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sabato 7 luglio 2018

QUALCUNO CON CUI CORRERE - DAVID GROSSMAN

TITOLO: Qualcuno con cui correre
AUTORE: David Grossman, traduzione di Alessandra Shomroni
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 362
PREZZO: euro 10,00
GENERE: letteratura israelina
LUOGHI VISITATI: Gerusalemme
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Dalla quarta di copertina la trama: "Assaf è un sedicenne timido e impacciato; inseguendo un cane per le strade di Gerusalemme viene condotto in luoghi impensati, di fronte a inquietanti personaggi. Fino a incontrare Tamar, una ragazza solitaria e ribelle, fuggita da casa per salvare il fratello tossicodipendente. Il mistero e il fascino di Tamar catturano Assaf, che decide di andare fino in fondo, di "correre" con lei......."






Altro libro non mio che stazionava in biblioteca, così di punto in bianco l'ho visto e ho sentito il desiderio di leggerlo. Ho iniziato a leggerlo senza sapere nulla ne aver letto la trama, così c'è più sorpresa e morbosa curiosità di capire il comportamento di Tamar, la protagonista femminile.
La vicenda si svolge in pochi giorni anche se sono presenti molti flashback in tempo passato, circa una mese, rispetto al presente della narrazione. Narrazione che, fino all'incontro dei due protagonisti (perché è ovvio fin dall'inizio che devono incontrarsi), si svolge in modo parallelo: le vicende di Assaf si mescolano con quelle di Tamar, con gli scarti temporali che dicevo prima.


Assaf è un ragazzo timido, impacciato con le ragazze, buono e riflessivo:
"...le piaceva il tono misurato con cui si esprimeva, come se riflettesse su ogni parola, analizzasse con cura ogni frase e si assumesse la totale responsabilità di tutto ciò che gli usciva di bocca….."
Tamar è un ragazza dotata di un coraggio e di una forza che solo un legame speciale può dare, la necessità di aiutare qualcuno a cui vuole bene la porta a rinunciare quasi a se stessa e imbarcarsi in un impresa impossibile
"....nella fantasia il suo coraggio non conosceva limiti. Nella fantasia la sua voce risuonava per tutta la via, ne riempiva ogni angolo vuoto e sommergeva i passanti come un fluido morbido e distillato. Nella fantasia aveva scelto di cantare su toni alti, al punto da rasentare il ridicolo, lasciando tutti di stucco con un acuto mentre lei si abbandonava senza vergogna al lieve narcisismo che le annebbiava la mente quando cantava così, ebbra di piacere per quello slancio travolgente che trasportava la sua voce dall'intimità più profonda ad altezze vertiginose. Alla fine, però, aveva scelto Suzanne perché amava quella canzone e la voce calda, sconfitta e triste di Leonard Cohen. Pensava inoltre che le sarebbe stato più facile, almeno all'inizio, cantare in una lingua straniera……."
Uno dei temi centrali del romanzo è l'amicizia: entrambi i protagonisti hanno degli amici tra i coetanei, ma iniziano a capire che tali non sono, perché egoisti, perché non presenti nel momento del bisogno. E poi c'è l'amica più speciale: Dinka la cagna che Assaf deve riportare a casa e che invece lo porta in giro per Gerusalemme, facendogli scoprire luoghi particolari e piano piano anche Tamar, la sua padrona, attraverso alcuni suoi amici…….
Altro tema è la tossicodipendenza e lo sfruttamento di artisti di strada da parte di un'organizzazione criminale.
"...sentiva che era persino esaltante scoprire come la strada fosse teatro di un'incessante lotta per l'esistenza combattuta ogni secondo dietro un'apparenza di allegria, di vivacità e di civiltà……
"....tutti coloro che si trovavano in quel posto nascondevano delle ferite. Ciascuno fuggiva da una tragedia. E nonostante la volgarità e la sguaiataggine del gruppo venivano mantenute delle regole di riserbo e dignità. Ogni domanda sulla casa da cui provieni, da cui eri scappato o eri stato buttato fuori, risvegliava ondate di dolore e riapriva ferite che forse si erano già un po' rimarginate. Ogni accenno al futuro - dove saresti andato una volta uscito da lì, cosa ti aspettava nella vita - suscitava disperazione e paura. Ben presto Tamar capì che al passato e al futuro era "vietato l'ingresso" nella casa di Pessah. Lì esisteva una sola dimensione: il presente."
I personaggi, anche quelli tra virgolette (e lo scrivo) secondari, sono ben caratterizzati, è un libro che fa riflettere e molto, quanto meno dovrebbe insegnare a chiedersi cosa c'è dietro alle apparenze: mi riferisco agli artisti di strada gli stessi protagonisti prima averci a che fare quasi non li avevano mai notati, eppure quotidianamente questi si guadagnavano da vivere nei luoghi centrali di Gerusalemme e delle altre città; come non accorgersi che seguono uno schema prestabilito?
Un aspetto che mi è piaciuto molto della narrazione è l'introspezione dei protagonisti.
Il finale mi ha lasciato un po' perplessa, è probabile che sia un mio problema, ho sempre difficoltà a finire un libro perché vorrei non finisse, vorrei sapere come continua la vita dei personaggi…….



E' un libro per capire e riflettere sull'amicizia, su cosa sia veramente, su cosa dovrebbe basarsi e su cosa gli amici dovrebbero scambiarsi. Cosa significa essere amico di qualcuno?
Non posso che consigliare di leggere il libro; io leggerò senz'altro altre opere di Grossman. Voi cosa mi consigliate? Cosa ne pensate di questo libro?