AUTORE: Mo Malø (pseudonimo di Frédéric Mars) traduzione di: Maria Moresco
EDITORE: Piemme
PAGINE: 519
PREZZO: € 20
GENERE: giallo, letteratura francese
LUOGHI VISITATI: Groenlandia contemporanea
Oggi parliamo di “La notte bianca. Un giallo inuit” dove il
titolo già ci dice tutto. È un romanzo giallo/poliziesco ambientato in
Groenlandia, estremamente attuale sia per l’ambientazione sia per le tematiche
affrontate.
L’intreccio giallo di base è “semplice” nella base della
compagnia petrolifera Green Oil a Nuuk si sono verificati delitti ai danni di
alcuni lavoratori e se non fosse per alcuni particolari “curiosi” il
responsabile sembra un orso. E fino all’arrivo di Qaanaaq Adriensen questa
sembra essere l’unica pista seguita.
“Tutti annuirono saggiamente. Tutti tranne Qaanaaq, che faticava a tenera a bada l’esasperazione.
«Magari potremmo smettere di parlare dell’orso»
«E per quale motivo, di grazia?»
«Perché finora avevamo un orso capace di aprire o di scassinare una serratura, un orso sei volte meno pesante dei suoi simili, un orso abbastanza agile da caricare ritto sulle zampe anteriori, un orso che perde i denti sul primo pezzo di carne un minimo resistente… ed ecco che ora il nostro orso sembrerebbe addirittura capace di far recapitare un fegato! Spiacente, ma io, un orso come questo…lo chiamerei ‘uomo’».”
Il protagonista Qaanaaq Adriensen è un pezzo grosso della
polizia investigativa di Copenaghen, figlio d’arte, talvolta è un pochino
spocchioso, sembra essere l’unico in grado di condurre un’indagine, non è
troppo antipatico e va conosciuto meglio.
E soprattutto come ci suggerisce il nome Qaanaaq è un inuit
e proprio in questo viaggio nella terra natale avrà modo di scoprire molto
sulle tradizioni del suo popolo e soprattutto sulla sua famiglia d’origine e
sulla sua storia personale
“Come aveva potuto respingere così a lungo quelle informazioni, il collegamento inevitabile tra quella storia e la sua stessa origine? Quali forze gli avevano permesso di restare sordo e cieco di fronte a ciò che collegava personalmente proprio lui, Qaanaaq Adriensen, alla sua terra d’origine?”
Talvolta è un pochino spocchioso, sembra l’unico in grado di
condurre un’indagine, non è troppo antipatico e va conosciuto meglio.
“Indagare su un crimine molto spesso consisteva
nell’aspettare che l’Informazione Giusta piovesse dal cielo, come un frutto
maturo sfuggito all’albero dei fatti. Bisognava solo mostrarsi pazienti. Era
anche la filosofia di Flora. E quel frutto bisognava accettarlo così com’era. E
berne tutto il succo, senza cercare di allungarlo con l’acqua torbida delle
proprie deduzioni. Un fatto era un fatto. Bisognava morderlo con tutti i
denti.”
I filoni narrativi sono sostanzialmente due e si intrecciano
continuamente. Da un lato le indagini sugli omicidi che sono tutt’altro che
semplici andando a intrecciarsi con interessi politici ed economici; e poi la
vicenda personale di Qaanaaq, anzitutto l’approccio e la scoperta delle
tradizioni del suo popolo come ad esempio le parole, la lingua inuit conia
parole per ogni cosa anche quelle più moderne come i computer e naturalmente la scoperta delle tradizioni del suo popolo come ad esempio le parole inuit
Ho trovato il libro molto interessante perché va oltre il
giallo, offre spunti di riflessione su tematiche importanti e attuali come
quella ambientale e identitaria, consente di approcciarsi alla Groenlandia,
agli Inuit e le loro tradizioni e un pochino anche la vita sulle piattaforme
petrolifere.
Se ho ben capito è il primo volume di una serie.
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