AUTORE: Maja Lunde traduzione di: Giovanna Paterniti
EDITORE: Marsilio
PAGINE: 426
PREZZO: € 12
GENERE: letteratura scandinava, letteratura norvegese, letteratura ecologista
LUOGHI VISITATI: Inghilterra '8oo, Ohio 2007, Cina 2098
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“Il suono era diverso da qualunque altro avessi mai sentito. Le api volavano dentro e fuori dall’arnia, dentro e fuori. Portavano nettare e polline, e nutrimento per la prole. Ma non ognuna per sé, perché ogni singola ape lavorava per l’intera comunità, per l’organismo che insieme costituivano.
Il ronzio andava e veniva, riempiva l’aria facendomi vibrare qualcosa dentro. Una nota che mi dava serenità, mi rendeva più lieve il respirare.
Me ne stavo lì, cercando di seguire con gli occhi ogni singola ape, ogni singolo viaggio di ape dall’arnia ai fiori, di fiore in fiore, e poi di nuovo all’arnia. Ma le perdevo sempre di vista. Erano tropee, gli schemi dei loro spostamenti impossibili da decifrare.
E così preferii abbracciare con lo sguardo il loro insieme, l’alveare con tutta quella vita che lo circondava, tutta quella vita di cui si prendeva cura.”
Tre storie, tre protagonisti, tre epoche diverse ma un
fattore in comune le api. Un libro per riflettere, per conoscere le api e il
loro mondo (anche si tratta di un infarinatura generale). La storia delle api è
il primo volume di una quadrilogia: mi è parso di capire che il meccanismo narrativo
sia lo stesso per tutti quindi più storie, epoche diverse accomunate da un
animale o da un elemento, al momento sono disponibili Gli ultimi della steppa con
protagonisti i cavalli di Przewalski e La storia dell’acqua dove l’elemento
accomunante è come dice il titolo stesso l’acqua. Queste opere di Lunde si
inseriscono in un filone narrativo di tipo ecologista/ambientalista che ha
anche lo scopo di sensibilizzare sul cambiamento climatico e
analizzare/approfondire il rapporto uomo-natura.
Si tratta di un libro piuttosto avvincente che alterna le
tre storie (narrate in prima persona dai protagonisti) tanto che si ha quasi
l’impressione di leggere tre libri diversi, c’è un elemento in comune che è
quello delle api protagoniste in tutte e tre le storie, ma non è l’unico le
storie sono in qualche modo legate ed è stato molto bello scoprirlo anche
perché i legami vengono svelati in un modo particolare e ci permettono di
chiudere il cerchio narrativo.
Oltre al tema rapporto uomo-natura il romanzo ci racconta
anche delle vicende famigliari inserite in tre contesti storici, geografici e
sociali molto diversi ma accomunate dall’analisi del rapporto genitore/figlio,
dove molto spesso le esigenze e le aspettative del genitore sono diverse e
soprattutto non vengono comprese, apprezzate dal figlio.
Veniamo ora ai protagonisti e alle storie che come detto
sono tre, un passato un presente e un futuro.
Per andare con ordine inizio dal passato: Maryville UK dal
1857 protagonista è William. Un uomo che nel momento in cui lo conosciamo sta
attraversando un periodo di forte depressione, nella vita è molto insoddisfatto
della sua vita non è riuscito a seguire i suoi sogni e si trova con una famiglia
numerosa e un’attività di commerciante di sementi, avrebbe voluto fare il naturalista
ma poi la vita…
“Il promettente naturalista aveva dovuto cedere il posto a uno stanco commerciante di sementi non più giovane, con i piedi affaticati per le lunghe ore passate dietro al bancone, con le corde vocali arrochite dal perpetuo scambio di convenevoli con i clienti e con le dite sempre intente a contare denaro che non bastava mai. E tutto per il chiasso della bambine.”
“D’un tratto di accorsi che fremevo di entusiasmo. Ecco quello che volevo, ecco ritrovata la passione. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dai miei disegni, dalle api. Era lì che volevo andare. Nell’alveare!”
Recupera passione con lo studio delle api, si concentra
soprattutto sullo studio delle api e in particolare di migliorie tecniche alle
arnie. È il personaggio che mi è piaciuto meno, più di una volta avrei voluto
scuoterlo e dirgli alzati e fai qualcosa, hai una famiglia e delle
responsabilità, oggettivamente la situazione non è poi così tragica (siamo in
epoca vittoriana e avere una casa e un lavoro non mi sembra male) e tutto
sommato non è tardi nemmeno per fare altro, ripone tutte le speranze e la
fiducia nel figlio Edmund attribuendogli meriti e doti che gli appartengono e
sognando per lui cose diverse ignorando invece chi davvero gli sta vicino e lo
aiuta.
C’è poi un presente ad Autumn Hill in Ohio USA dal 2007,
protagonista George Sanders un apicoltore appassionato, dedito al lavoro e al
sacrificio, molto attento al benessere dei suoi animali, che deve affrontare
molte difficoltà in primis economiche, è proprietario di un podere con tante
arnie che costruisce personalmente seguendo i disegni che la sua famiglia di
tramanda da generazioni.
“[…] aveva capito che le piccole aziende di apicoltura, come la mia, portate avanti più o meno nello stesso modo da generazioni e generazioni, non davano certo grossi guadagni, non li avevano mai dati, e sicuramente non li avrebbero dati adesso. Ogni più piccolo investimento era uno sforzo, vivevamo della carità delle disponibili banche locali, che non erano sempre così fiscali sulle scadenze dei pagamenti dei prestiti. E che avevano fiducia nel fatto che le api avrebbero fatto un buon lavoro anche quell’anno, avevano fiducia in me quando dicevo che quella schifezza adulterata a basso prezzo importata dalla Cina – e che veniva venduta sotto il nome di miele e arrivava in quantità sempre maggiori di anno in anno – non contava nulla, che i prezzi del miele si sarebbero mantenuti esattamente come erano, che le previsioni di guadagni costanti erano buone, che le condizioni metereologiche sempre più imprevedibili su di noi non avrebbero avuto alcun effetto, che eravamo in grado di garantire dei buoni margini di vendita in autunno. Che i soldi sarebbero entrati senza problemi, come sempre.
Bugie. Solo bugie. Tutte quante.”
Le cose non vanno benissimo sia per tutte le problematiche
che incontra sia perché i suoi piani sono diversi da quelli della famiglia, il
rapporto con il figlio Tom è piuttosto complicato, è andato al college per
studiare economia o simili e invece si è appassionato di letteratura e sogna di
fare lo scrittore e non seguire le orme del padre… George non è un cattivo uomo
però ha le sue idee, è piuttosto tradizionalista e individualista non si ferma
mai a cercare di capire gli altri e le loro motivazioni ma pensa solo a (e con)
se stesso e soprattutto ragiona pensando che anche gli altri ragionino come lui
oppure che quello è l’unico modo corretto. Talvolta l’impressione è che viva in
un mondo tutto suo, quasi avulso dalla realtà che lo circonda, un mondo dove le
cose vanno come lui desidera…
Infine il futuro Cina 2098 siamo in una sorta di società “post
apocalittica” dove le api sono scomparse e spetta agli uomini fare il lavoro di
impollinazione, lavoro molto difficile, faticoso e che dà risultati piuttosto
modesti. Protagonista è Tao una impollinatrice che vive assieme al marito e al
figlioletto in una società molto compartimentata e rigida; la storia si basa su
un incidente che un giorno capita alla sua famiglia e che le cambia la vita
portandola fino a Pechino.
“Gli alberi erano vecchi quanto un’intera vita. I rami, fragili come vetro sottile, scricchiolavano sotto il nostro peso. Mi girai con circospezione, non dovevo danneggiare la pianta. Misi la gamba destra su un ramo un po’ più in alto e, con cautela, tirai su anche l’altra. Finalmente trovai una posizione di lavoro sicura, scomoda ma stabile. Da qui sarei riuscita ad arrivare ai fiori più in alto.
Il piccolo contenitore di plastica era pieno di oro vaporoso, scrupolosamente pesato e distribuito a ognuna di noi all’inizio della giornata lavorativa, in dosi esattamente uguali. Con leggerezza cercavo di trasferirne invisibili quantità dal contenitore all’albero. Ogni singolo fiore doveva essere impollinato con un piccolo pennello di piume di gallina, galline selezionate proprio a quello scopo.”
“Inspirai a fondo. Non dovevo pensarci. Non dovevo fare altro che andare avanti. Sollevare la mano, intingere il pennello nel polline, passarlo con cautela sopra ai fiori, sfiorandoli come se fossi stata un’ape.”
Lunde immagina e ci racconta un mondo dove le api non
esistono più: tutti - compresi i bambini - devono lavorare per la produzione
del cibo ad eccezione di pochissimi prescelti che governano e “privilegiati”
sono gli unici ad avere accesso agli studi e vengono scelti in tenerissima età
tra i bambini più intelligenti. Grazie
alle esperienze e i viaggi che fa la protagonista Tao possiamo avere un
assaggio di come potrà essere il mondo e l’umanità se sparissero le api; queste
parti di libro sono in qualche modo paragonabili per certi aspetti a La strada
di McCarthy, ovviamente molto più soft. Tao
è il mio personaggio preferito, è quello con cui ho empatizzato di più (sarà
che è mamma di un bimbo di tre anni come me, sarà che è il primo personaggio
che incontriamo), è forte, caparbia e determinata, è assetata di conoscenza e
cerca sempre una spiegazione, non si limita ad obbedire.
Lettura super consigliata storie interessanti, tanti temi
trattati, molto attuale e perfetta base per riflettere. Sicuramente leggerò
anche gli altri della quadrilogia.
Fatemi sapere se avete letto questo o altri libri di Maja
Lunde. Vi aspetto nei commenti.