AUTORE: Ferzan Özpetek
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 111
PREZZO: € 11,50
GENERE: letteratura turca
LUOGHI VISITATI: Istanbul
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Dietro ai libri che compro e leggo spesso c’è una storia da
raccontare, una sorta di paratesto, di contorno e di aneddoti che potrebbero
anche essere interessanti e curiosi. Libro preso praticamente a scatola chiusa
in accoppiata nella promo due a 9e90 e avendo Istanbul nel testo l’ho preso
perché mi piace viaggiare con i libri. Poi quando lo prendo in mano per leggerlo
mi accorgo che avevo letto tempo prima una recensione e di aver pensato questo
libro è di quelli che non fanno per me, non mi interessa ecc ecc, però ormai avevo deciso di leggerlo, mi ero
portata solo quello ed è breve mi sono buttata ed è stata una folgorazione anche
in questo caso!!
Ferzan Özpetek è anche un regista turco ma da tanti anni
trasferitosi a Roma, ha la capacità di mettere su carta o su pellicola le
storie che vede, per sua ammissione/dichiarazione trae spunto da ciò che lo
circonda e ci crea delle storie.
“Quanti segreti, penso con un sorriso. Misteri mai risolti, segreti di famiglia mai svelati. Crimini veri e crimini del cuore. Forse è per questo che, nei miei film, mi piace raccontarli, quei segreti; svelarli, con dolcezza; scioglierli e spiegarne il perché.” “Io, invece, mi guardo sempre intorno. Ascolto le convesazioni altrui. Mi chiedo che cosa stiano digitando, le persone, sulla tastiera del loro cellulare, a chi rispondano. Cerco di immaginare le loro storie chiuse dentro a un telefonino. E i loro segreti, i rimpianti, i sogni. Per raccontarli nei miei film. Qualcuno ha detto che sono un ladro di storie, e forse è davvero così.”
Questo libro è un mix tra realtà e finzione, un continuo
alternarsi tra l’autobiografia e l’invenzione, che analizza l’amore in tutte le
sue sfaccettature. Una storia inventata, se vogliamo ricamata, su una persona
vista in aereo. Un racconto lungo dove si alternano dei capitoli brevi
intitolati Lui-Lei a seconda del protagonista.
La parte di lui è autobiografica protagonista è lo stesso Özpetek,
scritto in prima persona, ci racconta della volta in cui torna ad Istanbul per
salutare la madre e soprattutto la propria casa. Il suo quartiere natale è
oggetto di un “rinnovamento” che vede l’abbattimento delle ville/dimore
storiche per costruire palazzine moderne. Il ritorno a casa diventa anche
occasione per rivedere amici e luoghi, è un tuffo nel passato, nell’infanzia e
nell’adolescenza, amici e primi amori, la vita in famiglia, la madre. Una
ricostruzione melanconica dolce amara.
La parte di Lei è scritta in terza persona e protagonista è
Anna in viaggio con il marito Michele e una coppia di giovani loro impiegati
(Andrea ed Elena); le sue avventure ad Istanbul iniziano con la classica visita
turistica alla città fino a che una serie di eventi inaspettati, casuali e
drammatici cambiano la vita di Anna che prende una decisione drastica e
coraggiosa e la sua vita prenderà una piega molto diversa e la porterà a
scoprire anche la vera Istanbul.
“Nella cartolina di mio padre, Istanbul è ritratta in biaco e nero. Istanbul, la città della malinconia, anzi dell’hüzün, quel sentimento a metà fra la tristezza e la nostalgia. Sarà per i palazzi abbandonati che si stanno sgretolando; o per le yali, le antiche case di legno costruite su pontili e affacciate sull’acqua del Bosforo, usate un tempo per la villeggiatura. Poi bruciate o distrutte, una dietro l’altra. Hüzün sono le sere piovose d’inverno, e i gabbiani in certe albe tristi.
Per me Istanbul è, invece, una città di colori. Il blu della Moschea di Rüstem Pasha, avvolta di maioliche Iznik, in Anatolia, dove sono state create e modellate. E l’azzurro di certe giornate in cui il cielo ti fa venir voglia di diventare un aquilone.
[…] Istanbul è il blu e rosso, che paiono riuscire a fonderssi solo in certi tramonti sul Bosforo. E il rosso, il rosso dei carrettini dei venditori ambulanti simit: le ciambelle calde ricoperte di sesamo che sono la prima cosa che compro quando arrivo. Il rosso fiammante dei vecchi tram: oggi ne è rimasto solo uno, con cui i turisti attraversano il cuore della città. Il rosso-arancio con cui erano decorati i piattini del tè che una volta ti porgevano nei kahve: tè bollente, servito nei bicchieri di vetro."
Altra grandissima protagonista è la città di Istanbul che
viene analizzata e raccontata da vari punti di vista, quella dei turisti, quella
di chi ritorna dopo tanto tempo, e quella di chi la vive quotidianamente e si
batte per mantenerla in un certo modo. La città si trova anche al centro di uno
scontro tra modernità e passato, tra chi vuole cambiarle faccia e avvicinarla
il più possibile all’occidente e al moderno e chi invece vuole preservarne
l’identità storica e culturale e questo scontro sfocia in proteste e che
infiammano la città con manifestanti con garofani rossi e che ballano nelle
piazze e polizia che risponde con idranti e manganelli. Entrambi i nostri
protagonisti per ragioni e in modo diverso si trovano coinvolti in queste
proteste.
“C’è una donna vestita di rosso che va incontro alla polizia, vorrebbe parlare, dire qualcosa, convincerli. Ha un abito scarlatto che è come una bandiera: un vestito più adatto, forse, per passeggiare in riva al Bosforo, o stare seduta al tavolo di un elegante caffè di Bebek. E invece è lì. Viene investita in pieno da un getto d’acqua, ma non cade, non vacilla. È come se quel vestito fosse un’armatura. La forza delle idee. O forse, solo di un abito rosso.
E poi è rosso, rosso ovunque, per tutti i giorni che seguono, freneticamente. Al ritmo delle pentole che le donne anziane con il velo battono alle finestre per dire che sì, anche loro sono d’accordo, stanno dalla parte dei manifestanti. È rosso per i garofani scarlatti che i manifestanti portano per strada, che offrono ai militari: segno di pace, di rivoluzione, di resistenza. Una ragazza porge un fiore a un poliziotto chiuso nel suo casco, lui china la testa. Riusciranno i petali a sconfiggere la violenza?
La rivoluzione dei garofani, Lisbona 1974. La primavera di Praga, nel 1968, e i fiori contro i carri armati. Un ragazzo solo contro i carri armati, in piazza Tienanmen, 1989. Le barricate a Parigi, nel 1830: la Libertè guidant le peuple, una donna che sventola una bandiera alla guida dei rivoluzionari nel quadro di Delacroix, come oggi fanno le ragazze di Gezi Park. Perché tutto cambia, ma non la voglia di cambiare il mondo. Tutto cambia, ma non la rivoluzione.”
Un libro breve ma inteso, forte che si occupa di amore e
vita, introspezione, nostalgia del passato e paura per un futuro incerto. Ti
porta a chiederti io cosa farei al posto dei protagonisti?
Lettura superconsigliata, fatemi sapere nei commenti se
avete letto il libro e cosa ne pensate.
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