimenticheremo mai. Io credo che siamo fortunati ad avere avuto nella vita un luogo che ci è così caro e che ci porteremo sempre nel cuore”.

A farla da padroni nella scena sono le nuove generazioni, i ragazzi, i figli che avevamo conosciuto piccoli (Polly, Clary, Louise, Teddy e gli altri) ormai sono adulti fatti con tutte le loro vite, la necessità di trovare il loro posto nel mondo, e spesso a loro volta genitori. Ma non ci scordiamo delle generazioni precedenti e quindi scopriamo le sorti di Hugh, Edward, Rupert e Rachel e rispettivi coniugi. Come sempre nelle saghe famigliari amori, tradimenti, nascite e lutti non mancano e seguiamo tutti i personaggi che abbiamo conosciuto nei precedenti volumi.

Come negli altri romanzi c’è una magnifica interpolazione tra la Storia e le vicende personali dei Cazalet, offrendo un interessante spaccato storico e culturale; inoltre la Howard per scrivere la storia della famiglia Cazalet si è ispirata a fatti ed esperienze della propria vita.

Quanto è difficile lasciare andare una storia e dei personaggi, una famiglia come quella dei Cazalet di cui io mi sono sentita parte sin dalle prime pagine del primo volume!

Non posso che consigliarvi di recuperare l’intera saga.


venerdì 27 giugno 2025

POIROT SUL NILO di AGATHA CHRISTIE

TITOLO: Poirot sul Nilo
AUTORE: Agatha Christie     traduzione di: Grazia Maria Griffini
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 265
PREZZO: € 12,50
GENERE: giallo, letteratura inglese
LUOGHI VISITATI: Egitto primi decenni del Novecento



Sono una grandissima fan di Agatha Christie e adoro i suoi gialli, anche se per ragioni a me sconosciute tendo a centellinare la lettura nonostante i titoli numerosi. E non sopporto che si metta in dubbio la sua bravura, lo dico perché il libro si apre con una prefazione che apparentemente sembra criticare il romanzo soprattutto la narrazione della vicenda gialla, lo sottintende. La cosa mi ha fatto arrabbiare parecchio sia per lo smacco alla Christie sia per la mia fissazione di leggere le prefazioni prima del romanzo vero e proprio essendo la prima cosa che si incontra, quando invece molti lettori consigliano di leggerla alla fine. Così con il dente avvelenato ho iniziato la lettura per rimanerne estasiata. Alla fine ho letto anche la postfazione dove emerge il gioco di Dossena “Sembra un modo complicato di dire le cose, ma servirà almeno a dar l’idea che le cose sono complicate, che Agatha Christie era molto brava, e chi parla male di lei dovrebbe farci vedere lui, cosa è capace di fare”.

 

Una bella crociera sul Nilo a bordo del lussuoso battello Karnak in compagnia dello strepitoso Poirot, naturalmente non sarà una vacanza allegra e spensierata.

C’è una nutrita serie di personaggi e di vicende e di misteri che si intrecciano, molti sono i segreti che i passeggeri cercano di tener nascosto e non mancano svariate storie d’amore del resto la Christie sotto pseudonimo ha scritto anche molti “romanzi rosa”.

Tra i passeggeri del battello c’è anche una coppia in luna di miele, i Doyle, Linnet Ridgeway una giovane ereditiera e il neo sposo Simon; ma il loro viaggio è rovinato dall’importuna e opprimente presenza di Jacqueline de Bellefort, un tempo migliore amica di Linnet nonché fidanzata di Simon, decisa a vendicarsi rovinando loro almeno il viaggio di nozze con la sua presenza.

Una mattina Linnet Doyle viene trovata morta nel suo letto, uccisa da un colpo di pistola alla testa e sulla parete vicino a lei è stata tracciata una lettera J. Naturalmente dati i loro rapporti e il loro passato il principale colpevole sembra essere la ex amica Jacqueline, ma ha un alibi di ferro. La sera precedente nel salone ha dato in escandescenze e ha ferito Simon con una rivoltella, per questo è stata accompagnata alla sua cabina e sorvegliata; mentre Simon è stato accompagnato dal dottor Bessner nella propria cabina e medicato.

Poiché i principali sospetti sono da escludere praticamente tutti sulla nave possono essere i colpevoli, inoltre è salito a bordo il colonnello Race (vecchio amico di Poirot) alla ricerca di una spia e ci sono altri misteri da risolvere come il furto di una collana. A complicare ulteriormente la situazione il verificarsi di altri due delitti collegati probabilmente a quello principale, qualcuno ha visto qualcosa e ha cercato di ricattare il colpevole.

La soluzione è davvero geniale! Il delitto architettato è pazzesco! Come sempre ci ho provato, sono stata attenta e anche se qualcosa di stonato l’ho notato alla soluzione non ci sono arrivata. Solo un investigatore meticoloso, attento come Poirot poteva risolverlo.

“Poirot rimase in silenzio. Ma non era un silenzio modesto il suo. Pareva che i suoi occhi volessero dire: «Vi sbagliate. Non hanno pensato a Hercule Poirot»”.

 

 

Vi aspetto nei commenti per sapere se lo avete letto.


martedì 17 giugno 2025

GOOD OMENS - SERIE TV

TITOLO: Good Omens
REGIA: Douglas Mackinnon
SOGGETTO: Neil Gaiman e Terry Pratchett
STAGIONE: 1 per 6 episodi da 45 minuti circa
ANNO DI USCITA: 2019
GENERE: commedia fantastico
LUOGHI VISITATI: principalmente Inghilterra 2018





Se siete alla ricerca di una serie tv di intrattenimento, che mixa commedia e dramma, superstizione e credenze religiose, lotta tra il bene e il male vi consiglio di guardare The Good Omes.

Abbiamo un’amicizia millenaria tra un angelo Azraphel e un demone Crowley, esponenti sulla terra delle relative fazioni, Paradiso e Inferno. I due sono coinvolti nella fine del mondo e l’avvento dell’Apocalisse, che però cercano in tutti i modi di scongiurare perché amano troppo la vita sulla Terra.
Tutto è stato previsto, l’Apocalisse dovrà avvenire nel 2018 e l’Anticristo sarà un bambino figlio di un diplomatico americano Warlock Dowling, è compito di Crowley consegnare il neonato in una clinica “amica”, ma purtroppo quella sera sono presenti due partorienti e ci sarà un errore.

Azraphel e Crowling lavorano a casa Dowling ed espongono il bambino a influenze tanto positive quanto negative; quando il giorno dell’undicesimo compleanno di Warlock, il segugio infernale non si presenta, capiscono che deve essere successo qualcosa e si mettono alla ricerca del bambino “giusto” che è Adam Young cresciuto allegramente a Tadfield. 

Entrano in gioco altri personaggi a partire naturalmente dai Cavalieri dell’Apocalisse che vengono convocati da un corriere e i presenteranno all’appuntamento in sella a quattro roboanti e coloratissime motociclette. Conosciamo poi Anathema Device (strega moderna discendente dalla famosissima Agnes Nutter, autrice di un libro di profezie infallibili, messa al rogo nel Seicento dal temutissimo cacciatore di streghe Pulsifer); Newton Pulsifer (sì, discendente del citato cacciatore di streghe) tecnico informatico assoldato dal moderno cacciatore di streghe sergente Shadwell e da lui inviato a Tadfield.

La narrazione procede con una serie di avventure - e anche tanti flash back, tanti viaggi nel passato che ci permettono di scoprire l’amicizia di Azraphel e Crowling ma anche la storia di Agnes e Pulsifer -  fino a che tutti i protagonisti si trovano alla base militare di Tadfield dove avrà luogo lo scontro finale tra bene e male e la posizione determinante sarà quella del piccolo Adam, chissà quali conseguenze possono aver lasciato nel suo io, nei suoi sentimenti la sua infanzia spensierata e allegra in una normalissima famiglia piena di amore.

È una narrazione sicuramente scanzonata, che come detto all’inizio mixa commedia e dramma, molto divertente e ironica, con una pluralità di linee narrative destinate a congiungersi perché tutti coinvolti in qualche modo nella lotta finale. Una serie tv estremamente godibile che pone alla base della narrazione l’amicizia e l’amore, con un finale per me molto bello ed emozionante. Super consigliata.

La serie tv si basa sul romanzo Buona apocalisse a tutti di Terry Pratchett e Neil Gaiman, che io ho comprato dopo aver visto la serie e ora che finalmente l’ho recensita potrò leggere. E potrò vedere anche la seconda stagione che ho visto essere uscita un paio d’anni fa.

Fatemi sapere se la conoscete