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giovedì 8 giugno 2023

LA CATTEDRALE DEL MARE di ILDEFONSO FALCONES

TITOLO: La cattedrale del Mare
AUTORE: Ildefonso Falcones
traduzione di: Roberta Bovaia
EDITORE: TEA
PAGINE: 648
PREZZO: € 15
GENERE: letteratura spagnola, romanzo storico
LUOGHI VISITATI: Barcellona del 1300
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Romanzo storico, appassionante che copre un lungo arco temporale.

Protagonista è Arnau Estanyol di cui ripercorriamo l’intera vita a partire dal matrimonio dei genitori. Arnau non può non entrare nel cuore del lettore, è caparbio, forte, determinato e molto coraggioso, talvolta anche un eroe, non esita a mettere in pericolo la propria vita per fare quello che ritiene giusto e salvare altre persone. Ma non è assolutamente un “dio”, non è solo pregi è estremamente umano e non mancano anche comportamenti “meschini” e vendicativi; Arnau è un uomo che non si dimentica i torti subiti, che si prende qualche rivincita e soddisfazione con chi è stato particolarmente ingiusto nei suoi confronti anche a distanza di molti anni e quando ne ha l’occasione si vendica. Però nel suo essere vendicativo non si limita a rifarsi solo dei torti personali ma si ricorda e cerca di dare riscatto anche ai torti della società, si ricorda della condizione ingiusta e disumana in cui vivono i servi della gleba come suo padre e suo nonno, soggetti all’arbitrio e alle prepotenze dei nobili e dei potenti e quando ne avrà l’occasione – perché la vita lo porterà anche ad essere un proprietario terriero – libera i servi delle sue terre e concede loro dei diritti. Questo comportamento, che da un lato è meritevole e ammirevole, dall’altro attira nuovi nemici perché pone pericolosi precedenti e i nobili non vogliono rinunciare ai loro privilegi.

 

 

Quella di Arnau è un’ascesa alla scala sociale, un’ascesa che talvolta ha il sapore della favola ma nel corso del tempo oltre a tanti amici si fa anche dei nemici che cercheranno di distruggerlo. Quando tutto sembra essersi assestato, sistemato, qualcosa o qualcuno rovina tutto, cambia le carte in tavola e Arnau si trova di nuovo costretto a lottare.

Arnau uomo è un uomo che fa paura, perché segue il cuore e l’istinto, non si ferma, non si accontenta di quello che ottiene, non si adagia sugli allori e soprattutto non dimentica da dove è partita la sua storia diventato ricco e potente non sfrutta gli altri, non usurpa le fatiche altrui, non soggioga, non schiaccia chi è più debole solo perché il sistema sociale lo permette.

Un romanzo sull’amicizia, sull’amore che vince su tutto, sulla determinazione. Un meraviglioso spaccato padre figlio, un rapporto di amore paterno davvero forte, non scontato soprattutto per l’epoca, un uomo che rinuncia a tutto per salvare quel figlio tanto amato. Un padre che insegnerà al figlio a pensare da uomo libero, a vivere da uomo libero e di quegli insegnamenti Arnau farà tesoro; un padre che verrà ripagato da quel figlio permettendogli una dignità finale che molti gli invidiano, molti adulti non hanno il coraggio di Arnau bambino.

“…Arnau, io ho lasciato tutto quello che avevo perché tu potessi essere libero. Ho abbandonato le nostre terre, che da secoli appartenevano agli Estanyol, perché nessuno potesse fare a te quello che avevano fatto a me, a mio padre e al padre di mio padre… E invece adesso siamo daccapo, soggetti ai capricci di quelli che si chiamano nobili. Ma con una differenza: possiamo rifiutare. Figlio mio, impara a usare la libertà che ci è costato tanto sforzo raggiungere. Spetta solo a te decidere… gli aveva detto Bernat.”

È un romanzo storico, le vicende di Arnau si inseriscono nella Storia vera, reale della Barcellona del XIV secolo: a partire dalla legge sulla cittadinanza con cui la città di Barcellona concede la propria cittadinanza a coloro che vivono per un anno e un giorno in città, cittadinanza che significa libertà e affrancatura dalla condizione di servo della gleba; le vicende politiche, le guerre, la peste in particolare quella del 1348, la costruzione della cattedrale di Santa Maria del Mar. Poi l’Inquisizione, che in un romanzo ambientato nel Medioevo non può mancare, anche e soprattutto nella sua forma più oscura come mezzo abietto e gretto per combattere e annientare i nemici, un mezzo da sfruttare per disfarsi di chi dà fastidio e porre in essere vendette e questo avviene a tutti i livelli sociali anche all’interno nelle classi più povere; tra l’altro incontriamo la figura del famoso inquisitore Nicolau Eymerich.
Infine importantissime testimonianze sulla vita quotidiana ad esempio sulle tecniche di costruzione, sulle confraternite di mestieri come quella dei bastianox e anche un interessante approfondimento sulla condizione femminile in particolare sulla legge che regola l’adulterio della donna.

“Ponç il calderaio non avrebbe esitato un attimo a rispondergli: «Adulterio!» L’aveva raccontato decine di volte, a chiunque l’avesse voluto ascoltare.
«L’ho sorpresa a fornicare con il suo amante, un ragazzino come lei; approfittavano delle ore in cui io andavo a lavorare alla fucina. Sono andato dal governatore, a chiedere la giusta riparazione prevista dalla legge.» Il vigoroso calderaio, in seguito, godeva nel parlare della legge che gli aveva permesso di farsi giustizia da solo. «I nostri principi sono uomini saggi e conoscono la malvagità delle donne. Solo le donne nobili possono liberarsi dall’accusa di adulterio mediante un giuramento: le altre, come la mia Joana, devono affrontare un duello e accettare il verdetto divino.»
Chi aveva assistito al duello ricordava che Ponç aveva fatto a pezzi l’amante di Joana; Dio aveva potuto fare poco per mediare tra il calderaio, forgiato dal lavoro alla fucina, e il delicato giovinetto consacrato all’amore.
La sentenza reale era state emessa secondo gli Usatges: “Se vince la donna, il marito deve riprenderla con sé con onore e corrisponderle tutte le spese sostenute da lei e dai suoi amici nel corso della causa e del duello, e i danni del combattente. Ma se questa viene sconfitta, cade in potere del marito insieme a tutte le cose che le appartengono.” Benché non sapesse leggere, Ponç recitava a memoria il contenuto della sentenza mentre mostrava il documento a chiunque volesse vederlo”

Con le vicende di Arnau seguiamo anche la costruzioni di una cattedrale, una chiesa immensa dedicata alla Madonna del mare chiamata appunto Santa Maria del Mar nel quartiere La Ribera dove va a vivere con suo padre. La Ribera è un quartiere povero, prevalentemente ci vivono gli operai e gli scaricatori di porto, la chiesa viene costruita anche e soprattutto grazie all’apporto degli abitanti del quartiere, che non avendo denaro da donare per la costruzione, partecipano mettendo a disposizione lavoro e forza fisica trasportando le pietre necessarie alla costruzione dalle cave alla spiaggia: così facciamo la conoscenza di una figura particolare quella dei bastianox – gli scaricatori di porto. Una confraternita di lavoratori instancabili, sono solo poveri operai che però devolvono una parte dei loro guadagni a chi è ancor più povero di loro. Arnau ne farà parte, è solo un ragazzino quando inizia questo lavoro durissimo, è l’unica possibilità in quel momento e non si tira indietro.


“Era solo un bambino eppure… Ce l’avrebbe fatta anche stavolta! Aveva attraversato tutta Barcellona con un macigno che pesava più di lui, sudando, sanguinando, mentre sentiva le grida di incoraggiamento della gente. […] Il piccolo bastaix che tutti i ragazzi della città avevano guardato con ammirazione? Passo dopo passo, graffiando la strada fino a Santa Maria per poi tornare a casa a riposare per il giorno dopo.”

 

La cattedrale di Santa Maria del Mar - che per me è una protagonista del libro perché Arnau tornerà spesso a cercare conforto nella sua Madonna - è una chiesa che esiste tuttora e nel libro di Falcones troviamo la storia della sua costruzione - davvero le pietre dalla cava al cantiere sono state portate a spalla dai bastianox – è una chiesa gotica costruita tra il 1329 e il 1383 sotto la direzione di Berenguer de Montagut (anche lui lo incontriamo nel libro) ed è considerata una delle più belle chiese di Barcellona e se mai visiterò la città voglio assolutamente vederla dal vivo.

La penna di Falcones è magistrale, dettagliata, ricca di spiegazioni, mai noiosa, con una scrittura densa e avvolgente il lettore viene catapultato nella Barcellona trecentesca con un storia adrenalinica e appassionante piena di colpi di scena: c’è tutto quello che si può aspettare pensando al medioevo.

Questo romanzo ha un seguito “Gli Eredi della Terra” che mi aspetta già in libreria e non vedo l’ora di leggere anche per scoprire se si tratta di un seguito reale oppure solo ideale.

La lettura de La cattedrale del mare mi ha ricordato tantissimo I pilastri della terra di Follett, i due libri presentano alcuni aspetti in comune come la costruzione di una chiesa con tutte le descrizione delle tecniche artigiane dell’epoca e l’ombra dell’Inquisizione che cerca di colpire i protagonisti per realizzare la vendetta di qualche “antagonista”. Nonostante ci siano delle grandi differenze tra i protagonisti e soprattutto è diversa l’ambientazione storica e geografica e quindi anche i fatti storici reali - la Storia con la s maiuscola - che fanno da contorno poiché “La cattedrale del mare” è ambientata nel corso del 1300 a Barcellona mentre “I pilastri della terra” nel corso del 1100 in Inghilterra, io non posso fare a meno di accomunare questi due libri: quindi se ne avete letto solo uno dei due vi consiglio di recuperare anche l’altro.

 

Fatemi sapere nei commenti se avete letto la storia di Arnau Estanyol.

domenica 27 dicembre 2020

FU SERA E FU MATTINA - KEN FOLLETT

TITOLO: Fu sera e fu mattina
AUTORE: Ken Follett traduzione di Annamaria Raffo
EDITORE: Mondadori - collana Omnibus
PAGINE: 783
PREZZO: € 27,00
GENERE: romanzo storico
LUOGHI VISITATI: Inghilterra fine del X secolo

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Per chi come me ha già letto e amato la trilogia di Kingsbridge, leggere questo libro è come tornare a casa. Devo ammettere che avevo qualche timore, leggerissimo perché adoro Follett però temevo che questo volume potesse non essere all’altezza dei precedenti, non potevo sbagliarmi di più: è un libro magnifico! Questo romanzo si presenta come il prequel de Pilastri della terra, il primo volume della trilogia dedicata alla cittadina di Kinsbridge e devo dire che ci sono diverse assonanze con il primo volume, più marcate rispetto agli altri probabilmente per la maggior vicinanza cronologica delle due ambientazioni. Inutile dire che spero in un proseguo della saga già dalla fine del terzo volume dove c’è un accenno alla Mayflower. Ho già altri romanzi di Follett in libreria che aspettano solo di essere letti in particolare ho la Trilogia del Secolo e devo decidermi ad iniziarla.

Trovo difficile parlare dei libri che mi piacciono ma soprattutto faccio fatica con quelli di Ken Follett.

Partiamo dalla trama: siamo nell’Inghilterra sul finire del decimo secolo, protagonista indiscusso è Edgar un giovane artigiano, figlio di un costruttore di barche, che assieme alla madre e ai fratelli inizia una nuova vita a Dreng’s Ferry dopo aver perso tutto nell’incursione vichinga subita da Combe la sua città natale. Dreng’s Ferry è un piccolo villaggio che fa parte del territorio di Shiring, che si caratterizza per un’apparentemente inspiegabile prosperità. La famiglia di Edgar si occupa di gestire un piccolo podere in riva al fiume e quando i suoi fratelli si sposano, lui lascia la fattoria per andare a lavorare alla taverna principalmente come barcaiolo. E in durante questa sua attività un giorno fa attraversare il fiume a una splendida nobildonna normanna: Ragna, figlia del conte Hubert di Cherbourg e futura sposa dell’aldermanno di Shiring Wilwulf.

Shiring è il centro politico e religioso più importante della regione: sede del vescovo, dell’aldermanno, del priorato e dello sceriffo.

“La città di Shiring era in rapida crescita, e serviva ai bisogni di tre istituzioni: la cittadella dell’aldermanno, con i suoi armigeri e luogotenenti, la cattedrale e il palazzo del vescovo, con i preti e i servitori, e l’abbazia, con i monaci e i conversi. I commercianti vendevano quello che fabbricavano: pentole, secchi, coltelli da tavola e altri attrezzi per la casa; poi c’erano tessitori e sarti, sellai, taglialegna e carpentieri, armieri che producevano maglia per armature, spade ed elmi, e fabbricanti di archi e frecce, casari, fornai, birrai e macellai che rifornivano tutti gli altri di carne.
L’attività più remunerativa, però, era il ricamo. Una decina di donne passava le giornate a intrecciare fili di lana colorata su teli di lino chiaro. Solitamente i loro lavori raffiguravano storie della Bibbia e scene della vita dei santi, spesso abbellite da strani uccelli e bordure geometriche. Questi pannelli di lino, che talvolta potevano essere anche di tessuto di lana chiara, erano venduti in tutta Europa per essere inseriti nei paramenti sacri e nelle vesti regali.”

Alle vicende di Edgar e di Ragna, sia in Normandia che poi dopo le nozze in Inghilterra, ci sono quelle di frate Aldred dell’abbazia di Shiring che coltiva il sogno di trasformare l’abazia in un centro di erudizione e di amanuensi, ma i suoi sogni si scontrano con i soprusi del vescovo Wynstan.

Wynstan fa parte di una famiglia molto importante, ricca e influente, ma anche prepotente! È infatti il fratello di Wigelm che è signore della terra ed entrambi sono fratellastri dell’aldermanno di Shiring Wilwulf, e insieme creano un bel accentramento di potere.

Si innesca una sorta di lotta tra bene e male, tra buoni e cattivi dove i buoni sono Edgar, Ragna e Aldred e i cattivi i padroni di Shiring (Wilwulf, Wigelm e Wynstan e i suoi lontani cugini Degbert e Dreng), con continue avventure e colpi di scena.

La scrittura è accattivante, fluida e scorrevole, tiene il lettore incollato alle pagine e assieme alle avventure dei protagonisti è possibile farsi un quadro della situazione geopolitica ma anche sociale e culturale del tempo.

“Voltò la testa si guardò attorno alla luce del fuoco. La sua casa era simile a ogni altra nella città di Combe: struttura di assi di quercia, tetto di paglia e un pavimento di terra solo parzialmente coperto di canne prese agli argini del fiume che scorreva lì vicino. Non c’erano finestre. Al centro dell’unico ambiente il focolare era racchiuso da un quadrato di pietre, e sopra a questo c’era un treppiede di ferro al quale si poteva appendere un paiolo. I piedi disegnavano sul soffitto ombre simili a zampe di ragno. Tutto intorno alle pareti dei pioli di legno reggevano indumenti, utensili da cucina e attrezzi per la costruzione delle barche”.

Infatti ci sono alcuni aspetti che emergono con forza: la condizione delle donne, gli attacchi vichinghi e la schiavitù che era ancora presente.

“«Nessuno farà di me uno schiavo» rispose Erman con tono petulante.
«No» convenne Ma’. «Ti offrirai volontario.»
Edgar aveva sentito parlare di persone ce si asservivano spontaneamente, però non conosceva nessuno che lo avesse fatto. A Combe aveva incontrato moltissimi schiavi, naturalmente: una persona su dieci era uno schiavo, ragazzi e ragazze di bell’aspetto che diventavano il trastullo di uomini ricchi, altri che tiravano l’aratro, venivano fustigati quando si stancavano e passavano la notte legati alla catena come cani. Per lo più erano britanni, gente che veniva dai selvaggi confini occidentali della civiltà, Galles, Cornovaglia e Irlanda. Di tanto in tanto compivano razzie nell’Inghilterra, che era più ricca, rubando bestiame, galline, armi. Gli Inglesi li punivano facendo scorrerie nei loro territori, bruciando i villaggi e catturando degli schiavi. La schiavitù volontaria era un’altra cosa. C’era un rituale stabilito, e Ma’ lo descrisse a Erman con parole sprezzanti: «Ti inginocchieresti davanti a un nobiluomo o a una nobildonna, a testa china in segno di supplica. Il nobile può rifiutarti, ovviamente; ma, se ti mette le mani sulla testa, diventi suo schiavo per tutta la vita.»”

La ricostruzione storica è sapiente, ben riuscita e piuttosto veritiera e corretta anche se, per indicazione dello stesso autore, Follett si è preso qualche licenza. Comunque è un ottimo romanzo storico dove accanto a personaggi realmente esistiti e problematiche generali come le incursioni vichinghe e gallesi, le difficoltà del potere regio di affermarsi in modo effettivo e costante, si inseriscono personaggi di fantasia ma assolutamente verosimili e realistici. Edgar, detto il costruttore (e io fin dall’inizio ho immaginato possa essere un antenato di Tom il costruttore de I Pilastri della Terra) è ricco di inventiva, intelligente, duttile, capace di adattarsi e imparare nuove cose semplicemente osservando, è ligio ai doveri, ha un forte senso della giustizia ed è estremamente leale. Ragna è bellissima, forte, determinata, saggia e carismatica, una nobildonna che precorre i tempi, è nata per governare non per rimanere a casa in attesa di ordine da parte del marito, pronta a lottare per quello in cui crede.

Come negli altri romanzi della saga non manca la storia d’amore impossibile e tormentata per la diversità di rango sociale o di fede religiosa (a seconda dell’epoca) e quindi in genericamente impossibile agli occhi delle convenzioni sociali normalmente accettate.

Per me la saga di Kingsbridge rappresenta la confort zone assoluta: romanzo storico con narratore onnisciente, ottima ricostruzione storica, personaggi godibili le cui storie restano nella memoria. Inoltre proprio Pilastri della terra mi ha fatto nuovamente innamorare della letteratura o meglio mi ha avvicinato alla narrativa dopo gli anni dell’università.

Conoscete questa saga di Follett? Avete letto qualcosa di suo?