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venerdì 8 maggio 2020

LA CONFRATERNITA DEGLI STORICI CURIOSI - JODI TAYLOR

TITOLO: La confraternita degli storici curiosi
AUTORE: Jodi Taylor - traduzione di Elisabetta De Medio
EDITORE: Corbaccio Editore
PAGINE: 384
PREZZO: € 18,60
GENERE: letteratura contemporanea / fantascienza
LUOGHI VISITATI: letteratura inglese
acquistabile su amazon: qui (link affiliato)



Un libro totalmente diverso da quello che mi aspettavo. Non posso fare altro che un mea culpa grandissimo, perché come al solito ho acquistato il libro esclusivamente sulla base del titolo senza leggerne la trama, semplicemente l’ho visto, mi ha incuriosito il titolo e l’ho acquistato d’impulso. Ma se è diverso da ciò che mi aspettavo e bastava leggere la quarta di copertina per capirlo, in ogni caso non mi è piaciuto nemmeno per quello che è. 

È un libro che mescola generi diversi: avventura, thriller, romance e fantascienza.
È tutto estremamente superficiale per i miei gusti. Ci sono di fondo delle idee molto interessanti ma non mi convince il modo in cui sono state sviluppate.
Il Saint Mary è un istituto di ricerche storiche molto particolare perché qui gli storici fanno ricerche “sul campo”. Attraverso avanzate strumentazioni tecnologiche riescono a viaggiare nel tempo così da poter studiare un dato evento storico in contemporanea, assistendovi in prima persona, confondendosi con i contemporanei (allo scopo in istituto c’è un settore costumi che fornisce l’abbigliamento adeguato e anche un settore “di falsificazione” per riprodurre anche documenti se servono). Ogni missione di scoperta prevede un’ampia preparazione di studio e di organizzazione della stessa, sul campo bisogna essere “invisibili” nel senso di confondersi perfettamente con i contemporanei, osservare e raccogliere dati, e tornare alla base senza lasciare tracce del proprio passaggio. Elemento fondamentale e diciamo morale insito in questi viaggi è la necessità di non alterare il corso degli eventi storici, quindi non sono permessi interventi in nessun caso, lo scopo è solo quello di osservare. Alla stessa stregua sembra non sia possibile riportare oggetti, ma su questo punto non è chiaro se non sia possibile solo da un punto di vista deontologico oppure proprio non sia possibile fisicamente nel senso che una volta tornati al presente questi si (auto)distruggano, in questo senso ci sono dei riferimenti alla Storia quasi fosse un’identità o un essere che permette alcune cose e altre no. Ma proprio su questa possibilità apparente di spostare nel tempo/spazio gli oggetti o meglio alcune particolari categorie di oggetti storici sembra aprirsi un nuovo tipo di missione per il Saint Mary.
Il tempo di narrazione dedicato alle missioni nel tempo è esiguo e anche quel poco è concentrato prevalentemente sui personaggi, le descrizioni storiche dei luoghi e dei fatti è minimale; non ci sono approfondimenti storici particolari.
Gli storici del Saint Mary viaggiano nel tempo, ma non sono gli unici, nel quadro narrativo si inseriscono anche persone che vengono dal futuro, e soprattutto gli storici si trovano a dover combattere contro “dei cattivi” che vogliono usare la Storia (e i viaggi nel tempo creando una sorta di turismo storico) a scopo di lucro dove non c’è il minimo rispetto per la Storia e per mantenerla inalterata. Queste parti mi hanno ricordato molto Indiana Jones (io ho visto solo i film con Harrison Ford, ma l’atmosfera è un po’ quella).
Come dicevo prima ci sono spunti interessanti che però non vengono sviluppati. Per poter diventare uno storico viaggiatore è necessario frequentare un corso e superare degli esami molto selettivi, questo è praticamente tutto ciò che il lettore sa: il lettore sa di questi corsi, vengono presentanti velocemente e brevemente gli insegnanti (per lo più sotto il loro aspetto fisico e caratteriale) ma non il contenuto dei corsi (cosa si studia, a cosa serve). Lo stesso discorso vale per la tecnologia, onnipresente nella narrazione, un esempio su tutto le capsule con cui si viaggia nel tempo ma non ci sono spiegazioni di sorta sul loro funzionamento o su come sono state create. E non ci sono indicazioni nemmeno sull’istituto di ricerca.
Le vicende sono narrate in prima persona dalla protagonista la dottoressa Maxwell Madeleine. Non c’è analisi introspettiva, e indagine psicologica, se escludiamo frasi del tipo “come al solito parlo troppo”, “come al solito sono inopportuna” o “la mai solita fortuna” questa in sintesi l’analisi psicologica.
Lo stile è colloquiale, utilizza un linguaggio tipico del parlato, ci sono molti dialoghi e la narrazione è veloce.
Un aspetto a mio avviso negativo della narrazione è il fatto che spesso gli stessi personaggi siamo identificati o chiamati in modo diverso, talvolta per nome altre per cognome e altre ancora per soprannome, scelta che nella maggior parte dei casi non mi sembra giustificata dal contesto (più volte si sono chiesta e questo chi è? dovendo tornare indietro per capire chi fosse, all’inizio del romanzo è fornito un elenco dei personaggi principali).
Invece un aspetto della narrazione che ho apprezzato è il “ragionamento storico”. La protagonista e voce narrante è una storica e un’appassionata di Storia, ho apprezzato che nei suoi ragionamenti si rifaccia ad eventi storici oppure alla vita di qualche importante Re anche per analizzare e ragionare sulla situazione in cui si trova; anche se non è un aspetto prevalente della narrazione, compare ogni tanto qua e là ma l’ho comunque apprezzato.
L’insieme l’ho trovato caotico c’è di tutto un po’: avventura, thriller, fantascienza e romance. Troppo romance per i miei gusti, o meglio nulla da dire sulla componente amorosa che ci sta (alla fin fine le storie d’amore si trovano praticamente ovunque, e mi tornano alla mente romanzi dove ho pianto proprio per gli aspetti più sentimentali della vicenda), non mi è piaciuta la componente erotica spinta, alcuni episodi li ho trovati sgradevoli e insignificanti, inutili ai fini della narrazione e si potevano trovare espedienti (motivazioni) non sessuali/erotici per far fare determinate cose ai personaggi.

Ho portato a termine la lettura perché è una mia regola personale, se inizio un libro lo voglio finire, anche perché non posso sapere davvero dove andrà a parare se non lo leggo (ognuno è libero di stabilire le proprie regole) e quindi è un modo per dargli una possibilità. 
Il finale del libro è aperto, mi ha dato la sensazione che possa esserci un seguito, che sicuramente non recupero.
Mi piacerebbe molto confrontarmi con qualcuno di voi che l’ha letto e a cui è piaciuto, per vedere gli aspetti che ha apprezzato e le motivazioni. La diversità di gusti è qualcosa che ci rende unici e mi piacerebbe confrontarmi partendo dal presupposto che nessuno ha ragione e nessuno a torto.
Qualcuno di voi l’ha letto?