AUTORE: Fabio Genovesi
EDITORE: Feltrinelli
PAGINE: 144
PREZZO: € 10
GENERE: letteratura italiana
LUOGHI VISITATI: il mare alla ricerca del calamaro gigante o mitologico Kraken
Cercate una lettura fresca, divertente, estiva, leggera ma
anche molto interessante e istruttiva? Ho il libro giusto: Il calamaro gigante
di Fabio Genovesi.
Una scrittura leggera, ironica, divertente che racconta,
attraverso capitoli brevi dove si mescola tutto quanto, le storie legate al
calamaro gigante con altre personali, autobiografiche dall’autore o comunque
presentate come tali. Senza perdere la sua semplicità e colloquialità ci sono -
oltre a tantissime curiosità -importanti spunti di riflessione, diventando a
tratti quasi “filosofico” e ci sono anche alcune storie commoventi (almeno per
me come quella della nonna Giuseppina).
Protagonista indiscusso è il calamaro gigante di cui ad oggi
ancora sappiamo molto poco e che è stato per secoli una sorta di animale
mitologico. La comunità scientifica negava la sua esistenza e i pochi studiosi
che avevano l’ardire di considerarlo reale venivano emarginati, le notizie
degli avvistamenti erano per lo più ritenute fantasie di marinai.
“Insomma, tutto questo discorso per dire che, quando
parliamo di calamari, spesso non abbiamo idea di cosa siano davvero. Li abbiamo
visti solo fritti o ripieni, o spiaccicati sul bancone di una pescheria. E
quindi non li abbiamo mai visti. Perché loro sono diversi da noi uomini, che da
morti non cambiamo mica tanto. Se un tizio muro bene, sembra uno che dorme. Lo
metti in piedi, gli apri gli occhi e gli piazzi un telefono in mano, e siamo
noi. Appena un calamaro muore invece, sparisce con tutta la sua magia.
quel modo armonioso e ipnotico di spostarsi, la morbida potenza dei tentacoli
là in fondo, che possono unirsi a formare un’unica punta che buca l’acqua, o
aprirsi in una corolla come i raggi di un sole che accende il mare, danzando
ognuno per sé eppure in armonia, perché parte del suo cervello sta proprio lì,
e ogni braccio pensa un po’ per conto suo. La capacità fantascientifica di
cambiare colore, così immediata che in confronto i camaleonti sono dilettanti a
una gara della parrocchia. I calamari, come le seppie e i polpi, sono astronavi
aliene che aleggiano là sotto, piene di luci in ricognizione sul nostro
pianeta.
E questo stesso miracolo, questa magia ipnotica, è il soffio vitale che anima
il calamaro gigante. Solo che è un soffio lungo venti metri.
Il corpo vero e proprio, il mantello là in cima, è la parte più corta,
contornata da una pinna trasparente che danza per gli spostamenti minimi e
precisi, mentre per viaggiare veloce come un missile usa il getto d’acqua del
sifone, da dove schizza pure la sua nuvola di inchiostro nero. Il sangue invece
è blu, perché la posto del ferro contiene il rame, e a pomparlo in circolo ci
pensano tre cuori. Gli occhi sono due, tondi e scuri, grandissimi anche
considerando le sue dimensioni: un capodoglio ha occhi di sei centimetri,
quelli del calamaro superano i trenta. Perfetti per vivere nel buio degli
abissi, dove la luce è pochissima e va raccolta tutta.
E sotto gli occhi comincia la parte più grande del calamaro, otto lunghe
braccia tentacolari, più altri due tentacoli che sono lunghi ancor di più.
Schizzano lontano ad afferrare la preda con le ventose che li ricoprono, ognuna
orlata da un anello tagliente e dentellato, e la portano alla bocca. Che sta lì
in mezzo ai tentacoli, e più che una bocca è un becco, uguale a quello dei
pappagalli, con dentro una lingua ruvida che si chiama radula, e come una
grattugia consuma il cibo prima di ingoiarlo.
Ecco, questo è grosso modo quel che sappiamo del calamaro gigante, il resto è
ancora un misto di teorie, scommesse e fantasia.”pag 105 e 106
È una lettura che mi ha sorpresa positivamente, avevo un po’
di timore a leggerla anche dopo aver letto la quarta di copertina pensavo
potesse essere più problematica e avevo letto anche svariate critiche. In
realtà io l’ho trovata una bella lettura che scorre molto veloce, è vero che si
parla tantissimo del calamaro e che le storie sono un po’ simili ma non
potrebbe essere diversamente se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo
verso la fine ho avuto l’impressione che la narrazione diventi un pochino ripetitiva
(nel senso che lo stesso concetto viene ripetuto più volte negli ultimi
capitoli) però niente di insopportabile. Inoltre è un concetto che mi sta molto
a cuore, si dice in soldoni che l’uomo si è eretto a capo del mondo ma in
realtà è una delle tante creature che lo popolano e non è poi nemmeno la
migliore.
La lettura di questo libro mi ha riportato a quella de Il
libro del mare di Strøksnes con cui ha diversi punti in comune: entrambi scritti
in prima persona con racconti autobiografici (o perlomeno così vengono
presentati), sono divertenti ed ironici, raccontano tantissime curiosità ed
entrambi si occupano in particolare di un animale (diverso ne Il calamaro
gigante si parla appunto di calamaro e invece ne Il libro del mare si parla di
squalo della Groenlandia) che però hanno in comune l’essere quasi mitologici
oltre che enormi e preistorici.
Fabio Genovesi è un autore italiano contemporaneo che voglio
approfondire, sono noti i miei problemi (leggasi pregiudizio) con la
letteratura italiana non di genere (anche se negli ultimi anni piano piano la
sto scoprendo).
Fatemi sapere se lo avete letto e cos’altro mi consigliate
di questo autore.
Vi aspetto nei commenti
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