TITOLO:
Le armi della luce
AUTORE: Ken Follett traduzione di:
Annamaria Raffo
EDITORE:
Mondadori
PAGINE:
712
PREZZO:
€ 27
GENERE:
letteratura inglese, romanzo storico
LUOGHI VISITATI:
Inghilterra fine '700 primi '800
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Le armi della luce è il nuovo
capitolo della saga di Kingsbridge di Ken Follett: una nuovo tassello questa
volta ambientato tra la fine del ‘700 e i primi anni dell’800. Siamo agli inizi
della Rivoluzione industriale e iniziano a fare la propria comparsa le macchine
che sostituiscono il lavoro dell’uomo, in particolare vediamo le macchine per
la creazione di filato e tessuti, Kingsbridge è un centro produttivo importante
fin dal Medioevo; ma sono anche gli anni delle guerre napoleoniche che incidono
sulla vita delle persone dalla chiamata (più o meno volontaria) nell’esercito
alle fortissime ripercussioni che le tasse hanno sul prezzo dei generi di prima
necessità, su tutti il pane.
Mi è difficile dire di cosa
parla, perché non voglio fare spoiler e rovinare l’effetto della scoperta, i personaggi sono tanti e ognuno ha la sua
storia personale più o meno travagliata, ma le vicende si riconducono a
grandissime linee in una lotta per la sopravvivenza tra la parte povera della
popolazione - per lo più operai - e i ricchi nobili, possidenti terrieri e
produttori (potremmo dire gli imprenditori di oggi) che cercano di guadagnare
il più possibile e soprattutto non vogliono perdere/abbandonare i privilegi di
status di cui godono.
“«Non mi piace» disse il vescovo
con fermezza.
Elsie se l’aspettava, ma rimase sgomenta per il tono risoluto. Non era una
sorpresa che lui non fosse d’accordo, e lei aveva un piano per convincerlo.
Tuttavia gli chiese: «Perché mai non vi piace?».
«Vedi, mia cara, non è un bene che le classi lavoratrici imparino a leggere e a
scrivere» rispose lui, assumendo il tono paterno dell’uomo più anziano che
dispensa perle di saggezza a una giovane utopista. «I libri e i giornali gli riempiono
la testa di concetti che non capiscono. Li rendono insoddisfatti della
posizione sociale che Dio ha disposto per loro. Si fanno delle idee assurde
sull’eguaglianza e la democrazia.»
«Ma dovrebbero leggere la Bibbia.»
«Ancora peggio! Interpretano male le Scritture e accusano la Chiesa di Stato di
diffondere una falsa dottrina. Diventano protestanti e dissidenti e poi
vogliono fondare le loro chiese, come i presbiteriani e i congregazionalisti. E
i metodisti.»”
Ognuno a suo modo cerca di
sopravvivere come meglio può. Ci sono le crisi legate agli scioperi ma ci sono
anche le crisi dovute alle tasse elevatissime che portano ad un aumento
intollerabile del prezzo dei beni di prima necessità. Fondamentalmente ci muoviamo
tra gli operai da un lato e i produttori dall’altro ognuno cerca di
sopravvivere e di adattarsi meglio che può al periodo storico; c’è chi ci
riesce e chi no, ci sono pagine davvero drammatiche. Abbiamo modo di vedere in
più occasioni che le decisioni sia politiche che giudiziarie vengono prese o
per diritto di nascita (la nobiltà) oppure per diritto che si acquisisce al
raggiungimento di un certa ricchezza. Espressione di questi indirizzi sono
alcune leggi che vengono citate come il Framework Act, il Combination Act e il
Treason Act che vanno a limitare se non vessare i lavoratori e il popolo che
non ha rappresentanza in parlamento nonostante sia la fetta più consistente di
popolazione.
“Tutti i giurati erano cittadini
di Kingsbridge di età compresa tra i ventuno e i settant’anni, proprietari di
beni immobili che fruttavano almeno quaranta scellini d’affitto all’anno. Gli
uomini appartenenti a questo gruppo avevano anche il diritto di votare, in base
alla regola chiamata suffragio dei quaranta scellini. Costituivano la classe
governante della città e, in linea di massima, erano sempre pronti a condannare
gli operai.
Lo sceriffo aveva il compito di nominare la giuria scegliendo uomini a caso.
Tuttavia, secondo Hornbeam, alcune delle persone idonee non erano affidabili,
quindi aveva scambiato qualche parola con Doye per dirgli di escludere i
metodisti e altri nonconformisti che avrebbero potuto simpatizzare con chi
cercava di tenere un gruppo di discussione. Doye aveva acconsentito senza
esitazione.”
Inoltre siamo a fine ‘700 e c’è
stata da pochissimo la Rivoluzione Francese che ha portato all’abbattimento
della monarchia e l’istaurazione di un governo democratico (almeno sulla carta
e/o nelle intenzioni): sono argomenti scottanti, importanti, c’è sicuramente la
paura che anche negli altri paesi e quindi anche in Inghilterra possa succedere
qualcosa di simile e dall’altro c’è la voglia del popolo, degli operai, dei
contadini di informarsi, di migliorarsi (perché lo vediamo dai nostri
personaggi lavorare tutto il giorno tutti i giorni non è abbastanza), la
ventata di novità gira per l’Europa anche solo sotto forma di desiderio di
potersi esprimere.
“Era quello che pensava Amos. Era
la sera dedicata allo studio della Bibbia, e l’argomento era la storia di Caino
e Abele, ma appena fu sollevato il tema dell’assassinio tutti si misero a
discutere dell’esecuzione del re di Francia. Il vescovo di Kingsbridge aveva
pronunciato un’omelia in cui affermava che i rivoluzionari francesi avevano
commesso un omicidio.
Quella era l’opinione della nobiltà, del clero e di quasi tutta la classe
politica britannica. Il primo ministro William Pitt era ferocemente ostile ai
rivoluzionari francesi, mentre l’opposizione Whig era divisa: la maggior parte
stava dalla parte di Pitt, ma una nutrita minoranza vedeva quanto di positivo
c’era nella rivoluzione. Anche il popolo era diviso: c’era chi chiedeva riforme
democratiche sulla linea di quelle francesi, mentre i più, cautamente,
proclamavano la propria fedeltà a re Giorgio III e si opponevano alla
rivoluzione.”
C’è anche un capitolo (circa
quaranta pagine) interamente dedicato alla battaglia di Waterloo, è la prima
volta che leggo di questo evento e storicamente ne so poco (so che è la
battaglia decisiva per la sconfitta di Napoleone ma non conosco i dettagli
tecnici): sono pagine piene di emozioni, sappiamo già chi vincerà ma i nostri,
gli uomini di Kingsbridge presenti ce la faranno? E si rimane tutto il tempo
col fiato sospeso, sono pagine forti emotivamente. Non è un libro su Napoleone
ma comunque seppur con altre millemila cose parla anche degli effetti che ha
avuto la guerra che l’Inghilterra ha combattuto per decenni contro Napoleone.
“Rupe sospirò. «Questa maledetta
guerra. Ventidue anni e non è ancora del tutto finita. Ha interferito con i
nostri affari per gran parte della nostra vita adulta. E poi le rivolte per il
pane, la distruzione delle macchine e le leggi che puniscono chi critica il
governo. Cosa ci abbiamo guadagnato?»
«Suppongo che il governo direbbe che abbiamo impedito che l’Europa venisse
annessa all’impero francese.»”
Come dicevo prima i personaggi
sono tanti, ben caratterizzati e molto interessanti.
La prima che incontriamo è Sal
Clitheroe, una donna forte sia livello fisico che soprattutto caratteriale, molto
determinata e risoluta, le cui scelte la porteranno a Kingsbridge dove
continuerà a lavorare per Amos garantendo un futuro a se stessa e al figlio
Kit. Sicuramente una figura femminile forte, non comune dati i tempi ma non per
questo meno realistica.
Kit Clitheroe è un ragazzino molto
sveglio e ingegnoso, interessato al mondo che lo circonda e al suo funzionamento,
dovrà crescere in fretta e iniziare a lavorare ancora prima di compiere i sette
anni, età in cui si iniziava a lavorare! A Kingsbridge Sal e Kit divideranno la
casa con altri operai in particolare i fratelli Box, Jarge e Joanie.
Non tutti i produttori sono
egoisti e prepotenti ce ne sono anche di “buoni” come Amos e Spade.
Amos Barrowfield, che conosciamo
intento a fare la gavetta nell’azienda paterna, è un uomo integerrimo, come si
conviene ai metodisti, ligio ai doveri anche morali, ha a cuore non solo la
propria attività ma anche le persone che lavorano per lui.
“Ad Amos tutto questo non
interessava granché. Per lui la religione era come vivevi la tua vita. Era per
questo che si arrabbiava quando suo padre diceva: «Io non sono nel commercio per
dar da mangiare ai figli degli altri.» Obadiah lo definiva uno sciocco
idealista. “E forse lo sono” pensò lui. “Forse lo era anche Gesù”.
Gli piacevano le animate discussioni durante lo studio della Bibbia nella sala
metodista, perché lì poteva esprimere la sua opinione ed essere ascoltato con
cortesia e rispetto, anziché sentirsi dire di stare zitto e uniformarsi a
quello che affermava il clero o gli anziani o suo padre. Inoltre c’era un altro
vantaggio: agli incontri partecipavano molte persone della sua età, per cui la
sala metodista era diventata, senza volere, una specie di luogo di ritrovo per
giovani rispettabili. E poi c’erano un sacco di ragazze carine.”
David Shoveller detto Spade è un
artigiano specializzato, un vero amico, uomo leale, sempre aggiornato e
informato sulla realtà che lo circonda, con un passato sfortunato e un presente
tormentato.
Non può non essere tra i
protagonisti la famiglia del vescovo di Kingsbridge Stephen Latimer, seguiamo
soprattutto sua moglie Arabella e la figlia Elsie che, nonostante il suo status
sociale, si impegna alacremente per aiutare il prossimo in particolare i
bambini poveri creando e gestendo una scuola domenicale con Amos.
Il consigliere Joseph Hornbeam:
produttore di tessuti e imprenditore, giudice e consigliere cittadino, è un
uomo influente e potente, che mira a diventare quantomeno sindaco di
Kingsbridge e magari anche deputato in parlamento. È un uomo avido, senza
scrupoli, manipolatore, un prepotente che sfrutta ogni occasione per arricchirsi
anche e soprattutto a discapito dei più deboli, è senza cuore. Ma nasconde un
passato davvero particolare per un uomo del suo status.
Meritano di essere ricordati
anche i Riddick, i signori di Badford, il villaggio vicino a Kingsbridge di cui
è originaria Sal, in particolare Will e Roger sono quelli che seguiremo di più.
È un romanzo che offre tantissimi
spunti di riflessione e approfondimento sia da un punto di vista storico ad
esempio le leggi che limitano le libertà della popolazione, la politica del
Primo ministro Pitt, le nuove macchine che vengono introdotte ma sono anche
molto attualizzabili. Il lettore può domandarsi qual è la situazione oggi, quanti
passi avanti e tutele abbiamo guadagnato? Al contempo ricordarsi che purtroppo
ci sono molte parti del mondo dove la situazione non è poi cambiata tanto: dove
lo sfruttamento del lavoro e il lavoro minorile sono la regola, dove la
giustizia è amministrata in modo non imparziale ma per raggiungere i propri
fini personali. Personalmente ho visto anche problematiche attuali che sono
presenti oggi nel nostro paese, sarà per una mia particolare sensibilità sul
tema, ma quando il consigliere Hornbean dice che gli operai che si lamentano è
perché non hanno voglia di lavorare mi è sembrato di sentire quella mentalità
retrograda e sfruttatrice di chi oggi dice che i giovani non vogliono lavorare
perché sono pigri ecc quando invece giustamente non vogliono essere degli
schiavi vanificando anche tutti i sacrifici e le lotte combattute negli ultimi
secoli.
Romanzo storico coinvolgente e
appassionante, che tiene il lettore incollato alle pagine anche grazie alle
vicende dei personaggi di fantasia che ben si intersecano con la Storia,
offrendo un quadro, una ricostruzione della vita dell’epoca. La storia inglese
di un periodo molto interessante e di cui francamente conosco pochissimo in
generale.
“Quel pomeriggio Sal fu convocata da sua signoria.
Aveva infranto la legge. Aveva commesso un crimine. Peggio, era una donna del
popolo che aveva osato aggredire un gentiluomo. Era nei guai fino al collo.
Il rispetto della legge e il mantenimento dell’ordine erano responsabilità dei
giudici di pace, chiamati anche magistrati. Venivano nominati dal lord
luogotenente, il rappresentante del re nella contea. Non erano uomini di legge
bensì proprietari terrieri. In una città come Kingsbridge c’erano diversi
giudici, ma nei villaggi di solito ce n’era solo uno, e a Badford era sua
signoria, il signor Riddick.
I crimini gravi venivano giudicati da due o più magistrati, e le accuse che
comportavano la pena di morte dovevano essere discusse davanti a un giudice
della corte d’assise, mentre i reati minori come l’ubriachezza, il
vagabondaggio e le violenze lievi potevano essere valutate da un unico giudice,
solitamente nella sua casa.
Il signor Riddick sarebbe stato per Sal giudice e giuria.
Non c’erano dubbi sul verdetto di colpevolezza, ovviamente, ma quale sarebbe
stata la punizione? Un giudice poteva condannare un colpevole a passare un
giorno alla berlina, seduto a terra con le gambe bloccate dai ferri, una pena
che era, più che altro, un’umiliazione.
La sentenza che Sal temeva di più era la fustigazione, una condanna frequente,
un evento quotidiano nell’esercito e in marina. Solitamente era pubblica. Il
condannato veniva legato a un palo nudo o seminudo, tanto gli indumenti
sarebbero stati fatti a brandelli durante l’esecuzione della pena. La frustra
usata di norma era il temutissimo gatto a nove code, con nove listelle di cuoio
tempestate di pietre e chiodi per infliggere ferite più profonde.
L’ubriachezza poteva essere punita con sei frustrate, una rissa con dodici. Per
aver aggredito un signore Sal avrebbe potuto beccarsene ventiquattro, un vero
supplizio. Nell’esercito spesso gli uomini erano condannati a cento frustate, e
talvolta morivano, ma le pene per i civili, per quanto violente, non era mai
così feroci.”
“Hornbeam non era mai stato in battaglia, però immaginava che il rumore fosse
simile a quello di una sala piena di telai a vapore. Per tutta la giornata le macchine
sbattevano e sferragliavano così forte che era impossibile sostenere una
conversazione. Gli operai che lavoravano ai telai per anni spesso finivano col
diventare sordi.
Il compito principale degli operai era quello di cercare i difetti nella stoffa:
grumo e filo teso o allentato erano i principali. Riparavano i fili strappati
con il piccolo nodo piatto del tessitore, e dovevano farlo in fretta per
ridurre al minimo il calo di produzione. Altro compito importante era cambiare
le spolette ogni pochi minuti, perché il filato si esauriva in fretta a causa
del ritmo veloce della macchina. Una persona riusciva a gestire due o tre telai
alla volta.
Gli incidenti erano frequenti, causati dall’imprudenza dei lavoratori secondo
Hornbeam. Aveva visto la manica penzolante di un operaio restare impigliata in
una cinghia di trasmissione e strappargli il braccio dalla spalla.
La spoletta volante era la causa della maggior parte degli incidenti. Si
muoveva molto rapidamente, attraversando il passo duo o tre volte al secondo.
Era fatta di legno ma doveva avere le estremità metalliche per evitare che si
danneggiasse quando andava a sbattere contro l’alloggiamento. Se l’operaio
azionava il telaio troppo velocemente, la spoletta colpiva l’alloggiamento con eccessiva
violenza e volva fuori ferendo chiunque si trovasse sulla sua traiettoria.”
È un volume godibilissimo e
scorrevole nonostante la mole (del resto come tutti gli altri libri) che può
essere letto anche se non si conosce la saga o se non si è letto l’intera saga
perché non ci sono spoiler dei volumi precedenti e non è necessario conoscerli.
Ci sono alcuni riferimenti “superficiali” ad esempio viene citato il ponte di
Mertin ma in questo modo, un personaggio esce da Kingsbridge passando sul ponte
di Mertin, oppure altro personaggio passando sulla strada vede sull’isola dei
lebbrosi l’ospitale fondato da Caris oppure si dice che nel cimitero di fianco
alla cattedrale c’è la tomba di priore Philip (figura importantissima per la
cattedrale e la città): si tratta di accenni che portano alla mente fatti e
personaggi della saga e io lettore mi fermo a ripensare a quei personaggi e
alle loro storie, ma il lettore nuovo non perde nulla né del presente romanzo
né degli altri.
Come in tutti i volumi non
mancano storie d’amore tormentante e impossibili, una sorta di lotta tra il
bene e il male, tra personaggi buoni e cattivi e lo scontro religioso (che è un
elemento che ha caratterizzato la storia inglese nel corso dei secoli) che in
questo capitolo è più ideale che materiale e vede contrapposta la chiesa
Anglicana ufficiale e il movimento metodista che sta iniziando a prendere
avvio. Cit
Veniamo ora ai difetti perché sì
ho trovato dei difetti: si tratta più che altro di mancanze che non incidono
sulla lettura, in particolare dato il prezzo (ben 27 euro) avrei apprezzato
molto la presenza dell’indice e dell’elenco personaggi (che erano presenti in
altri volumi della saga) e poi ho trovato magari un po’ tirato il fatto che
praticamente tutti i protagonisti hanno a che fare con la battaglia di Waterloo
(anche se sono pagine meravigliose e molto importanti nel senso della storia).
Follett è uno di quegli autori
main stream, un autore di best seller, di libri con una prosa scorrevole, libri
di trama anche e soprattutto come Joel Dicker e Stephen King per fare alcuni
esempi. Di suo ho letto solo i libri della saga di Kingsbridge, e mi piacerebbe
leggere anche qualcosa d’altro possiedo già la trilogia del secolo, e i primi
due volumi della war trilogy più un libro singolo, prima o poi mi deciderò a
leggere altro.
Fatemi sapere se avete letto la
saga di Kingsbridge e/o altro di Follett.