giovedì 28 settembre 2023

IL PARTIGIANO JOHNNY di BEPPE FENOGLIO

TITOLO: Il partigiano Johnny
AUTORE: Beppe Fenoglio
EDITORE: Einaudi
PAGINE: 530
PREZZO: € 14
GENERE: letteratura italiana, letteratura della resistenza
LUOGHI VISITATI: Alba-Piemonte anni '43-'45
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“Johnny s’immaginò il serpere di quel funebre bisbiglio attraverso stanze gelide, disperati nascondigli, per la notte desolata. E pensò che forse un partigiano sarebbe stato come lui ritto sull’ultima collina, guardando la città e pensando lo stesso di lui e della sua notizia, la sera del giorno della sua morte. Ecco l’importante che ne restasse sempre uno.”

 

Inizio la recensione dicendo che questo libro per me è un esempio di amore e odio. Iniziamo con l’odio che ho provato verso questo libro all’inizio, odio profondo e viscerale non capivo nulla e mi infastidiva in modo assurdo la presenza di parole/espressioni in inglese, nel bel mezzo di una frase che rendevano (e rendono) la lettura difficoltosa, poi la genericità, si percepiscono parecchi sottointesi. Poi arriva la fase dell’amore legata a due motivi per cui ho iniziato ad apprezzare il libro ed infine ad amarlo: in primo luogo ho stoppato la lettura e (presa dalla disperazione) ho letto il saggio finale di Isella (che accompagna il romanzo nella mia edizione) e ho capito un sacco di cose su tutte il perché della presenza dell’inglese - che tanto mi infastidiva -  sapere il motivo e che non si tratta di un puro capriccio dell’autore mi ha aiutato. In secondo luogo dopo il primo centinaio di pagine la narrazione si avvia, entra nel vivo e c’è maggior curiosità di vedere come va avanti la storia di Johnny e inizia ad esserci molta più azione, oltre al fatto che probabilmente mi sono abituata allo stile.

Di cosa parla? La storia è quella di Johnny un giovane piemontese che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 si trova– come moltissimi altri giovani - in una sorta di limbo* e deciderà di fare attivamente qualcosa per il suo paese e si unisce ad un gruppo di partigiani. Dopodiché seguiamo le loro “avventure” dalle discese nei paesi per procurarsi di che vivere, le feste, gli scontri con le squadre nazifasciste.

“Johnny sedeva e fumava al limite della pioggia. Fare il partigiano era tutto qui: sedere, per lo più su terra o pietra, fumare (ad averne), poi vedere un[o] o [più] fascisti, alzarsi senza spazzolarsi il dietro, e muovere a uccidere o essere uccisi, a infliggere o ricevere una tomba mezzostimata, mezzoamata.”

Tra le “avventure” di Johnny c’è la presa della città di Alba nell’autunno del ’44 a cui segue un durissimo inverno, dopo la battaglia ci sarà uno sbandamento delle formazioni partigiane e ciascun uomo potrà e dovrà contare solo su stesso per sopravvivere fino alla primavera successiva quando ci sarà il rimbandamento. Johnny fa parte dei partigiani “azzurri” – partigiani badogliani guidati dal comandante Nord – attivi nelle langhe e strutturati sul modello militare.  

“- Tu ti sei fatta intera l’altra notte, Johnny, - disse Pierre. Va’ a coricarti ed io cercherò di non svegliarti fino a domattina -. Johnny si alzo, si districava dalla ressa accosciata, domandando da che parte la stalla. – e non ti spogliare, Johnny. – Non mi spoglio da quando son partigiano, - rispose.”

Il partigiano Johnny riprende in versione romanzata molte delle esperienze che ha vissuto personalmente Fenoglio, ci sono eventi reali (tra cui sicuramente la presa - e poi la perdita - da parte dei partigiani della città di Alba) e persone/partigiani realmente esistiti su tutti il comandante Nord al secolo Piero Balbo. Fenoglio ha trasferito le sue esperienze, le ha condensate nella vita di un personaggio letterario che però potrebbe tranquillamente essere realmente vissuto.

* Ho parlato di un limbo in realtà la situazione in cui si trovarono i soldati italiani fu un inferno: le forze armate erano allo sbando, non c’erano ordini e sostanzialmente ognuno era libero di fare ciò che voleva, non erano congedati ma non c’erano ordini e non c’erano controlli: le possibilità erano darsi alla macchia e tornare a casa, in sostanza quasi disertare. Una volta tornati a casa le possibilità erano tre: nascondersi, arruolarsi nelle file della costituenda Repubblica di Salò come da ordini che circolavano, perché almeno nel nord Italia il governo del territorio era in mano ai nazifascisti, oppure arruolarsi nei partigiani.

Lo stile è estremamente poetico ed aulico, ricercato in ogni termine, e le frasi spesso sono quasi in rima (non ci sono delle vere e proprie rime, ma ho notato assonanze nelle parole, l’impressione è quasi quella di leggere una poesia sotto forma di prosa).

Vengono toccati alcuni aspetti della guerra partigiana su tutti la distinzione tra partigiani “rossi” e partigiani “azzurri”, da persona che non conosce approfonditamente questo aspetto della nostra storia recente non sapevo della dicotomia e se vogliamo contrapposizione:

“Una disfatta rossa era una disfatta comune, pur se quasi mai garibaldini e badogliano collaborarono, ognuno combattendo singolarmente il nemico fascista, ognuno stimando il fascista suo proprio ed esclusivo nemico.”

Il partigiano Johnny è un libro incompiuto pubblicato postumo alla morte di Fenoglio; all’inizio della lettura quando proprio non lo sopportavo non capivo la ragione di tanto interesse e clamore per un libro incompiuto e pieno “criticità” poi ho capito.

Iniziamo col dire che è una sorta di sequel o meglio di riscrittura di “Primavera di bellezza” il primo romanzo dove incontriamo e conosciamo Johnny (infatti ne “Il partigiano” di Johnny sappiamo pochissimo) ma sarà ne “Il partigiano” che viviamo appieno e con più approfondimento la sua esperienza di combattente partigiano.

Mi è parso di capire che “Il partigiano Johnny” potremmo quasi considerarlo uno zibaldone, una fucina da cui Fenoglio ha tratto materiale per molti altri suoi romanzi e racconti. Lo si può quasi considerare autobiografico nel senso che Fenoglio trasferisce in Johnny molte delle sue esperienze vissute come partigiano, non racconta la sua storia ma reinventa, riscrive con un personaggio di fantasia azioni vissute.

Quindi ricapitolando perché è stato pubblicato postumo nonostante l’incompiutezza: riprende un personaggio della penna di Fenoglio che già avevamo conosciuto e lo approfondisce, è la trasposizione su carta e in forma romanzata delle esperienze di Beppe Fenoglio nella resistenza ma probabilmente anche dei suoi pensieri, perché il nostro partigiano Johnny non è solo un uomo d’azione ma è anche un uomo di pensiero, un uomo che riflette molto, quindi può essere che i pensieri, le elucubrazioni di Johnny fossero quelle vissute da Fenoglio in quegli anni di lotta.

È un romanzo incompiuto e nella mia ignoranza e cocciutaggine quando penso a un romanzo incompiuto penso a un’opera a cui manca il finale, in realtà ovviamente non è così o non solo così, manca ad esempio tutta l’opera di editing compiuta dallo stesso autore, ci sono cose su cui può mettere mano solo l’autore. E questo aspetto è sicuramente uno di quelli che caratterizzano maggiormente l’incompiutezza de “Il partigiano”: una delle cose che maggiormente mi infastidivano era la presenza delle parole in lingua inglese, ho scoperto leggendo il saggio di Isella che Fenoglio scriveva i suoi romanzi in inglese e poi piano piano mentre ci lavorava traduceva in italiano, è una curiosità che confida a Cesare Pavese, ecco il perché di tutto quell’inglese.

Il partigiano Johnny è il mio primo approccio a Fenoglio e anche alla letteratura sulla resistenza, di cui lo scrittore piemontese è uno dei principali esponenti. Ho scelto questo libro presa da un ispirazione, l’avevo già in casa per essere stata una lettura scolastica (io direi delle medie addirittura) di mio fratello.

Fun Fact: mio fratello mi ha fatto uno spoiler sul finale però sbagliato, nel senso che non finisce proprio come mi ha anticipato, ha confuso un po’ gli eventi è come se avesse saltato qualche pagina perché nella sua ricostruzione c’è un vuoto e trovo la cosa troppo divertente.

Vi aspetto nei commenti per sapere se lo avete letto e cosa ne pensate.

giovedì 21 settembre 2023

ASSASSINIO ALLO SPECCHIO - AGATHA CHRISTIE

TITOLO: Assassinio allo speccio
AUTORE: Agatha Christie  traduzione di: Lidia Ballanti
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 224
PREZZO: € 12
GENERE: giallo, letteratura inglese
LUOGHI VISITATI: Inghilterra primi anni '60
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Assassinio allo specchio è il mio primo approccio con Miss Marple libro, però un pochino conoscevo già il personaggio per averlo visto in vari sceneggiati televisivi (non li ho mai seguiti con costanza ma mi è capitato di vederne qualcuno o qualche spezzone) e per averne sentito parlare. Miss Marple è una vecchietta simpatica, curiosa e direi anche un po’ impicciona, del genere di “investigatrice per caso” cioè non professionale che si trova suo malgrado immischiata in omicidi e ovviamente non si tira indietro dallo svolgere le sue personalissime indagini che portano allo svelamento del mistero, talvolta (come in questo caso) può essere che la polizia chieda il suo aiuto oppure indagando parallelamente.

 

“«Vuoi dire un caso d’assassinio?»
Miss Marple parve indignata. «Non so cosa ti faccia credere che io pensi sempre e soltanto a disgrazie del genere.»
«Non dire sciocchezze, Jane. Perché non affermi apertamente di essere un’esperta criminologa?»
«Perché non lo sono affatto» ribatté vivacemente Missa Marple. «Ho soltanto una certa conoscenza della natura umana: il che è più che naturale avendo trascorso tutta la vita in un villaggio come questo.»
«Forse hai ragione, benché non creda che la gente sia d’accordo con te, naturalmente.»”

Agatha Christie è stata una scrittrice molto prolifica (da un lato direi per fortuna, perché me ne sono innamorata, dall’altro un po’ meno perché sono tanti i libri che voglio recuperare) e ha creato alcuni tra i più famosi investigatori, tra cui appunto Miss Marple. I romanzi con protagonista Miss Marple sono tredici e io ho iniziato dal primo? Ovviamente no; ho iniziato dal nono però penso che in generale nelle storie degli investigatori della Christie l’ordine non è poi così stringente e vincolante, non è una serie vera e propria o una saga strettamente legata, i singoli volumi possono tranquillamente essere letti anche in ordine sparso. La scelta è caduta su questo semplicemente perché l’avevo in casa acquistato con una delle promozioni “due libri a 9,90” del gruppo Mondadori dove spesso ci sono gialli di Agatha Christie ed è un ottimo modo per recuperare o meglio arricchire la collezione.

Devo dire che appena capita la storia, appena capito di cosa parlasse il libro, già sapevo tutto: sapevo il colpevole e il movente, ho indovinato l’ucciso, l’assassino e la ragione del delitto già alla presentazione dei personaggi. Non sono un genio semplicemente l’espediente, il movente del delitto l’ho visto altrove (sicuramente nella serie tv ispirata ai delitti di Agatha Christie e quasi sicuramente anche in un episodio di Jessica Fletcher, la signora in giallo). Tutto ciò non toglie e non mi ha tolto il piacere della lettura, della scoperta e del metodo di Miss Marple, probabilmente sarà uno dei pochi, se non l’unico caso in cui anch’io individuo il colpevole nei gialli della Christie senza aspettare il disvelamento dell’investigatore protagonista.

Voglio assolutamente continuare la conoscenza di questa simpatica investigatrice e in generale la lettura dei gialli di Agatha Christie, che sono un po’ dei gialli cozy, sì ci sono degli omicidi, dei delitti ma non sono truculenti ne spaventosi o inquietanti. Almeno in quelli letti finora ho individuato uno schema: si inizia scoprendo l’ambientazione, l’atmosfera, il luogo e il contesto, poi c’è il delitto e infine la parte di indagine e disvelamento del mistero da parte del nostro investigatore, e il lettore segue tutto passo passo, la Christie fornisce tutti gli elementi e gli indizi per risolvere il caso. Questa tipologia di giallo mi piace davvero molto e ne ho diversi sia in libreria che in wish list, è qualcosa che si vedrà ancora su questi schermi.

Ma di cosa parla Assassinio allo specchio?

Siamo nella cittadina di St. Mary Maed agli inizi degli anni ’60, il villaggio di Miss Marple, come il resto dell’Inghilterra, sta vivendo i cambiamenti legati alla modernità e la progresso: nuovi negozi super scintillanti come i supermercati e nuovi quartieri fatti palazzi e non singole casette e quindi tanti nuovi abitanti. Jane Marple, data la sua curiosità, si lancia alla scoperta del nuovo quartiere dove casualmente conosce la signora Budcock una simpatica chiacchierona. Ma a scombussolare la vita nel piccolo villaggio è un’altra novità Marina Gregg, una famosa diva del cinema, ha comperato casa (da Dolly Bantry, cara amica di Miss Marple) e tutto il paese è in subbuglio perché verrà data una magnifica festa a cui nessun vuol mancare. E proprio durante la festa si consuma il delitto, ma si tratta di un delitto particolare: è chiaro a tutti che c’è stato un errore, la vittima designata era Marina Gregg che per un caso fortuito si salva, l’attrice gentilmente cede il suo cocktail a un invitato che ha rovesciato il suo e l’invitato muore poco dopo aver bevuto. Marina Gregg cade nello sconforto, inoltre si susseguono una serie di altri incidenti, più o meno gravi tutti tesi ad attentare alla vita dell’attrice. Chi è che vuole la morte di Marina Gregg? Quale il movente? Quali le ragioni che muovono l’assassino? Oppure la vittima doveva essere davvero l’invitato?

Sulla vicenda indaga sia la polizia che la nostra Miss Marple e inutile dirlo sarà proprio lei con la sua arguzia, con le sue abilità a ricomporre un puzzle intricato ed evanescente.

 

Avete letto Assassinio allo specchio? Vi aspetto nei commenti per sapere cosa ne pensate e per vostri suggerimenti su quali altre indagini di Miss Marple devo leggere.

giovedì 14 settembre 2023

PREMIATA DITTA SORELLE FICCADENTI - ANDREA VITALI

TITOLO: Premiata ditta sorelle Ficcadenti
AUTORE: Andrea Vitali
EDITORE: Rizzoli
PAGINE: 447
PREZZO: € 10 circa
GENERE: letteratura italiana
LUOGHI VISITATI: Bellano tra il 1915 e il 1916
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Tra la fine del 1915 e gli inizi del 1916 mentre in Europa imperversa la Prima Guerra Mondiale anche la piccola Bellano è scossa da una battaglia e un grande mistero che vede coinvolta la famiglia della Stampina e le sorelle Ficcadenti, appena giunte in paese.

La Stampina è la prima tra le pie donne del paese, donna estremamente devota ma anche sfortunata, con un marito paralitico per l’artrite e un figlio, il Geremia, a cui manca qualche giovedì, un gran bravo ragazzo e un gran lavoratore che solitamente divide il suo tempo tra il lavoro in fabbrica e aiutare in casa a badare al padre che bisogna spostarlo di peso. Ma a creare problemi è proprio il Geremia che si fissa di volersi sposare entro Natale oppure di suicidarsi. Così la Stampina si rivolge al prete del paese Don Primo Pastore il quale cerca in tutti i modi di aiutarla e dissuadere il giovane dall’intento anche con l’aiuto della perpetua, la Rebecca.  Problema non indifferente è anche la “sposa” scelta dal Geremia: la bellissima (e inarrivabile, tanto meno per un “matocchino” come il Geremia) Giovenca Ficcadenti.

Ed ecco che entrano in scena le sorelle Ficcadenti appena giunte a Bellano dove hanno aperto una nuova merceria, non le conosce nessuno e non hanno nessun legame con il paese; le due sorelle non potrebbero essere più diverse: Giovenca è bellissima mentre Zemia è una specie di scheletro orribile, questa diversità è uno degli elementi che alimentano i pettegolezzi in paese.  Quella delle Ficcadenti diventa la terza merceria del paese e gli altri due merciai non sono per niente contenti di avere un nuovo concorrente, oltretutto foresto, e iniziano a darsi da fare al Comune per scoprire se hanno davvero le carte in regola e se davvero possono fregiarsi del titolo “premiata ditta”.

Il piano di Don Pastore è tanto semplice quanto efficace, almeno sulla carta, incontrare la Giovenca, spiegarle la situazione, chiederle di incontrare il Geremia per dissuaderlo dal suo intento; la Giovenca accetta però anche lei ha un suo piano decisamente diverso dal quello di Don Pastore. E le cose non vanno come ipotizzato.

Nel corso della narrazione scopriamo e conosciamo meglio queste Ficcadenti e forse ha ragione la Rebecca a dire che sono ‘ l’incarnazione del diaul!’

È un libro di intrattenimento, che tiene il lettore incollato alle pagine c’è un mistero (o forse più d’uno) che pian piano viene svelato e procedendo con la lettura conosciamo meglio la storia dei vari personaggi. La narrazione procede su più livelli, intrecciando il presente che è l’inverno a cavallo tra il 1915 e il 1916 e il passato dei vari protagonisti, in particolare conosciamo la storia (e i segreti) delle Ficcadenti, ma non solo. Tendenzialmente quando si parla di un personaggio o di una situazione, nel capitolo successivo si ripercorre la sua storia personale, per poi tornare al presente e così di seguito (seppur non in maniera assoluta e matematica). Il presente è risolvere la temporanea pazzia del Geremia nonché indagare sulle Ficcadenti e in queste “indagini” ci mettono del loro anche don Pastore e la Rebecca. Mentre il passato è la storia dei personaggi e le vicende della vita di Giovenca e Zemia Ficcadenti fino al loro arrivo a Bellano.

Il linguaggio è doppio nel senso che abbiamo un alternanza tra uno stile ricercato e aulico, ricordiamoci che il periodo di ambientazione è inizio ‘900, che trova contrappeso nel dialetto parlato soprattutto dalla perpetua.

Le storie di Vitali mi piacciono molto e lo considero un mio autore del cuore e un autore confort zone: Vitali è un autore molto prolifico e io ho letto pochissimi dei suoi romanzi (per ora tre in tutto che sono forse un decimo o anche meno della sua produzione) ma ho sentito subito un assonanza con le sue storie, con la sua scrittura, mi fanno sentire a casa e coccolata. Solitamente ci sono dei misteri o dei veri e propri delitti ma è tutto molto “cozy”, molto soft e delicato (niente violenza, niente sangue etc.): le sue storie sono praticamente tutte ambientate a Bellano che è il suo paese natale e dove vive tutt’ora e hanno un ambientazione che potrei definire quasi storica nel senso che sono ambientati massimo verso gli anni sessanta e settanta almeno per quello che ho capito io, forse ci sono delle eccezioni ma le linee narrative generali e prevalenti sono queste. È quasi come sedersi con gli anziani del paese e ascoltare le storie che raccontano sul tempo passato e le vicende di qualche paesano in particolare…

Avete letto questo romanzo? Conoscete Vitali? Vi aspetto nei commenti