EDITORE: Feltrinelli collana Universale Economica
PAGINE: 454
PREZZO: € 14
GENERE: letteratura canadese, letteratura di viaggio, reportage di viaggio
LUOGHI VISITATI: Giappone
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Un viaggio attraverso tutto il
Giappone inseguendo la fioritura dei ciliegi in autostop. Un libro ironico con
un narratore molto simpatico ma anche molto preparato; che ci porta a viaggiare
e scoprire il Giappone non solo geografico ma anche storico, culturale e sociale
seguendo un itinerario molto singolare e suggestivo ma anche molto
caratteristico. In Giappone c’è una venerazione per la fioritura dei ciliegi:
“Ogni primavera, un’ondata di fiori investe il Giappone. Parte dalle Okinawa e si riversa da un’isola all’altra fino al continente. Esplode a Capo Sata e si sposta verso nord, su e giù per le alture, fino alla punta estrema della lontana Hokkaido, dove si disperde e cade nel mare settentrionale.
Lo chiamano Sakura Zensen, il “Fronte dei Fiori di Ciliegio”, e ne monitorano l’avanzata con uno zelo che normalmente è riservato solo agli eserciti in massa. Ogni sera i telegiornali forniscono un rapporto sull’avanzata, con mappe dettagliate che mostrano le prime linee, le linee secondarie e la percentuale di fiori in ogni singola area. ‘Oggi Shimabara ha raggiunto il trentasette per cento di fiori sbocciati’.
Non esiste altro luogo al mondo in cui la primavera arrivi con tanta teatralità quanto in Giappone. Quando sbocciano, i fiori di ciliegio colpiscono come un uragano. Ciliegi nodosi, che passano inosservati per gran parte dell’anno, fioriscono in un baleno come fontane che si accendono all’improvviso.
L’arrivo dei Sakura segna la fine dell’inverno. Così come segna l’inizio dell’anno scolastico e la chiusura degli affari. È un periodo frenetico, tempo di esami finali e bilanci aziendali. Bisogna chiudere i conti, sistemare la contabilità, ultimare i lavori. Il Karoshi (la “morte per sfinimento”) raggiunge il suo culmine a marzo. Scadenze, esami, passaggi di governo: è allora che, a cavallo del vento di aprile, arrivano i fiori di ciliegio. E con uno sbalzo estremo, di quelli che sembrano caratterizzare la vita dei giapponesi, il paese scivola dal lavoro intensivo al gioco intensivo. Le folle si ammassano sotto gli alberi in fiore, il sakè scorre a fiumi, le cravatte si sciolgono, e si compongono e si recitano haiku spontanei e appassionati.
Le feste dei fiori di ciliegio, chiamate hanami, rappresentano un’occasione per guardarsi indietro e guardare avanti, dimenticare i propri dolori o festeggiare un altro anno fortunato. Si brida ai colleghi, agli amici assenti, ai parenti lontani, e ai sakura medesimi. Poi, alla stessa velocità con la quale sono arrivati, i fiori di ciliegio si disperdono. Cadono come coriandoli, e al loro passaggio lasciano il posto alla scintillante calura estiva e ai toni verde scuro, allo squallore umido della stagione delle piogge, ai tifoni di fine agosto. Al culmine della fioritura e della bellezza i Sakura durano solo pochi giorni".
Will Ferguson, la nostra voce
narrante, ci racconta di questo viaggio che ha fatto per davvero a seguito di
una scommessa:
“Un anno, più ubriaco del solito, annunciai al mio gruppetto di insegnanti giapponesi che avevo intenzione di seguire il Fronte dei Ciliegi fino a Hokkaido, all’estremità settentrionale del Giappone. O perlomeno, questo è quello che mi stato riferito. Non ricordo di aver pronunciato quel giuramento, ma tutti non facevano che rammentarmelo. Tra questi, il mio supervisore, che si preoccupava continuamente die miei progetti. […]
«Il preside è rimasto molto colpito dalla tua decisione. Secondo lui, tu hai compreso, la Reale Essenza del Giappone.»
Ovviamente, si trattava di complimenti senza senso. I giapponesi amano profondersi in elogi inutili a favore degli occidentali. Se un occidentale riesce a maneggiare i bastoncini, loro gli fanno i complimenti per l’eccellente coordinazione oculo-manuale; se riescono a intercettare un pop fly debole nel campo di sinistra, riceverà elogi per la sua abilità sportiva; se impara a dire ciao in giapponese, verrà lodato per la sua pronuncia fluente e così via. La farse ricorrente in questi casi è Jozu desu ne! Che significa ‘Ehi amico, sei proprio bravo!’, ma che si potrebbe tradurre più accuratamente in ‘Niente male, per uno così scemo’.”
Ferguson è un giornalista e
scrittore canadese, che ha insegnato inglese in Giappone per qualche anno è quindi
un ‘occidentale’ questo ci permette di scoprire/entrare ancora di più nel
Giappone perché ci segnala similitudini e diversità tra il “nostro mondo occidentale”
e quello nipponico.
L’aspetto che maggiormente
caratterizza la narrazione è l’ironia, che rende il libro ancor più piacevole e
fruibile, leggendo si impara molto e con tanto divertimento. È un po’ come
sentire parlare l’amico avventuroso e spiritoso del suo ultimo e folle viaggio.
Mette davvero tanta voglia di scoprire il Giappone sia visitandolo sia leggendo
altri libri ma anche semplicemente googlando i luoghi che lui ha visitato e che
cita nel libro e ce ne sono tantissimi.
“Le guide di viaggio sono fantastiche per avere una panoramica superficiale – e se non esistessero sarei perduto – ma per andare davvero a fondo e sporcarsi le mani, per vagabondare nelle zone più remote, per insinuarsi nel Giappone meno scontato, bisogna viaggiare in compagnia delle persone che ci vivono. I passeggeri dei treni, anche se stanno viaggiando in modo indipendente, in fin dei conti rimangono spettatori. Gli autostoppisti sono cospiratori, compagni di viaggio.”
Vengono raccontati tanti aneddoti
ed esperienze dirette innanzitutto legate al viaggio ma anche in generale della
sua vita in Giappone. Ci racconta i luoghi che visita e le persone che
incontra, Ferguson fa un viaggio epico principalmente in autostop quindi conosciamo
dei “giapponesi veri” reali, persone con una vita e un lavoro, delle
preoccupazioni e dei sogni che lo caricano in macchina e fanno un pezzo di
strada assieme, e lui ci racconta come sono, cosa fanno, cosa dicono. Si parla
di tante cose, tanti aspetti dalla religione, al pachinko, al nazionalismo,
alle tradizioni, teatro e musica caratteristici, ai castelli, alle terme, ai
modi di ragionare e vedere l’ambiente circostante alle regole di comportamento,
come l’altissimo senso del dovere e della responsabilità che caratterizzano la
cultura giapponese, dalle locande alle case di piacere fino ai canoni di
bellezza. E naturalmente tante curiosità e approfondimenti sui ciliegi e la
loro fioritura.
Forse forse l’unico difetto è il
finale, che sembra assurdo ma è un finale aperto, avrei apprezzato molto due
parole sul ritorno e magari anche sull’accoglienza da parte di colleghi e amici
che l’avevano tanto spronato a mantenere la promessa fatta.
Sicuramente leggerò altro di
Ferguson che è conosciuto per delle “guide” ironiche sul Canada e per questo
reportage di viaggio, in Italia al momento è arrivato un solo romanzo
intitolato Felicità.
Libro superconsigliato.
Avete letto questo libro?
Conoscete Will Ferguson? Fatemelo sapere nei commenti
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