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venerdì 5 settembre 2025

LA VERITÀ SUL CASO HARRY QUEBERT DI JOËL DICKER

TITOLO: La verità sul caso Harry Quebert
AUTORE: Joël Dicker     traduzione di: Vincenzo Vega
EDITORE: Bompiani
PAGINE: 779
PREZZO: € 12,90
GENERE: letteratura svizzera, thriller, giallo
LUOGHI VISITATI: Aurora nello New Hampshire (cittadina immaginaria)


La verità sul caso Harry Quebert è un libro famosissimo, da cui hanno tratto anche un film con Patrick Dempsey che prima o poi recupererò. C’è un simpatico fun fact su questo libro: quando uscì si vedeva (ma è così ancora oggi) dappertutto e io mi ero fissata che non l’avrei mai letto perché troppo commerciale, avevo delle idee veramente idiote e malsane. Invece alla fine l’ho comprato e letto e me ne sono innamorata.
È un bel thrillerone che tiene incollati alle pagine e vuoi andare avanti e vedere cos’altro succede, è molto scorrevole e ricco di colpi di scena, talvolta avevo quasi paura a girare pagina perché temevo una nuova sorpresa.

Veniamo però al contenuto: è un romanzo con uno scrittore per protagonista (o meglio due): voce narrante è Marcus Goldman, giovane scrittore talentuoso il cui primo romanzo diventa subito un best seller assoluto e riceve l’incarico di scrivere un altro. Ma ecco il problema gli viene un bel blocco dello scrittore: non riesce a scrivere nulla di proponibile; nel tentativo di superare il blocco si reca ad Aurora nel New Hampshire a casa di Harry Quebert, suo amico e mentore, oltre che professore universitario e a sua volta scrittore famosissimo. Qualche tempo dopo nel giardino di Quebert, durante dei lavori, viene ritrovato il corpo di una ragazza - Nola Kellenger - scomparsa nell’agosto del 1975 all’età di 15 anni, oltre al corpo viene ritrovata una copia del capolavoro di Quebert “L’origine del male” (pubblicato lo stesso anno) ed emerge che il romanzo si ispira alla loro storia d’amore rendendo lo scandalo ancor più grande (all’epoca Quebert aveva passato i trenta). L’unico che crede fermamente all’innocenza di Quebert è Marcus che si mette a fare ricerche e indagini sia per conto proprio che con l’ispettore incaricato del caso.

Il romanzo presenta una struttura narrativa articolata sia a livello strutturale perché ogni capitolo si apre con una conversazione tra Marcus ed Harry inerente la scrittura, sia sul piano temporale dove si alternano il presente narrativo con le indagini per scoprire/capire la colpevolezza o meno di Harry con il passato, passato che è la cruciale estate del 1975, ma anche il passato di Marcus (soprattutto giovinezza e anni universitari) e il passato dei protagonisti. Man mano che si legge conosciamo. Procedendo con la lettura si conoscono i vari personaggi come Nola e la sua storia, la sua relazione con Quebert, i vari abitanti di Aurora, in particolare quelli che girano attorno alla tavola calda di Jenny Quinn, il capitano Pratt e il suo assistente Travis Dawn. E raccogliamo i vari tasselli della storia che pian piano si mettono insieme, naturalmente non a tutti fa piacere avere Goldman tra i piedi a curiosare su una storia passata e riceve anche delle minacce.

Come detto all’inizio è un libro che tiene incollati alle pagine, un giallo deduttivo con tanti momenti di tensione e tu lettore vuoi vedere come va a finire, chi è il colpevole. È un libro che mi è piaciuto moltissimo ma c’è un particolare che mi ha lasciato abbastanza perplessa, che non mi convince del tutto. Me ne sono accorta a fine libro mentre ripensavo alla vicenda, devi avere tutte le carte in mano, devi conoscere tutta la storia per poter dire: ok, ma se le cose andavano così non mi convincono troppo. Non voglio dire molto perché potrei fare degli spoiler e non mi sembra giusto, ma se qualcuno vuole approfondire ne parliamo volentieri in privato.

Un aspetto che viene molto esplorato in questo libro è la scrittura e la mente di uno scrittore, in fondo tutto nasce ed è legato alla scrittura di un libro, e lo stesso Goldman va dal vecchio amico Quebert perché ha un blocco dello scrittore; ogni capitolo si apre con un dialogo in materia di scrittura. Questo per me è un plus, sono sempre molto affascinata e interessata alla vita diciamo privata degli scrittori, anche se in questo caso sono di fantasia.

In ogni caso anche se è il primo libro di Dicker che leggo, ho sentito una sorta di affinità con questo scrittore di cui voglio leggere altro se non tutto, sicuramente gli altri libri che hanno per protagonista Goldman (anche se non si tratta di una serie).

Vi aspetto nei commenti, fatemi sapere se lo conoscete.


giovedì 28 agosto 2025

IL CANE DI TERRACOTTA DI ANDREA CAMILLERI

TITOLO: Il cane di terracotta
AUTORE: Andrea Camilleri
EDITORE: Sellerio
PAGINE: 288
PREZZO: € 12
GENERE: letteratura italiana, giallo, serie commissario Montalbano
LUOGHI VISITATI: Sicilia, Vigata anni '90



Oggi parliamo de Il cane di terracotta il secondo romanzo di Camilleri con protagonista il commissario Salvo Montalbano, conosciutissimo anche per la serie tv Rai con Luca Zingaretti. Io adoro la serie tv che ho visto e rivisto svariate volte e devo dire che la “conoscenza” è utile per districarsi meglio anche con il Montalbano dei romanzi perché il linguaggio usato da Camilleri è piuttosto complesso, un mix tra italiano, dialetto siciliano (io sono di Sondrio praticamente dell’altra parte dell’Italia) e parole inventate. Tra l’altro mi sono fissata di voler leggere i romanzi in ordine cronologico ed è ormai diventata una sorta di tradizione per me leggere un romanzo con Montalbano nel mese di agosto.

Ne Il cane di terracotta abbiamo due storie, due indagini per Montalbano strettamente legate tra loro. La prima è la cattura di un importante boss mafioso, Tanu lu Greco, che rivelerà a Montalbano la presenza di una grotta piena di armi al Cresteddu; vicenda tutt’altro che lineare legata anche a strani furti e ammazzatine varie. Ma la grotta nasconde anche un altro segreto che ci porta alla seconda indagine: infatti Montalbano scopre la presenza di una stanza nascosta dove si trovano i corpi di due giovani, sembra una sepoltura rituale e risale ad almeno una cinquantina d’anni prima. Inutile dire che Montalbano ce la metterà tutta per scoprire l’identità di quei giovani e le ragioni dietro il loro omicidio, anche se dato il tempo trascorso l’indagine non potrà avere risvolti pratici.

“«Senta, Montalbano» attaccò appena furono soli «io capisco benissimo le sollecitazioni che a lei possono venire dal ritrovamento dei due assassinati nella grotta. Mi consenta: la conosco da troppo tempo per non prevedere che lei si farà affascinare da questo caso per i risvolti inspiegabili che presenta e anche perché, in fondo, se lei trovasse la soluzione questa si rivelerebbe assolutamente inutile. Inutilità che a lei sarebbe piacevolissima e, mi scusi, quasi congeniale».
«Come inutile?»
«Inutile, inutile, si lasci pregare. L’assassino, o gli assassini, a voler essere generosi, dato che sono trascorsi cinquant’anni e passa, o sono morti o sono, nella migliore delle ipotesi dei vecchietti ultrasettantenni. È d’accordo?»
«D’accordo» ammise di malavoglia Montalbano.
«Allora mi perdoni perché quello che sto per dire non rientra nel mio linguaggio, lei non fa un indagine, si fa una sega mentale»”

È altrettanto inutile dire che ci riuscirà riportando alla luce una storia d’amore dai risvolti tragici dei tempi della seconda guerra mondiale; questa seconda indagine la svolge praticamente nei salotti dei vecchietti del paese come ci dice anche la quarta di copertina.

Emerge ancora una volta tutto il carattere e il carisma di Montalbano, un uomo di legge che però basa il proprio operato sulla sostanza e non molto sulla forma, un uomo assolutamente giusto e saggio, che nonostante “l’inutilità” farà di tutto per rendere giustizia ai due giovani.

Fatemi sapere nei commenti se lo avete letto e se conoscete Montalbano.


venerdì 27 giugno 2025

POIROT SUL NILO di AGATHA CHRISTIE

TITOLO: Poirot sul Nilo
AUTORE: Agatha Christie     traduzione di: Grazia Maria Griffini
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 265
PREZZO: € 12,50
GENERE: giallo, letteratura inglese
LUOGHI VISITATI: Egitto primi decenni del Novecento



Sono una grandissima fan di Agatha Christie e adoro i suoi gialli, anche se per ragioni a me sconosciute tendo a centellinare la lettura nonostante i titoli numerosi. E non sopporto che si metta in dubbio la sua bravura, lo dico perché il libro si apre con una prefazione che apparentemente sembra criticare il romanzo soprattutto la narrazione della vicenda gialla, lo sottintende. La cosa mi ha fatto arrabbiare parecchio sia per lo smacco alla Christie sia per la mia fissazione di leggere le prefazioni prima del romanzo vero e proprio essendo la prima cosa che si incontra, quando invece molti lettori consigliano di leggerla alla fine. Così con il dente avvelenato ho iniziato la lettura per rimanerne estasiata. Alla fine ho letto anche la postfazione dove emerge il gioco di Dossena “Sembra un modo complicato di dire le cose, ma servirà almeno a dar l’idea che le cose sono complicate, che Agatha Christie era molto brava, e chi parla male di lei dovrebbe farci vedere lui, cosa è capace di fare”.

 

Una bella crociera sul Nilo a bordo del lussuoso battello Karnak in compagnia dello strepitoso Poirot, naturalmente non sarà una vacanza allegra e spensierata.

C’è una nutrita serie di personaggi e di vicende e di misteri che si intrecciano, molti sono i segreti che i passeggeri cercano di tener nascosto e non mancano svariate storie d’amore del resto la Christie sotto pseudonimo ha scritto anche molti “romanzi rosa”.

Tra i passeggeri del battello c’è anche una coppia in luna di miele, i Doyle, Linnet Ridgeway una giovane ereditiera e il neo sposo Simon; ma il loro viaggio è rovinato dall’importuna e opprimente presenza di Jacqueline de Bellefort, un tempo migliore amica di Linnet nonché fidanzata di Simon, decisa a vendicarsi rovinando loro almeno il viaggio di nozze con la sua presenza.

Una mattina Linnet Doyle viene trovata morta nel suo letto, uccisa da un colpo di pistola alla testa e sulla parete vicino a lei è stata tracciata una lettera J. Naturalmente dati i loro rapporti e il loro passato il principale colpevole sembra essere la ex amica Jacqueline, ma ha un alibi di ferro. La sera precedente nel salone ha dato in escandescenze e ha ferito Simon con una rivoltella, per questo è stata accompagnata alla sua cabina e sorvegliata; mentre Simon è stato accompagnato dal dottor Bessner nella propria cabina e medicato.

Poiché i principali sospetti sono da escludere praticamente tutti sulla nave possono essere i colpevoli, inoltre è salito a bordo il colonnello Race (vecchio amico di Poirot) alla ricerca di una spia e ci sono altri misteri da risolvere come il furto di una collana. A complicare ulteriormente la situazione il verificarsi di altri due delitti collegati probabilmente a quello principale, qualcuno ha visto qualcosa e ha cercato di ricattare il colpevole.

La soluzione è davvero geniale! Il delitto architettato è pazzesco! Come sempre ci ho provato, sono stata attenta e anche se qualcosa di stonato l’ho notato alla soluzione non ci sono arrivata. Solo un investigatore meticoloso, attento come Poirot poteva risolverlo.

“Poirot rimase in silenzio. Ma non era un silenzio modesto il suo. Pareva che i suoi occhi volessero dire: «Vi sbagliate. Non hanno pensato a Hercule Poirot»”.

 

 

Vi aspetto nei commenti per sapere se lo avete letto.


martedì 25 febbraio 2025

LE VEDOVE DI MALABAR HILL di SUJATA MASSEY

TITOLO: Le vedove di Malabar Hill. Le inchieste di Perveen Mistry
AUTORE: Sujata Massey       traduzione di: Laura Prandino
EDITORE: Beat
PAGINE: 448
PREZZO:€ 13,50
GENERE: letteratura indiana
LUOGHI VISITATI: India primi del '900


Un romanzo ad ambientazione storica che coniuga giallo/mistery, femminismo e Storia, quella dell’India coloniale dei primi del Novecento.

È il primo volume di una serie con protagonista l’avvocatessa Perveen Mistry (prima avvocatessa di Bombay) e investigatrice per caso.

Perveen ha delle grandissime responsabilità perché non vuole far sfigurare (o disonorare) il padre (avvocato famoso e richiesto), inutile dire che non ha vita facile, negli anni ’20 fare l’avvocatessa per un donna era difficile ovunque figuriamoci in una società come quella indiana, inoltre è un attiva sostenitrice dalla causa femminista.  Ma Perveen ha anche uno scheletro nell’armadio (tale Cyrus Sodawalla di Calcutta).

Abbiamo una narrazione particolare che alterna le vicende del presente narrativo (1921) con Perveen avvocatessa che si occupa del caso di Malabar Hill e un passato (anni 1916 e 1917) dove la seguiamo alle prese con un particolare capitolo della sua vita che nella parte presente viene visto come un “neo”, un errore, una storia d’amore tragica che l’ha profondamente segnata e che sembra essere ritornata a tormentarla… La narrazione è molto scorrevole e godibile, si alternano le due parti e spesso i capitoli si chiudono con dei cliffhanger

Venendo al caso “giallo” abbiamo un ricco commerciante musulmano il signor Omar Farid che è da poco deceduto, le tre mogli hanno comunicano di voler rinunciare all’asse ereditario in favore del ‘wake’ di famiglia (il wake è un istituto giuridico particolare oggetto di grandi attenzioni perché si presta anche alla realizzazione di frodi, riassumendo in maniera semplicissima si tratta di un fondo di investimento/beneficienza che dona periodicamente denaro ai bisognosi ma al contempo ripartisce dividenti ai favore di prestabiliti membri della famiglia). Compito di Perveen è quello di parlare con le donne per accertare la loro volontà (le vedove Razia, Sakina e Mumtaz vivono in clausura rispetto al mondo esterno), i rapporti tra le donne non sembrano dei più sereni e ci sono tanti segreti che nascondono. Ci sarà un delitto, viene trovato ucciso Faisal Mukri, l’amministratore ed esecutore testamentario viene quindi chiamata la polizia e inoltre scompare anche una delle figlie. Alla fine il caso verrà risolto grazie alla prontezza e perspicacia di Perveen che ha anche messo a repentaglio la sua vita.

Questo romanzo è il primo di una serie che voglio assolutamente continuare. Come dicevo all’inizio oltre alla parte “gialla” comunque molto bella, il romanzo è un concentrato d’India con il suo mix di culture e religioni, in questa storia si parla nello specifico di parsi o zoroastriani (comunità a cui appartengono Perveen e la sua famiglia) e musulmani (comunità a cui appartiene il signor Farid) ma ci sono accenni anche agli indù. C’è grandissima attenzione alla condizione femminile, il mondo delle donne è fatto di tabù e limitazioni (e questo a prescindere dalla confessione religiosa di appartenenza), alle donne serve l’approvazione scritta del marito o di un membro maschio della famiglia per molte cose come iscriversi all’università oppure la legge che disciplina il divorzio e non è causa di separazione “andare a prostitute” ovviamente se ad andarci è il marito! Infine la ricostruzione storica è davvero magnifica e ci racconta di un India nei primi decenni del ‘900 quando è colonia inglese ed emerge suppur in sottofondo anche la voglia di autodeterminazione degli indiani rispetto agli inglesi, e ci viene portato anche il punto di vista degli inglesi perché tra i personaggi c’è un amica di Perveen, Alice che è la figlia del consigliere del governatore.

 

Fatemi sapere se conoscete le storie con Perveen Mistry. Vi aspetto nei commenti


venerdì 19 luglio 2024

L'UOMO DI CALCUTTA di ABIR MUKHERJEE

TITOLO: L'uomo di Calcutta
AUTORE: Abir Mukherjee   traduzione di: Alfredo Colitto
EDITORE: Sem 
PAGINE: 348
PREZZO: € 17
GENERE: letteratura indiana, giallo storico
LUOGHI VISITATI: Calcutta aprile 1919
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Un giallo storico ambientato nell’India Coloniale siamo a Calcutta nell’aprile del 1919, protagonista il Capitano ispettore Samuel Wyndham un uomo che decide di ricominciare dall’altra parte del mondo nel tentativo di dimenticare la vita passata buttandosi nel lavoro (ha combattuto nella prima guerra mondiale ed è rimasto solo al mondo). Quando lo incontriamo è appena arrivato in India, per lui è tutto nuovo e da scoprire e deve subito dedicarsi a un indagine che è una sorta di battesimo di fuoco.

Infatti il caso da risolvere è piuttosto spinoso: nella città nera, cioè nella parte di Calcutta abitata prevalentemente dai nativi, in un vicolo viene ritrovato cadavere MacAuley un uomo che faceva parte dell’amministrazione coloniale britannica, a capo di un ufficio importante ed era anche il faccendiere del governatore e di alcuni ricchi imprenditori. A complicare ulteriormente il caso la circostanza che, assieme al corpo, viene trovato un biglietto anonimo che intima agli inglesi di andarsene, ci sono i presupposti per un “attacco terroristico” degli indipendentisti e intervengono anche i servizi segreti.

Iniziamo a conoscere il nostro protagonista e il caso che deve risolvere permette di mettere in luce doti e capacità, Sam Wyndham è tutto fuorché perfetto, in particolare ha una dipendenza da oppio, ma è molto bravo nel suo lavoro investigativo e ha un ottimo intuito oltre ad essere una persona che usa molto la testa e il cuore, per questo viene scelto dal capo della polizia che ha bisogno del suo aiuto perché essendo di fuori non deve favori a nessuno.

Altra grande protagonista è Calcutta, una città costruita praticamente da zero dagli inglesi, ci viene raccontato molto della città, della sua costruzione, delle tradizioni e dei nativi.

“Se Calcutta aveva un cuore, si trattava di Dalhousie. Come Trafalgar a Londra, era una piazza troppo grande per essere elegante. Nessuno spazio pubblico ha bisogno di essere enorme. Al centro c’erano una grande piscina rettangolare con acqua del colore delle foglie del banano. Digby mi aveva detto che in passato i nativi la usavano per lavarsi, per nuotare e per riti religiosi. Ma dopo l’ammutinamento del ’57 cose del genere non erano più tollerate. Ora la piscina era deserta e l’acqua verde bottiglia scintillava nel sole pomeridiano. I nativi, almeno quelli approvati da noi, camminavano a testa bassa verso riunioni e appuntamenti, in redingote, camicie abbottonate e colletti inamidati. Intorno alla piscina c’era una ringhiera di ferro e cartelli in inglese e in bengalese li avvertivano delle multe in cui sarebbero incorsi se avessero deciso di cedere ai loro bassi istinti e farsi un tuffo.
Ai lati della piazza sorgevano i palazzi chiave dell’amministrazione britannica: l’ufficio postale, quello del telefono e il massiccio Writers’ Building. Le vite di oltre cento milioni di indiani, dal Bihar fino al confine birmano, erano amministrate da lì, quindi mi sembrava logico che si trattasse dell’edificio più grande forse di tutto l’impero. Ma la parola grande non gli rendeva giustizia. Forse era anche meglio dire grandioso. Il suo scopo era impressionare chiunque lo vedesse, ma soprattutto i nativi. Ed era formidabile. Altro quasi quattro piani, era lungo circa duecento metri, con plinti massicci ed enormi colonne sormontate da statue di dei. Non dei indiani, ovviamente, ma greci o forse romani, non ho mai capito la differenza.
era una caratteristica di Calcutta: tutto ciò che avevamo costruito lì erano in stile classico e più grande del necessario. Era come se i nostri uffici, le nostre ville e monumenti, gridassero: ‘Guardate cosa siamo capaci di fare! Siamo i veri eredi di Roma!’
Era l’architettura dei dominatori, e sembrava un po’ assurda. I palazzi palladiani, con colonne e frontoni, le statue di uomini in toga morti da secoli, le iscrizioni latine ovunque, persino nei bagni pubblici… uno straniero avrebbe pensato che Calcutta fosse stata colonizzata dagli italiani, non dagli inglesi.
La piazza vibrava di attività. Tram e autobus vomitavano un flusso continuo di impiegati bianchi e nativi, in giacca e cravatta malgrado il caldo, che si univano alla folla di gente che entrava e usciva da sotto l’ampio portico del Writers’”

“La città un po’ alla volta cedette il passo alla giungla e il viaggio prese l’aria di una spedizione. Quella era l’India che avevo sognato. La terra selvaggia e misteriosa descritta da Kipling e da Sir Henry Cunningham. La foschia del mattino copriva le rive come un lenzuolo di mussolina, da cui ogni tanto spuntava un banyan o una capanna di nativi. Piccole barche di legno, alcune con una vela, altre poco più che canoe, ci passavano accanto, pilotate da uomini con lunghi pali.
Sulla riva orientale del fiume, dalla nebbia emerse un grande tempio, alto almeno trenta metri e dall’aspetto aliena. Era una costruzione bianca a due livelli, sormontata da una strana struttura a cupola che a sua volta era circondata da almeno una dozzina di guglie. Di fronte al tempio principale c’erano una serie di sacrari, dodici in tutto, come discepoli nell’atto di rendere omaggio. I muri bianchissimi e i tetti rosso sangue risplendevano nella luce del mattino presto.
«Un tempio di Kali» disse l’ufficiale indicandolo. «Ce ne sono parecchi intorno a Calcutta, ma questo è il mio preferito».
Le offerte alla dea si allontanavano galleggiando dalla riva, una miriade di calendule, petali di rosa e lampade votive che trasportavano le preghiere dei devoti. Remnant indicò i gradini che scendevano fino all’acqua. «Quelli sono i ghat per le abluzioni» disse. «Gli indù credono che un bagne in quelle acque possa levare tutti i peccati.»”

E il discorso poi in generale può estendersi anche al resto dell’India sono anni in cui si inizia a parlare di indipendenza. E anche il caso che Sam deve risolvere è legato a questo tema. Molto interessante ad esempio anche il fatto che uno dei sottoposti/collaboratori di Sam, Surrender-not soprannome per il sergente Banerjee un nativo che spiega la sua scelta di entrare a servizio della polizia imperiale che trovo di un pragmatismo degno di nota.

“Banerjee riflettè prima di parlare. «Io ritengo, signore, che un giorno potremmo davvero avere un governo autonomo all’interno dell’impero britannico, o addiruttura la totale indipendenza. Ma a differenza del signor Gandhi, non credo che questo porterà pace universale e collaborazione tra i miei connazionali. Ci saranno ancora degli omicidi in India. E se un giorno voi ve ne andrete davvero, noi indiani dovremmo essere in grado di gestire i posti che abbandonerete. Questo vale per la polizia come per tutto il resto.»”

 

La particolarità è che è narrato in prima persona, voce narrante è lo stesso Sam. La narrazione è piuttosto lineare e semplice anche se è farcita/ricca di espressioni indiane o di inglese coloniale con tantissimi termini specifici per ruoli e cose, che permettono di entrare ancor meglio nell’ambientazione. È sicuramente un libro più di trama che di forma, ma è molto interessante, intrattiene, l’ho trovato un buon giallo dove non mancano i colpi di scena, con il plus dell’ambientazione che permette di volgere lo sguardo su un momento storico preciso (e se vogliamo distante da noi) ma anche molto affasciante seppur con tutte le problematiche conseguenti. È il primo volume di una serie che sicuramente continuerò.

Fatemi sapere se lo conoscete.


giovedì 2 novembre 2023

CENA CON DELITTO - film

TITOLO: Cena con delitto
GENERE: giallo, commedia
AMBIENTAZIONE: USA contemporaneo

 



 

 

Lo scrittore Thrombey Harlan organizza una festa per il suo ottantacinquesimo compleanno invitando tutta la sua famiglia, ma il mattino dopo viene trovato morto nella sua camera. Chi l’ha ucciso? Iniziano le indagini e accanto alla polizia investiga anche il famossissimo dective privato Benoit Blanc (interpretato da Daniel Craig, l’ultimo 007). I misteri da risolvere sono parecchi tra questi anche il modo in cui Blanc è stato ingaggiato: una busta anonima piena di soldi con la preghiera di indagare su quanto accaduto. I sospetti ricadono sulle persone in casa quella sera: figli e nipoti di Thrombey, l’anziana madre, la domestica e Marta l’infermiera che lo assiste. Un ruolo importante nelle indagini verrà giocato proprio dalla giovane Marta che ha una dote molto particolare: è incapace di mentire, se dice una bugia vomita, per questo viene reputata dagli investigatori particolarmente affidabile.

La famiglia dello scrittore è grande e disfunzionale, all’apparenza una famgilai felice in realtà i rapporti sono governati/guidati da rancori, gelosie e invidie, tutti nascondono dei segreti e tutti hanno approfittato della genorità del vecchio Harlan ma lui è deciso a dare una svolta alle cose e proprio con l’occasione della festa ha strigliato tutti. Le indagini si dipanano tra varie peripezie fine a scoprire ciò che è realmente accaduto.

Il film si distiunge per il cast eccezionale composto da molti attori famosi

Mi sono approcciata al film perché continuavo a vederlo nella home di Prime Video e senza saperne molto l’ho guardato, l’unica definizione che mi viene in mente è commedia gialla con una sorta di finale da fiaba: è un film che si lascia guardare ma non l’ho trovato così eccezionale. Scrivendo queste righe ho invece scoperto che ha avuto un buon successo, ha ricevuto candidature per gli Oscar (come miglior sceneggiature originale) e ai Golden Globe solo per citare i due premi più prestigiosi. Probabilmente il problema è solo mio, magari mi aspettavo qualcosa di diverso, non ho apprezzato particolarmente le “doti” di Marta. Infine devo raccontarvi un’associazione che ho fatto, guardando video youtube che parlano di libri ho sentito la trama di  “Ritratto di un assassino. Un giallo di Natale” di Anne Meredith edito Vallardi per la collana I classici del giallo della British Library subtio l’ho associato a questo film, poi leggendolo sicuramente saranno diversi ma partono entrambi da un anziano che invita tutta la famiglia a casa per una festa e poi viene trovato morto.

Regista e attori sono piuttosto famosi tra gli altri abbiamo Daniel Craig nel ruolo dell’investigatore Benoit Blanc, Jamie Lee Curtis nel ruolo di Linda (una delle figlie di Thrombey), Chris Evans (che è stato capitan America) nel ruolo di

Vi aspetto nei commenti per sapere se lo avete visto

giovedì 31 agosto 2023

LA FORMA DELL' ACQUA di ANDREA CAMILLERI

TITOLO: La forma dell'acqua
AUTORE: Andrea Camilleri
EDITORE: Sellerio (collana La Memoria)
PAGINE: 173
PREZZO: € 10
GENERE: letteratura italiana, giallo, primo volume di una serie
LUOGHI VISITATI: Sicilia, paesino immaginario di Vigata
acquistabile su amazon: qui (link affiliato)

 

 

La forma dell’acqua di Andrea Camilleri è il primo romanzo con protagonista il commissario Salvo Montalbano.

Un caso tanto semplice da non essere nemmeno un caso. Un omicidio o meglio un morto di morte naturale, ma la persona del morto, il luogo e la situazione di ritrovamento assurdi per l’uomo che era, lasciano il commissario Montalbano perplesso, sconcertato, direi “non persuaso” e con la voglia e la necessità morale di andare in fondo alla questione.

Un uomo potente, influente come l’ingegnere Luparello che da decenni gestisce gli appalti pubblici e privati, che ha contatti con le persone che contano nella politica nazionale va a prostitute alla “Mannara” dove vanno i poveracci? Montalbano non si lascia ingannare e dipana questo mistero, vuole capire chi e perché ha messo in scena quel teatrino…

È il primo libro dove compare il commissario Montalbano, il primo di una lunga serie e iniziamo a fare la conoscenza di questo personaggio e di tutti quelli che popolano la sua vita.

Salvo Montalbano è commissario di polizia e presta la sua attività presso il commissariato di Vigata, e vive nella frazione di Marinella nella sua casetta affacciata direttamente sul mare. È un appassionato di cucina e di lettura e ha un fidanzata di nome Livia che però vive a Genova, lei vive e lavora lì, intrattengono una relazione a distanza, chissà come si sono conosciuti? Io essendo fan della serie tv lo so già però trovo che sia un elemento interssante e curioso da scoprire nel corso della lettura dei romanzi.

Montalbano è “uomo di liggi” ma soprattutto è un uomo di giustizia e la antepone a tutto. È un bravo poliziotto, trova la soluzione al caso anche se non emergerà ufficialmente, è un uomo e un poliziotto che segue la sua coscienza e il senso della giustizia, è un uomo vero con i suoi difetti e le sue manie, i suoi pregi.

È scontato ma è bene dirlo dai romanzi di Camilleri è stata tratta la serie tv rai de “Il Commisssario Montalbano” con Zingaretti nel ruolo del protagonista e io sono una superfan. Quindi per me - fan della serie - è come tornare a casa e ritrovare tanti amici, per ciascuno associo volti, voci ed espressioni.

Incontriamo subito alcuni dei personaggi iconici come il dott. Pasquano (il medico legale, tra lui e Montalbano c’è un rapporto “burrascoso” ma di grande rispetto), il vicecommissario Mimì Augello (un dongiovanni incallito e amico personale di Montalbano), il fidato ispettore Fazio giusto per citare i più noti.

I fatti si svolgono a Vigata, una cittadina immaginaria nell’immaginaria provincia di Montelusa che nella realtà corrispondono alla provincia di Agrigento e a Porto Empedocle, la città natale di Camilleri. Ho letto che Montelusa è un nome con cui Pirandello chiamava Agrigento (anche lui originario di queste zone) e quindi la scelta di Camillerei è un omaggio al conterraneo vincitore del Nobel.

La curiosità maggiore riguarda il nome del personaggio di Camilleri: Montalbano è un omaggio allo scrittore spagnolo Manuel Vazquez Montàlban, in alcune interviste Camilleri spiega che durante la stesura di romanzo era in difficoltà e lo aiutò un libro dello scrittore spagnolo, che tra l’altro è il creatore di un altro investigatore famosissimo Pepe Carvalho

Da sempre avevo la curiosità di incontrare anche il “Montalbano scritto”. Uno dei freni era la paura della “lingua” perché Camilleri per Montalbano ha coniato un vocabolario nuovo: un mix di dialetto siciliano e parole d’invenzione. Ma alla prova dei fatti, praticamente dal primo paragrafo, non ho incontro particolari difficoltà forse proprio per la mia conoscenza “cinematrografica” così già so che ad esempio “taliare” significa guardare oppure “scantare” significa spaventare.
Avevo già letto qualcuno dei racconti con Montalbano protagonista che escono nelle raccolte tematiche di racconti gialli edite Sellerio. Ora ho la certezza che mi piace molto anche il Montalbano scritto e voglio recuperare tutti i libri. E anche se la storia, nel senso delle vicende di fondo (perché poi le singole indagini non le ricordo certo tutte), la conosco già voglio comunque seguire l’ordine di uscita.

Fatemi sapere nei commenti se conoscete Montalbano.