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venerdì 25 luglio 2025

LONESOME DOVE di LARRY MCMURTRY

TITOLO: Lonesome Dove
AUTORE: Larry McMurtry    traduzione di: Margherita Emo
EDITORE: Einaudi
PAGINE: 992
PREZZO: € 17
GENERE: letteratura americana, letteratura western
LUOGHI VISITATI: Texas metà '800


Un libro meraviglioso che si legge in un soffio nonostante la mola.

Un viaggio epico spostare una mandria di bovini dal Texas al Montana per fondare un nuovo ranch nelle verdeggianti praterie a nord dello Yellowstone dove non è ancora arrivato nessuno. Questa sarebbe già una bellissima storia, ma è solo la principale a cui se ne aggiungono molte altre rendendo impossibile appoggiare il libro.

Quando la mandria e la squadra della Hat Creek abbandonarono l’arida pianura del Wyoming per addentrarsi a poco a poco nel Montana, ebbero tutti l’impressione di lasciarsi alle spalle non solo il caldo e la siccità, ma anche la bruttezza e i pericoli. Invece di essere gessose e coperte di artemisia, le pianure erano coperte d’erba alta e punteggiate di fiori gialli. Le ondulazioni del terreno si allungarono, i riflessi del caldo che avevano avuto negli occhi per tutta l’estate lasciarono il posto all’aria fresca, pungente del mattino e fredda della sera. Cavalcarono per giorni di fianco ai Monti Bighorn, le cui cime sparivano a volte tra le nuvole.
La freschezza dell’aria parve migliorare la vista degli uomini, che si misero a congetturare su quante miglia riuscivano a vedere. Le pianure si stendevano verso nord a perdita d’occhia. Avvistarono molta selvaggina, soprattutto cervi e antilocapre. Una volta videro una grossa mandria di alci e due volte un piccolo branco di bisonti. Non videro altri orsi, ma ci pensavano spesso.
I cowboy vivevano da mesi sotto l’immensa cupola del cielo, eppure il cielo del Montana sembrava più profondo di quello del Texas e del Nebraska. Era così profondo e così azzurro da privare perfino il sole della sua ferocia: appariva più piccolo, in quella vastità, e a mezzogiorno il cielo non diventava mai tutto bianco come aveva fatto più a sud. A nord restava sempre una fascia azzurra, dove nubi bianche galleggiavano come petali in uno stagno.”

Qualsiasi aspetto del western che vi viene in mente in questo libro c’è ed è tutto amalgamato alla perfezione: ranger, ranch, cowboys, mandrie, sceriffi, ladri di cavalli, saloon, indiani, esercito, cercatori d’oro, cacciatori di pellicce, prostitute.

Protagonisti principali sono Gus e Call due Texas Ranger “in pensione” che gestiscono la Hat Creek un ranch/rivendita di bestiame a Lonesome Dove in Texas sul confine con il Messico. Alla base c’è la storia di amicizia e lealtà tra questi due uomini che non potrebbero essere più diversi ma che assieme si completano meravigliosamente e che rappresentano anche la famiglia l’uno dell’altro. Gus sembra fuori luogo nel west, scrive in latino, adora tutti i piaceri della vita e si prende cura di sé, è un gran chiacchierone, giocatore incallito e grandissimo amatore, ma come il suo socio è molto coraggioso e affidabile. Call è l’esatto opposto, burbero, taciturno, infaticabile lavoratore, si ferma solo quando strettamente necessario e i piaceri della vita praticamente non sa cosa sono. Con loro alla Hat Creek ci sono Pea Eye un vecchio compagno nei ranger, il Deets un ex schiavo collaboratore di Call (tra loro c’è un rapporto di reciproca fiducia perché consci del valore dell’altro, non si può parlare davvero di amicizia per le differenze di estrazione sociale diciamo ma è qualcosa che si avvicina molto) e il giovane Newt che aspira a diventare un cowboy e il cuoco messicano Bolivar. La vita procede come sempre quando un giorno arriva Jack Spoon un loro compagno e amico nei ranger che lancia un’idea: traferirsi con una mandria nel Montana e fondare un ranch dove nessuno l’ha ancora fatto. E (inaspettatamente) l’idea prende piede, gli uomini della Hat Creek si organizzano e si parte (la faccio facile, ma non è affatto così già la preparazione è un susseguirsi di avventure).

Ma come detto questa è solo la storia principale (che già di per sé non è poco) ma si affiancano nel corso della narrazione altre storie e altri personaggi, man mano che leggiamo scopriamo e conosciamo meglio tutti i personaggi e il loro vissuto, ad esempio quello di Lorena la ragazza del saloon, ma anche la storia di Newt che viene cresciuto quasi come un figlio da Call e Gus, e poi Spoon che si rivelerà essere un soggetto diverso dagli amici. Ci sono poi le storie dell’indiano Blue Duck e dello sceriffo July Johnson. E poi Clara Allen, una vecchia amica di Gus che gestisce una rivendita di cavalli nel Nebraska e sarà punto di riferimento per i nostri eroi.  

Va detto che Lonesome Dove è ambientato nel west, è sicuramente un romanzo western ma non solo questo è anche molto altro, troviamo amicizia, lealtà, avventura, giustizia, amore, Storia e anche una sorta di autocritica verso il sistema su cui si reggeva il west, l’avvento dei bianchi, la colonizzazione dei territori indiani, la troviamo molto nelle parole di Gus.

“Quando si alzarono, Tobe riprese diligente il suo giro di ronda. Augustus attaccò i muli nuovi al carro nuovo. Le strade di San Antonio erano deserte e silenziose. La luna era alta e un paio di capre randagie sfregavano il muso contro le mura del vecchio Alamo, in cerca di un ciuffo d’erba. Quando erano arrivati nel Texas negli anni Quaranta, la gente non parlava d’altro che di Travis e dei prodi che avevano perso la battaglia, ma adesso la battaglia era stata dimenticata e l’edificio abbandonato.
-Call, si sono dimenticati di noi, come dell’Alamo – disse Augustus.
-Perché non dovrebbero? Non siamo rimasti qui.
-Non è per quello, è perché non siamo morti. Travis ha perso la battaglia e finirà nei libri di storia, quando qualcuno scriverà di questo posto. Se un migliaio di Comanche ci avesse intrappolato in una valle e sterminato tutti, come hanno appena fatto i Sioux con Custer, avrebbero composto canzoni su di noi per cent’anni.
A Call parve un’osservazione sciocca. – Non ci sono mai stati mille Comanche in un posto solo. Se c’erano, prendevano Washngton DC
Ma più Augustus pensava agli insulti che avevano ricevuto nel saloon – un saloon dove in passato erano stati accolti come eroi – più s’indispettiva.
- Avrei dovuto dare un paio di botte in testa a quello sbarbatello di Mobile.
-Era solo spaventato. Sono sicuro che Tobe gli farà la predica la prossima volta che lo vede.
-Non è quello il punto, Woodrow. Non afferri mail il punto.
-E qual è, maledizione?
-Se viviamo altri vent’anni, saremo noi gli indiani. A giudicare da come si sta popolando questo posto, tra poco ci saranno solo chiese e mercerie. E prima che non ce ne rendiamo conto, raduneranno noi vecchi turbolenti e ci rinchiuderanno in una riserva perché le signore non si spaventino.
-Mi sembra improbabile.
-È maledettamente probabile, invece. Se trovo una squaw che mi piace, me la sposo. Se devo essere trattato come un indiano, tanto vale che mi comporti come tale. Abbiamo passato i nostri anni migliori a combattere dalla parte sbagliata.
Call non voleva discutere di simili sciocchezze. Avevano quasi raggiunto i margini della città e passarono accanto ad alcuni tuguri di adobe dove vivevano i messicani più poveri. In uno di loro piangeva un bambino. Call era sollevato all’idea di andarsene. Quando Gus era così riottoso, poteva succedere di tutto. In campagna, se si fosse arrabbiato e avesse sparato a qualcosa, avrebbe sparato a un serpente, non a un barista incivile.
-Non abbiamo combattuto dalla parte sbagliata. Il miracolo è che tu sia rimasto così a lungo dalla parte giusta della legge. Jake è troppo vigliacco per essere un gran fuorilegge, ma tu non lo sei.
-Non è detto che non lo diventi. Sempre meglio che catturare gli ubriaconi per vivere, come Tobe Walker. Che diavolo, si è quasi messo a piangere dalla voglia di venire con noi, quando siamo partiti. Tobe era veloce una volta e, guardalo adesso, è grasso come un castoro.
-È vero che è ingrassato, ma Tobe è sempre stato robusto – disse Call. Su un punto, però Gus aveva probabilmente ragione. Tobe aveva lo sguardo molto triste quando se n’erano andati.” 

Quella di McMurtry è una scrittura magnetica, essenziale e lineare ma al tempo stesso molto descrittiva che immerge il lettore nel contesto, nel paesaggio e nei personaggi, è anche molto realistica e cruda, non mancano momenti drammatici - McMurtry non è clemente con i propri personaggi (cosa in realtà che rende la storia ancor più veritiera, perché la vita – purtroppo – non è una favola) quindi se siete sensibili (leggasi piagnoni come me) preparate i fazzoletti perché le lacrime non mancano. E poi c’è tantissima introspezione, analisi dell’animo umano e il materiale (i personaggi) non manca.

Lonesome Dove è stato pubblicato nel 1985 (ha vinto il premio Pulitzer l’anno successivo) e nel corso dei decenni successivi Mc Murtry ci racconta altre avventure di Gus e Call con dei prequel e dei sequel che francamente non vedo l’ora di leggere (Per le strade di Laredo (sequel), Il cammino del morto e Luna Comanche (prequel)).

 

Fatemi sapere nei commenti se lo avete letto, se conoscete Call e Gus.


venerdì 27 novembre 2020

BUTCHER'S CROSSING - JOHN WILLIAMS

TITOLO: Butcher's crossing
AUTORE: John Williams - traduzione di Stefano Tummolini
EDITORE: Fazi - collana Le Strade
PAGINE: 359
PREZZO: € 10,00
GENERE: letteratura western, letteratura americana
LUOGHI VISITATI: america western

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È un romanzo meraviglioso. C’è tutto il selvaggio west declinato in uno dei capisaldi della vita della frontiera: la caccia al bisonte. 

La scrittura è semplice, lineare e piana ma potente, molto espressiva ed evocativa ti trasporta con semplicità in un mondo affascinante e difficile che ormai non esiste più. Pochi personaggi caratterizzati all’essenziale, solo del protagonista William Andrews conosciamo qualcosa in più, un briciolo del passato, un qualcosa, una specie di richiamo che lo ha spinto a mollare tutto per avventurarsi nel lontano west, solo di William conosciamo i pensieri. E pur essendo il personaggio di cui conosciamo più cose comunque conosciamo pochissimo: un giovane che lascia Boston e l’università di Harvard perché qualcosa in lui lo spinge ad andarsene alla volta del West, dell’avventura e della natura selvaggia.

Arriva a Butcher’s Crossing un piccolissimo insediamento in costruzione nel Kansas

“Bastava un solo sguardo, o quasi, per contemplare tuta Butcher’s Crossing. Un gruppo di sei baracche di legno era tagliato in due da una stradina sterrata e poco oltre, su entrambi i lati, c’erano alcune tende sparse.”

Come dicevo quello che cerca William Andrews è l’avventura ma l’avventura nella natura selvaggia, cerca i cacciatori e a Butcher’s Crossing si mette in affari con un cacciatore di bisonti tale Miller. Con Miller partecipa ad una gigantesca caccia al bisonte, una caccia unica che rappresenta il sogno di ogni cacciatore.

“Dopo un po’, Andrews cominciò a cogliere un ritmo in quella carneficina. Per prima cosa, con un movimento volutamente lento che consisteva nel serrare i muscoli del braccio, bloccare la testa e stringere lentamente la mano, Miller sparava. Poi, rapidamente, tirava fuori la cartuccia ancora fumante e ricaricava. Studiava per un istante l’animale a cui aveva sparato e, se vedeva che era stato colpito in pieno, cercava con gli occhi nel vortice della mandria un bisonte particolarmente inquieto. Dopo pochi secondi, l’animale ferito barcollava e si schiantava in terra e Miller sparava di nuovo. Tuta quell’operazione, agli occhi di Andrews, era come una danza, un tempestoso minuetto creato dalla natura selvaggia che lo circondava. […] Ma mentre il dolore fisico aumentava, la sua mente sembrava staccarsi dal corpo, sollevandosi e permettendogli di vedere sé stesso e Miller con più chiarezza di prima. Durante l’ultima ora di caccia era arrivato a considerare Miller come un meccanismo, un automa, mosso dalla mandria in moto, e a interpretare la sua furia distruttiva non come una fame di sangue o di pelli o di guadagno, e neanche come un’espressione della rabbia che gli ribolliva in fondo al cuore, ma piuttosto come una reazione fredda e senz’anima alla vita in cui era sprofondato. E mentre strisciava ottusamente dietro di lui sul letto piatto della valle, raccogliendo le cartucce vuote, trascinando il barilotto d’acqua, badando al fucile, pulendolo e restituendoglielo quando ne aveva bisogno, guardava anche sé stesso e non capiva più chi era né dove stava andando.”

C’è il West nella natura inclemente e maligna, una natura vera, selvaggia, ancora padrona del mondo circostante; ci sono gli uomini, nella specie dei cacciatori, uomini solitari, selvaggi che tendono a isolarsi in sé stessi, a non parlare con i propri simili. C’è la caccia, l’uomo contro animali e natura, uomo che deve imparare a sopravvivere. C’è il sogno e la disperazione. C’è la possibilità di perdere tutto ma anche quella di ricominciare daccapo in un altro luogo; c’è il costruire da zero una nuova città, un villaggio oppure abbandonarlo per andare altrove dove magari passa la ferrovia…

Il genere western lo conosco già grazie ai fumetti di Tex Willer e ovviamente al cinema e alle serie tv (ricordo dalla mia infanzia “Bonanza” e “La signora del West) ma è stato il mio primo approccio al genere sotto forma di romanzo e voglio continuare la scoperta.

Il West è un mondo violento, duro, crudele ma magico, con tantissimi aspetti la ferrovia, i ranch, i cowboy, gli indiani, la conquista di un nuovo territorio, la corsa all’ora e tanto altro.

Siete appassionati del genere western? Fatemi sapere nei commenti.