venerdì 28 giugno 2019

I MALAVOGLIA - GIOVANNI VERGA

TITOLO: I Malavoglia
AUTORE: Giovanni Verga
EDITORE: Feltrinelli Editore - Collana Universale Economica I Classici
PAGINE: 304
PREZZO: € 9,50
GENERE: letteratura italiana - classico
LUOGHI VISITATI: Trezza (provincia di Catania) fine dell'800
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Un classico della letteratura italiana, studiato da tutti a scuola, e, forse anche per questo un po' odiato. Mi sono imposta di leggerlo proprio perché si tratta "dei Malavoglia di Verga". Sono partita molto prevenuta nei loro confronti, sinceramente mi stavano antipatici, invece sono entrata subito in empatia con i personaggi ed è stato un innamoramento sia di questo romanzo che di Verga.

Quello che racconta Verga sono le vicissitudini di una famiglia normale e semplice, povera ma non troppo, poiché sono proprietari di una casa (la casa del "Nespolo" dove vive tutta la famiglia) e di una barca (la "Provvidenza") con cui uscire a pesca.  Una famiglia composta dal patriarca nonno 'Ntoni, il figlio Bastianazzo e la moglie Maruzza (detta la Longa) e i loro cinque figli: 'Ntoni, Luca, Mena, Alessi e Lia.  Una vita fatta di duro lavoro e sacrifici nel piccolo paesino siciliano di Aci Trezza nella seconda metà dell'Ottocento. Perderanno tutto per una serie di sfortunati eventi a partire dal naufragio della "Provvidenza" durante una tempesta mentre stanno tentando la fortuna, trasportando un carico di lupini acquistati a credito e da rivendere a Catania: qui perde la vita Bastianazzo, perdono la barca e devono restituire il prestito ricevuto. Padron 'Ntoni e i suoi si danno molto da fare ma, non sarà sufficiente a salvare la casa, perderanno di nuovo la barca, fatta aggiustare, in una nuova tempesta. A tutto ciò si aggiunge la morte di Luca in battaglia, mentre prestava il servizio di militare. Lo sconforto per la situazione precaria e sconfortante portano 'Ntoni nipote ad arrendersi, a darsi al bighellonaggio e al contrabbando, per poi finire arrestato e processato e condannato per aver accoltellato il brigadiere Don Michele. Per i Malavoglia c'è un piccola speranza di rinascere nel giovane Alessi, che mette su famiglia e riesce anche a riacquistare la casa del "Nespolo". Ma non tutti riusciranno a vedere quella piccola vittoria. Il romanzo è incentrato sulle disavventure dei Malavoglia ma i personaggi sono molti e lo spaccato di vita quotidiana e delle relazioni interpersonali dell'epoca sono ben descritte.
La cosa che maggiormente mi ha colpito è la cattiveria e l'indifferenza  della maggior parte del paese, che non muovono un dito per aiutare i Malavoglia, anzi;  vedere una famiglia in disgrazia abbandonata dalla comunità di cui fa parte, se non maggiormente vessata.

E' un romanzo storico, che narra un mondo, che già all'epoca della scrittura del opera, va scomparendo. Una Sicilia rurale ed arcaica che si trova ad affrontare "l'avvento della modernità" sia tecnologica che politica, poiché annessa al neonato Regno d'Italia, con forestieri che vengono a comandare e creare scompiglio nel piccolo paese di Trezza. Vengono riportati i valori e le tradizioni, la grandissima fede religiosa (vengono recitate preghiere e rosari per ogni cosa), le feste e le fiere in occasione di particolari ricorrenze religiose sono utilizzate come parametri di riferimento temporale.
A scontrasi nel romanzo sono la tradizione e la modernità. Questa antitesi è ben rappresentata anche dai due 'Ntoni protagonisti del romanzo:  padron 'Ntoni, il nonno e capostipite della famiglia che incarna i valori delle antiche tradizioni, anziano saggio e infaticabile; e 'Ntoni nipote, che invece incarna i valori della modernità, un ragazzo, che per quanto di cuore buono, è egoista, ribelle e anche scansafatiche.


L'opera fa parte del "ciclo dei vinti", il progetto di Giovanni Verga di raccontare la lotta dell'uomo per la sopravvivenza, sempre dal punto di vista dei "perdenti"  degli "sconfitti" (cioè di coloro che questa battaglia l'hanno persa); progetto rimasto incompiuto. Inutile ricordare che Giovanni Verga è tra i fondatori del Verismo, corrente letteraria italiana, del secondo Ottocento, che si caratterizza per la narrazione della realtà così com'è.

E' un opera che presenta alcune difficoltà di lettura. Anzitutto la lingua utilizzata, che è quella ottocentesca; seconda difficoltà, strettamente connessa alla prima è l'utilizzo di "appellativi" che accompagnano i nomi, alcuni un po' fuorvianti come "don" oppure "suora" che non sono riferiti solo ad ecclesiastici, anzi. Ma la difficoltà maggiore, secondo me, sta nel fatto che per lo stesso personaggio vengano utilizzati più nomi per identificarlo (talvolta anche all'interno della stessa frase!!), ad esmpio la Longa è chiamata anche Maruzza, ad esempio "Zio Crocifisso" è chiamato anche "Campana di Legno" oppure "la Zuppida" è "comare Venera"; questa particolarità richiede un po' di attenzione altrimenti è facile perdere il filo.
Ma se è giusto avvertivi di alcune difficoltà che ho incontrato nel corso della lettura, è doveroso non farsi scoraggiare e affrontare questa lettura per farsi una propria idea dell'opera al di là delle rimembranze scolastiche. Autore che merita di essere rivalutato e che voglio approfondire.
Com'è il vostro rapporto con "I Malavoglia" e con Verga? Amore oppure odio?

sabato 15 giugno 2019

LEI - MARIAPIA VELADIANO

TITOLO:  LEI
AUTORE:  Mariapia Veladiano
EDITORE:  Guanda
PAGINE: 176
PREZZO: € 17,00
GENERE: letteratura italiana - retelling biblico
LUOGHI VISITATI: Palestina ai tempi di Gesù
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"...E' stato un bambino così speciale che anche il fango gli obbediva. Non posso dirlo ad alta voce, chi potrebbe capire. Per loro il fango è questo che buttano addosso a lui come a tutti quelli che non conoscono. Non ho capito nemmeno io. Vorrei gridarlo a queste voci di ogni tempo che mi vogliono sapiente, obbediente, silente, remissiva. Donna che attende e custodisce sicura nel suo cuore. Pensate che avrei potuto capire?"

La trama la conosciamo tutti: a grandissime linee é la storia di Gesù raccontata attraverso gli occhi di sua Madre. Un lunghissimo monologo dove Maria racconta la sua esperienza come madre e come donna prescelta, costretta a veder morire suo figlio, meglio di chiunque altri può capire le preoccupazioni e le sofferenze in particolare delle altre madri. Senza continuità temporale vengono affrontate le varie "fasi" , si parla di Gesù da bambino, dell'annunciazione dell'Angelo, della crocefissione,  del periodo della predicazione.
Il racconto di Maria è reso "attuale" con riferimenti ad opere d'arte e tradizioni che la raffigurano in un modo a cui si oppongono i suoi pensieri e sentimenti.
"....provate a consolarvi con questo figlio sulle strade, a non sapere dove dorme, con chi, se mangia, chi gli dà da mangiare, quali sono i suoi amici, aver paura di saperlo, a parlare di Dio, sì. Ma anche i matti parlano di Dio. Donna della consolazione e chi mi consola? Mi consolo consolando, regalo forza che non ho."

L'idea di dar voce a Maria mi è piaciuta moltissimo. Perché se da un lato la figura della Madonna è fondamentale, soprattutto nella religione cattolica dove è fortissimo il culto mariano, le Sacre Scritture le riconoscono un ruolo cardine, è la madre di Dio; dall'altro lato, però, nelle stesse Scritture è una figura quasi secondaria, quasi una comparsa per fare un paragone cinematografico, raramente è al centro della scena e ancor più raramente prende la parola. La rappresentazione che ne esce è molto delicata e rispettosa.

La narrazione vede l'alternarsi di capitoli in prosa a capitoli in versi, il linguaggio utilizzato è lirico e ricercato ( e non poteva essere diversamente data la protagonista.....); ciò che viene narrato è conforme alla tradizione cattolica e non può assolutamente urtare la sensibilità dei credenti. Come dicevo prima, non viene seguito un ordine cronologico nella narrazione, ma si ripercorrono le varie "tappe" più e più volte facendo continui salti temporali.

Quello della Bibbia, dei suoi "personaggi" ed eventi è un argomento che mi incuriosisce e affascina molto e che voglio approfondire, sia con testi di narrativa che di saggistica e sia attraverso testi "ortodossi" come questo che attraverso testi più "critici".
E' un libro che presenta molti spunti interessanti anche se non mi ha soddisfatto appieno, richiede molta concentrazione nella lettura, vuoi per i salti temporali, per il linguaggio, l'alone di mistero che  aleggia su tutta la narrazione  (ad esempio non viene trattato il tema dell'Assunzione).

Voi lo avete letto? Conoscete già questa autrice? Avete letto qualche libro che in qualche modo tratta temi "biblici"?

mercoledì 29 maggio 2019

IL PICCOLO LIBRO DEI COLORI - MICHEL PASTOUREAU E DOMINIQUE SIMONNET

TITOLO: Il piccolo libro dei colori
AUTORE:  Micheal Pastoureau e Dominique Simonnet - traduzione di Francesco Bruno
EDITORE: Ponte alle Grazie
PAGINE: 112
PREZZO: € 10
GENERE: letteratura francese - saggio
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Un libricino molto interessante, scorrevole, di veloce e facile lettura che permette di scoprire moltissime curiosità; ben si presta ad essere riletto in qualsiasi momento, i capitoli sono brevi e si possono rileggere anche singolarmente.

Un saggio che tratta i sei colori principali: blu, rosso, bianco, verde, giallo, nero più le mezze tinte. A ciascun colore è dedicato un breve capitolo e ne viene ricostruita la storia, dall'antichità (talvolta dalla preistoria) lungo i secoli fino ai giorni nostri, attraverso i significati che ha assunto, le tecniche di produzione, curiosità ed aneddoti; spesso uno stesso colore era portatore di significati ambivalenti e contrastanti e moltissima attenzione in passato era riservata al "finish" del colore stesso, brillante oppure opaco, e sulla base di questo poteva assumere anche significati diversi.
La narrazione è strutturata sotto forma di dialogo tra Dominique Simonnet e Michel Pastoureau, entrambi francesi, il primo giornalista e scrittore; il secondo storico e antropologo, specialista (della storia) dei colori, un vero pioniere dell'argomento, ha pubblicato altri saggi tra cui quelli dedicati a singoli colori (ma non si occupa solo di colori, io già posseggo "Bestiari del Medioevo" che non vedo l'ora di leggere).
"...Blu, rosso, bianco, verde, giallo, nero.... E dopo? quanti colori? Non domandate all'arcobaleno: è un prestigiatore. Ci mostra soltanto ciò che vogliamo vedere. I bambini, che cercano il tesoro ai piedi dei suoi raggi, lo sanno bene: i colori spariscono non appena si cerca di afferarli, sono soltanto un'illusione....Infatti, un colore è un insieme di simboli e di convenzioni. Dietro i sei coloi di base vengono i complementari, mezze tinte.... un corteo infinito di sfumature che non smettiamo di inventare. La lezione che ne traiamo qui è divertente: un colore esiste soltanto perché lo guardiamo. E' insomma, una pura invenzione dell'uomo. Meditate, gente."

Un libro che consiglio a tutti, non solo agli appassionati di Storia, perché é interessante ma "leggero" ed offre molti spunti di approfondimento.
Voi lo avete letto? Conoscete questi autori?
P.S.: recensione breve, ma non poteva essere diversamente data la brevità dell'opera non voglio anticiparvi nulla.

venerdì 24 maggio 2019

PICCOLI SUICIDI TRA AMICI - ARTO PAASILINNA

TITOLO: Piccoli suicidi tra amici
AUTORE: Arto Paasilinna - traduzione di Maria Antonietta Ianella e Nicola Rainò
EDITORE: Iperborea
PAGINE: 272
PREZZO: € 17,00
GENERE: letteratura finnlandese
LUOGHI VISITATI: (principalmente) Finlandia
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Ci sono momenti in cui i ripetuti insuccessi, un matrimonio a rotoli, lo stress, la solitudine sembrano davvero troppo per conservare la voglia di vivere: non è meglio farla finita e andarsene da questo mondo che pare sempre meno “un luogo adatto all’uomo”? Seduto sui gradini di casa con una bottiglia di birra in mano, il direttore Onni Rellonen, imprenditore fallito, decide di dire basta a “quel suo vivacchiare privo di senso”. Ma cosa succede se il fienile scelto per “il botto finale” è già occupato da un colonnello a riposo risoluto a mettere fine ai suoi giorni? Non ci saranno anche molti altri nelle stesse condizioni, con cui varrebbe la pena di spartire timori, rischi e spese, per un dignitoso suicidio collettivo? E così, caricati sulla Saetta della Morte, lussuoso pullman dotato dei più desiderabili comfort, trentatré selezionati aspiranti suicidi partono per un viaggio che li porterà da un capo all’altro dell’Europa alla ricerca del migliore strapiombo da cui lanciarsi nel vuoto. Sotto il comando del colonnello Kemppainen, frustrato da un’epoca “così profondamente pacifica”, con l’assistenza di Rellonen e della fidata vicepreside Helena Puusaari, conturbante trentacinquenne dai capelli rossi con l’hobby di struggenti passeggiate nei cimiteri, la Libera Associazione Morituri Anonimi raccoglie i più disparati e folli personaggi, decisi, come il Vatanen dell’Anno della Lepre, a tagliare tutti i legami di un’esistenza che li ha delusi e maltrattati, per la libera avventura di un fatale Grand Tour, che diventerà presto il più gioioso manifesto della voglia di vivere. Dalle falesie di Capo Nord ai burroni del Furka, fino all’estrema punta dell’Algarve, tra spericolate avventure, amicizie, solidarietà e nuovi amori, la banda degli apprendisti suicidi sarà immancabilmente raggiunta dall’irriducibile nemico da cui ha tentato di fuggire: la vita.

 Il romanzo è tutto nella quarta di copertina:  è un libro con una trama "semplice", non ci sono colpi scena, fin dall'inizio, sempre che leggiate (come ho fatto io, almeno in questo caso) la trama, sapete cosa accadrà e che ci sarà un "lieto fine". 
Ai primi protagonisti Onni Rellonen e il colonello Kemppainen e, aggiungerei subito, la loro aiutante  Helena Puusaari,  ognuno mosso dalle proprie disgrazie desidera farla decidono di cercare altri sventurati con un annuncio sul giornale; così man mano si aggiungono nuovi aspiranti suicidi; ognuno con un vissuto pesante che li spinge verso la morte come unica possibile soluzione. Fallimenti, economici e sentimentali, solitudine, debiti, depressione (ma anche semplice curiosità) i fattori che spingono questo gruppo di persone a riunirsi ed organizzarsi per tentare un suicidio collettivo.

Surreale e tragicomico, Paasilinna affronta  un argomento forte e importante con ironia, spesso un sorriso lo strappa.
"... Un caso banale aveva salvato la vita a quei due pezzi d'uomo. Fallire un suicidio non è poi la cosa più tragica al mondo: non si può riuscire sempre in tutto."
La sua scrittura mi è piaciuta molto e voglio assolutamente approfondire la sua conoscenza; ho acquistato il libro senza sapere nulla né della trama né dell'autore, lasciandomi ammaliare solo dal titolo:  soddisfatta. 
Si incontrano delle difficoltà nella lettura dovute ai nomi sia di persona che di luoghi (ho avuto alcuni problemi anche ad orientarmi nello spazio data la mia scarsissima conoscenza della geografia Finlandese e in generale dei Paesi Nordici) perché correttamente sono stati mantenuti in lingua originale. Da sottolineare le bellissime descrizioni della natura fredda e selvaggia di questi paesi.

Questo libro insegna che assieme i problemi sembrano meno gravi e grandi e le cose possono risolversi o quantomeno migliorarsi; alcune situazioni sono davvero tragiche ma la maggior parte sono risolvibili tanto più con un po' di incoraggiamento e di sostegno reciproco da parte di chi condivide gli stessi problemi e le stesse paure e pensa alla stessa, definitiva, soluzione.
A conclusione del romanzo c'è una postfazione di Diego Marani (scrittore e linguista presso la Comunità Europea, dove si occupa di cultura e multilinguismo) dove troviamo brevi riepiloghi del romanzo ma anche approfondimenti (o meglio spiegazioni e spunti di approfondimento) di Paasilinna in generale come autore e di altri suoi scritti, ma anche sulla cultura finlandese.

E' stata una bellissima scoperta che non posso che consigliarvi.
Voi cosa mi consigliate di questo autore?
 

martedì 14 maggio 2019

HEIDI - JOHANNA SPYRI

TITOLO: Heidi
AUTORE: Johanna Spyri - traduzione di Luca Lamberti
EDITORE: Einaudi - collana Super ET
PAGINE: 272
PREZZO: € 10
GENERE: letteratura svizzera - classico - classico per ragazzi
LUOGHI VISITATI: Svizzere e Germania fine 800
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La storia di Heidi penso che la conoscano tutti, comunque metto qui sotto la trama:
"Heidi ha cinque anni e un’energia immensa. Vive con il nonno sulle montagne svizzere e passa il suo tempo in armonia con la natura, portando le capre al pascolo con l’amico Peter. Quando compie otto anni però viene obbligata a trasferirsi in città, per imparare a leggere e scrivere e diventare la «dama di compagnia» di Klara, figlia debole di salute di una ricca famiglia di Francoforte. Per lei, cresciuta in libertà, i palazzi, il cielo grigio e le tavole a cui bisogna sedere composti sono una prigione da cui scappare il piú in fretta possibile.
Con Heidi Johanna Spiry ha creato un personaggio senza tempo, e ancora oggi il mondo visto attraverso l'ingenuità della piccola regina delle montagne riesce a brillare di dolcezza."

Il romanzo, pubblicato per la prima volta nel 1880, è un classico della letteratura per ragazzi. E' una lettura piacevole che riporta alla mente l'infanzia; con una scrittura fluida e ricca di descrizioni soprattutto delle montagne, si ha l'impressione di essere lì, accanto ad Heidi ad ammirare quei luoghi incantevoli, che trasmettono pace e armonia.
Il libro è dolce, carico di sentimenti e con personaggi bellissimi, la maggior parte di loro si caraterizza per la bontà d'animo e la simpatia, anche se non mancano eccezioni come la signorina Rottenmaier e la cameriera Tinette. Menzione d'onore spetta ad Heidi e ai nonni.
Heidi è una bambina dolce, sincera, spontanea e caparbia, con la sua genuinità entra nel cuore di tutti (lettori compresi).
Il nonno di Heidi conquista con la gentilezza, la disponibilità e la pazienza che dimostra nei confronti della piccola nipotina, che gli capita all'improvviso tra capo e collo. Un uomo che ha girato il mondo e che raramente la vita gli ha sorriso, all'apparenza burbero e scontroso, è in realtà un uomo buono e di gran cuore.
La nonna di Peter una vecchietta cieca che nutre un profondo amore verso la piccola Heidi e il suo modo di essere (una novità piacevole nella sua triste e buia vita) e ricambiata dalla piccola.
E infine la nonna di Klara, la signora Sesemann, gentile e comprensiva, disposta ad ascoltare e dispensare ottimi consigli, è colei che sprona Heidi a imparare a leggere.

Questo romanzo è stato fonte di ispirazione per moltissimi film e cartoni animati. Il mio preferito in assoluto (e in realtà l'unico che abbia mai guardato, perché tutto il resto non può minimamente competere, parlo quantomeno di ricordi) è il cartone di fine anni '70, quello che mi ha tenuto compagnia per tutta l'infanzia, quello con i disegni in 2d che si vedono anche sull'immagine di copertina del libro.
La storia non può che essere definita come una favola, c'è il lieto fine, e per il suo raggiugimento un ruolo fondamentale è giocato dal "buon Dio" che ascolta le preghiere di Heidi e degli altri personaggi. La componente religiosa nel libro, a differenza del cartone animato, è preponderante, tutto è permeato dalla stessa. La nonna di Klara esorata la piccola Heidi a pregare e a confidarsi con Dio tanto più quando non può farlo con le persone; altro esempio è il libro che la signora regala ad Heidi, come premio per aver imparato a leggere, un libro illustrato con tante storie, la preferita della piccola ha per protagonista un pastorello, e altro non è che la parobola del figlio al prodigo. Oppure la nonna di Peter adora farsi leggere da Heidi il libro degli inni, un libro di preghiere che riempiono in cuore di gioia. Infine la piccola Heidi mette moltissimo fervore nelle preghiere e lo trasmette poi anche al nonno e a Klara.
Ci sono anche altre differeze tra il libro e il cartone animato, tra queste l'assenza del cane Nebbia nel libro e il fatto che nel libro la signorina Rottenmeir non si reca sulle Alpi.

E' un libro bello, dolce, profondo, che parla di felicità e di amicizia, di infanzia e di nonni. Un libro che, contestualizzando anche l'epoca di pubblicazione scrittura, pone l'accento sull'importanza di imparare a leggere e andare a scuola (cose che noi oggi diamo assolutamente per scontate, ma che non erano tali a fine '800 e primi decenni del '900 e che, purtroppo, in altre parti del mondo non lo sono ancora oggi, soprattutto per le bambine e per i più poveri) e sull'influenza divina nella vita quotidiana.

Un libro che consiglio a tutti perché permette di tornare un po' bambini, almeno a chi, come me è cresciuto con il cartone animato. Il personaggio della piccola Heidi entra nel cuore e molti adulti dovrebbero imparare da lei, dalla sua sincerità e bontà.
Voi lo avete letto? Conoscete il cartone animato? Fatemi sapere 

lunedì 29 aprile 2019

IL FILO DI AUSCHWITZ - VERONIQUE MOUGIN

TITOLO: Il filo di Auschwitz
AUTORE: Veronique Mougin - traduzione di Lucia Corradini Caspani
EDITORE: Corbaccio Editore
PAGINE: 480
PREZZO:€ 18,60
GENERE:  letteratura francese - memoria
LUOGHI VISITATI: Ungheria, Francia
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Tomas Kiss, quattordicenne scapestrato, è la disperazione del padre perché si rifiuta di studiare nonché di impararne il mestiere di sarto. Ma, nella cittadina ungherese dove vive, nel 1944 per la comunità ebraica i problemi sono ormai altri. Dalle progressive restrizioni delle libertà personali si passa ai rastrellamenti e la famiglia di Tomas finisce, come le altre, ad Auschwitz. Qui Tomas perde subito di vista i suoi famigliari tranne il padre con cui combatte una lotta per la sopravvivenza quotidiana che, paradossalmente, lo porterà, per salvarsi, ad avvicinarsi proprio al mestiere paterno imparando a cucire le divise degli ufficiali e rappezzare quelle dei prigionieri. Sopravvivono entrambi, ma il Tomas che esce fra mille peripezie dal campo di concentramento è drasticamente cambiato: è – precocemente – un adulto disincantato e duro. Insieme al padre tenta di tornare nel paese di origine, dove però tutto è cambiato, compresi i confini, ed emigra definitivamente a Parigi dove, grazie all’aiuto di una comunità ebraica, dolente ma con una grande voglia di ricominciare a vivere, troverà infine la sua strada.

La narrazione è in prima persona, è lo stesso protagonista Tomas Kiss (Tomi) a raccontare la sua vita e quella della sua famiglia. Nel romanzo si intrecciano la storia di Tomi con la Storia.
Tomi è un ragazzo ribelle, triste, a volte anche crudele verso la sua famiglia; è portatore di una storia personale particolarmente triste, vorrebbe viaggiare e andare lontano da tutti e ricominciare una nuova vita, magari negli Stati Uniti d'America (quelli che vedeva al cinema con gli Indiani), ma c'è la guerra e non si può fare. E la Storia che si intreccia con la vita di Tomi è quella della seconda guerra mondiale e della deportazione degli ebrei, cui Tomi appartiene.
I capitoli dove Tomi racconta la deportazione e la vita nel campo di concentramento sono i più toccanti anche perché raccontati attraverso gli occhi di un ragazzo, soprattutto nelle fase iniziali racconto si concentra molto sulle persone e su cosa queste possano provare.  I momenti più difficili Tomi riesce a superarli immaginando di vestire al meglio le persone che lo circondano, in base alle loro caratteristiche fisiche e al loro carattere, mettendo in pratica tutto quello che il padre aveva cercato di insegnargli; queste digressioni mentali lo aiutano a isolarsi dal mondo circostante e ad andare avanti. Sarà nel campo di Dora che Tomi decide di imparare a cucire, decisione che probabilmente gli salverà la vita e gli garantirà un futuro.
Come dicevo Tomi è un ragazzo scaltro, un po' canaglia, e riuscirà a ritagliarsi un suo spazio all'interno del campo anche grazie alla malizia che lo accompagna da sempre.

La narrazione, come dicevo prima, è in prima persona, la voce narrante è quella del protagonista, l'esposizione si sviluppa sotto forma di flussi di coscienza, di pensieri. Ma a questi capitoli, diciamo normali, si alternano altri capitoletti (generalmente molto brevi, massimo un paio di pagine; che si riconoscono perché presentano un font diverso) dove trovano spazio i pensieri di altre persone: amici e genitori di Tomi, ma anche perfetti sconosciuti che vengono in contatto con il ragazzo. In queste parti viene raccontato qualcosa in più, che permette al lettore di avere un quadro d'insieme più completo oppure di conoscere fatti (o pensieri) che lo stesso Tomi ignora.
Lo stile e gli espedienti narrativi utilizzati dalla scrittice sono una delle cose che più mi sono piaciute del libro; un libro che mi è stato regalato, di mio probabilmente non lo avrei mai acquistato, perdendomi qualcosa di meraviglioso.

Un libro per ricordare e per impegnarsi quotidianamente non solo per non dimenticare  la tragedia della Shoah, una delle tante tragedie che l'uomo è riuscito ad inventarsi, ma anche e soprattutto per evitare che catastrofi del genere possano ripetersi ( e dal '46 ad oggi purtroppo ce ne sono state altre).
La cosa più difficile è sopravvivere, è vivere con i fantasmi di ciò che si ha vissuto, con il peso di avercela fatta. Il dopo del nostro Tomi è fatto di alta moda, di Parigi, modelle e sfilate, un sogno divenuto realtà, ma oltre al sogno Tomi è costretto a conviere con i ricordi e gli incubi del passato.
Il dopo è forse qualcosa di oscuro, come avviene il ritorno alla vita normale? Esiste ancora una vita normale? Esiste ancora la propria casa? E le proprie cose che fine hanno fatto? E' possibile ricominciare a vivere? C'è moltissima introspezione di Tomi. E' un libro che fa riflettere molto, anche sull'importanza delle piccole cose e della quotidianità, tutte quelle piccolezze che diamo per scontate. Se ci trovassimo a perdere tutto da un  giorno all'altro, da essere persone ad essere carne da macello (o forse meno), senza nulla e senza contare davvero meno di nulla. L'odio religioso e razziale è sempre in agguato e come dimostra la Storia anche dopo la Shoah altre catastrofi simili si sono verificate magari su scala meno ampia ma il concetto di base è lo stesso ed è quello che fa paura. Leggere come mezzo di conoscenza e di riflessione per impegnarci nel quotidiano a prevenire. Ecco a cosa porta questo libro.

"Perché no.... Certi giorni, figurati, mi domando cosa sarei diventato senza la deportazione. Un idraulico forse, un ragazzo con la salopette, probabilmente un dilettante, in ogni caso un uomo felice senza saperlo. A te posso dirlo, perché ormai sai tutto: la felicità che sento così intensa, adesso, la devo al campo, come le altre gioie della mia vita. La sartoria, la mia carriera, la Francia, anche il mio matrimonio, il bene e il male, tutto si è intrecciato laggiù. Dirai questo nel libro alla gente, che dallo stesso punto possono nascere il meglio  e il peggio, che la vita è aggrovigliata, tortuosa, inestricabile, che ti rende folle di dolore, che ti riempie di gioia, la vita è come un filo, capisci? E, se è vero che dove va l'ago va anche il filo, non si può mai sapere, mai dove passerà l'ago."





Un libro che consiglio a tutti, che fa parte del mio filone di letture per scoprire la Storia. Un libro forte, che fa riflettere; senz'altro voglio continuare con letture di questo genere (ho già alcuni titoli che mi attendono in libreria) e mi piacerebbe approfondire le storie di deportate donne, ho già in mente un titolo (famosissimo) "La baracca dei tristi piaceri" di Helga Schneider, aspetto vostri suggerimenti.


lunedì 18 marzo 2019

Le Storie di Olga di Carta - MISTERIOSA

TITOLO: Le Storie di Olga di Carta - MISTERIOSA
AUTORE: Elisabetta Gnone
EDITORE: Salani Editore
PAGINE: 192
PREZZO:14,90 €
GENERE:
LUOGHI VISITATI:
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"Per diventare splendidi adulti occorre restare un po' bambini"
Continua la saga di Olga Papel (da tutti soprannominata Olga di Carta che per sua esilità  assomiglia appunto ad un foglietto di carta) la bambina che racconta incredibili storie che incantano, e insegnano tantissimo, tanto ai bambini quanto agli adulti.

Come detto si tratta di una saga che vede come protagonista Olga di Carta, i suoi amici e gli abitanti di Balicò (un meraviglioso paesino immerso nella natura). Dopo poche righe inizia il panico: vengono citati alcuni personaggi presenti negli altri romanzi e fatico a ricordare chi siano, qui entra in gioco tutta la maestria della scrittrice, con l'espediente di Mirina, una bambina di città che passerà qualche giorno a Balicò ospite di Mimma (la migliore amica di Olga) ogni personaggio viene "ripresentato" e così noi lettori possiamo rinfrescarci la memoria. E' meraviglioso ritrovare i personaggi e le atmosfere che caraterizzano tutta la saga di Olga di Carta, c'è qualcosa di magico in questo mondo.......
Il libro si caratterizza per bellissime descrizioni in particolare della fattoria Papel e del villagio di Balicò: 
"......camminava guardando per aria, senza notare i portoni colorati, le vie acciottolate invase dal sole, il rado viavai del paese, mai affollato, soprattutto d'estate, ché il caldo teneva la gente in casa; i fili del bucato tesi tra i vecchi muri screpolati; gli abbeveratoi del bestiame, scavati nei tronchi o nella pietra; le collane d'aglio e di cipolle appese fuori dalle finestrelle, le irte scalinate che portavano agli usci piccini delle abitazioni in salita, quelle aggrappate alla collina, i rampicanti fioriti, ronzanti di api........"
Come negli altri romanzi ritroviamo il consueto intreccio tra le vicende di Olga e dei suoi amici e degli abitanti di Balicò con le storie che Olga racconta. Questa volta i nostri amici (sì, perchè Olga, Bruco, Mimma, la sua amica di città Mirina, non possiamo non considerarli nostri amici, almeno io sono molto affezzionata a questi personaggi, ognugno con il proprio carattere e con il fortissimo legame di amicizia che li lega, che non posso non considerarli anche miei amici) si troveranno a dover affrontare le avversità della natura durante una gita in montagna. Oggetto del racconto di Olga, e quindi anche del romanzo, è la fantasia. La fantasia è qualcosa di meraviglioso e di prezioso, tipica dei bambini e di pochissimi adulti, perchè spesso crescendo la si dimentica.

"«Misteriosa spalancò gli occhi come avesse visto un fantasma».
«Perché?» chiese Mirina. 
«Perché, nascondersi nei disegni era vietato ai bambini,figuriamoci agli adulti. Quelli colti a fantasticare d'essere qualcun altro in un luogo che esisteva sulla carta, o sulla tela, erano consideratai dei pazzi. Persino pericolosi! Secondo Misteriosa, però, quel tizio non sembrava pericoloso......»"
La protagonista della nuova storia di Olga si chiama Misteriosa, una bambina che adora la fantasia, ed utilizza la capacità di entrare nei disegni, può trattarsi di qualunque tipo di disegno dai qudri alle locandine pubblicitarie. Misteriosa entra nei disegni e vive le avventure che questo consente: può essere un paeaggio invernale dove giocare con la neve e gli gnomi, può essere un'epica battaglia navale, può essere un quadro realizzato con la tecnica del puntinismo: qui Misteriosa può nuotare in un mare di puntini colorati e nascondersi dietro ad un puntino per vedere il mondo tutto di quel colore. Perché Misteriosa entra nei disegni? Per gioco, per impare cose nuove, per fuggire dalla realtà ma anche per capirla e farvi ritorno con maggior consapevolezza. Perché Misteriosa (e anche Olga, che in fatto di fantasia non è seconda a nessuno) insegna che la fantasia è bella, ma bisogna sempre tener conto anche della realtà, della necessità di farvi ritorno, e del confine tra i due mondi; entrambi importanti e belli proprio perché coesistenti. 

"«Non ho capito come si fa a entrare nei quadri» disse Mirina.
Dalle espressioni, Olga intuì che nessuno dei ragazzi aveva capito.
«Si passa dall'entrata» spiegò, «per entrare, e dall'uscita per uscire».

«Non è per niente chiaro» brontolò Mirina. «Parli come se ci fossero delle porte».
«Ci sono».
«Davvero? Dove?» 
«Bisogna cercarle. Anzi, a dirla per bene, non bisognerebbe mai perderle di vista. Sono esattamente tra la realtà e la fantasia. Misteriosa le trovava sempre. Si rifugiava nella fantasia quando voleva prendersi una pausa dalla realtà, ma aveva sempre ben chiaro il confine fra l'una e l'altra».
«E tu le sapresti trovare?» chiese Mirina corrugando la fronte; Bruco arriciò il naso, mentre Mimma storceva la bocca e Ari si grattava un orecchio.
«Lei?» rise Almaris ironico. «Scommetto che entra ed esce dai quadri come noi entriamo e usciamo da scuola!»."   

Il racconto è accompagnato da meravigliosi paper cut di Linda Toigo.

Non posso che consigliare il libro, come tutta la serie di Olga di Carta.
Olga di Carta è un personaggio fantastico, una bambina molto esile, ma tanto forte e coraggiosa, che incanta tutti con le sue storie, che non solo intrattengono ma sono fonte di insegnamento, come tutte le favole degne di questo nome.
Voi conoscete la saga e il personaggio di Olga?
Per il caso in cui ancora non la conosciate vi lascio la presentazione fatta ad inizio libro dalla stessa autrice:
"Olga Papel era una ragazzina silenziosa e gentile: esile come un foglietto di carta, aveva dodici anni e una dote speciale: sapeva raccontare magnifiche storie, che lei giurava d'aver vissuto personalmente. 
«Impossibile che siano vere!» sostenevano alcuni.
«Magari lo fossero!» sospiravano in molti.
«Lo sono! Lo sono!» giuravano gli altri.
Sta di fatto che, quando la giovane Papel attaccava un nuovo racconto, chi era vicino tendeva un orecchio, le finestre si dischiudevano, le voci nei cortili si acquietavano, volti incuriositi sbucavano da dietro il bucato e chi era un casa usciva, trascinandosi dietro una sedia.
«Perché mai racconterebbe storie tanto strane se non fossero vere?» si chiedeva la gente.
Riguardo a questo, la saggia Tomeo, barbiera del villaggio, aveva un'opinione interessante.
«Per vincere la paura» diceva.
«Paura di cosa?» chiedevano gli altri.
«Dei mostri che mette nelle sue storie, dei tutti abbiamo paura».
«E si può avere paura di crescere?»"