giovedì 3 gennaio 2019

2018.....2019

Questo è il periodo dei bilanci e dei buoni propositi per l'anno appena iniziato.
Il 2018 è stato un anno pieno, anche di cambiamenti, alcuni dannatamente tristi alti molto belli: tutti impegnativi che hanno ridotto il tempo da poter dedicare alla lettura.
L'anno appena concluso è quello in cui ha iniziato a prendere maggiormente forma il blog, in cui ho aperto le due pagine social correlate. Vorrei fare un breve bilancio delle letture, di tutte quelle di cui ho parlato qui sul blog da quando, finalmente ho preso coraggio e l'ho aperto; è passato ormai un anno e mezzo e, anche per vicessitudini personali è ancora un blog piccolissimo in cui vi ho parlato di una ventina di libri e di qualche film.
Le letture fatte finora le suddivido in gruppi. Anzitutto ci sono i romanzi storici, uno dei miei generi preferiti in assoluto ("Il cimitero di Praga", "Il nome della rosa", "La colonna di Fuoco" e "L'assasinio di Socrate").
Poi la letteratura statunitense con Harper Lee, desideravo leggere i suoi libri da anni e finalmente ci sono riuscita, "Il buio oltre la siepe" e "Va, metti una sentinella" (io preferisco il primo voi?), poi Kent Haruf con "Benedizione" (ho già acquistato anche gli altri due volumi della trilogia di Holt e non vedo l'ora di tornarci); Steinbeck con La perla, ho in wish list "Uomini e topi" e "Furore", non mi sono potuta esimere dal dare una seconda possibilità a "La perla" letto a scuola ai tempi delle medie con scarso entusiasmo; mi sono poi approcciata a Bukowski con "Pulp", piacevollissima sorpresa. In infine in questa categoria metto anche "Memorie di una Geisha" perché Golden è statunitense, anche se con questo libro mi sono approcciata al Giappone e al mondo segreto ed affascinante (ma anche crudele) delle geishe.
Ci sono poi le letture di reportage: "C'era una volta l'Urss", "La mia lotta per la libertà" e "Terre Scomparse".
Altra categoria a me cara è quella delle "favole" quei libri più "leggeri", magari di mero intrattenimento, che però sono comunque in grado di far riflettere e insegnare qualcosa: "Jum fatto di buio" (della serie di Olga di Carta), "Diario di un ottantacinquenne", "Tutte le favole" di Sepulveda e anche "La vita segreta delle mucche".
Altra grande scoperta del 2018 è stata "Qualcuno con cui correre" di Grossman che mi ha permesso un viaggio a Gerusalemme e uno anche all'interno delle profonde dinamiche dell'amicizia.
Infine due grandi classici: "Canto di Natale" e "Il giro del mondo in ottanta giorni".
Tutte le mie letture mi sono piaciute per motivi diversi, sarà anche che leggendo poco seleziono con estrema cura i libri da leggere.

Primo proposito per il 2019 è leggere di più. Voglio leggere più letteratura italiana e fare anche letture a tema con i vari periodi dell'anno. Voglio leggere un libro di Murakami, uno di Roth, uno di Hossein e uno di Andrea Vitali: in proposito aspetto vostri consigli! Poi ho deciso che questo anno 2019 è l'anno in cui devo leggere "I Malavoglia" di Verga. Cercherò di essere più presente e attiva sia sul blog che sulle pagine social.
Voglio visitare nuovi Paesi attrarso i libri in particolare Cina, Marocco e Africa, Sudamerica e India sono le mete che maggiormente mi attraggono, anche qui aspetto vostri suggerimenti. Vorrei parlarvi di più anche di film e serie tv e dedicarmi alla lettura di saggi, ce ne sono alcuni che davvero mi interessano e non vedo l'ora di leggere.

Infine voglio augurarvi un 2019 di pieno di libri ma soprattutto pieno di soddisfazioni e felicità.
Quali sono i vostri bilanci e i vostri buoni propositi?

lunedì 31 dicembre 2018

CANTO DI NATALE - CHARLES DICKENS

TITOLO: Canto di Natale
AUTORE: Charles Dickens
EDITORE: BUR - Biblieteca Universale Rizzoli - collana Deluxe
PAGINE: 158
PREZZO: 17,00 euro
GENERE: letteratura inglese - classico - libro a tema Natale
LUOGHI VISITATI: Inghilterra vittoriana
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Finalmente una lettura a tema qui sul blog (anche se un po' in ritardo.....) e non potevo iniziare meglio: un classico della letteratura e un autore ancor più classico, Dickens, i cui romanzi ambientati in epoca vittoriana sono una pietra miliare della letteratura (che finiscono dritti in wishlist).
Un super classico di Natale, visto e rivisto, proposto in tutte le salse. La mia preferita è quella Disney con Zio Paperone nei panni di Scrooge.
La storia la conoscono tutti un: vecchio uomo d'affari, Ebenezer Scrooge, tiranno e avido, che una notte di Natale riceve in visita il fantasma del suo vecchio socio, Marley.
 "....Duro e acuto come una selce dalla quale non c'è acciaio che riuscisse a far sprizzare una scintilla di generosità; chiuso, controllato e solitario come un ostrica......"
Marley lo avvisa di aver chiesto l'intercessione di tre spiriti perché lo aiutino a diventare un uomo migliore. Se non si aiuta il prossimo mentre si è in vita, una volta morti non è possibile lasciare il mondo e il proprio spirito vaga trascinando la pesante catena che si è costruita negli anni con i propri "errori"; ma la tortura peggiore è vedere persone che hanno bisogno di aiuto e non poter fare nulla per loro.  ".....la ragione della pena di tutti quei fantasmi era evidente: tentavano di intervenire a fin di bene negli affari terreni, ma i loro sforzi erano destinati a un eterno insuccesso....."
Arrivano gli spiriti: quello dei Natali passati che fa rivivere a Scrooge la propria infanzia, l'adolescenza e la prima età adulta. Poi arriva lo Spirito del Natale presente che mostra a Scrooge la magia del Natale, come lo vivono i Cratchit e Fred, rispettivamente commesso e nipote di Scrooge. E infine lo Spirito dei Natali futuri che mostra cosa accadrà o meglio cosa potrebbe accadere e non c'è nulla di buono. "....«Non sono state strappate via» esclamò, stringendo fra le braccia una delle cortine del letto. «Non sono state strappate, anelli e tutto! Sono qui. Io sono qui. Le ombre delle cose che potrebbero essere possono ancora venire disperse. E lo saranno, lo so, ne sono sicuro!»..."
Scrooge capisce, capisce l'importanza del Natale e di vivere lo spirito natalizio tutto l'anno, e cambia.
La vita di Ebenezer Scrooge non è stata facile mai e tutto ha contribuito a renderlo un burbero solitario attacato esclusivamente al denaro che però non lo rende affatto felice, ed è importante per Scrooge capire cos'è la felicità per lui, come poter essere d'aiuto agli altri, lasciare un ricordo, positivo, di sé al mondo.
Un accenno a parte merita la storia di Bob Cratchit il commesso che lavora per Scrooge, gran lavoratore, povero e sfortunato ma cionostante amante dell Natale e di quella magia che crea:
"....non vi era nulla di aristocratico in tutto questo. Essi non erano belli, non erano eleganti, le loro scarpe erano ben lungi dall'essere impermeabili all'acqua, i loro vestiti erano lisi, quelli di Peter sembravano usciti dalla bottega di un rigattiere, e probabilmente lo erano. Eppure erano felici, riconoscenti, buoni l'uno con l'altro, contenti del presente......"
"Diventò il migliore degli amici, il migliore dei padroni, il migliore degli uomini della vecchia città, di ogni altra vecchia città, paese o borgo del buon vecchio mondo. Qualcuno rise di questo mutamento, ma egli lo lasciò ridere e non ci fece caso, perché era abbastanza saggio da sapere che nulla di buono succede su questa terra, senza che qualcuno, sulle prime, si prenda il gusto di riderne."
Una favola meravigliosa. Ma dietro questa c'è molto di più: c'è la denuncia a quelle che sono le pieghe dell'epoca vittoriana come povertà e lavoro minorile, qui trattati quasi incidentalmente ma cavalli di battaglia di altri grandi romanzi come David Copperfiel e Oliver Twist.
Le descrizioni sono ben curate e il racconto suddiviso in cinque parti: la presentazione di Scrooge con l'apparzione di Marley, le visite dei tre Spiriti suddivisi in parti singole e la fine della storia. La mia edizione del romanzo è molto pregiata, edita BUR Rizzoli (classici deluxe), accompagnata da magnifiche illustrazioni di P.J. Lynch, un piccolo capolavoro.
Voi cosa avete letto di Dickens?


mercoledì 19 dicembre 2018

LA VITA SEGRETA DELLE MUCCHE - ROSAMUND YOUNG

TITOLO: La vita segreta delle mucche
AUTORE: Rosamund Young
EDITORE: Garzanti
PAGINE: 140
PREZZO:15,00 Euro
GENERE: letteratura inglese - memoir
LUOGHI VISITATI: fattoria bio Kite's Nest nello Worcestershire in Inghilterra
acquistabile su amazon: qui (link affiliato)



"Di mucche, come di persone, ce ne sono di tutti i tipi. Possono essere molto intelligenti, oppure un po' dure di comprendonio; amichevoli, premurose, litigiose, docili, creative, un po' tonte, orgogliose o timide. In una mandria abbastanza grande sono presenti tutte queste caratteristiche, e da molti anni siamo fermamente convinti che è giusto trattare i nostri animali come individui."

"La vita segreta delle mucche" è un libricino molto interessante, scorrevole, divertente; ma non solo.
Rosamund Young, l'autrice, è un titolare assieme, al fratello Richiard, di una fattoria la Kite's Nest in Inghilterra. Portano avanti con tantissimo amore per gli animali e la natura l'attività iniziata dai genitori, da sempre improntata al biologico, quando questa tipologia di allevamento, o forse è meglio dire stile di vita, se seguito con determinazione e convinzione, ancora non era nata.
Vorrei iniziare il mio commento al libro dalla parte di intrattenimento quella dove Rosamund Young racconta le mille peripezie che nella sua vita di allevatrice ha visto: tutte le curiosità, le vicende delle famiglie "storiche" di mucche, aneddoti relativi a particolari situazioni, parti, piccoli incidenti, amicizie, preferenze in fatto di alimentazione, i modi di comunicare degli animali. Nel libro si parla principalmente di mucche, ma c'è spazio anche per altri animali da fattoria come galline, maiali e pecore; con storie di amicizie anche tra specie diverse.
Ma nel libro c'è anche altro: c'è la denuncia agli allevamenti intensi, all'uso massicio e massivo di farmaci, soprattutto antibiotici (spesso dati in modo generalizzato a tutti gli animali a mo' di prevenzione e non di cura mirata all'occorenza), all'alimentazione "artificiale". Tutto questo crea moltissimo stress per gli animali, che vengono privati della loro esistenza, ma non solo tutto ciò si ripercuote anche sulla salute degli uomini: su ciò che mangia e sull'ambiente in cui vive.
Le due tematiche sono ben mescolate all'interno del libro, non c'è una separazione netta, anche perchè il raccontare un particolare anedotto diventa il punto di partenza per sostenere, anche con esempi concreti, la lotta agli allevamenti intensivi.
"....Eppure, nel corso del tempo, tutta questa saggezza ce la siamo dimenticata o l'abbiamo ignorata. Nutrire gli animali è, o dovrebbe essere, di una semplicità immediata: i merli hanno bisogno di vermi, i leoni di carne, le pecore e le mucche di erba. Ma ecco che una pressione intollerabile a tagliare i costi fa sì che molti allevatori setaccino i mercati internazionali alla ricerca di mangimi più a buon mercato, e spesso meno adeguati. Se facciamo il pieno alla nostra auto con il carburante indadatto, i motore funzionerà male o si fermerà. Certo: accorgersi dell'effetto che ha un'alimentazione errata sulle persone o sugli animali richiede più tempo, ma le conseguenze sono ugualmente negative e permanenti. Più di due terzi delle campagne del Regno Unito sono adibiti a pascolo. Del resto, la maggior parte dei terreni è inadatta alla coltivazione, e quindi allevare bovini e ovini è l'unico modo per ottenere il cibo. Noi non possiamo mangiare erba, ma il bestiame è progettato proprio per questo scopo. Al momento, però, ampie aree di terra arabile sono utilizzate per produrre piante che poi serviranno come alimento per il bestiame: l'opzione di gran lunga meno sostenibile. I pascoli "sequestrano" il carbonio, mentre l'aratura lo diffonde nell'atmosfera. Le mandrie e le greggi sono molto criticate per le loro emissioni di metano. Non sono un'esperta in materia, ma noto che nessuno sembra accorgersi che, quando il prato viene convertito in campo arabile, le siepi si rimpiccioliscono gradualmente fino a scomparire, spesso causando la perdita di moltissime alberi da siepe. Gli alberi e le siepi hanno un ruolo ben noto nella conservazione dell'ambiente naturale, ma sono altresì essenziali per la "cattura" del carbonio che, almeno in parte, compesa le emissioni di metano. ...... Una produzione alimentare più sostenibile e sistemi di allevamento più attenti al benessere degli animali potranno diffondersi solo se questi costi saranno compresi e riconosciuti dalla società e dei governi." (pagine 120-121-122)
E' un libro che deve far riflettere anche sulle scelte che come consumatori facciamo e dell'enorme potere che possiamo esercitare perchè il mondo dell'agricoltura cambi, purtroppo le persone come Rosamund Young sono pochissime.

Consiglio a tutti la lettura di questo libro anzittutto perchè cambia il modo in cui guardiamo agli animali, facendoci scoprire tante particolarità, oltre a infinite somiglianze con gli esseri umani (io sono una super fan degli animali e da sempre li reputo superiori agli umani). Però è molto importante anche l'aspetto di denuncia agli attuali sistemi di agricotura e di testimonianza degli effetti benefici del biologico; voglio sottolineare che i toni sono sempre delicati e basati sul buonsenso e sull'osservazione del mondo reale, senza cedere al fanatismo.
Il libro è corredato anche da meravigliose illustrazioni di Anna Koska; e presenta un interessante introduzione di Alan Bennett (non c'è bisogno che dica altro........).
Voi lo avete letto? Avete libri che trattano queste tematiche da consigliarmi?

domenica 21 ottobre 2018

IL NOME DELLA ROSA - UMBERTO ECO

TITOLO: Il nome della rosa
AUTORE: Umberto Eco
EDITORE: Bompiani
PAGINE: 533
PREZZO: 15 euro
GENERE: letteratura italiana - classico moderno - giallo storico
LUOGHI VISITATI: Italia del '300
PREMI: vincitore del Premio Stregha nel 1981
acquistabile su amazon: qui (link affiliato)





Un legame speciale mi lega a questo libro: è il primo libro usato che ho comperato su internet, saranno quattro anni fa, quando ancora non conoscevo nulla di libri….. ora sto molto attenta anche alle edizioni, sono molto critica e selettiva….. Questo libro ha ancora il prezzo in lire, stampato nel 1994, puzza anche di vecchio, però ha una dote favolosa: terminato il romanzo troviamo le postille a "Il nome della rosa", scritte dallo stesso Eco (non so se sono presenti anche nelle edizioni più recenti, la prima volta che vado in libreria provo a controllare). Nelle postille Eco racconta il romanzo, la sua genesi, la scelta del titolo, la particolarità del primo centinaio di pagine. Rappresentano una sorta di brevissimo saggio sulla narrativa anche generale (valevole per qualsiasi romanzo) pur contenendo moltissimi aneddoti su "Il nome della rosa"  e di tutte le scelte che un autore deve compiere. Per me hanno rappresentato una piacevolissima sorpresa, un assaggio di Eco saggista, che mi ha fatto venir voglia di leggere altro di suo oltre ai romanzi, penso soprattutto a "Storia delle terre e dei luoghi leggendari".
Una premessa è d'obbligo, avevo "sentito dire" e poi anche riscontrato che il primo centinaio di pagine è piuttosto "pesante", la narrazione è molto lenta; è vero io avrei comunque consigliato di leggerlo perchè merita davvero tanto, ma alla fine del libro, nelle postille ho letto questo, un invito, una sfida lanciata dall'autore, come non raccoglierla??
"....dopo aver letto il manoscritto, gli amici della casa editrice mi suggerirono di accorciare le prime cento pagine, che trovavano molto impegnative e faticose. Non ebbi dubbi, rifiutai, perchè, sostenevo, se qualcuno voleva entrare nell'abbazia e viverci sette giorni, doveva accettarne il ritmo. Se non ci riusciva, non sarebbe mai riuscito a leggere tutto il libro. Quindi, funzione penitenziale, iniziatoria, delle prime cento pagine, e a chi non piace peggio per lui, rimane alle falde della collina......"

Veniamo al romanzo…… un romanzo storico, ambientato nel medioevo, con due monaci come protagonisti, un mistero da risolvere, un libro maledetto e una biblioteca; solo ciò basterebbe a farmi adorare il libro, ma c'è anche molto altro.
C'è moltissima storia, quella dell'Italia del Trecento, con le lotte tra Papato e Impero, tra Papa ed Antipapa, è il periodo della "cattività avignonese", delle lotte tra Guelfi e Ghibellini; è il periodo delle lotte intestine alla Chiesa Cattolica sulla "questione della povertà", povertà di Cristo come modello anche per i religiosi, tesi sostenute dai Francescani e da altri ordini, definiti "minoriti", contro il clero, il Papà e altri ordini monastici molto ricchi. C'è una bellissima e interessante ricostruzione dei "movimenti eretici" dai Valdesi ai Catari ai Fraticelli ai Minoriti ai Francescani, con spiegazione dei meccanismi e delle ragioni che si celano dietro questi "movimenti" e del perché vengano bollati come eretici. L'abbazia teatro delle vicende appartiene all'ordine Benedettino, e il suo abate, Abbone, si è proposto come mediatore in un incontro tra la delegazione pontificia, i rappresentanti degli "ordini minori" e il delegato imperiale (Guglielmo da Baskerville). Dietro le questioni religiose e apparentemente teologiche c'è della (moltissima) politica: l'imperatore appoggia i Francescani per affievolire il potere del Papa; il Papa cerca di "eliminare" i Francescani perché mettono in dubbio la ricchezza della Chiesa e in generale dei seguaci di Cristi; gli ordini religiosi più ricchi, come i Benedettini cercano di mediate per ritagliarsi degli spazi e contrastare lo strapotere del clero e dei vescovi cittadini e delle Città come istituzione; è il periodo in cui iniziano a "nascere" le città e le corporazioni a discapito dei monasteri.  Questa la giustificazione della presenza di Guglielmo e Adso all'abbazia, e il  pretesto per narrare dei movimenti ereticali ma anche delle lotte interne alla Chiesa, sia per l'incontro con vecchi amici sia per la necessità di fornire delle spiegazioni al giovane Adso.
L'Abbazia di Abbone è molto ricca ed è rinomata per la sua biblioteca, quasi fosse uno degli ultimi baluardi della conoscenza della cristianità, ci sono monaci copisti che vengono da tutta l'Europa; anche in contrasto con lo sviluppo delle città dove ormai si parla e si scrivono opere in volgare.
Uno degli aspetti cardine del romanzo è la disputa sul "riso" sull'opportunità o meno di ridere sia fuori che dentro il monastero; la posizione più dura è tenuta da Jorge, un vecchio monaco ceco, che conosce a memoria tutti i libri della biblioteca; la disputa si presenta fin dal primo giorno in cui i protagonisti arrivano all'abbazia e visitano lo scriptorium, che si ripresenta ad ogni incontro tra Guglielmo e Jorge; alla fine della lettura un'attenta riflessione fa capire al lettore il senso e anche le conseguenze di certi ideali…….. Emerge forte il disprezzo e l'odio per tutto ciò che non è cristiano, verso i pagani e gli eretici e anche verso ciò che sono la loro conoscenza e le loro scoperte scientifiche (ricordiamoci che molto del sapere è dovuto anche agli arabi e all'epoca classica).
Tutto ciò lo sfondo delle vicende dei personaggi e dei protagonisti. Iniziamo dai protagonisti: Adso da Melk, all'epoca dei fatti (novembre 1327) un giovane novizio benedettino che, per volere del  padre, gira l'Italia come "segretario" di Guglielmo da Baskerville. Guglielmo da Baskerville è un frate francescano, al servizio dell'Imperatore, ex inquisitore, devoto ma anche molto "scientifico", un ottimo investigatore "deduttivo" (alla Sherlock Holmes, per intenderci, magari nella versione della serie tv The Elementary, la conoscete?), tutto si risolve con la logica, e ovviamente basata sulla conoscenza, è un frate molto dotto allievo di Ockam e di Bacone.  Mentre Adso è giovane di ottima famiglia, desideroso di apprendere, ammira molto Guglielmo, però ben rappresenta la maniera "medievale-religiosa" di vedere e spiegare tutto solo alla luce delle Sacre Scritture e delle dottrine elaborate nel tempo.
Quanto ai personaggi sono i monaci che vivono e lavorano all'abbazia, i monaci degli ordini minori che arrivano l'incontro sulla questione della povertà, la delegazione pontificia guidata dal grande inquisitore Bernardo Gui, che avrà modo di esercitare la sua professione……. (non dico altro).
All'abbazia succedono cose strane, sembra esistere un abbazia di giorno e una diversa abbazia di notte, e si susseguono "strane" morti che sembrano rifarsi alle trombe che annunciano la venuta dell'Anticristo come descritta nell'Apocalisse. Su questi fatti indagano sia Guglielmo sia Bernardo Gui, ma solo Guglielmo giungerà alla vera verità……..
Altra grande protagonista del romanzo è la biblioteca, attorno al quale sembrano girare anche gli omicidi; una biblioteca molto ricca però è stata progettata per proteggere i libri che custodisce: costruita come un labirinto, cui si aggiungono ulteriori stratagemmi, come erbe magiche, specchi, spifferi d'aria, per difenderla da visitatori inopportuni.
Altro aspetto che mi fa apprezzare ulteriormente il romanzo è la grandissima opera di citazione di studiosi e di opere teologiche/dottrinali ma anche di scienza, di medicina, di astrologia, di matematica di ottica e molto altro. Leggere questo libro è come entrare nella biblioteca di un abbazia medievale e sbirciare i testi che conteneva.
La scrittura è molto ricercata ed è strutturata per quello che si presenta un manoscritto di un monaco (Adso) che racconta gli avvenimenti di cui è stato protagonisti nel novembre 1327 in una, non definita, abbazia italiana; è ricchissimo di espressioni  latine oltre che delle citazioni di cui ho già detto prima. Infine un elemento che caratterizza le opere (quelle che ho letto finora, almeno) di Eco è l'umorismo, qui rappresentato spesso dalle affermazioni di Guglielmo da Baskerville; il riuscire a far riflettere attraverso affermazioni quasi ironiche, che rimangono in mente e ti costringono a pensare, ad esempio:
≪"……. e tu non t'incantare troppo su queste teche. Di frammenti della croce  ne ho visti molti altri, in altre chiese. Se tutti fossero autentici, Nostro Signore non sarebbe stato suppliziato su due assi incrociate, ma su di una intera foresta." "Maestro!" dissi scandalizzato. "E' cosi Adso. E ci sono dei tesori ancora più ricchi. Tempo fa, nella cattedrale di Colonia vidi il cranio di Giovanni Battista all'età di dodici anni." "Davvero?" esclamai ammirato. Poi, colto da un dubbio: "Ma il Battista fu ucciso in età più avanzata!" "L'altro cranio dev'essere in un altro tesoro", disse Guglielmo con viso serio. Non capivo mai quando celiasse.≫ 
Citazione questa che riassume molto sia del carattere dei personaggi sia delle "credenze" medievali soprattutto in fatto di reliquie, dell'enorme potere loro riconosciuto, e anche della denuncia portata avanti dai sostenitori della povertà, perché oro, argento, gemme preziose per glorificare Gesù che aveva vissuto praticamente senza nulla e della carità altrui? (Tema attuale ancora oggi).
Come tutti i romanzi di Eco permette un ripasso e un approfondimento della storia, anche con molte curiosità. Purtroppo a scuola viene insegnato solo il succo del succo del succo superconcentrato della storia.
"Il nome della rosa" è il primo romanzo di Eco, pubblicato nel 1980 e vincitore del premio Strega.
Non posso che consigliarlo agli amanti della storia e dei romanzi storici come me; di Eco ho letto "Il cimitero di Praga" di cui ho già parlato qui sul blog e "Baudolino" che invece lessi diversi anni fa, entrambi stupendi, perfetti per un ripasso e un approfondimento storico. Inutile dire che voglio assolutamente leggere anche gli altri suoi romanzi. Penso senz'altro al "Pendolo di Foucault" che ho letto avere templari e ricerca del Graal come protagonisti.........
Voi cosa avete letto? Pareri? Cosa mi consigliate?

lunedì 13 agosto 2018

FIN QUI TUTTO BENE. DIARIO DI UN OTTANTACINQUENNE - HENDRIK GROEN

TITOLO:  FIN QUI TUTTO BENE. DIARIO DI UN OTTANTACINQUENNE
AUTORE: Hendrik Groen - traduzione di Giorgio Testa
EDITORE: Longanesi
PAGINE: 384
PREZZO: 16,90 euro
GENERE: letteratura olandese
LUOGHI VISITATI: Amsterdam
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E' il diario (forma che mi intriga sempre molto) di un simpaticissimo ottantacinquenne, Hendrik Groen, direttore scolastico in pensione che vive in una casa di cura ad Amsterdam. Questo libro è ambientato nel 2015, è ben circostanziato con la realtà, Hendrik racconta anche dei fatti di cronaca sia olandesi che internazionali e di come questi vengano poi visti ed interpretati da lui, da suoi amici e dagli altri ospiti della struttura, per esempio le stragi di Charlie Hedbo, il problema dei flussi migratori nel Mediterraneo, la morte di Demis Roussos.  Ma riporta anche notizie curiose e studi che legge sul giornale sempre accompagnati dal suo pensiero.

"lunedì 16 febbraio
Dopo la frattura di una o più anche, uno su quattro anziani muore entro l'anno. Mi sembra una percentuale piuttosto alta, ma lo dice il giornale, quindi il dubbio è giustificato. Di certo la frattura di un'anca è alquanto invalidante, ma la Wolk Company ha trovato la soluzione: l'airbag da anca per gli anziani tendenti alle cadute.
Dei sensori di movimento riconoscono la caduta e l'airbag si gonfia automaticamente in un istante. Non lo dice, ma immagino sia una specie di salvagente.
Guardando come si siedono in poltrona alcuni dei vecchietti, spero bene che la regolazione sia molto precisa, altrimenti capiterà continuamente che qualche anziano rimanga incastrato con la sua ciambella in poltrona o, ancora più imbarazzante, con l'airbag sul water.
In realtà c'è anche qualcos'altro. L'airbag ripiegato non dovrebbe spuntare come un bozzo sotto i vestiti, perché un vero anziano vanitoso preferisce spezzarsi l'anca che andare in giro a forma di pera. E poi, visto che serve anche per i numerosi casi di cadute dal letto, dev'essere qualcosa con cui è possibile dormire. Anche se, ovviamente, si potrebbe mettere un materassino accanto al letto o comprare un letto con un cancelletto. Ma insomma, se si riesce a mettere a punto il tutto, mi sembra che l'airbag da anca sia una soluzione soprattutto per gli epilettici. Si prevede che arriverà sul mercato nel 2016.
Nell'articolo sull'airbag si proponeva anche un'altra applicazione: l'avventore brillo. Propongo di renderlo obbligatorio per l'anziano frequentatore di bar affetto da epilessia."

 E' un libro commovente e divertente, molto spesso fa ridere, vengono presi con ironia gli acciacchi della vecchiaia, l'amicizia, il poter condividere oramai solo i dolori. Ma dietro ci sono degli insegnamenti molto importanti che valgono per tutti a prescindere dall'età: la capacità e la voglia di vivere, la necessità di  non abbandonarsi all'inerzia, al guardare dalla finestra. Anche se si è quasi giunti al traguardo, bisogna vivere pieni di gioia e di entusiasmo con tanta voglia di scoprire cose nuove, pur tenendo conto dei propri malanni e dei propri ritmi.
"... Cerco di convincermi che otto anziani che partono per qualche giorno di vacanza siano un fatto di ordinaria amministrazione, ma dentro di me so che non dobbiamo dipingere la realtà più bella di quella che è: siamo vecchi e abbiamo bisogno di aiuto. Ogni volta che andiamo in giro, ci portiamo dietro un carico di malanni e di handicap, oltre a una carovana di materiale rotabile. Già soltanto salire e scendere dal pulmino richiede una ventina di minuti...."
Hendrik è membro e fondatore del Vemamimo: il club dei vecchi ma mica morti; una combriccola di otto vecchietti, molto amici tra loro che oltre ad aiutarsi  e sostenersi reciprocamente, sia nelle piccole cose sia ad evitare qualcuno si lasciarsi andare; si divertono un mondo con gite, più o meno lunghe, e il progetto delle "esplorazioni culinarie" che consiste nell'assaggiare la cucina delle varie parti del mondo. Viene proprio la voglia di far parte di un club come Vemamimo!

C'è una visione estremamente realistica della vecchiaia anche degli aspetti più negativi e tristi, come la perdita degli amici più cari, ma anche dei problemi dell'Olanda nella "gestione" degli anziani a livello soprattutto di costi, quasi voglia essere una sorta di denuncia. Però il tutto sempre con moltissima ironia che insegna come si possa vivere, nel senso più pieno del termine, anche quando si è vecchi e ci si possa divertire, anche e soprattutto uscendo dai luoghi comuni.
"...In realtà anche ieri è stata una bella giornata, quindi ho fatto un gran bel giro in carrozzina elettrica insieme a Geert. Gli è andata bene che ci fossi anch'io, perchè alla fine è rimasto con la batteria scarica. Uno scatto, un altro scatto e stop. Abbiamo dovuto chiedere un cavo in negozio e per gli ultimi chilometri l'ho trascinato io. La gente rideva e i bambini ci salutavano. I bambini che fanno ciao con la mano mi inteneriscono."
"I nostri veicoli, con motori leggermente modificati, attiravano l'attenzione ogni volta che ci muovimo per la città e per la campagna. Come la bandiera nazionale, sono uno rosso, uno bianco e uno blu. Ce l'ha fatto notare qualcuno. Da allora ci disponiamo preferibilmente in quest'ordine. La gloria dell'Olanda. A volte ci salutano, soprattutto i bamibini. Noi rispondiamo orgogliosi, con un sorrisone pieno di rughe." 
Il libro permette di scoprire anche un pochino dell'Olanda e della città di Amsterdam dove Hendrik vive.
Secondo me è un libro molto divertente ma anche istruttivo, che consiglio a tutti; è una lettura non troppo impegnativa, ma che offre comunque molti spunti di riflessione.

Infine voglio segnalare che questo libro è il "seguito" di «Piccoli esperimenti di felicità» dello stesso autore ed edito sempre da Longanesi. Consiglio anche questo libro è praticamente identico a "Diario di un ottantacinquenne" come struttura, ciò che cambiano sono le avventure che Hendrik vive.
Fatemi sapere se li avete letti, cosa ne pensate.

Mi dispiace molto dover salutare Hendrik Groen e gli altri vecchietti, per ora non sembra esserci un seguito (almeno io non ho trovato nulla, se sapete qualcosa fatemi sapere).



Per la trama di entrambi i libri rimando alla pagina che Longanesi dedica all'autore Hendrik Groen.

venerdì 13 luglio 2018

BOOK TAG ABITUDINI LETTERARIE

Buongiorno lettori oggi un post un po' diverso dal solito: un book tag sulle mie abitudini di lettrice che ho visto in vari canali YouTube e ho deciso di proporlo qui sul blog, sotto forma di post, anche per conoscerci meglio.




Iniziamo…….

1. Hai un posto speciale a casa per leggere?
Ci sono dei posti che preferisco, variano anche in base alla stagione: nel letto, la sera prima di dormire; in terrazza accoccolata al sole; in giardino sulla sdraio all'ombra dove c'è sempre un po' di aria…… comunque leggo ovunque, ogni posto va bene.

2. Segnalibro o pezzo di carta a caso?
 Il mio segnalibro preferito è un pezzo di carta a caso, una mia creazione con il cartoncino del retro di un blocknotes, che è stato il mio segnalibro anche nei volumi dell'università. Lo uso sempre e ci sono affezionata.

3. Puoi smettere di leggere in qualsiasi momento o devi per forza fermarti a una certa pagina, capitolo, frase eccetera?
Dipende! Se sono "costretta" a smettere di leggere mi fermo dove capita. Se invece smetto di mia iniziativa non posso interrompermi in qualsiasi punto: normalmente a fine capitolo; poi dipende da come è strutturato il libro e dalla lunghezza dei capitoli, cerco sempre dei punti di riferimento quindi fine paragrafo o interruzioni o lo spazio bianco (come si chiama lo spazio bianco che stacca i paragrafi??)

4. Mangi o bevi quando leggi?
Non leggo durante i pasti. Detto questo normalmente accompagno la lettura con qualcosa da bere the e tisane soprattutto, di cui sono molto amante e magari mangio qualche snack o dei biscotti…….

5. Riesci a leggere mentre ascolti musica o guardi la tv?
Assolutamente no!! Come si fa? Come fai a leggere e al contempo seguire (nel senso di guardare con interesse) la tv?  Se voglio guardare un programma o un film in tv non leggo e viceversa. Stesso discorso per la musica,  quando leggo mi estraneo (almeno ci provo) dal mondo che mi circonda, sarebbe inutile mettere un sottofondo musicale.

6. Un libro alla volta o più?

Assolutamente uno per volta. Vedo che è diffuso leggere più libri contemporaneamente, non nego che possa essere interessante, ma per me no; io voglio dedicarmi totalmente al libro che sto leggendo. Faccio eccezione per i fumetti, l'unico fumetto che leggo con costanza è Tex di Sergio Bonelli, può capitare che per ragioni di tempo o di luogo mi porto da leggere il Tex anche mentre sto leggendo un altro libro ( ad esempio sto leggendo un libro molto corposo, proprio fisicamente, vado in un posto in cui non devo aspettare tanto per comodità se ho un Tex porto quello). 

7. Leggere ad alta voce o mentalmente?

Mentalmente. Leggo per me non per il vicinato……..

8. Fai skimming o salti le pagine?

Assolutamente non salto le pagine, senza voler essere critica o giudicare gli altri, ma che senso ha? Può esserci una lettura noiosa, lenta, "pesante" ma non capisco il senso di saltare pagine e perdere passaggi della narrazione, se l'autore li ha inseriti è perché comunque li ritiene funzionali e/o utili alla storia. Per quel che riguarda lo skimming o lettura orientativa, leggo su wikipedia essere un processo di lettura molto veloce che consiste nel cercare visivamente all'interno di una pagina degli indizi che aiutano a farsi un idea sommaria dei contenuti; così descritto no, mi sembra una lettura velocissima o rapida del libro stesso. Io faccio un'altra cosa, capita che sfogliando le pagine mi faccio "attrarre" da un nome o un fatto e mi venga una curiosità morbosa e assoluta di andare avanti a leggere. Spero di essermi spiegata non so se questo comportamento abbia un nome proprio.

9. Rompere la costina o no?

Sicuramente non faccio apposta a "rovinare" un libro però leggendolo, soprattutto quelli alti con copertina flessibile, tendono a segnarsi sulla costina, però è conseguenza necessaria della lettura. Così come può capitare che il libro mi cada o si sgualcisca un po' se lo metto in borsa; io tengo moltissimo ai miei libri però li devo usare cioè leggere e vivere. Questa è una delle varie ragioni per cui voglio libri miei, così da poterli leggere senza l'ansia di sciuparlo. 

10. Scrivi sui tuoi libri?

Si. Anzitutto quando inizio a leggerlo metto il mio nome. Poi appunto i personaggi, le cose che mi incuriosiscono e quelle che mi possono servire, inoltre sottolineo le frasi o le parti che mi colpiscono o che mi piacciono.

11. Quando leggi più spesso? Mattina, pomeriggio o sera?

Direi pomeriggio e sera. Dipendo molto da ciò che devo fare, fosse per me passerei il tempo leggendo, ma non si può……..

12. Qual è il tuo posto preferito per leggere?

Ce ne sono tanti, senz'altro preferisco leggere a casa e non "in giro" anche se quando so che dovrò aspettare e fare code un libro lo porto sempre.

13. Guardi prima il film o leggi il libro?

Di proposito nessuno dei due: non scelgo deliberatamente di fare prima uno o l'altra cosa. Ci sono film che amo di cui vorrei leggere il libro (in particolare "Il miglio verde" di Stephen King e "Il colore viola" di Alice Walker). Mentre ci sono libri che ho amato di cui non voglio assolutamente vedere il film o la serie tv, non voglio che gli attori "interferiscano" con l'idea che mi sono fatta del personaggio, soprattutto di come mi sono immaginata il loro aspetto esteriore: ad esempio da Pilastri della terra di Ken Follett hanno tratto film e serie tv che mi rifiuto di guardare.

14. Quale preferisci: audiobook, ebook o libro cartaceo?

Cartaceo, senza dubbio, mi piace tenere in mano un libro, annusarlo, sfogliarlo……..

15. Le tue serie di libri devono matchare?

Non saprei bene, dipende. Io tendo a farmi attirare molto dalle copertine e se c'è da scegliere tra più edizioni (tra case editrici "fidate" o della stessa casa editrice ma pubblicati in anni diversi) scelgo proprio in base alla copertina; senz'altro le saghe mi piace siano "della stessa serie". 

Voi? Quali sono le vostre abitudini? Voglio leggerle nei commenti.




sabato 7 luglio 2018

QUALCUNO CON CUI CORRERE - DAVID GROSSMAN

TITOLO: Qualcuno con cui correre
AUTORE: David Grossman, traduzione di Alessandra Shomroni
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 362
PREZZO: euro 10,00
GENERE: letteratura israelina
LUOGHI VISITATI: Gerusalemme
acquistabile su amazon: qui (link affiliato)



Dalla quarta di copertina la trama: "Assaf è un sedicenne timido e impacciato; inseguendo un cane per le strade di Gerusalemme viene condotto in luoghi impensati, di fronte a inquietanti personaggi. Fino a incontrare Tamar, una ragazza solitaria e ribelle, fuggita da casa per salvare il fratello tossicodipendente. Il mistero e il fascino di Tamar catturano Assaf, che decide di andare fino in fondo, di "correre" con lei......."






Altro libro non mio che stazionava in biblioteca, così di punto in bianco l'ho visto e ho sentito il desiderio di leggerlo. Ho iniziato a leggerlo senza sapere nulla ne aver letto la trama, così c'è più sorpresa e morbosa curiosità di capire il comportamento di Tamar, la protagonista femminile.
La vicenda si svolge in pochi giorni anche se sono presenti molti flashback in tempo passato, circa una mese, rispetto al presente della narrazione. Narrazione che, fino all'incontro dei due protagonisti (perché è ovvio fin dall'inizio che devono incontrarsi), si svolge in modo parallelo: le vicende di Assaf si mescolano con quelle di Tamar, con gli scarti temporali che dicevo prima.


Assaf è un ragazzo timido, impacciato con le ragazze, buono e riflessivo:
"...le piaceva il tono misurato con cui si esprimeva, come se riflettesse su ogni parola, analizzasse con cura ogni frase e si assumesse la totale responsabilità di tutto ciò che gli usciva di bocca….."
Tamar è un ragazza dotata di un coraggio e di una forza che solo un legame speciale può dare, la necessità di aiutare qualcuno a cui vuole bene la porta a rinunciare quasi a se stessa e imbarcarsi in un impresa impossibile
"....nella fantasia il suo coraggio non conosceva limiti. Nella fantasia la sua voce risuonava per tutta la via, ne riempiva ogni angolo vuoto e sommergeva i passanti come un fluido morbido e distillato. Nella fantasia aveva scelto di cantare su toni alti, al punto da rasentare il ridicolo, lasciando tutti di stucco con un acuto mentre lei si abbandonava senza vergogna al lieve narcisismo che le annebbiava la mente quando cantava così, ebbra di piacere per quello slancio travolgente che trasportava la sua voce dall'intimità più profonda ad altezze vertiginose. Alla fine, però, aveva scelto Suzanne perché amava quella canzone e la voce calda, sconfitta e triste di Leonard Cohen. Pensava inoltre che le sarebbe stato più facile, almeno all'inizio, cantare in una lingua straniera……."
Uno dei temi centrali del romanzo è l'amicizia: entrambi i protagonisti hanno degli amici tra i coetanei, ma iniziano a capire che tali non sono, perché egoisti, perché non presenti nel momento del bisogno. E poi c'è l'amica più speciale: Dinka la cagna che Assaf deve riportare a casa e che invece lo porta in giro per Gerusalemme, facendogli scoprire luoghi particolari e piano piano anche Tamar, la sua padrona, attraverso alcuni suoi amici…….
Altro tema è la tossicodipendenza e lo sfruttamento di artisti di strada da parte di un'organizzazione criminale.
"...sentiva che era persino esaltante scoprire come la strada fosse teatro di un'incessante lotta per l'esistenza combattuta ogni secondo dietro un'apparenza di allegria, di vivacità e di civiltà……
"....tutti coloro che si trovavano in quel posto nascondevano delle ferite. Ciascuno fuggiva da una tragedia. E nonostante la volgarità e la sguaiataggine del gruppo venivano mantenute delle regole di riserbo e dignità. Ogni domanda sulla casa da cui provieni, da cui eri scappato o eri stato buttato fuori, risvegliava ondate di dolore e riapriva ferite che forse si erano già un po' rimarginate. Ogni accenno al futuro - dove saresti andato una volta uscito da lì, cosa ti aspettava nella vita - suscitava disperazione e paura. Ben presto Tamar capì che al passato e al futuro era "vietato l'ingresso" nella casa di Pessah. Lì esisteva una sola dimensione: il presente."
I personaggi, anche quelli tra virgolette (e lo scrivo) secondari, sono ben caratterizzati, è un libro che fa riflettere e molto, quanto meno dovrebbe insegnare a chiedersi cosa c'è dietro alle apparenze: mi riferisco agli artisti di strada gli stessi protagonisti prima averci a che fare quasi non li avevano mai notati, eppure quotidianamente questi si guadagnavano da vivere nei luoghi centrali di Gerusalemme e delle altre città; come non accorgersi che seguono uno schema prestabilito?
Un aspetto che mi è piaciuto molto della narrazione è l'introspezione dei protagonisti.
Il finale mi ha lasciato un po' perplessa, è probabile che sia un mio problema, ho sempre difficoltà a finire un libro perché vorrei non finisse, vorrei sapere come continua la vita dei personaggi…….



E' un libro per capire e riflettere sull'amicizia, su cosa sia veramente, su cosa dovrebbe basarsi e su cosa gli amici dovrebbero scambiarsi. Cosa significa essere amico di qualcuno?
Non posso che consigliare di leggere il libro; io leggerò senz'altro altre opere di Grossman. Voi cosa mi consigliate? Cosa ne pensate di questo libro?