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venerdì 25 ottobre 2024

LA BOUTIQUE DEL MISTERO di DINO BUZZATI

TITOLO: La boutique del mistero
AUTORE: Dino Buzzati
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 208
PREZZO: € 12,50
GENERE: letteratura italiana, letteratura fantastica
LUOGHI VISITATI: vari e non definibili
acquistabile su amazon: qui (link affiliato)qui (link affiliato)

Una bellissima sorpresa. La boutique del mistero di Buzzati è stata una lettura molto piacevole assolutamente fuori dalla mia confort zone. Ho acquistato il libro in una delle promo due libri a 9,90 esclusivamente perché mi serviva fare coppia. Non sono, o forse è meglio dire, non ero una fan dei racconti e tanto meno sono una fan del genere grottesco/gotico et simila a cui si iscrive la produzione di Buzzati.  

Si tratta di una raccolta curata dallo stesso autore allo scopo di far conoscere il meglio della sua opera e racchiude trentuno racconti. Racconti grotteschi e inquitanti, situazioni normali e semplici che per varie ragioni assumono un manto di grottesco, inquietante e spaventevole (ma leggero non fanno davvero paura). Sono tutti caratterizzati anche da una sorta di indeterminatezza spazio temporale che li rende quasi profetici o simili a una favola, metaforici che voglio insegnar qualcosa al lettore; sono molto diversi tra loro alcuni sono in prima persona e di questi alcuni hanno per protagonista un tipo chiamato “Buzzati” ma rimangono diversissimi e trattano tanti argomenti/tematiche tutte diverse tra loro.

Ci sono alcuni tra i suoi racconti più famosi, e sono sicura che alcuni - su tutti “Il mantello” - li avevo già letti probabilmente in qualche antologia scolastica. È davvero difficile parlarne perché sono tanti e sono racconti piuttosto brevi, quindi il rischio spoiler è davvero altissimo.

Di seguito vi lascio una carrellata dei racconti senza fare spoiler:

- I sette messaggeri: il figlio del re parte per raggiungere i confini del regno, ma il tempo passa e il confine diventa sempre più distante

- L’assalto al Grande Convoglio: è un racconto dolcemaro, di rivincita e dimostrazione delle proprie capacità, un bandito uscito di prigione non viene riconosciuto e deriso dai suoi vecchi compagni e decide di mostrare chi è veramente

- Sette piani: il ricovero in un ospedale moderno di sette piani e man mano che si scende aumenta la gravità della malattia, il nostro protagonista per varie ragioni dal settimo inizierà a scendere…

- Eppur battono alla porta: una serata in famiglia e tra amici e un temporale impetuoso fuori, la casa è in pericolo? Gli abitanti non sembrano accorgersene

- Il mantello: Giovanni è reduce di guerra torna a casa per un saluto perché deve proseguire, c’è fuori un suo amico che lo aspetta. È uno dei miei preferiti, semplicemente struggente.

- Una cosa che comincia per elle: Cristoforo chiama il dottore non si sente bene e dopo varie visite viene “messo in sicurezza”

- Una goccia: la storia inquietante di una goccia d’acqua che di notte risale le scale di una palazzina

- La canzone di guerra: manifesta tutta l’inutilità della guerra

- La fine del mondo: viene annunciata la fine del mondo e le persone impazziscono alla ricerca di una salvezza per la propria anima

- Inviti superflui: un amore dimenticato

- Racconto di Natale: Don Valentino manda via dalla sua chiesa un povero che cerca Dio perchè non adatto alla messa di natale con l’arcivescono, così se ne va anche Dio e il prete parte in una ricerca disperata

- Il cane che ha visto Dio: meraviglioso, un cane speciale, il suo padrone è un eremita, e lui (il cane) si adopera per portare un po’ di giustizia, così nel piccolo paese tutti iniziano a trattarlo con deferenza e rispetto con un finale davvero stupefacente che mostra quanto la mente umana sia condizionabile.

- Qualcosa era successo: un viaggio in treno fuori sembra succedere qualcosa ma non è dato sapersi cosa

- I topi: un villa infestata dai topi che prendono pian piano il potere

- Il disco si posò: l’incontro e la disputa morale/religiosa tra un prete e due extraterristi immuni dal peccato originale

- Il tiranno malato: come reagisce la comunità quando il tiranno, il prepotente non è più in grado di difendersi? Molto bello e analizza un mondo a noi vicino quello dei cani

- I santi: Buzzati qui immagina la vita dei santi in paradiso in paricolare due santi minori, uno molto venerato e richiesto e uno praticamente dimenticato

- Lo scarafaggio: un uomo torna a casa e schiaccia uno scarafaggio e questo comporta una serie di lamentatele fino a che non risolve al meglio la questione.

- Conigli sotto la luna: molto metaforico e inteso, di notte dei conigli vagano per la campagna attendendo qualcosa che si rivelerà fatale

- Questioni ospedaliere: come raccontare la burocrazia e i suoi limiti, un uomo porta in ospedale una donna gravemente ferita ma ogni porta che apre non è quella giusta e per questo lo indirizzano ad altro luogo cacciandolo, ignorando la gravità della situazione per mere ragioni “burocratiche”

- Il corridoio del grande albergo: di notte in un albergo due uomini si incontrano perché entrambi devono andare in bagno e per evitare imbarazzi iniziano a nascondersi negli spazi bui

- Ricordo di un poeta: una sorta di memoir di un uomo che per un breve periodo si è sentito un artista

- Il colombre: uno dei racconti più famosi di Buzzati è molto interessante e soprattutto sorprendente perché mostra come le cose siano diverse da quello che ti aspetti: un ragazzo naviga col padre qui avvista un colombre, un animale che insegue i marinai fino alla morte, così il padre convince il ragazzo a non navigare, ma morto il padre il giovane naviga e dopo tutta la vita con il colombre che lo insegue decide di affrontarlo scoprendo delle verità…

- L’umiltà: un frate eremita si trova a confessare un prete che pecca di gioia nel farsi chiamare reverendo e lo assolve, passano gli anni e si trova periodicamente ad assolvere questo prete che man mano nei suoi peccati sale la scala gerarchica, ma alla fine il frate scoprirà qualcosa…

- Riservatissima al signor direttore: lettera al direttore di un giornale con la confessione di un giornalista molto acclamato che in realtà i racconti per cui è famoso non sono suoi, e racconta di chi sono e perché lui li adopera…

- Le gobbe nel giardino: cosa succede nella nostra vita quando qualcuno a noi caro viene a mancare, un racconto metaforico molto intenso

- L’uovo: è forse quello che mi ha più rappresentato racconta del potere (e qui direi davvero fantastico) di cui è capace una madre per difendere il proprio figlio, è molto bello

- La giacca stregata: bellissimo, un uomo scopre che nella tasca destra della sua nuova giacca trova dei soldi e non pochi, e inizia ad approfittarne, fino a che scopre da dove arrivano e inizia una lotta con la sua coscienza

- La torre Eiffel: la storia di un operaio della famosa torre Eiffel che racconta una versione nuova della costruzione della torre che in origine era un po’ diversa da come la conosciamo oggi

- La ragazza che precipita: la storia di una ragazza che precipita da un grattacielo, ma una caduta reale o solo metaforica sul senso della vita?

- I due autisti: un viaggio verso il cimitero, un carro funebre con due autisti e dietro il figlio della defunta che si chide di cosa parleranno i due autisti e ripensa alla vita con la madre.

I miei preferiti in assoluto sono stati: L’assalto al grande convoglio; Il mantello; Il cane che ha visto Dio; I topi; Il colombre; L’uovo; La giacca stregata.

Io li trovo perfetti per il periodo autunnale perché reputo che siamo “spooky”.

Fatemi sapere nei commenti se conoscete Buzzati e cosa mi consigliate di suo. Se avete letto questa raccolta quali sono i vostri racconti preferiti?

venerdì 7 giugno 2024

ROSSO ISTANBUL - FERZAN ÖZPETEK

TITOLO: Rosso Istanbul
AUTORE: Ferzan Özpetek
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 111
PREZZO: € 11,50
GENERE: letteratura turca
LUOGHI VISITATI: Istanbul 
acquistabile su amazon: qui (link affiliato) qui (link affiliato) 



Dietro ai libri che compro e leggo spesso c’è una storia da raccontare, una sorta di paratesto, di contorno e di aneddoti che potrebbero anche essere interessanti e curiosi. Libro preso praticamente a scatola chiusa in accoppiata nella promo due a 9e90 e avendo Istanbul nel testo l’ho preso perché mi piace viaggiare con i libri. Poi quando lo prendo in mano per leggerlo mi accorgo che avevo letto tempo prima una recensione e di aver pensato questo libro è di quelli che non fanno per me, non mi interessa ecc ecc,  però ormai avevo deciso di leggerlo, mi ero portata solo quello ed è breve mi sono buttata ed è stata una folgorazione anche in questo caso!!

Ferzan Özpetek è anche un regista turco ma da tanti anni trasferitosi a Roma, ha la capacità di mettere su carta o su pellicola le storie che vede, per sua ammissione/dichiarazione trae spunto da ciò che lo circonda e ci crea delle storie.

“Quanti segreti, penso con un sorriso. Misteri mai risolti, segreti di famiglia mai svelati. Crimini veri e crimini del cuore. Forse è per questo che, nei miei film, mi piace raccontarli, quei segreti; svelarli, con dolcezza; scioglierli e spiegarne il perché.” “Io, invece, mi guardo sempre intorno. Ascolto le convesazioni altrui. Mi chiedo che cosa stiano digitando, le persone, sulla tastiera del loro cellulare, a chi rispondano. Cerco di immaginare le loro storie chiuse dentro a un telefonino. E i loro segreti, i rimpianti, i sogni. Per raccontarli nei miei film. Qualcuno ha detto che sono un ladro di storie, e forse è davvero così.” 

Questo libro è un mix tra realtà e finzione, un continuo alternarsi tra l’autobiografia e l’invenzione, che analizza l’amore in tutte le sue sfaccettature. Una storia inventata, se vogliamo ricamata, su una persona vista in aereo. Un racconto lungo dove si alternano dei capitoli brevi intitolati Lui-Lei a seconda del protagonista.

La parte di lui è autobiografica protagonista è lo stesso Özpetek, scritto in prima persona, ci racconta della volta in cui torna ad Istanbul per salutare la madre e soprattutto la propria casa. Il suo quartiere natale è oggetto di un “rinnovamento” che vede l’abbattimento delle ville/dimore storiche per costruire palazzine moderne. Il ritorno a casa diventa anche occasione per rivedere amici e luoghi, è un tuffo nel passato, nell’infanzia e nell’adolescenza, amici e primi amori, la vita in famiglia, la madre. Una ricostruzione melanconica dolce amara.

La parte di Lei è scritta in terza persona e protagonista è Anna in viaggio con il marito Michele e una coppia di giovani loro impiegati (Andrea ed Elena); le sue avventure ad Istanbul iniziano con la classica visita turistica alla città fino a che una serie di eventi inaspettati, casuali e drammatici cambiano la vita di Anna che prende una decisione drastica e coraggiosa e la sua vita prenderà una piega molto diversa e la porterà a scoprire anche la vera Istanbul.

“Nella cartolina di mio padre, Istanbul è ritratta in biaco e nero. Istanbul, la città della malinconia, anzi dell’hüzün, quel sentimento a metà fra la tristezza e la nostalgia. Sarà per i palazzi abbandonati che si stanno sgretolando; o per le yali, le antiche case di legno costruite su pontili e affacciate sull’acqua del Bosforo, usate un tempo per la villeggiatura. Poi bruciate o distrutte, una dietro l’altra. Hüzün sono le sere piovose d’inverno, e i gabbiani in certe albe tristi.
Per me Istanbul è, invece, una città di colori. Il blu della Moschea di Rüstem Pasha, avvolta di maioliche Iznik, in Anatolia, dove sono state create e modellate. E l’azzurro di certe giornate in cui il cielo ti fa venir voglia di diventare un aquilone.
[…] Istanbul è il blu e rosso, che paiono riuscire a fonderssi solo in certi tramonti sul Bosforo. E il rosso, il rosso dei carrettini dei venditori ambulanti simit: le ciambelle calde ricoperte di sesamo che sono la prima cosa che compro quando arrivo. Il rosso fiammante dei vecchi tram: oggi ne è rimasto solo uno, con cui i turisti attraversano il cuore della città. Il rosso-arancio con cui erano decorati i piattini del tè che una volta ti porgevano nei kahve: tè bollente, servito nei bicchieri di vetro."

Altra grandissima protagonista è la città di Istanbul che viene analizzata e raccontata da vari punti di vista, quella dei turisti, quella di chi ritorna dopo tanto tempo, e quella di chi la vive quotidianamente e si batte per mantenerla in un certo modo. La città si trova anche al centro di uno scontro tra modernità e passato, tra chi vuole cambiarle faccia e avvicinarla il più possibile all’occidente e al moderno e chi invece vuole preservarne l’identità storica e culturale e questo scontro sfocia in proteste e che infiammano la città con manifestanti con garofani rossi e che ballano nelle piazze e polizia che risponde con idranti e manganelli. Entrambi i nostri protagonisti per ragioni e in modo diverso si trovano coinvolti in queste proteste.

“C’è una donna vestita di rosso che va incontro alla polizia, vorrebbe parlare, dire qualcosa, convincerli. Ha un abito scarlatto che è come una bandiera: un vestito più adatto, forse, per passeggiare in riva al Bosforo, o stare seduta al tavolo di un elegante caffè di Bebek. E invece è lì. Viene investita in pieno da un getto d’acqua, ma non cade, non vacilla. È come se quel vestito fosse un’armatura. La forza delle idee. O forse, solo di un abito rosso.
E poi è rosso, rosso ovunque, per tutti i giorni che seguono, freneticamente. Al ritmo delle pentole che le donne anziane con il velo battono alle finestre per dire che sì, anche loro sono d’accordo, stanno dalla parte dei manifestanti. È rosso per i garofani scarlatti che i manifestanti portano per strada, che offrono ai militari: segno di pace, di rivoluzione, di resistenza. Una ragazza porge un fiore a un poliziotto chiuso nel suo casco, lui china la testa. Riusciranno i petali a sconfiggere la violenza?
La rivoluzione dei garofani, Lisbona 1974. La primavera di Praga, nel 1968, e i fiori contro i carri armati. Un ragazzo solo contro i carri armati, in piazza Tienanmen, 1989. Le barricate a Parigi, nel 1830: la Libertè guidant le peuple, una donna che sventola una bandiera alla guida dei rivoluzionari nel quadro di Delacroix, come oggi fanno le ragazze di Gezi Park. Perché tutto cambia, ma non la voglia di cambiare il mondo. Tutto cambia, ma non la rivoluzione.”

Un libro breve ma inteso, forte che si occupa di amore e vita, introspezione, nostalgia del passato e paura per un futuro incerto. Ti porta a chiederti io cosa farei al posto dei protagonisti?

Lettura superconsigliata, fatemi sapere nei commenti se avete letto il libro e cosa ne pensate.


sabato 20 febbraio 2021

GUIDA GALATTICA PER GLI AUTOSTOPPISTI - DOUGLAS ADAMS

TITOLO: Guida galattica per gli autostoppisti
AUTORE: Douglas Adams - traduzione di Laura Serra
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 230
PREZZO: circa 10 €
GENERE: letteratura fantascientifica, letteratura inglese, letteratura umoristica
LUOGHI VISITATI:Galassia

 acquistabile su amazon: qui (link affiliato)


Partiamo dal fatto che verso questo libro avevo aspettative altissime, l’avevo acquistato quest’estate quanto c’era la promozione due libri a 9,90 perché ne avevo sentito parlare bene e spesso, in toni entusiastici. Effettivamente è un libro di fantascienza piuttosto divertente e ironico, un ottimo approccio per chi come me non ha mai letto nulla di fantascienza e molto “delicato”, poco spaventoso ecco. Però l’ho trovato piuttosto ripetitivo, soprattutto nel soprattutto nel parallelismo Arthur – Terra.

“«Come siamo finiti qui?» chiese, rabbrividento.
«Abbiamo fatto l’autostop e ci hanno dato un passaggio» rispose Ford.
«Cosa?» fece Arthur. «Non vorrai mica dirmi che abbiamo alzato il pollice e un mostro verde dagli occhi di insetto è sbucato fuori a dirci: ‘Ehi, amici, saltate a bordo, vi do uno strappo fino alla prossima rotatoria!’.»
«Be’,» disse Ford «il Pollice è un congegno elettronico che manda segnali Sub-Eta, e la rotatoria più vicina è sulla Stella di Bernard, a sei anni luce da qui, ma a parte questo, sì, praticamente le cose sono andate così.»”

Racconta le vicende del terrestre Arthur Dent che viene salvato dal suo amico Ford Prefect poco prima della distruzione del pianeta Terra da parte dei Vogon Costruttori, per finire poi a fare gli autostoppisti nello spazio e venir caricati dall’astronave Cuore d’Oro che è alla ricerca di un pianeta leggendario, Magrathea.

Ford Prefect è originario del pianeta di Betelguese, è un inviato della redazione de “La guida galattica per autostoppisti” rimasto bloccato sulla terra per molti anni.  

“Ford porse un libro ad Arthur.
«Cos’è?» chiese Arthur.
«La Guida galattica per gli autostoppisti. È una specie di libro elettronico. Ti dice tutto quello che hai bisogno di sapere di qualsiasi cosa. È fatto apposta.»
Arthur se lo rigirò nervosamente tra le mani.
«Mi piace la copertina» dichiarò. «NIENTE PANICO. È la prima cosa utile, o almeno intelligibile, che mi sia stata detta da stamattina.»”

La guida galattica per gli autostoppisti è descritta come il miglior libro della galassia, è un volume che spiega e illustra praticamente tutto l’universo sotto forma di voci enciclopediche che si possono consultare attraverso una specie di libro/palmare. L’idea alla base della creazione della Guida è molto carina, praticamente una guida turistica, ed ho apprezzato il fatto che vengono messe a disposizione di noi lettori alcune voci così da poter leggerla ma pensavo gli fosse dedicato molto più spazio.

La scrittura si caratterizza oltre che per l’ironia, per la semplicità (anche se il libro è ricco di parole nuove, inventate e legate al mondo galattico immaginato da Douglas), per la brevità dei capitoli e anche delle frasi che rendono la lettura molto scorrevole.

Ho apprezzato molto l’ironia e il sarcasmo soprattutto in relazione alla presunta superiorità dell’uomo, dell’essere umano, non mancano i colpi di scena come la teoria sull’origine della creazione del pianeta terra e dei terrestri. È un libro che descriverei come semplice e simpatico, che non sono necessariamente aspetti negativi anzi, permette un approccio molto soft alla fantascienza, fa ridere e tutto sommato anche riflettere. Probabilmente il mio scarso apprezzamento è legato a delle aspettative che mi ero creata.

Va poi detto che il romanzo è l’adattamento di un programma radiofonico e risale al 1979 ecco che alcune cose che sembrano fantascientifiche oggi sono praticamente realtà, penso sicuramente alla particolare configurazione della Guida come libro.

Si tratta del primo romanzo di una serie, per il momento penso che non leggerò gli altri volumi o perlomeno non ne sento la necessità e il desiderio.

Voi conoscete questa serie di romanzi?

 

mercoledì 6 gennaio 2021

L'OPERA STRUGGENTE DI UN FORMIDABILE GENIO - DAVE EGGERS

TITOLO: L'opera struggente di un formidabile genio
AUTORE: Dave Eggers traduzione di Giuseppe Strazzeri
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 485
PREZZO: € 11,00
GENERE: letteratura americana contemporanea
LUOGHI VISITATI: Chigaco, San Francisco e California

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“Sapevo di potercela fare, e adesso so questo, so cosa sto facendo, so che sto facendo qualcosa di bello e allo stesso tempo di orribile, perché sto distruggendo la sua bellezza con la consapevolezza che potrebbe essere una cosa bella, perché so che se so che una cosa è bella, allora non è più bella. Ho paura che se anche è bella in astratto, il fatto che io la faccia sapendo che è una cosa bella e, peggio ancora, sapendo che presto ne darò documentazione, che nella mia tasca c’è un registratore infilato specificatamente all’uopo, tutto questo rende quest’atto di potenziale bellezza in un certo senso orrendo.”

Un libro piuttosto particolare – d’altra parte lo si capisce già dal titolo – che mi è piaciuto moltissimo. Leggendo la trama mi aspettavo un libro molto più deprimente e drammatico, non è una storia semplice quella che viene raccontata ma è condita da tanta ironia e autoironia del protagonista che spesso strappa un sorriso anche nei momenti più difficili.

La prima cosa da dire è che si tratta di un romanzo in parte autobiografico: quanto narrato è ispirato alla vita di Dave Eggers che ha perso entrambi i genitori di cancro nel giro di pochissimo tempo e si è poi occupato del fratellino Cristhoper detto Toph, trasferendosi a San Francisco dove oltre a lavorare come grafico ha anche fondato una rivista, tuttora è editore e si occupa di svariate pubblicazioni tra cui anche una rivista letteraria. Durante la lettura del libro mi ero ripromessa di cercare maggiori informazioni su google in particolare volevo capire cosa fosse vero e cosa frutto della sua fantasia, però non sono riuscita a farmi un quadro chiaro, ma forse è meglio così e (da quel poco che sono riuscita a capire e ricostruire) resto dell’idea che alla esperienze personali abbia ricamato attorno con la sua genialità.

È un autore che voglio conoscere meglio, ho apprezzato la sua scrittura e in generale anche lui protagonista, la sua capacità di raccontare un’esperienza drammatica con tanta autoironia e coinvolgere e appassionare il lettore oltre che strappare qualche sorriso; penso che non solo la sua scrittura ma anche lui come scrittore e uomo debba avere un bel carattere effervescente.

Questo romanzo (che è stato finalista al Premio Pulitzer per la saggistica nel 2001 anche se io continuo a chiamarlo romanzo) è la prima opera di Dave Eggers quindi è il suo romanzo d’esordio! Davvero trovo Eggers un “formidabile genio”.

A questo libro sono arrivata con il progetto #scrittoinamerica che seguo su Instagram e che è finito con il mese di dicembre; l’argomento per questa ultima tappa erano gli scrittori sperimentali cioè quegli scrittori che hanno utilizzato le regole grammaticali e linguistiche, la parola scritta in generale in modo diverso e innovativo, tra i suggerimenti c’era proprio questo romanzo - oltre ad altri tra cui Faulkner (lui sì che ha usato le parole in modo sperimentale, quanta fatica ho fatto l’estate scorsa a leggere L’urlo e il furore) – e l’ho scelto perché leggendo la trama mi aspettavo – come detto prima - qualcosa di diverso per cui temevo di non trovare il coraggio di leggerlo se non “per dovere”.

Cosa ci racconta Dave? Della malattia della madre e dei giorni in cui la accudisce, la perdita del padre, la nuova vita che si crea in California con il fratellino, una vita fatta di giornate in spiaggia, tanti giochi e sport, ma poi ci sono anche il lavoro e la scuola, la quotidianità domestica tra i due e tutte le esperienze legate alla rivista che fonda con alcuni amici. Tutto diventa occasione per riflettere sul senso della vita. Addirittura Dave si propone come un nuovo modello genitoriale, è chiaro che ci mette tutto l’impegno possibile ma non è proprio il modello ideale ad esempio arrivano sempre tardi a scuola, hanno una pessima organizzazione e non sono capaci di cucinare praticamente nulla di diverso dai ‘tacos’ anche se però mangiano molta frutta.

“Toph e io siamo il futuro, un futuro spaventosamente luminoso, un futuro che arriva da Chicago nella forma di due ragazzi terribili che vengono da chissà dove, emarginati e dati per spacciati, naufraghi, dimenticati, eppure, eppure invece eccoli qui, ancora a galla, ancora più coraggiosi e temerari di prima, certo un po’ ammaccati e con la barba lunga e con le gambe dei pantaloni un po’ lise e le pance piene di acqua salata, ma ormai inarrestabili, insormontabili, pronti a prendere a calci i culi cicciosi del grigio, occhialuto, piriforme, deprimente genitorame di Berkeley.”

Elemento caratteristico è lo stile e la scrittura: assolutamente ricca, prolissa, con frasi lunghe, articolate, complesse; è strabordante e descrittiva fino all’eccesso. Il lessico utilizzato è prevalentemente colloquiale, informale e ‘giovane’ (non riesco a trovare altro aggettivo per descriverlo) e tutto ciò coinvolge il lettore.

La narrazione è in prima persona, conosciamo quello che accade attraverso gli occhi del protagonista, ma oltre agli avvenimenti ci vengono raccontate anche le impressioni e le speculazioni che il protagonista fa con se stesso.

 “Mentre volo giù per le scale so che ovviamente qualcuno ne approfitterà per fare del male a Toph. Lo so ogni volta che lascio Tohp da solo, cosa che ormai faccio più spesso e senza baby-sitter, dato che Toph ha tredici anni. Nel momento in cui chiudo a chiave la porta, e anche il portone è chiuso, e la porta sul retro che conduce alla lavanderia nel seminterrato è anch’essa sprangata, va tutto bene, ma poi mi ricordo che la serratura di quest’ultima porta è sgangherata e inutile, ed è sicuramente da lì che farà il suo ingresso l’uomo malvagio. Gli arriverà alle spalle, perché è da un pezzo che sorveglia la casa e aspetta che io me ne vada, e sa che starò via per un po’ perché ha ascoltato la mia telefonata, e da un pezzo mi osserva con un binocolo o un telescopio. E dopo che me ne sono andato arriverà, con le sue funi e la sua cera – è amico di Scott, lo scozzese, ovviamente! – e costringerà Toph a fargli delle cose, perché saprà che io sono fuori”. 

Dave Eggers è un protagonista/narratore fuori dagli schemi, strampalato, megalomane e anche un po’ maniaco, bugiardo per difesa.

“Mi ascolta eccome, per cui vado avanti. Non sono sicuro del perché lo faccio. La gente mi pone domande e io, prima che possa formulare una risposta orientata verso la verità, mento. Mento sul modo in cui i miei genitori sono morti - «Ricordi il bombardamento dell’ambasciata americana in Tunisia?» - sulla mia età – dico sempre di avere quarantuno anni – sull’età di Toph, sulla sua altezza; quando la gente chiede di lui ottiene le menzogne più elaborate – che ha perso un braccio, che ha un cervello da neonato, che è ritardato, uno scocciatore (quest’ultima la dico solo in sua presenza), che è impiegato alla marina mercantile, che è in carcere, in riformatorio, o che ne è appena uscito, che spaccia crack - «Vecchio Toph, gli basta un po’ di crack e dovreste vedere come gli si illumina il faccino!» -, che gioca nella Continental Basketball Association.”

Tutta questa opulenza espositiva (che personalmente adoro) non è una peculiarità solo di Eggers. Penso che la sua bravura sta nel mischiare più elementi contrastanti, questa scrittura dal taglio prevalentemente ironico usata per raccontare esperienze di vita molto drammatiche, questa sua ‘genialità’ anche nella strutturazione del romanzo che presenta alcune peculiarità. La prima è che all’interno della narrazione ci sono riferimenti al libro stesso, ma non solo sotto forma di rimando ad una spiegazione successiva ma addirittura nel libro di dice e alcuni protagonisti/personaggi parlano di cosa deve esserci nel libro, di come debbano svolgersi i fatti in modo da poterli inserire e si dice che alcuni nomi verranno cambiati per ragioni di riservatezza. L’altra particolarità sta nella presenza di una lunga prefazione in cui vengono forniti suggerimenti su come leggere il libro e anche una serie di spiegazioni, di interpretazioni e infine di parti che sono state tagliate dal romanzo. Già la ‘prefazione’ che poi è una sorta di capitolo introduttivo mi ha fatto innamorare.

Consiglio il libro a chi vuole leggere qualcosa di diverso.

Voglio assolutamente leggere altro di Eggers, aspetto vostri consigli nei commenti.