venerdì 10 maggio 2024

DOWNTON ABBEY - Serie Tv Stagione 1

TITOLO: Downton Abbey - Serie TV Stagione 1
AUTORE: Julian Fellowes
SCENEGGIATURA: Julian Fellowes - Shelagh Stephenson - Tina Pepler
GENERE: in costume
AMBIENTAZIONE:  Inghilterra tra il 1912 e il 1914



Downtown Abbey Stagione 1

Serie tv in costume ambientata in Inghilterra nello Yorkshire alla tenuta Downton Abbey dei conti di Grantham.

Questa prima stagione affronta gli anni dal 1912 al 1914 inziando e finendo con due eventi storici molto significativi: l’affondo del Titanic e lo scoppio della prima guerra mondiale, eventi che influiscono e cambiano la vita dei nostri personaggi.

Offre uno spaccato storico davvero molto interessante, ormai siamo distantissimi dai tempi dell’aristocrazia i cui membri sostanzialmente non devono fare nulla per mantenersi, non devono lavorare (come lo intendiamo noi oggi) e al contempo hanno al proprio servizio uno stuolo di servitori, di persone che lavorano e servono loro: maggiordomo e governante, valletti e camerieri/e personali che ti preparano i vestiti e ti aiutano ad indossarli, cuoca, autista, camerieri.

Tantissimi personaggi e ben caratterizzati, tutto ruota attorno alle vicende di Downton Abbey e le persone che la abitano a partire dalla famiglia Crawley conti di Grantham - Robert e Cora e le loro tre figlie Mary, Edith e Sibyl (che non potrebbero essere più diverse) e l’onnipresente contessa madre Lady Violet - e tutta la servitù - dal maggiordomo Carson, la governante, i camerieri fino alla sguattera e all’autista - e ai sentimenti che caratterizzano praticamente tutte le vite: amori, invidie, gelosie, vendette, problemi finanziari e lavorativi, segreti…

Iniziamo le presentazioni con i conti di Grantham Robert e Cora Crawley, ad unirli un amore reciproco e sincero (cosa non tanto scontata) insieme hanno tre figlie femmine Mary, Edith e Sibyl molto diverse tra loro e non particolarmente affiatate e infine figura onnipresente è la contessa madre lady Violet. C’è poi tutto il personale di servizio a partire dal maggiordomo Carson un uomo ligio al dovere e alle regole, piuttosto all’antica e in difficoltà rispetto ai cambiamenti che stanno iniziando a immaginarsi, molto legato alla famiglia del conte; la governante Mrs Hughes, Sarah O’Brien la cameriera personale della contessa Cora che fa comunella con il primo cameriere Thomas Baxter (un arrivista senza scrupoli e molto arrogante), le cameriere Anna e Gwen, la cuoca  Beryl fino alla sguattera Daisy (molto ingenua, le sue domande sono una fonte preziosa di informazioni per noi telespettatori) e infine Bates che viene assunto dal conte come suo valletto personale in ragione di una pregressa conoscenza, questo crea scompiglio e malumori all’interno della servitù perché altri ambivano a quel ruolo. Tutto ruota attorno ai sentimenti che caratterizzano praticamente tutte le vite: amori, invidie, gelosie, vendette, problemi finanziari e lavorativi, segreti…

 

Nel corso degli episodi impariamo a conoscere i vari personaggi, ci sono persone per bene, altruiste e generose, altre con sogni e ambizioni e naturalmente non mancano i meschini e malvagi. Tante avventure e tante storie che si intrecciano e anche diverse storie d’amore.

Le vicende si aprono con l’affondo del Titanic che ha delle conseguenze dirette per la famiglia Crawley: a bordo del transatlantico viaggiava il cugino Patrick erede del titolo nobiliare, di tutto il patrimonio e promesso sposo di Mary; è tradizione scritta che tutto il patrimonio vada in eredità unitamente al titolo nobiliare e naturalmente la successione è solo in linea maschile. Ciò apre due problematiche quella di trovare un nuovo pretendente per Mary e quella successoria ed economica, il successore a questo punto è Mattew Crawley un lontano cugino avvocato a Manchester.

Una serie che mi è piaciuta davvero molto e che voglio continuare, l’unico aspetto negativo è la durata degli episodi che superano sempre l’ora.

Fatemi sapere se la conoscete.


venerdì 3 maggio 2024

LE STREGHE DI SMIRNE di MARA MEIMARIDI

TITOLO: Le streghe di Smirne
AUTORE: Mara Meimaridi         
EDITORE: E/O
PAGINE: 621
PREZZO: € 9,50
GENERE: letteratura greca, romanzo storico
LUOGHI VISITATI: Smirne, Turchia a cavallo tra la fine dell'800 e gli inizi del '900
acquistabile su amazon: qui (link affiliato) 


Per me un’opportunità mancata, una storia interessante con una protagonista tosta ma lo sviluppo mi ha lasciato un po’ perplessa.

Protagonista principale è Katina, ma la sua storia ci viene raccontata all’interno di una struttura narrativa particolare nel senso che a parlare è una sua nipote che dopo la morte della zia riceve uno scrigno e dalle carte e istruzioni contenute si realizza una sorta di passaggio o di svelamento di particolari poteri nell’io narrante Maria. Sarà Maria che in stato di trance racconta o meglio scrive sotto dettatura la vita della zia. Si alternano, in modo non regolare, il presente e il passato, passato che è il tempo di Katina e una parte dell’infanzia di Maria in particolare l’estate che trascorse a casa della zia, dove vede e sente cose che lì per lì bambina non capisce.

Le parti su Katina e la sua storia sono bellissime, interessanti, coinvolgenti tiene attaccato alla pagine, Katina è una bambina quando con la madre Eftalia arrivano a Smirne senza un soldo e nel tempo con determinazione metteranno in piedi (ognuna a modo loro) un attività economica e imprenditoriale di successo. Katina è una donna tenace, agguerrita, impavida, una donna lavoratrice e imprenditrice, caparbia che sa imporsi e farsi rispettare, gestirà egregiamente le attività della famiglia del marito pur senza aver ricevuto una particolare formazione né supporto, e ne creerà di proprie, sa trarre il meglio da ogni situazione e non si lascia abbattere. È una donna “self made” che riesce a imporsi in un mondo di e per uomini. Riuscirà a conquistare gli uomini più belli e ricchi di Smirne, ma non siede sugli allori, sì da fare, ci sono i matrimoni, i figli e la vita in una città cosmopolita e in pieno fermento a cavallo tra Otto e Novecento.

È una storia di determinazione e resilienza, coraggio e forza tutta al femminile e con alcuni insegnamenti “femministi” che trovo molto importanti e utili.

“Eftalìa le lanciò un’occhiata e continuò a prestare sul prezzemolo per ridurlo in poltiglia.
Tap…tap…tap...
«Perché ti arrabbi, mamma? Dai, lascia stare i tuoi traffici e la ciccia delle altre. Ti spezzi la schiena per due soldi. Ci manca qualche cosa?».
«Oggi è venuta la sora Pinnéla dal quartiere vecchio» fece Eftalìa. «Ho mandato un po’ di riso a Caterina-la-pazza, quella del quartiere turco. La conosci, no?».
«Sì».
«Tu lo sai che Caterina-la-pazza era la prima signora Tsesmé? Lo sai che Caterina-la-pazza aveva una casa piena di quadri e tappeti, marito, figli, carrozze e ogni altro ben di dio? Lo sai che era generosa e dava a chiunque ne avesse bisogno? Se non lo sai, te lo dico io».
Tap…tap…tap…
«E come ha fatto a ridursi così?» chiese Katina, che si era intanto seduta una sedia.
«È successo perché pensava che tutte quelle cose fossero eterne e che il domani fosse uguale all’oggi e dopodomani ancora meglio. Ma ha perduto il marito e le nuore l’hanno buttata fuori di casa. E lei aveva messo tutto a nome di figli. Così, le ha dato di volta il cervello».
Tap…tap…tap…
«Tuo marito non ha le lire di un pascià, né i tuoi figli di beni di Abramo. Ognuna di noi deve badare a procurarsi il suo personale sostegno, sia di nascosto sia grazie al proprio marito, e a mettersi sempre da parte quanto più denaro può. Altrimenti ci si attacca come le sanguisughe a chiunque, per succhiargli qualche cosa per vivere. E se sei una sanguisuga non sei niente di più di una sanguisuga. E allora dovrai chinare la testa e prenderti le botte e sorbirti le corna e dire pure grazie».
Smise di pestare e la guardò dritto negli occhi.
«Tu lo sai quanti soldi ho io?».
«Ne hai?» chiese stupita Katina.
«Beh, vedi che non lo sai?».
Tap…tap…tap…
«Sai che fa Pinnéla al sor Arghìris, visto che stiamo parlando di lei? ».
«Che fa?».
Katina sorbiva la lezione pervasa da strane sensazioni: capiva che le era sfuggito qualcosa di importante e che doveva anche lei immancabilmente fare qualcosa, al più tardi quella stessa sera.
« ‘Ho preso due ocche di carne, Arghìris’ gli dice ‘e ce la siamo mangiata tutta’. Bugia. Ne ha presa meno di un’occa, l’ha farcita all’inverosimile, l’ha messa al forno con patate e cipolle, per mangiare fino a scoppiare, e il resto dei soldi li ha aggiunti al suo gruzzolo. Quanti ne avrà accumulati Pinnéla fino a oggi, dopo trent’anni della stessa solfa? Forse cento lire d’oro! Te lo saresti aspettato da lei? E una volta che sor Arghìris fu costretto a prendere un prestito per il suo lavoro e stava per impazzire, il pover’uomo, perché gli avrebbero portato via la barca e la pescheria…».
«… gliele diede Pinnèla le lire, naturalmente» concluse Katina come una scolaretta.
«Sei matta? Neanche glielo disse! Lasciò che andasse a cercare un prestito e a lavorare il doppio per tirare avanti alla meglio».
«Che belva!».
«Che volpe!» gridò Eftalìa innervosita. «Chi è Arghìris?».
«È il marito».
«È un estraneo».
«Sì, ma è anche il marito».
«Adesso. Domani potrebbe non esserlo, potrebbe morire, ammalarsi, impelagarsi in un’altra storia».
A questo punto Katina espresse serie obiezioni.
«Ma che dici pure tu, mamma! Sor Arghìris che se la fa con un’altra… Ma l’hai visto com’è Arghìris, che peggio di così non si può? Avrà ottocento anni, tartaglia ed è giallo come un melone. Ha più rughe lui sulla faccia che tutti i cammelli di Smirne messi insieme, anzi è proprio un cammello».
«Ma è un cammello maschio» dichiarò la madre. «Noi finora, mia cara Katina, non abbiamo potuto fare niente di nascosto. Sì e no riuscivamo a mangiare tutti i giorni. Adesso possiamo. Le fortune die non le dispensa ogni giorno».
«Io non ti metterò alla porta, mamma. Non dire sciocchezze».
«Lo so» rispose Efalìa.
E ricominciò a pestare nel mortaio con più rabbia.” 

Però il libro presenta alcuni punti dolenti. Anzitutto (e qui sicuramente è colpa mia) i nomi che sono da un lato distanti da quelli usuali essendo greci/turchi ma soprattutto sono molto simili ad esempio ci sono due personaggi che si chiamano Spiros e Siros, mi domando non ci sono altri nomi?

Poi la mancanza di spiegazioni soprattutto nell’introduzione dei personaggi, si parla di qualcuno come se il lettore già lo conoscesse (o dovesse conoscerlo) ma non è così: avete presente quando sentite due anziani che parlano di persone che conoscono loro e della loro generazione e danno per scontato che tu (come loro) ne conosca vita morte e miracoli? Mi sono sentita un estranea.

Il quadro generale nella narrazione è un po’ confuso e talvolta frettoloso. Mi è dispiaciuto moltissimo che la parte finale dalla vita di Katina non venga sviluppata maggiormente, si chiude praticamente all’improvviso senza spiegazioni, scopriremo qualcosa dopo ma in modo molto sommario. E sul finale del libro ho fatto davvero fatica perché non si capisce più chi è chi e chi fa cosa, è confuso e indefinito e mi ha messo parecchi dubbi.

Il libro tratta molti temi interessanti: la Storia si interpola con le vicende di fantasia, si parla molto di magia e dello stereotipo della donna “strega”; l’emancipazione femminile; c’è un quadro meraviglioso della vita a Smirne tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, una città cosmopolita dove convivono pacificamente e allegramente diverse comunità, scopriamo anche il modo di vivere usi e costumi.

Dicevo che si parla di poteri magici (siamo nell’ambito di un realismo magico) che si distinguono in due categorie: da un lato poteri quasi premonitori che ha Katina che però è usato pochissimo e non viene sviluppato molto (peccato perché poteva essere interessante) e poi l’insieme di pratiche e ricette che fanno una magia pratica, data dall’insieme di intrugli e formule ed è attraverso questa magia che Katina, pur non è bella, riesce ad accalappiare e sposare gli uomini più belli e ricchi di Smirne.

“Finché un giorno, mentre Katina andava a raccogliere i panni, vide nascosto sul legno del recinto un sortilegio. Il segno era stato attentamente sgrossato con la scure e poi la corteccia era stata risistemata. Benedetto il vento, che faceva agitare il bucato e aveva scoperto la spaccatura.
«È l’occhio di Allah» osservò Eftalìa.
Era un pezzo tagliato dalle mutande di Katina, che erano andate perse (ecco dove stavano!), bruciato e rovinato, avvolto in fili incrociati, con le estremità sporcate di nero; il panno era inchiodato con paletti di legno conficcati in tre punti.” 

“…a un certo punto Katina sospettò di sua madre, perché la signora Nina ce l’aveva proprio sullo stomaco e l’aveva colta durante una notte di luna piena a rimescolare della terra di tomba e a leggere il suo taccuino.
«… metti il chiavistello alla porta, mettiti le scarpe e va sul ponte appena tramonta la luna. Due legni seccati sepolti in terra di tomba e raccolti di sera, appena mette fuori il naso la costellazione delle Pleiadi. Occhio non ti veda mentre li prendi. Uniscili nel mezzo con una fune con quaranta nodi e per ogni nodo un pelo di gatta nera e le parole ‘seni baglamak ghighiò ghitzilma…’ Ti lego perché tu la sciolga. Poi fa sulla porta della tua nemica il cerchio funebre. Dì tre volte dentro di te: ‘Ames atethi. Ames seghità. Ames sanklà. Ghighio ghitzilma…’. Seppellisci il sortilegio nella terra, accanto alla casa, in modo che non possa trovarlo e scioglierlo mai. E la disgrazia arriverà. Le anime cattive che chiedono vendetta sono al tuo servizio, seguono l’occhio del morto e si attaccano al cerchio funebre. Non possono fuggire, ma solo entrare nella casa. E chiedono il male. E la disgrazia verrà».” 

 

Personalmente avrei sviluppato solo la storia di Katina, senza gusci narrativi di contorno di cui non trovo il senso.

Nonostante i “difetti” per me vale la pena leggerlo per la figura di Katina e si sua madre Eftalia e le loro storie, c’è una parte sulla vita della madre davvero toccante che mi ricordo perfettamente a distanza di anni.

Vi aspetto nei commenti per sapere se lo avete letto.


venerdì 26 aprile 2024

CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA di GABRIEL GARCÌA MARQUEZ

TITOLO: Cronaca di una morte annunciata
AUTORE: Gabriel Garcìa Marquez traduzione di: Dario Puccini
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 132
PREZZO: € 12,50
GENERE: letteratura colombiana, letteratura sudamericana, libri brevi
LUOGHI VISITATI: Colombia
acquistabile su amazon: qui (link affiliato) 


Lettura stupefacente: ho preso in mano il libro senza grandi aspettative, quasi priva di interesse perché conoscevo già la storia per aver tantissimo sentito parlare (bene) del libro sia perché tutto sommato la trama è semplicissima e quello che accade noi lo sappiamo già. Ma leggere il libro è tutta un'altra cosa pur già conoscendolo! Quindi se come me sapete (o pensate di sapere) già tutto, fatevi il favore di leggerlo merita davvero tanto.

La trama di base è semplicissima: un uomo, Santiago Nazar verrà ucciso dai fratelli Vicario per vendicare un delitto d’onore, tutti lo sanno ma nessuno fa niente per impedirlo.

Abbiamo un io narrate che torna nella città natale di Santiago tanti anni dopo il fatto e ricostruisce quella fatidica giornata, e come dice il titolo è appunto una cronaca dove si dà conto di tutto ciò che accadde, il narratore intervista e ascolta tante persone, è anche lui del luogo e conosce tutti dalla vittima ai carnefici passando per il resto della comunità che è rimasta inerme. Dall’alba i fratelli Vicario vanno in giro dicendo di voler uccidere Santiago Nazar ma nessuno fa o dice nulla, anzitutto perché i delitti d’onore sono cosa buona e giusta (tanto che gli assassini verranno assolti) e poi perché nessuno li prende sul serio: c’è chi le ritiene chiacchere da ubriachi o spacconerie tanto più che vittima e carnefici appartengono a due classi sociali diverse, Nazar è un ricco proprietario terriero quindi una sorta di intoccabile… Ma per una serie di ragioni, coincidenze e casualità invece il fatto si concretizza.

Il racconto è un mezzo per denunciare una società machista, maschilista e patriarcale, una società dove ricorrere al delitto d’onore è possibile e doveroso (ma ricordiamoci che fino agli anni ’80 in Italia esisteva il “matrimonio riparatore”) ed è anche un modo per rendere giustizia ad un caro amico Cayetano Gentile ucciso in un delitto d’onore.

È un libro breve, intenso, che si legge in poche ore (io l’ho letto tutto in un giorno, praticamente in un pomeriggio) è un libro corale, ci sono tanti personaggi, tutto il paese è partecipe del dramma che andrà a compiersi, tutti in qualche modo sono protagonisti, è un dramma comunitario e sociale, molte le persone che a distanza di decenni ricorderanno quella giornata con l’io narrante quando li incontra per ricostruire l’accaduto; ma la voce narrante è una soltanto una quella del nostro narratore scrittore che ricostruisce la vicenda. Resterà il dubbio circa la “colpevolezza” di Santiago, non verrà svelato questo particolare perché la custode del segreto non lo fa e quindi non possiamo conoscere la verità essendo una cronaca, una ricostruzione di fatti.

Si tratta del mio primo approccio a Marquez, sicuramente voglio approfondire la conoscenza già mi aspettano in libreria Cent’anni di solitudine e L’amore ai tempi del colera.

Vi aspetto nei commenti per sapere se lo avete letto (altrimenti fatevi questo regalo) e cos’altro mi consigliate di Marquez.


venerdì 19 aprile 2024

MISS POTTER - FILM

TITOLO: Miss Potter
 REGISTA: Chris Noonan
ATTORI PRINCIPALI: Renée Zellweger
DURATA: 92 min
GENERE: film biografico
AMBIENTAZIONE: Inghilterra dei primi '900


Beatrix Potter è un illustratrice e scrittrice per l’infanzia le sue storie sono famosissime e le voglio assolutamente recuperare anche per Giulia - aspetto che sia un pochino più grande nel senso che mi distrugga le pagine - oltre che per me naturalmente. Hanno per protagonisti animali antroporfizzati come il famosissimo Peter il Coniglio e sono accompagnate da splendidi disegni. Il tratto di Potter è fiabesco sono acquarelli dolcissimi e bellissimi almeno per i miei gusti, che trasmettono un senso di pace.

Beatrix è una grande sognatrice e si lascia guidare dai propri sogni, nonostante le avversità e gli intralci; non ha avuto una vita facilissima ostacolata dalla famiglia (soprattutto dalla madre) e dell’epoca ma anche proprio dalla vita in sé, il destino (chiamatelo come volete) non è stato clemente togliendogli un importante fetta per la felicità ma ha comunque proseguito la sua strada lasciandoci tanti insegnamenti preziosi oltre a opere d’arte meravigliose.

Veniamo alla storia raccontata nel film: incontriamo una Beatrix alla soglia dei trent’anni che gira per vari editori portandosi appresso i suoi amici e le sue storie, cerca qualcuno che le pubblichi. Alla fine i fratelli Warne della Frederick Warne & C. decidono di pubblicare Il racconto di Peter Coniglio, più per gioco senza avere reali aspettative. Non solo ma affidano il progetto editoriale al fratello minore Norman alla sua primissima esperienza lavorativa, come si dice prendono due piccioni con una fava accontentano Beatrix o meglio sfruttano il suo libro (su cui non puntano minimante) per accontentare Norman che vuole lavorare nell’azienda di famiglia invece di rimanere a casa a far compagnia alla madre. Presto Beatrix e Norman capiscono il “gioco” dei fratelli Warne e fanno squadra riuscendo egregiamente nel lavoro. Il libro avrà un successo incredibile e sarà Norman a proporre a Beatrix di continuare la collaborazione e pubblicare altre storie.

Tra i due si crea un forte legame che si tramuta in amore, la famiglia di Potter però è contraria al matrimonio e Beatrix andrà a vivere da sola, grazie al suo lavoro può mantenersi e molto di più. Molto interessante è anche la figura Millie, la della sorella ancora nubile di Norman: le due diventano grandissime amiche. Come accennato prima la vita di Beatrix non sarà sempre facile e perderà un importante fetta di felicità, ma non si fa abbattere neanche in questo caso e continua la sua attività ritirandosi in campagna dove acquista una fattoria e si interessa e si batterà per la tutela dell’ambiente. Il film oltre a edulcorare le vicende e sintetizzarle si concentra principalmente sull’attività di scrittrice e sulla storia d’amore con Norman.

Nel film le vicende sono stata un pochino romanzate, edulcorate perché ci sono delle imprecisioni storiche che in qualche modo romanticizzano la storia e fanno presagire fini più lieti.  È in ogni caso un film molto interessante sotto molti punti di vista: in primo luogo ci presenta una donna fortissima, caparbia e determinata che non si lascia schiacciare o soverchiare dalla società e dalla famiglia, che ha il coraggio di scegliere per se stessa, di non piegarsi a convenzioni sociali, e ricordiamoci che siamo agli inizi del ‘900. Poi offre un quadro storico interessante della vita nella tarda età vittoriana anche con riguardo alle aspettative della società soprattutto sulle donne e il loro ruolo, e sull’editoria e su una nascente consapevolezza e desiderio di tutelare la natura e il mondo che ci circonda.

Beatrix Potter è ricordata e conosciuta (da me per prima) soprattutto per le storie per l’infanzia ma ha fatto molto altro nella sua vita in particolare è stata anche una naturalista e si è battuta, con un grande dispendio di tempo e di risorse, per la salvaguardia dell’ambiente. La sua stessa vita è a mio parare un importante esempio di emancipazione e di coraggio.

Fatemi sapere se avete visto il film.


venerdì 12 aprile 2024

IL PORTO PROIBITO di RADICE e TURCONI

TITOLO: Il porto proibito
AUTORE: Teresa Radice e Stefano Turconi (disegni)
EDITORE: Bao Publishing
PAGINE: 319
PREZZO: € 27
GENERE: graphic novel, letteratura italiana
LUOGHI VISITATI: Inghilterra seconda metà '800
acquistabile su amazon: qui (link affiliato)


Oggi parliamo di un grapich novel o fumetto che è qualcosa che non si vede spesso sulle mie pagine perché non ne leggo molti anche se vorrei approfondire, diciamo che la mia difficoltà maggiore, tra virgolette, con i graphic novel è che la storia non è data solo dal testo, non si leggono solo le parole ma anche e soprattutto le immagini, mi sono abituata a una lettura “veloce” invece le immagini, i disegni richiedono tempo e attenzione – secondo me molto più che la parola scritta.

Questo grapich novel è davvero bello e delicato.

Iniziamo parlando dei disegni che in questo caso rispondono pienamente al mio gusto personale: sono disegni realistici pur rimanendo disegno, stile quasi cartone animato (in questa valutazioni mi sono forse fatta condizionare dall’aver letto che i due hanno lavorato per la Disney), non imitano la fotografia, non sono stilizzati ma sono disegni realistici, veritieri in stile cartone animato se devo fare un paragone mi viene in mente Lady Oscar o Sissi. Principalmente in bianco e nero, ma con delle tavole colorate e poi delle magnifiche tavole di approfondimento e studio legate al mondo di ambientazione della storia.

La storia narrata è dolce e malinconica con un tocco di sovrannaturale, quasi una favola moderna.

 

Inizi dell’800 in Siam un ragazzo viene ripescato dal mare, è un naufrago, non ricorda nulla a parte il suo nome. Abel viene preso a bordo di una nave della Marina Britannica l’Explorer visto che a trovarlo è stato il neo promosso capitano William Roberts. L’Explorer ha appena subito un tradimento, il capitano Stevenson è scomparso senza lasciare tracce e con lui un importante tesoro. Il clima a bordo non è dei migliori ma pian piano Abel riuscirà a entrare nei cuori della ciurma, probabilmente è stato un mozzo perché sulla nave sa muoversi e lavorare molto bene e farà ritorno in Inghilterra sbarcando a Playmouth.

Sulla via del ritorno vede in mare un luogo, una sorta di miraggio potremmo dire che viene chiamato “il porto proibito” e un vecchio marinaio gli dice che solo pochi eletti lo possono vedere; senza sapere perché e cosa significa Abel è fra questi. Una volta tornato in patria la memoria non torna momentaneamente vive presso le sorelle Stevenson (figlie del capitano scomparso) che lo accolgono come fosse un fratello, le ragazze gestiscono una locanda e anche grazie a loro farà amicizia con Rebecca la tenutaria del bordello Pillar.  Sarà grazie a questa amicizia che Abel troverà la sua missione: tornare in mare per svelare la verità sulla scomparsa di Stevenson.

È una storia d’amore sotto molti punti di vista e di coraggio e determinazione, ma anche di vendette e tradimenti.

Voglio leggere altro di questi due autori, ci sono due grapich novel dedicate alla ragazze del Pillar di Playmouth e uno che parla della campagna di Russia durante la seconda guerra mondiale.

Vi aspetto nei commenti per sapere se avete letto questo grapich novel o altri di questi autori e cosa mi consigliate.


venerdì 5 aprile 2024

IL GENIO DEGLI UCCELLI di JENNIFER ACKERMAN

TITOLO: Il Genio degli Uccelli
AUTORE: Jennifer Ackerman         traduzione di: Milena Zemira Ciccimarra
EDITORE: La nave di Teseo
PAGINE: 624
PREZZO: € 17
GENERE: letteratura americana, saggio
LUOGHI VISITATI: diversi in giro per il mondo inseguendo le peculiarità aviarie
acquistabile su amazon: qui (link affiliato)


Il genio degli uccelli è un saggio della naturalista ed ornitologa Jennifer Ackerman dove si esamina l’intelligenza (il genio appunto) degli uccelli secondo alcune macro categorie quali le caratteristiche fisiche e chimiche del cervello aviario, le doti canore, le doti sociali, le doti artistiche, le doti di navigazione/orientamento nello spazio, le doti tecniche e la capacità di adattamento.

“In questo libro, il genio è inteso come la capacità di sapere che cosa stai facendo, di “cogliere” il tuo ambiente circostante, comprendere le cose e scoprire come risolvere i problemi. In altre parole, è un’attitudine ad affrontare le sfide ambientali e sociali con acume e flessibilità, un talento che molti uccelli sembrano possedere in abbondanza. Spesso questo implica fare qualcosa di innovativo, qualcosa di nuovo, come approfittare di una nuova fonte di cibo, o imparare a sfruttarla.

Questo libro è un tentativo di comprendere i differenti tipi di ingegno che hanno garantito agli uccelli un così grande successo evolutivo, e il modo in cui sono emersi. È una sorta di viaggio, che si avventura in luoghi lontani quali la Barbados e il Borneo, e vicinissimo come il giardino di casa mia (non c’è bisogno di recarsi in località esotiche o di vedere specie esotiche per constatare l’intelligenza degli uccelli: è ovunque attorno a noi, dalle mangiatoie per uccellini ai parchi di paese, alle strade delle città ai cieli). È anche un viaggio nel cervello degli uccelli, fino alle cellule e alle molecole che generano il loro pensiero, e a volte anche il nostro. […] Il cosiddetto uomo comune del mondo aviario mi interessa tanto quanto gli Einstein. Avrei potuto scegliere altre specie, come protagoniste del mio libro, ma ho scelto queste per un semplice motivo: hanno grandi storie da raccontare, storie che chiariscono cosa succede probabilmente nella mente di un uccello mentre risolve i problemi attorno a sé, e che forse possono gettare luce su cosa succede nelle nostre menti. Tutti questi uccelli ci sollecitano a riflettere in maniera inedita su cosa significa essere intelligenti.”

È un saggio scientifico ma godibile anche da chi non è ornitologo o naturalista, è alla portata di tutti i lettori grazie a una narrazione piuttosto agevole e leggera coniugata alla spiegazione di tutto il lavoro scientifico e di ricerca che viene citato e dai costanti paragoni tra gli uccelli e altri animali, compreso l’uomo (nonché le branche scientifiche come psicologia e neuroscienze proprie degli esseri umani).

Nel testo si analizza il cervello aviario sia da un punto di vista fisico-chimico sia dal punto di vista delle capacità in relazione o per compiere varie attività. Ci si interroga sul perché di certi comportamenti degli uccelli e sul dove “peschino” le loro abilità. Ci si interroga sulle differenze nell’intelligenza e nelle capacità degli uccelli riscontrate non solo tra specie diverse ma anche tra volatili della stessa specie; e si parla anche di individualità/personalità dei singoli uccelli.

Non mancano le curiosità, ce ne sono davvero tantissime ad esempio scopriamo che alcuni uccellini hanno imparato a cibarsi dello zucchero contenuto nelle bustine che si trovano nei tavoli all’aperto dei bar, ci sono uccelli che sanno riconoscere diverse corrente artistiche, altri che sanno abbaiare oppure, ancora, dei pappagalli tornati in natura hanno insegnato le parolacce agli altri.

Vengono citati non solo tanti uccelli e tanti esperimenti e studi e un’idea può essere quella di googlare magari le cose più curiose e o interessanti che leggiamo; può essere un modo per approcciarsi al mondo dell’ornitologia ma anche per guardare fuori dalla nostra finestra con maggior consapevolezza.

Io da sempre sostengo che la natura e gli animali siano migliori dell’uomo e leggendo questo libro ne ho avuto – ancora una volta – conferma. La sua lettura accresce la sensibilità verso il mondo esterno ma resterà col lettore: basterà osservare la natura che ci circonda per vedere degli uccelli e porsi delle domande di cui si trova risposta nel libro, a tutti è capitato di sentire cantare un uccello ma ci siamo mai fermati a chiederci come fanno a produrre i suoni e che funzioni svolgono? Queste sono il tipo di domanda le cui risposte si trovano nel libro di Ackerman.

Trovo sia un libro perfetto per chi come me ama la natura e gli animali, è come leggere un documentario, non fatevi spaventare dalla mole.

Non posso che condividere le parole di Ackerman:

“…la mia speranza è che quando finirete di leggere queste pagine, la cincia e il corvo, il mimo e il passero, vi appariranno infine sotto una luce un po’ diversa, ovvero più simili ai brillanti compagni di viaggio su questa terra che in effetti sono: creature intraprendenti, creative, astute, giocose e scaltre, che comunicano tra loro con “accenti” diversi, prendono complicate decisioni di navigazione senza bisogno di chiedere indicazioni, ricordano dove hanno messo qualcosa usando determinati punti di riferimento e la geometria, rubano soldi e sottraggono cibo e sono in grado di comprendere lo stato mentale di un altro soggetto.”


mercoledì 27 marzo 2024

AUTOSTOP CON BUDDHA di WILL FERGUSON

TITOLO: Autostop con Buddha 
AUTORE: traduzione di:
EDITORE: Feltrinelli collana Universale Economica
PAGINE: 454
PREZZO: € 14
GENERE: letteratura canadese, letteratura di viaggio, reportage di viaggio
LUOGHI VISITATI: Giappone
acquistabile su amazon: qui (link affiliato) 







Un viaggio attraverso tutto il Giappone inseguendo la fioritura dei ciliegi in autostop. Un libro ironico con un narratore molto simpatico ma anche molto preparato; che ci porta a viaggiare e scoprire il Giappone non solo geografico ma anche storico, culturale e sociale seguendo un itinerario molto singolare e suggestivo ma anche molto caratteristico. In Giappone c’è una venerazione per la fioritura dei ciliegi:

“Ogni primavera, un’ondata di fiori investe il Giappone. Parte dalle Okinawa e si riversa da un’isola all’altra fino al continente. Esplode a Capo Sata e si sposta verso nord, su e giù per le alture, fino alla punta estrema della lontana Hokkaido, dove si disperde e cade nel mare settentrionale.
Lo chiamano Sakura Zensen, il “Fronte dei Fiori di Ciliegio”, e ne monitorano l’avanzata con uno zelo che normalmente è riservato solo agli eserciti in massa. Ogni sera i telegiornali forniscono un rapporto sull’avanzata, con mappe dettagliate che mostrano le prime linee, le linee secondarie e la percentuale di fiori in ogni singola area. ‘Oggi Shimabara ha raggiunto il trentasette per cento di fiori sbocciati’.
Non esiste altro luogo al mondo in cui la primavera arrivi con tanta teatralità quanto in Giappone. Quando sbocciano, i fiori di ciliegio colpiscono come un uragano. Ciliegi nodosi, che passano inosservati per gran parte dell’anno, fioriscono in un baleno come fontane che si accendono all’improvviso.
L’arrivo dei Sakura segna la fine dell’inverno. Così come segna l’inizio dell’anno scolastico e la chiusura degli affari. È un periodo frenetico, tempo di esami finali e bilanci aziendali. Bisogna chiudere i conti, sistemare la contabilità, ultimare i lavori. Il Karoshi (la “morte per sfinimento”) raggiunge il suo culmine a marzo. Scadenze, esami, passaggi di governo: è allora che, a cavallo del vento di aprile, arrivano i fiori di ciliegio. E con uno sbalzo estremo, di quelli che sembrano caratterizzare la vita dei giapponesi, il paese scivola dal lavoro intensivo al gioco intensivo. Le folle si ammassano sotto gli alberi in fiore, il sakè scorre a fiumi, le cravatte si sciolgono, e si compongono e si recitano haiku spontanei e appassionati.
Le feste dei fiori di ciliegio, chiamate hanami, rappresentano un’occasione per guardarsi indietro e guardare avanti, dimenticare i propri dolori o festeggiare un altro anno fortunato. Si brida ai colleghi, agli amici assenti, ai parenti lontani, e ai sakura medesimi. Poi, alla stessa velocità con la quale sono arrivati, i fiori di ciliegio si disperdono. Cadono come coriandoli, e al loro passaggio lasciano il posto alla scintillante calura estiva e ai toni verde scuro, allo squallore umido della stagione delle piogge, ai tifoni di fine agosto. Al culmine della fioritura e della bellezza i Sakura durano solo pochi giorni".
 

Will Ferguson, la nostra voce narrante, ci racconta di questo viaggio che ha fatto per davvero a seguito di una scommessa:

“Un anno, più ubriaco del solito, annunciai al mio gruppetto di insegnanti giapponesi che avevo intenzione di seguire il Fronte dei Ciliegi fino a Hokkaido, all’estremità settentrionale del Giappone. O perlomeno, questo è quello che mi stato riferito. Non ricordo di aver pronunciato quel giuramento, ma tutti non facevano che rammentarmelo. Tra questi, il mio supervisore, che si preoccupava continuamente die miei progetti. […]
«Il preside è rimasto molto colpito dalla tua decisione. Secondo lui, tu hai compreso, la Reale Essenza del Giappone.»
Ovviamente, si trattava di complimenti senza senso. I giapponesi amano profondersi in elogi inutili a favore degli occidentali. Se un occidentale riesce a maneggiare i bastoncini, loro gli fanno i complimenti per l’eccellente coordinazione oculo-manuale; se riescono a intercettare un pop fly debole nel campo di sinistra, riceverà elogi per la sua abilità sportiva; se impara a dire ciao in giapponese, verrà lodato per la sua pronuncia fluente e così via. La farse ricorrente in questi casi è Jozu desu ne! Che significa ‘Ehi amico, sei proprio bravo!’, ma che si potrebbe tradurre più accuratamente in ‘Niente male, per uno così scemo’.”

Ferguson è un giornalista e scrittore canadese, che ha insegnato inglese in Giappone per qualche anno è quindi un ‘occidentale’ questo ci permette di scoprire/entrare ancora di più nel Giappone perché ci segnala similitudini e diversità tra il “nostro mondo occidentale” e quello nipponico.

L’aspetto che maggiormente caratterizza la narrazione è l’ironia, che rende il libro ancor più piacevole e fruibile, leggendo si impara molto e con tanto divertimento. È un po’ come sentire parlare l’amico avventuroso e spiritoso del suo ultimo e folle viaggio. Mette davvero tanta voglia di scoprire il Giappone sia visitandolo sia leggendo altri libri ma anche semplicemente googlando i luoghi che lui ha visitato e che cita nel libro e ce ne sono tantissimi.

“Le guide di viaggio sono fantastiche per avere una panoramica superficiale – e se non esistessero sarei perduto – ma per andare davvero a fondo e sporcarsi le mani, per vagabondare nelle zone più remote, per insinuarsi nel Giappone meno scontato, bisogna viaggiare in compagnia delle persone che ci vivono. I passeggeri dei treni, anche se stanno viaggiando in modo indipendente, in fin dei conti rimangono spettatori. Gli autostoppisti sono cospiratori, compagni di viaggio.

Vengono raccontati tanti aneddoti ed esperienze dirette innanzitutto legate al viaggio ma anche in generale della sua vita in Giappone. Ci racconta i luoghi che visita e le persone che incontra, Ferguson fa un viaggio epico principalmente in autostop quindi conosciamo dei “giapponesi veri” reali, persone con una vita e un lavoro, delle preoccupazioni e dei sogni che lo caricano in macchina e fanno un pezzo di strada assieme, e lui ci racconta come sono, cosa fanno, cosa dicono. Si parla di tante cose, tanti aspetti dalla religione, al pachinko, al nazionalismo, alle tradizioni, teatro e musica caratteristici, ai castelli, alle terme, ai modi di ragionare e vedere l’ambiente circostante alle regole di comportamento, come l’altissimo senso del dovere e della responsabilità che caratterizzano la cultura giapponese, dalle locande alle case di piacere fino ai canoni di bellezza. E naturalmente tante curiosità e approfondimenti sui ciliegi e la loro fioritura.

 

Forse forse l’unico difetto è il finale, che sembra assurdo ma è un finale aperto, avrei apprezzato molto due parole sul ritorno e magari anche sull’accoglienza da parte di colleghi e amici che l’avevano tanto spronato a mantenere la promessa fatta.

Sicuramente leggerò altro di Ferguson che è conosciuto per delle “guide” ironiche sul Canada e per questo reportage di viaggio, in Italia al momento è arrivato un solo romanzo intitolato Felicità.

Libro superconsigliato.

Avete letto questo libro? Conoscete Will Ferguson? Fatemelo sapere nei commenti