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venerdì 18 ottobre 2024

FRANKENSTEIN di MARY SHELLEY

TITOLO: Frankenstein
AUTORE: Mary Shelley    traduzione di: Giorgio Barroni
EDITORE: Feltrinelli
PAGINE: 320
PREZZO: € 9,00
GENERE: letteratura inglese, classico, gotico, horror, fantascienza
LUOGHI VISITATI: Svizzera nel corso dell'800
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Unpopolar opinion: non mi è piaciuto.

Sicuramente diverso da quello che mi aspettavo, probabilmente avevo delle aspettative sbagliate e questo ha condizionato la mia lettura e il mio giudizio.

La storia non è narrata in modo diretto ma filtrata da una cornice narrativa particolare che fornisce degli indizi sul finale. Sostanzialmente una nave in viaggio al Polo Nord incontra e soccorre un uomo su una slitta e quest’uomo è il dottor Frankenstein il quale ripresosi dall’incidente racconta la sua vita e vicende al capitano Robert Walton, che a sua volta le racconta in lettera all sorella.

Ad essere raccontata è la storia di Frankenstein (che è lo scienziato e non il mostro come spesso si crede) e si narra tutta la sua vita fin dalla nascita compresa la storia dei genitori, sicuramente Shelley ha trasposto nella narrazione anche la sua esperienze di vita e di studi. Il nostro Frankestein è uno scienziato, un ragazzo che va all’università, si appassiona alla filosofia naturale e inizia una serie di studi e ricerche molto particolari che lo portano a creare la vita (lo dico tranquillamente perché non penso proprio sia uno spoiler). Creata la vita iniziano poi una serie di altre avventure/ peripezie poco piacevoli, diciamo che Frankenstein paga a caro prezzo le conseguenze dalla sua scoperta. Praticamente tutta la vicenda è concentrata su Frankenstein e sul suo io interiore, sulle sue esperienze, emozioni e sensazioni. E a me Frankenstein non è piaciuto l’ho trovato una persona pedante, megalomane ed egoista, si reputa bravissimo e infallibile. Ha fatto una scoperta incredibile dai tanti risvolti sai positivi che negativi e lui non se ne fa nulla.

La cosa che mi è piciuta meno è che manca la parte sulla creazione della vita, che io reputavo la parte centrale, più importante e invece è liquidata con un paragrafo. Non vengono spiegate (o inventate) tecniche e modalità e nemmeno teorie scientifiche. Sarà che il mio unico approccio alla storia di Frankenstein è stato tantissimi anni fa con il film Frankenstein junior di Mel Brooks visto alle scuole medie e nemmeno tutto perché non ricordo il finale, film parodia che si ispira, che prende spunto dal libro di Mary Shelley (qui abbiamo uno scienziato che è il nipote del Frankenstein di Shelley che ripropone in chiave tragicomica l’esperimento dello zio).

Io ho empatizzato moltissimo con il mostro che è il cattivo della storia. Il mostro, che rimane senza nome, vive e fa delle cose e a un certo punto le racconta, e ci sono della pagine veramente belle e toccanti. In contrasto con il suo aspetto dimostra anche un animo sensibile, ma il dolore che prova lo traforma tutto in malvagità, è anche un essere cattivo, sadico, vendicativo. Anche se personalmente non mi sento di biasimarlo. Ci sono però degli aspetti che mi lasciano perplessa: il mostro ha imparato da solo a parlare, a leggere e scrivere, e come si esprime? In un modo estremante istruito ed erudito, è possibile? Il mostro si dispiace di non aver provato amore genitoriale, ma come fa a conoscerne l’esistenza? Lo ha osservato? Oppure ha reminescenze del passato? Teoricamente lui è nato da zero già adulto, sono cose che un uomo conosce inconsciamente? Sono tutti aspetti che avrebbero potuto essere affrontati e approfonditi così come la creazione, anche inventando delle soluzioni.

Sono rimasta piuttosto delusa dall’opera io mi aspettavo più un racconto del terrore, sicuremente non è una storia allegra o una commedia, è un opera drammatica ma tutto è centrato sull’io di Frankenstein.

La sensazione che ho avuto è quella di allungare il brodo, magari mi sono fatta condizionare dal fatto di sapere che l’idea nasce come un racconto di Mary Shelley e poi ne fa un romanzo, ho trovato superflue ad esempio la cornice narrativa che va avanti per pagine e pagine con la storia anche del capitano della nave oppure la storia dei genitori di Frankenstein. In generale l’ho trovato un po’ pesante, va tenuto conto che è un libro di inizio ‘800 ambientato nel secolo precedente, con uno stile di scrittura distante e diverso dal nostro; è un romanzo che ha avuto un grandissimo successo e ci sono tantissime chiavi di lettura e interpretative, ovviamente non sono nessuno per negare che possa essere un capolavoro ma mi limito a riportare il mio umile e semplice pensiero di lettrice qualunque.

 

Fatemi sapere se lo avete letto e se vi è piucito o meno.


sabato 20 febbraio 2021

GUIDA GALATTICA PER GLI AUTOSTOPPISTI - DOUGLAS ADAMS

TITOLO: Guida galattica per gli autostoppisti
AUTORE: Douglas Adams - traduzione di Laura Serra
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 230
PREZZO: circa 10 €
GENERE: letteratura fantascientifica, letteratura inglese, letteratura umoristica
LUOGHI VISITATI:Galassia

 acquistabile su amazon: qui (link affiliato)


Partiamo dal fatto che verso questo libro avevo aspettative altissime, l’avevo acquistato quest’estate quanto c’era la promozione due libri a 9,90 perché ne avevo sentito parlare bene e spesso, in toni entusiastici. Effettivamente è un libro di fantascienza piuttosto divertente e ironico, un ottimo approccio per chi come me non ha mai letto nulla di fantascienza e molto “delicato”, poco spaventoso ecco. Però l’ho trovato piuttosto ripetitivo, soprattutto nel soprattutto nel parallelismo Arthur – Terra.

“«Come siamo finiti qui?» chiese, rabbrividento.
«Abbiamo fatto l’autostop e ci hanno dato un passaggio» rispose Ford.
«Cosa?» fece Arthur. «Non vorrai mica dirmi che abbiamo alzato il pollice e un mostro verde dagli occhi di insetto è sbucato fuori a dirci: ‘Ehi, amici, saltate a bordo, vi do uno strappo fino alla prossima rotatoria!’.»
«Be’,» disse Ford «il Pollice è un congegno elettronico che manda segnali Sub-Eta, e la rotatoria più vicina è sulla Stella di Bernard, a sei anni luce da qui, ma a parte questo, sì, praticamente le cose sono andate così.»”

Racconta le vicende del terrestre Arthur Dent che viene salvato dal suo amico Ford Prefect poco prima della distruzione del pianeta Terra da parte dei Vogon Costruttori, per finire poi a fare gli autostoppisti nello spazio e venir caricati dall’astronave Cuore d’Oro che è alla ricerca di un pianeta leggendario, Magrathea.

Ford Prefect è originario del pianeta di Betelguese, è un inviato della redazione de “La guida galattica per autostoppisti” rimasto bloccato sulla terra per molti anni.  

“Ford porse un libro ad Arthur.
«Cos’è?» chiese Arthur.
«La Guida galattica per gli autostoppisti. È una specie di libro elettronico. Ti dice tutto quello che hai bisogno di sapere di qualsiasi cosa. È fatto apposta.»
Arthur se lo rigirò nervosamente tra le mani.
«Mi piace la copertina» dichiarò. «NIENTE PANICO. È la prima cosa utile, o almeno intelligibile, che mi sia stata detta da stamattina.»”

La guida galattica per gli autostoppisti è descritta come il miglior libro della galassia, è un volume che spiega e illustra praticamente tutto l’universo sotto forma di voci enciclopediche che si possono consultare attraverso una specie di libro/palmare. L’idea alla base della creazione della Guida è molto carina, praticamente una guida turistica, ed ho apprezzato il fatto che vengono messe a disposizione di noi lettori alcune voci così da poter leggerla ma pensavo gli fosse dedicato molto più spazio.

La scrittura si caratterizza oltre che per l’ironia, per la semplicità (anche se il libro è ricco di parole nuove, inventate e legate al mondo galattico immaginato da Douglas), per la brevità dei capitoli e anche delle frasi che rendono la lettura molto scorrevole.

Ho apprezzato molto l’ironia e il sarcasmo soprattutto in relazione alla presunta superiorità dell’uomo, dell’essere umano, non mancano i colpi di scena come la teoria sull’origine della creazione del pianeta terra e dei terrestri. È un libro che descriverei come semplice e simpatico, che non sono necessariamente aspetti negativi anzi, permette un approccio molto soft alla fantascienza, fa ridere e tutto sommato anche riflettere. Probabilmente il mio scarso apprezzamento è legato a delle aspettative che mi ero creata.

Va poi detto che il romanzo è l’adattamento di un programma radiofonico e risale al 1979 ecco che alcune cose che sembrano fantascientifiche oggi sono praticamente realtà, penso sicuramente alla particolare configurazione della Guida come libro.

Si tratta del primo romanzo di una serie, per il momento penso che non leggerò gli altri volumi o perlomeno non ne sento la necessità e il desiderio.

Voi conoscete questa serie di romanzi?

 

venerdì 8 maggio 2020

LA CONFRATERNITA DEGLI STORICI CURIOSI - JODI TAYLOR

TITOLO: La confraternita degli storici curiosi
AUTORE: Jodi Taylor - traduzione di Elisabetta De Medio
EDITORE: Corbaccio Editore
PAGINE: 384
PREZZO: € 18,60
GENERE: letteratura contemporanea / fantascienza
LUOGHI VISITATI: letteratura inglese
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Un libro totalmente diverso da quello che mi aspettavo. Non posso fare altro che un mea culpa grandissimo, perché come al solito ho acquistato il libro esclusivamente sulla base del titolo senza leggerne la trama, semplicemente l’ho visto, mi ha incuriosito il titolo e l’ho acquistato d’impulso. Ma se è diverso da ciò che mi aspettavo e bastava leggere la quarta di copertina per capirlo, in ogni caso non mi è piaciuto nemmeno per quello che è. 

È un libro che mescola generi diversi: avventura, thriller, romance e fantascienza.
È tutto estremamente superficiale per i miei gusti. Ci sono di fondo delle idee molto interessanti ma non mi convince il modo in cui sono state sviluppate.
Il Saint Mary è un istituto di ricerche storiche molto particolare perché qui gli storici fanno ricerche “sul campo”. Attraverso avanzate strumentazioni tecnologiche riescono a viaggiare nel tempo così da poter studiare un dato evento storico in contemporanea, assistendovi in prima persona, confondendosi con i contemporanei (allo scopo in istituto c’è un settore costumi che fornisce l’abbigliamento adeguato e anche un settore “di falsificazione” per riprodurre anche documenti se servono). Ogni missione di scoperta prevede un’ampia preparazione di studio e di organizzazione della stessa, sul campo bisogna essere “invisibili” nel senso di confondersi perfettamente con i contemporanei, osservare e raccogliere dati, e tornare alla base senza lasciare tracce del proprio passaggio. Elemento fondamentale e diciamo morale insito in questi viaggi è la necessità di non alterare il corso degli eventi storici, quindi non sono permessi interventi in nessun caso, lo scopo è solo quello di osservare. Alla stessa stregua sembra non sia possibile riportare oggetti, ma su questo punto non è chiaro se non sia possibile solo da un punto di vista deontologico oppure proprio non sia possibile fisicamente nel senso che una volta tornati al presente questi si (auto)distruggano, in questo senso ci sono dei riferimenti alla Storia quasi fosse un’identità o un essere che permette alcune cose e altre no. Ma proprio su questa possibilità apparente di spostare nel tempo/spazio gli oggetti o meglio alcune particolari categorie di oggetti storici sembra aprirsi un nuovo tipo di missione per il Saint Mary.
Il tempo di narrazione dedicato alle missioni nel tempo è esiguo e anche quel poco è concentrato prevalentemente sui personaggi, le descrizioni storiche dei luoghi e dei fatti è minimale; non ci sono approfondimenti storici particolari.
Gli storici del Saint Mary viaggiano nel tempo, ma non sono gli unici, nel quadro narrativo si inseriscono anche persone che vengono dal futuro, e soprattutto gli storici si trovano a dover combattere contro “dei cattivi” che vogliono usare la Storia (e i viaggi nel tempo creando una sorta di turismo storico) a scopo di lucro dove non c’è il minimo rispetto per la Storia e per mantenerla inalterata. Queste parti mi hanno ricordato molto Indiana Jones (io ho visto solo i film con Harrison Ford, ma l’atmosfera è un po’ quella).
Come dicevo prima ci sono spunti interessanti che però non vengono sviluppati. Per poter diventare uno storico viaggiatore è necessario frequentare un corso e superare degli esami molto selettivi, questo è praticamente tutto ciò che il lettore sa: il lettore sa di questi corsi, vengono presentanti velocemente e brevemente gli insegnanti (per lo più sotto il loro aspetto fisico e caratteriale) ma non il contenuto dei corsi (cosa si studia, a cosa serve). Lo stesso discorso vale per la tecnologia, onnipresente nella narrazione, un esempio su tutto le capsule con cui si viaggia nel tempo ma non ci sono spiegazioni di sorta sul loro funzionamento o su come sono state create. E non ci sono indicazioni nemmeno sull’istituto di ricerca.
Le vicende sono narrate in prima persona dalla protagonista la dottoressa Maxwell Madeleine. Non c’è analisi introspettiva, e indagine psicologica, se escludiamo frasi del tipo “come al solito parlo troppo”, “come al solito sono inopportuna” o “la mai solita fortuna” questa in sintesi l’analisi psicologica.
Lo stile è colloquiale, utilizza un linguaggio tipico del parlato, ci sono molti dialoghi e la narrazione è veloce.
Un aspetto a mio avviso negativo della narrazione è il fatto che spesso gli stessi personaggi siamo identificati o chiamati in modo diverso, talvolta per nome altre per cognome e altre ancora per soprannome, scelta che nella maggior parte dei casi non mi sembra giustificata dal contesto (più volte si sono chiesta e questo chi è? dovendo tornare indietro per capire chi fosse, all’inizio del romanzo è fornito un elenco dei personaggi principali).
Invece un aspetto della narrazione che ho apprezzato è il “ragionamento storico”. La protagonista e voce narrante è una storica e un’appassionata di Storia, ho apprezzato che nei suoi ragionamenti si rifaccia ad eventi storici oppure alla vita di qualche importante Re anche per analizzare e ragionare sulla situazione in cui si trova; anche se non è un aspetto prevalente della narrazione, compare ogni tanto qua e là ma l’ho comunque apprezzato.
L’insieme l’ho trovato caotico c’è di tutto un po’: avventura, thriller, fantascienza e romance. Troppo romance per i miei gusti, o meglio nulla da dire sulla componente amorosa che ci sta (alla fin fine le storie d’amore si trovano praticamente ovunque, e mi tornano alla mente romanzi dove ho pianto proprio per gli aspetti più sentimentali della vicenda), non mi è piaciuta la componente erotica spinta, alcuni episodi li ho trovati sgradevoli e insignificanti, inutili ai fini della narrazione e si potevano trovare espedienti (motivazioni) non sessuali/erotici per far fare determinate cose ai personaggi.

Ho portato a termine la lettura perché è una mia regola personale, se inizio un libro lo voglio finire, anche perché non posso sapere davvero dove andrà a parare se non lo leggo (ognuno è libero di stabilire le proprie regole) e quindi è un modo per dargli una possibilità. 
Il finale del libro è aperto, mi ha dato la sensazione che possa esserci un seguito, che sicuramente non recupero.
Mi piacerebbe molto confrontarmi con qualcuno di voi che l’ha letto e a cui è piaciuto, per vedere gli aspetti che ha apprezzato e le motivazioni. La diversità di gusti è qualcosa che ci rende unici e mi piacerebbe confrontarmi partendo dal presupposto che nessuno ha ragione e nessuno a torto.
Qualcuno di voi l’ha letto?