domenica 27 dicembre 2020

FU SERA E FU MATTINA - KEN FOLLETT

TITOLO: Fu sera e fu mattina
AUTORE: Ken Follett traduzione di Annamaria Raffo
EDITORE: Mondadori - collana Omnibus
PAGINE: 783
PREZZO: € 27,00
GENERE: romanzo storico
LUOGHI VISITATI: Inghilterra fine del X secolo

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Per chi come me ha già letto e amato la trilogia di Kingsbridge, leggere questo libro è come tornare a casa. Devo ammettere che avevo qualche timore, leggerissimo perché adoro Follett però temevo che questo volume potesse non essere all’altezza dei precedenti, non potevo sbagliarmi di più: è un libro magnifico! Questo romanzo si presenta come il prequel de Pilastri della terra, il primo volume della trilogia dedicata alla cittadina di Kinsbridge e devo dire che ci sono diverse assonanze con il primo volume, più marcate rispetto agli altri probabilmente per la maggior vicinanza cronologica delle due ambientazioni. Inutile dire che spero in un proseguo della saga già dalla fine del terzo volume dove c’è un accenno alla Mayflower. Ho già altri romanzi di Follett in libreria che aspettano solo di essere letti in particolare ho la Trilogia del Secolo e devo decidermi ad iniziarla.

Trovo difficile parlare dei libri che mi piacciono ma soprattutto faccio fatica con quelli di Ken Follett.

Partiamo dalla trama: siamo nell’Inghilterra sul finire del decimo secolo, protagonista indiscusso è Edgar un giovane artigiano, figlio di un costruttore di barche, che assieme alla madre e ai fratelli inizia una nuova vita a Dreng’s Ferry dopo aver perso tutto nell’incursione vichinga subita da Combe la sua città natale. Dreng’s Ferry è un piccolo villaggio che fa parte del territorio di Shiring, che si caratterizza per un’apparentemente inspiegabile prosperità. La famiglia di Edgar si occupa di gestire un piccolo podere in riva al fiume e quando i suoi fratelli si sposano, lui lascia la fattoria per andare a lavorare alla taverna principalmente come barcaiolo. E in durante questa sua attività un giorno fa attraversare il fiume a una splendida nobildonna normanna: Ragna, figlia del conte Hubert di Cherbourg e futura sposa dell’aldermanno di Shiring Wilwulf.

Shiring è il centro politico e religioso più importante della regione: sede del vescovo, dell’aldermanno, del priorato e dello sceriffo.

“La città di Shiring era in rapida crescita, e serviva ai bisogni di tre istituzioni: la cittadella dell’aldermanno, con i suoi armigeri e luogotenenti, la cattedrale e il palazzo del vescovo, con i preti e i servitori, e l’abbazia, con i monaci e i conversi. I commercianti vendevano quello che fabbricavano: pentole, secchi, coltelli da tavola e altri attrezzi per la casa; poi c’erano tessitori e sarti, sellai, taglialegna e carpentieri, armieri che producevano maglia per armature, spade ed elmi, e fabbricanti di archi e frecce, casari, fornai, birrai e macellai che rifornivano tutti gli altri di carne.
L’attività più remunerativa, però, era il ricamo. Una decina di donne passava le giornate a intrecciare fili di lana colorata su teli di lino chiaro. Solitamente i loro lavori raffiguravano storie della Bibbia e scene della vita dei santi, spesso abbellite da strani uccelli e bordure geometriche. Questi pannelli di lino, che talvolta potevano essere anche di tessuto di lana chiara, erano venduti in tutta Europa per essere inseriti nei paramenti sacri e nelle vesti regali.”

Alle vicende di Edgar e di Ragna, sia in Normandia che poi dopo le nozze in Inghilterra, ci sono quelle di frate Aldred dell’abbazia di Shiring che coltiva il sogno di trasformare l’abazia in un centro di erudizione e di amanuensi, ma i suoi sogni si scontrano con i soprusi del vescovo Wynstan.

Wynstan fa parte di una famiglia molto importante, ricca e influente, ma anche prepotente! È infatti il fratello di Wigelm che è signore della terra ed entrambi sono fratellastri dell’aldermanno di Shiring Wilwulf, e insieme creano un bel accentramento di potere.

Si innesca una sorta di lotta tra bene e male, tra buoni e cattivi dove i buoni sono Edgar, Ragna e Aldred e i cattivi i padroni di Shiring (Wilwulf, Wigelm e Wynstan e i suoi lontani cugini Degbert e Dreng), con continue avventure e colpi di scena.

La scrittura è accattivante, fluida e scorrevole, tiene il lettore incollato alle pagine e assieme alle avventure dei protagonisti è possibile farsi un quadro della situazione geopolitica ma anche sociale e culturale del tempo.

“Voltò la testa si guardò attorno alla luce del fuoco. La sua casa era simile a ogni altra nella città di Combe: struttura di assi di quercia, tetto di paglia e un pavimento di terra solo parzialmente coperto di canne prese agli argini del fiume che scorreva lì vicino. Non c’erano finestre. Al centro dell’unico ambiente il focolare era racchiuso da un quadrato di pietre, e sopra a questo c’era un treppiede di ferro al quale si poteva appendere un paiolo. I piedi disegnavano sul soffitto ombre simili a zampe di ragno. Tutto intorno alle pareti dei pioli di legno reggevano indumenti, utensili da cucina e attrezzi per la costruzione delle barche”.

Infatti ci sono alcuni aspetti che emergono con forza: la condizione delle donne, gli attacchi vichinghi e la schiavitù che era ancora presente.

“«Nessuno farà di me uno schiavo» rispose Erman con tono petulante.
«No» convenne Ma’. «Ti offrirai volontario.»
Edgar aveva sentito parlare di persone ce si asservivano spontaneamente, però non conosceva nessuno che lo avesse fatto. A Combe aveva incontrato moltissimi schiavi, naturalmente: una persona su dieci era uno schiavo, ragazzi e ragazze di bell’aspetto che diventavano il trastullo di uomini ricchi, altri che tiravano l’aratro, venivano fustigati quando si stancavano e passavano la notte legati alla catena come cani. Per lo più erano britanni, gente che veniva dai selvaggi confini occidentali della civiltà, Galles, Cornovaglia e Irlanda. Di tanto in tanto compivano razzie nell’Inghilterra, che era più ricca, rubando bestiame, galline, armi. Gli Inglesi li punivano facendo scorrerie nei loro territori, bruciando i villaggi e catturando degli schiavi. La schiavitù volontaria era un’altra cosa. C’era un rituale stabilito, e Ma’ lo descrisse a Erman con parole sprezzanti: «Ti inginocchieresti davanti a un nobiluomo o a una nobildonna, a testa china in segno di supplica. Il nobile può rifiutarti, ovviamente; ma, se ti mette le mani sulla testa, diventi suo schiavo per tutta la vita.»”

La ricostruzione storica è sapiente, ben riuscita e piuttosto veritiera e corretta anche se, per indicazione dello stesso autore, Follett si è preso qualche licenza. Comunque è un ottimo romanzo storico dove accanto a personaggi realmente esistiti e problematiche generali come le incursioni vichinghe e gallesi, le difficoltà del potere regio di affermarsi in modo effettivo e costante, si inseriscono personaggi di fantasia ma assolutamente verosimili e realistici. Edgar, detto il costruttore (e io fin dall’inizio ho immaginato possa essere un antenato di Tom il costruttore de I Pilastri della Terra) è ricco di inventiva, intelligente, duttile, capace di adattarsi e imparare nuove cose semplicemente osservando, è ligio ai doveri, ha un forte senso della giustizia ed è estremamente leale. Ragna è bellissima, forte, determinata, saggia e carismatica, una nobildonna che precorre i tempi, è nata per governare non per rimanere a casa in attesa di ordine da parte del marito, pronta a lottare per quello in cui crede.

Come negli altri romanzi della saga non manca la storia d’amore impossibile e tormentata per la diversità di rango sociale o di fede religiosa (a seconda dell’epoca) e quindi in genericamente impossibile agli occhi delle convenzioni sociali normalmente accettate.

Per me la saga di Kingsbridge rappresenta la confort zone assoluta: romanzo storico con narratore onnisciente, ottima ricostruzione storica, personaggi godibili le cui storie restano nella memoria. Inoltre proprio Pilastri della terra mi ha fatto nuovamente innamorare della letteratura o meglio mi ha avvicinato alla narrativa dopo gli anni dell’università.

Conoscete questa saga di Follett? Avete letto qualcosa di suo?


mercoledì 23 dicembre 2020

POIROT A STYLES COURT - AGATHA CHRISTIE

TITOLO: Poirot a Styles Court
AUTORE: Agatha Christie traduzione di Diana Fonticoli
EDITORE: Mondadori - collana Oscar moderni Cult
PAGINE: 226
PREZZO: € 13
GENERE: giallo
LUOGHI VISITATI: Essex - Inghilterra anno 1917

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Questo è il primo romanzo scritto da Agatha Christie ed è anche il primo romanzo in cui compare l’iconico investigatore Hercule Poirot. Piccoletto, iper preciso e puntiglioso, maniaco dell’ordine, intelligente, astuto e assolutamente molto preparato. In una parola geniale. Io avevo in mente solo l’interpretazione televisiva di David Suchet e così me lo sono immaginato anche durante la lettura del libro.

“Poirot mi sorrideva comprensivo.
«Ha un po’ le idee confuse, vero? Calma, mon ami. È abbastanza naturale essere eccitati. Fra poco sistemeremo con ordine i fatti, ognuno al proprio posto. Passeremo in esame i vari elementi, e scarteremo quelli che non c’entrano. Terremo da parte quelli importanti. Quelli inutili, invece, puf!,» sbuffò in modo decisamente comico «li soffieremo via.»
«In teoria va benissimo,» gli dissi «ma come si fa a distinguere i fattori importanti dagli altri? Non mi sembra per niente facile.»
Poirot scosse energicamente la testa. Si stava aggiustando i baffi con molto cura.
«Ma no. Voyons! Un fatto ne prova un altro, e via di seguito. Il secondo collima col primo? A meraveille! Bene. Si può procedere. E quest’altro particolare? Ah, guarda che strano! Manca un anello della catena. Passiamo in rassegna i fatti, e aggiungiamo quel piccolo particolare, l’anello mancante della catena.» Fece un gesto vago. «Quel particolare era importante, forse vitale.»
«Sì» balbettai.
«Ah!» Mi agitò l’indice sotto il naso con tanta veemenza, che quasi mi intimorì. «Attenzione! Rischia grosso l’investigatore che dice ‘È un particolare tanto piccolo che non serve a niente. Dimentichiamolo!’ In questo modo si genera confusione. Ogni dettaglio ha la sua importanza.»
«Lo so. Me l’ha ripetuto cento volte. È per questo che non ho tralasciato nessun particolare, che mi sembrasse importante o no.»”

Siamo nel 1917 e in Europa imperversa la prima guerra mondiale. Arthur Hastings è un ufficiale inglese in concedo che passa la sua convalescenza nell’Essex, a Styles Court presso la residenza dei Cavendish invitato dal suo vecchio amico John. Si tratta di una famiglia importante e molto ricca, tutto il patrimonio è gestito dalla matrigna la sig.ra Emily Inglethorp che si prodiga in opere di beneficenza e di sostegno dei militari al fronte. Ma la signora Emily si è recentemente sposata con Alfred Inglethorp il suo segretario, molto più giovane di lei, e apparentemente interessato al patrimonio più che alla vecchia signora, o almeno questo è quello che sospettano i figliastri John e Lawrence Cavendish e in generale tutte le persone che conoscono la famiglia.

La signora Emily viene avvelenata e i sospetti ricadono subito (e ovviamente) sul giovane marito anche perché sembrano esserci delle prove schiaccianti della sua colpevolezza. Per fortuna Hercule Poirot - ex investigatore della polizia belga, conosciuto anche a Scotland Yard con cui ha risolto importanti casi in passato – si trova in paese assieme ad altri profughi belgi ed è amico del signor Hastings il quale gli chiederà di indagare sul caso e risolvere il mistero.

Chi sarà il colpevole? Quale il movente? Nei giorni antecedenti la morte non sono mancati litigi furibondi e anche la redazione di nuovi testamenti; gli interessi economici in gioco sono molto forti, tutti o quasi gli abitanti della casa possono essere dei sospetti, abbiamo il marito, ma anche i figliastri John e Lawrence, la moglie di John Mary per fare degli esempi.

La voce narrante è quella di Arthur Hastings che all’epoca del delitto era ospite nella residenza di Styles Court ed ha assistito al processo. Dato il grande clamore del caso ha deciso di raccontare una volta per tutte come sono andate le cose realmente.

La narrazione è scorrevole, intrigante, tiene incollato il lettore alle pagine attraverso la ricostruzione dei fatti e delle indagini fornendo tutti gli elementi perché possa partecipare attivamente alla scoperta del colpevole; non mancano intrighi, spionaggio e tresche amorose clandestine.

Questo romanzo presenta una curiosità: troviamo la classica forma di svelamento del colpevole dove tutti gli interessati e/o i sospetti riuniti in un salotto dove Poirot spiega la risoluzione del caso. Questa modalità di svelamento è stata la seconda scelta della Christie, originariamente Poirot svelava il colpevole in tribunale al banco dei testimoni, ma l’editore ha ritenuto poco plausibile la scena e ha chiesto alla scrittrice di modificarla; dando probabilmente il là per una delle scene classiche e ricorrenti nei suoi gialli (anche se forse è solo quella che ricordiamo o che colpisce maggiormente perché in realtà in molti gialli della zia Agatha il colpevole viene svelato altrove senza la riunione in salotto). Nella nuova edizione Mondadori del 2020 (quella che vedete in foto) a fine libro è riportato anche il capitolo originario ritrovato negli archivi dell’autrice.

Parlare dei gialli per me è sempre molto complicato perché non voglio assolutamente rovinare la sorpresa.

Quelli di Agatha Christie sono i gialli per eccellenza, nella loro concezione più classica e tradizionale di delitto e investigatore che ricostruisce la vicenda e il movente e alla fine svela il colpevole, permettendo la partecipazione del lettore nella ricerca della verità fornendo tutti gli elementi per tentare di risolvere il caso anche in autonomia.

Il giallo/investigativo è un genere che mi piace molto, un genere di intrattenimento che però a me richiede particolare attenzione e coinvolgimento nella lettura perché voglio farmi un quadro chiaro e tentare di scoprire il colpevole, quindi leggo con la massima concentrazione, e torno indietro a rileggere alcuni passaggi e mi ripeto ad alta voce oppure faccio uno schemino riepilogativo con possibili moventi ed alibi e indizi e prove. Lo fate anche voi o sono l’unica pazza?