venerdì 28 giugno 2019

I MALAVOGLIA - GIOVANNI VERGA

TITOLO: I Malavoglia
AUTORE: Giovanni Verga
EDITORE: Feltrinelli Editore - Collana Universale Economica I Classici
PAGINE: 304
PREZZO: € 9,50
GENERE: letteratura italiana - classico
LUOGHI VISITATI: Trezza (provincia di Catania) fine dell'800
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Un classico della letteratura italiana, studiato da tutti a scuola, e, forse anche per questo un po' odiato. Mi sono imposta di leggerlo proprio perché si tratta "dei Malavoglia di Verga". Sono partita molto prevenuta nei loro confronti, sinceramente mi stavano antipatici, invece sono entrata subito in empatia con i personaggi ed è stato un innamoramento sia di questo romanzo che di Verga.

Quello che racconta Verga sono le vicissitudini di una famiglia normale e semplice, povera ma non troppo, poiché sono proprietari di una casa (la casa del "Nespolo" dove vive tutta la famiglia) e di una barca (la "Provvidenza") con cui uscire a pesca.  Una famiglia composta dal patriarca nonno 'Ntoni, il figlio Bastianazzo e la moglie Maruzza (detta la Longa) e i loro cinque figli: 'Ntoni, Luca, Mena, Alessi e Lia.  Una vita fatta di duro lavoro e sacrifici nel piccolo paesino siciliano di Aci Trezza nella seconda metà dell'Ottocento. Perderanno tutto per una serie di sfortunati eventi a partire dal naufragio della "Provvidenza" durante una tempesta mentre stanno tentando la fortuna, trasportando un carico di lupini acquistati a credito e da rivendere a Catania: qui perde la vita Bastianazzo, perdono la barca e devono restituire il prestito ricevuto. Padron 'Ntoni e i suoi si danno molto da fare ma, non sarà sufficiente a salvare la casa, perderanno di nuovo la barca, fatta aggiustare, in una nuova tempesta. A tutto ciò si aggiunge la morte di Luca in battaglia, mentre prestava il servizio di militare. Lo sconforto per la situazione precaria e sconfortante portano 'Ntoni nipote ad arrendersi, a darsi al bighellonaggio e al contrabbando, per poi finire arrestato e processato e condannato per aver accoltellato il brigadiere Don Michele. Per i Malavoglia c'è un piccola speranza di rinascere nel giovane Alessi, che mette su famiglia e riesce anche a riacquistare la casa del "Nespolo". Ma non tutti riusciranno a vedere quella piccola vittoria. Il romanzo è incentrato sulle disavventure dei Malavoglia ma i personaggi sono molti e lo spaccato di vita quotidiana e delle relazioni interpersonali dell'epoca sono ben descritte.
La cosa che maggiormente mi ha colpito è la cattiveria e l'indifferenza  della maggior parte del paese, che non muovono un dito per aiutare i Malavoglia, anzi;  vedere una famiglia in disgrazia abbandonata dalla comunità di cui fa parte, se non maggiormente vessata.

E' un romanzo storico, che narra un mondo, che già all'epoca della scrittura del opera, va scomparendo. Una Sicilia rurale ed arcaica che si trova ad affrontare "l'avvento della modernità" sia tecnologica che politica, poiché annessa al neonato Regno d'Italia, con forestieri che vengono a comandare e creare scompiglio nel piccolo paese di Trezza. Vengono riportati i valori e le tradizioni, la grandissima fede religiosa (vengono recitate preghiere e rosari per ogni cosa), le feste e le fiere in occasione di particolari ricorrenze religiose sono utilizzate come parametri di riferimento temporale.
A scontrasi nel romanzo sono la tradizione e la modernità. Questa antitesi è ben rappresentata anche dai due 'Ntoni protagonisti del romanzo:  padron 'Ntoni, il nonno e capostipite della famiglia che incarna i valori delle antiche tradizioni, anziano saggio e infaticabile; e 'Ntoni nipote, che invece incarna i valori della modernità, un ragazzo, che per quanto di cuore buono, è egoista, ribelle e anche scansafatiche.


L'opera fa parte del "ciclo dei vinti", il progetto di Giovanni Verga di raccontare la lotta dell'uomo per la sopravvivenza, sempre dal punto di vista dei "perdenti"  degli "sconfitti" (cioè di coloro che questa battaglia l'hanno persa); progetto rimasto incompiuto. Inutile ricordare che Giovanni Verga è tra i fondatori del Verismo, corrente letteraria italiana, del secondo Ottocento, che si caratterizza per la narrazione della realtà così com'è.

E' un opera che presenta alcune difficoltà di lettura. Anzitutto la lingua utilizzata, che è quella ottocentesca; seconda difficoltà, strettamente connessa alla prima è l'utilizzo di "appellativi" che accompagnano i nomi, alcuni un po' fuorvianti come "don" oppure "suora" che non sono riferiti solo ad ecclesiastici, anzi. Ma la difficoltà maggiore, secondo me, sta nel fatto che per lo stesso personaggio vengano utilizzati più nomi per identificarlo (talvolta anche all'interno della stessa frase!!), ad esmpio la Longa è chiamata anche Maruzza, ad esempio "Zio Crocifisso" è chiamato anche "Campana di Legno" oppure "la Zuppida" è "comare Venera"; questa particolarità richiede un po' di attenzione altrimenti è facile perdere il filo.
Ma se è giusto avvertivi di alcune difficoltà che ho incontrato nel corso della lettura, è doveroso non farsi scoraggiare e affrontare questa lettura per farsi una propria idea dell'opera al di là delle rimembranze scolastiche. Autore che merita di essere rivalutato e che voglio approfondire.
Com'è il vostro rapporto con "I Malavoglia" e con Verga? Amore oppure odio?

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