mercoledì 29 maggio 2019

IL PICCOLO LIBRO DEI COLORI - MICHEL PASTOUREAU E DOMINIQUE SIMONNET

TITOLO: Il piccolo libro dei colori
AUTORE:  Micheal Pastoureau e Dominique Simonnet - traduzione di Francesco Bruno
EDITORE: Ponte alle Grazie
PAGINE: 112
PREZZO: € 10
GENERE: letteratura francese - saggio
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Un libricino molto interessante, scorrevole, di veloce e facile lettura che permette di scoprire moltissime curiosità; ben si presta ad essere riletto in qualsiasi momento, i capitoli sono brevi e si possono rileggere anche singolarmente.

Un saggio che tratta i sei colori principali: blu, rosso, bianco, verde, giallo, nero più le mezze tinte. A ciascun colore è dedicato un breve capitolo e ne viene ricostruita la storia, dall'antichità (talvolta dalla preistoria) lungo i secoli fino ai giorni nostri, attraverso i significati che ha assunto, le tecniche di produzione, curiosità ed aneddoti; spesso uno stesso colore era portatore di significati ambivalenti e contrastanti e moltissima attenzione in passato era riservata al "finish" del colore stesso, brillante oppure opaco, e sulla base di questo poteva assumere anche significati diversi.
La narrazione è strutturata sotto forma di dialogo tra Dominique Simonnet e Michel Pastoureau, entrambi francesi, il primo giornalista e scrittore; il secondo storico e antropologo, specialista (della storia) dei colori, un vero pioniere dell'argomento, ha pubblicato altri saggi tra cui quelli dedicati a singoli colori (ma non si occupa solo di colori, io già posseggo "Bestiari del Medioevo" che non vedo l'ora di leggere).
"...Blu, rosso, bianco, verde, giallo, nero.... E dopo? quanti colori? Non domandate all'arcobaleno: è un prestigiatore. Ci mostra soltanto ciò che vogliamo vedere. I bambini, che cercano il tesoro ai piedi dei suoi raggi, lo sanno bene: i colori spariscono non appena si cerca di afferarli, sono soltanto un'illusione....Infatti, un colore è un insieme di simboli e di convenzioni. Dietro i sei coloi di base vengono i complementari, mezze tinte.... un corteo infinito di sfumature che non smettiamo di inventare. La lezione che ne traiamo qui è divertente: un colore esiste soltanto perché lo guardiamo. E' insomma, una pura invenzione dell'uomo. Meditate, gente."

Un libro che consiglio a tutti, non solo agli appassionati di Storia, perché é interessante ma "leggero" ed offre molti spunti di approfondimento.
Voi lo avete letto? Conoscete questi autori?
P.S.: recensione breve, ma non poteva essere diversamente data la brevità dell'opera non voglio anticiparvi nulla.

venerdì 24 maggio 2019

PICCOLI SUICIDI TRA AMICI - ARTO PAASILINNA

TITOLO: Piccoli suicidi tra amici
AUTORE: Arto Paasilinna - traduzione di Maria Antonietta Ianella e Nicola Rainò
EDITORE: Iperborea
PAGINE: 272
PREZZO: € 17,00
GENERE: letteratura finnlandese
LUOGHI VISITATI: (principalmente) Finlandia
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Ci sono momenti in cui i ripetuti insuccessi, un matrimonio a rotoli, lo stress, la solitudine sembrano davvero troppo per conservare la voglia di vivere: non è meglio farla finita e andarsene da questo mondo che pare sempre meno “un luogo adatto all’uomo”? Seduto sui gradini di casa con una bottiglia di birra in mano, il direttore Onni Rellonen, imprenditore fallito, decide di dire basta a “quel suo vivacchiare privo di senso”. Ma cosa succede se il fienile scelto per “il botto finale” è già occupato da un colonnello a riposo risoluto a mettere fine ai suoi giorni? Non ci saranno anche molti altri nelle stesse condizioni, con cui varrebbe la pena di spartire timori, rischi e spese, per un dignitoso suicidio collettivo? E così, caricati sulla Saetta della Morte, lussuoso pullman dotato dei più desiderabili comfort, trentatré selezionati aspiranti suicidi partono per un viaggio che li porterà da un capo all’altro dell’Europa alla ricerca del migliore strapiombo da cui lanciarsi nel vuoto. Sotto il comando del colonnello Kemppainen, frustrato da un’epoca “così profondamente pacifica”, con l’assistenza di Rellonen e della fidata vicepreside Helena Puusaari, conturbante trentacinquenne dai capelli rossi con l’hobby di struggenti passeggiate nei cimiteri, la Libera Associazione Morituri Anonimi raccoglie i più disparati e folli personaggi, decisi, come il Vatanen dell’Anno della Lepre, a tagliare tutti i legami di un’esistenza che li ha delusi e maltrattati, per la libera avventura di un fatale Grand Tour, che diventerà presto il più gioioso manifesto della voglia di vivere. Dalle falesie di Capo Nord ai burroni del Furka, fino all’estrema punta dell’Algarve, tra spericolate avventure, amicizie, solidarietà e nuovi amori, la banda degli apprendisti suicidi sarà immancabilmente raggiunta dall’irriducibile nemico da cui ha tentato di fuggire: la vita.

 Il romanzo è tutto nella quarta di copertina:  è un libro con una trama "semplice", non ci sono colpi scena, fin dall'inizio, sempre che leggiate (come ho fatto io, almeno in questo caso) la trama, sapete cosa accadrà e che ci sarà un "lieto fine". 
Ai primi protagonisti Onni Rellonen e il colonello Kemppainen e, aggiungerei subito, la loro aiutante  Helena Puusaari,  ognuno mosso dalle proprie disgrazie desidera farla decidono di cercare altri sventurati con un annuncio sul giornale; così man mano si aggiungono nuovi aspiranti suicidi; ognuno con un vissuto pesante che li spinge verso la morte come unica possibile soluzione. Fallimenti, economici e sentimentali, solitudine, debiti, depressione (ma anche semplice curiosità) i fattori che spingono questo gruppo di persone a riunirsi ed organizzarsi per tentare un suicidio collettivo.

Surreale e tragicomico, Paasilinna affronta  un argomento forte e importante con ironia, spesso un sorriso lo strappa.
"... Un caso banale aveva salvato la vita a quei due pezzi d'uomo. Fallire un suicidio non è poi la cosa più tragica al mondo: non si può riuscire sempre in tutto."
La sua scrittura mi è piaciuta molto e voglio assolutamente approfondire la sua conoscenza; ho acquistato il libro senza sapere nulla né della trama né dell'autore, lasciandomi ammaliare solo dal titolo:  soddisfatta. 
Si incontrano delle difficoltà nella lettura dovute ai nomi sia di persona che di luoghi (ho avuto alcuni problemi anche ad orientarmi nello spazio data la mia scarsissima conoscenza della geografia Finlandese e in generale dei Paesi Nordici) perché correttamente sono stati mantenuti in lingua originale. Da sottolineare le bellissime descrizioni della natura fredda e selvaggia di questi paesi.

Questo libro insegna che assieme i problemi sembrano meno gravi e grandi e le cose possono risolversi o quantomeno migliorarsi; alcune situazioni sono davvero tragiche ma la maggior parte sono risolvibili tanto più con un po' di incoraggiamento e di sostegno reciproco da parte di chi condivide gli stessi problemi e le stesse paure e pensa alla stessa, definitiva, soluzione.
A conclusione del romanzo c'è una postfazione di Diego Marani (scrittore e linguista presso la Comunità Europea, dove si occupa di cultura e multilinguismo) dove troviamo brevi riepiloghi del romanzo ma anche approfondimenti (o meglio spiegazioni e spunti di approfondimento) di Paasilinna in generale come autore e di altri suoi scritti, ma anche sulla cultura finlandese.

E' stata una bellissima scoperta che non posso che consigliarvi.
Voi cosa mi consigliate di questo autore?
 

martedì 14 maggio 2019

HEIDI - JOHANNA SPYRI

TITOLO: Heidi
AUTORE: Johanna Spyri - traduzione di Luca Lamberti
EDITORE: Einaudi - collana Super ET
PAGINE: 272
PREZZO: € 10
GENERE: letteratura svizzera - classico - classico per ragazzi
LUOGHI VISITATI: Svizzere e Germania fine 800
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La storia di Heidi penso che la conoscano tutti, comunque metto qui sotto la trama:
"Heidi ha cinque anni e un’energia immensa. Vive con il nonno sulle montagne svizzere e passa il suo tempo in armonia con la natura, portando le capre al pascolo con l’amico Peter. Quando compie otto anni però viene obbligata a trasferirsi in città, per imparare a leggere e scrivere e diventare la «dama di compagnia» di Klara, figlia debole di salute di una ricca famiglia di Francoforte. Per lei, cresciuta in libertà, i palazzi, il cielo grigio e le tavole a cui bisogna sedere composti sono una prigione da cui scappare il piú in fretta possibile.
Con Heidi Johanna Spiry ha creato un personaggio senza tempo, e ancora oggi il mondo visto attraverso l'ingenuità della piccola regina delle montagne riesce a brillare di dolcezza."

Il romanzo, pubblicato per la prima volta nel 1880, è un classico della letteratura per ragazzi. E' una lettura piacevole che riporta alla mente l'infanzia; con una scrittura fluida e ricca di descrizioni soprattutto delle montagne, si ha l'impressione di essere lì, accanto ad Heidi ad ammirare quei luoghi incantevoli, che trasmettono pace e armonia.
Il libro è dolce, carico di sentimenti e con personaggi bellissimi, la maggior parte di loro si caraterizza per la bontà d'animo e la simpatia, anche se non mancano eccezioni come la signorina Rottenmaier e la cameriera Tinette. Menzione d'onore spetta ad Heidi e ai nonni.
Heidi è una bambina dolce, sincera, spontanea e caparbia, con la sua genuinità entra nel cuore di tutti (lettori compresi).
Il nonno di Heidi conquista con la gentilezza, la disponibilità e la pazienza che dimostra nei confronti della piccola nipotina, che gli capita all'improvviso tra capo e collo. Un uomo che ha girato il mondo e che raramente la vita gli ha sorriso, all'apparenza burbero e scontroso, è in realtà un uomo buono e di gran cuore.
La nonna di Peter una vecchietta cieca che nutre un profondo amore verso la piccola Heidi e il suo modo di essere (una novità piacevole nella sua triste e buia vita) e ricambiata dalla piccola.
E infine la nonna di Klara, la signora Sesemann, gentile e comprensiva, disposta ad ascoltare e dispensare ottimi consigli, è colei che sprona Heidi a imparare a leggere.

Questo romanzo è stato fonte di ispirazione per moltissimi film e cartoni animati. Il mio preferito in assoluto (e in realtà l'unico che abbia mai guardato, perché tutto il resto non può minimamente competere, parlo quantomeno di ricordi) è il cartone di fine anni '70, quello che mi ha tenuto compagnia per tutta l'infanzia, quello con i disegni in 2d che si vedono anche sull'immagine di copertina del libro.
La storia non può che essere definita come una favola, c'è il lieto fine, e per il suo raggiugimento un ruolo fondamentale è giocato dal "buon Dio" che ascolta le preghiere di Heidi e degli altri personaggi. La componente religiosa nel libro, a differenza del cartone animato, è preponderante, tutto è permeato dalla stessa. La nonna di Klara esorata la piccola Heidi a pregare e a confidarsi con Dio tanto più quando non può farlo con le persone; altro esempio è il libro che la signora regala ad Heidi, come premio per aver imparato a leggere, un libro illustrato con tante storie, la preferita della piccola ha per protagonista un pastorello, e altro non è che la parobola del figlio al prodigo. Oppure la nonna di Peter adora farsi leggere da Heidi il libro degli inni, un libro di preghiere che riempiono in cuore di gioia. Infine la piccola Heidi mette moltissimo fervore nelle preghiere e lo trasmette poi anche al nonno e a Klara.
Ci sono anche altre differeze tra il libro e il cartone animato, tra queste l'assenza del cane Nebbia nel libro e il fatto che nel libro la signorina Rottenmeir non si reca sulle Alpi.

E' un libro bello, dolce, profondo, che parla di felicità e di amicizia, di infanzia e di nonni. Un libro che, contestualizzando anche l'epoca di pubblicazione scrittura, pone l'accento sull'importanza di imparare a leggere e andare a scuola (cose che noi oggi diamo assolutamente per scontate, ma che non erano tali a fine '800 e primi decenni del '900 e che, purtroppo, in altre parti del mondo non lo sono ancora oggi, soprattutto per le bambine e per i più poveri) e sull'influenza divina nella vita quotidiana.

Un libro che consiglio a tutti perché permette di tornare un po' bambini, almeno a chi, come me è cresciuto con il cartone animato. Il personaggio della piccola Heidi entra nel cuore e molti adulti dovrebbero imparare da lei, dalla sua sincerità e bontà.
Voi lo avete letto? Conoscete il cartone animato? Fatemi sapere 

lunedì 29 aprile 2019

IL FILO DI AUSCHWITZ - VERONIQUE MOUGIN

TITOLO: Il filo di Auschwitz
AUTORE: Veronique Mougin - traduzione di Lucia Corradini Caspani
EDITORE: Corbaccio Editore
PAGINE: 480
PREZZO:€ 18,60
GENERE:  letteratura francese - memoria
LUOGHI VISITATI: Ungheria, Francia
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Tomas Kiss, quattordicenne scapestrato, è la disperazione del padre perché si rifiuta di studiare nonché di impararne il mestiere di sarto. Ma, nella cittadina ungherese dove vive, nel 1944 per la comunità ebraica i problemi sono ormai altri. Dalle progressive restrizioni delle libertà personali si passa ai rastrellamenti e la famiglia di Tomas finisce, come le altre, ad Auschwitz. Qui Tomas perde subito di vista i suoi famigliari tranne il padre con cui combatte una lotta per la sopravvivenza quotidiana che, paradossalmente, lo porterà, per salvarsi, ad avvicinarsi proprio al mestiere paterno imparando a cucire le divise degli ufficiali e rappezzare quelle dei prigionieri. Sopravvivono entrambi, ma il Tomas che esce fra mille peripezie dal campo di concentramento è drasticamente cambiato: è – precocemente – un adulto disincantato e duro. Insieme al padre tenta di tornare nel paese di origine, dove però tutto è cambiato, compresi i confini, ed emigra definitivamente a Parigi dove, grazie all’aiuto di una comunità ebraica, dolente ma con una grande voglia di ricominciare a vivere, troverà infine la sua strada.

La narrazione è in prima persona, è lo stesso protagonista Tomas Kiss (Tomi) a raccontare la sua vita e quella della sua famiglia. Nel romanzo si intrecciano la storia di Tomi con la Storia.
Tomi è un ragazzo ribelle, triste, a volte anche crudele verso la sua famiglia; è portatore di una storia personale particolarmente triste, vorrebbe viaggiare e andare lontano da tutti e ricominciare una nuova vita, magari negli Stati Uniti d'America (quelli che vedeva al cinema con gli Indiani), ma c'è la guerra e non si può fare. E la Storia che si intreccia con la vita di Tomi è quella della seconda guerra mondiale e della deportazione degli ebrei, cui Tomi appartiene.
I capitoli dove Tomi racconta la deportazione e la vita nel campo di concentramento sono i più toccanti anche perché raccontati attraverso gli occhi di un ragazzo, soprattutto nelle fase iniziali racconto si concentra molto sulle persone e su cosa queste possano provare.  I momenti più difficili Tomi riesce a superarli immaginando di vestire al meglio le persone che lo circondano, in base alle loro caratteristiche fisiche e al loro carattere, mettendo in pratica tutto quello che il padre aveva cercato di insegnargli; queste digressioni mentali lo aiutano a isolarsi dal mondo circostante e ad andare avanti. Sarà nel campo di Dora che Tomi decide di imparare a cucire, decisione che probabilmente gli salverà la vita e gli garantirà un futuro.
Come dicevo Tomi è un ragazzo scaltro, un po' canaglia, e riuscirà a ritagliarsi un suo spazio all'interno del campo anche grazie alla malizia che lo accompagna da sempre.

La narrazione, come dicevo prima, è in prima persona, la voce narrante è quella del protagonista, l'esposizione si sviluppa sotto forma di flussi di coscienza, di pensieri. Ma a questi capitoli, diciamo normali, si alternano altri capitoletti (generalmente molto brevi, massimo un paio di pagine; che si riconoscono perché presentano un font diverso) dove trovano spazio i pensieri di altre persone: amici e genitori di Tomi, ma anche perfetti sconosciuti che vengono in contatto con il ragazzo. In queste parti viene raccontato qualcosa in più, che permette al lettore di avere un quadro d'insieme più completo oppure di conoscere fatti (o pensieri) che lo stesso Tomi ignora.
Lo stile e gli espedienti narrativi utilizzati dalla scrittice sono una delle cose che più mi sono piaciute del libro; un libro che mi è stato regalato, di mio probabilmente non lo avrei mai acquistato, perdendomi qualcosa di meraviglioso.

Un libro per ricordare e per impegnarsi quotidianamente non solo per non dimenticare  la tragedia della Shoah, una delle tante tragedie che l'uomo è riuscito ad inventarsi, ma anche e soprattutto per evitare che catastrofi del genere possano ripetersi ( e dal '46 ad oggi purtroppo ce ne sono state altre).
La cosa più difficile è sopravvivere, è vivere con i fantasmi di ciò che si ha vissuto, con il peso di avercela fatta. Il dopo del nostro Tomi è fatto di alta moda, di Parigi, modelle e sfilate, un sogno divenuto realtà, ma oltre al sogno Tomi è costretto a conviere con i ricordi e gli incubi del passato.
Il dopo è forse qualcosa di oscuro, come avviene il ritorno alla vita normale? Esiste ancora una vita normale? Esiste ancora la propria casa? E le proprie cose che fine hanno fatto? E' possibile ricominciare a vivere? C'è moltissima introspezione di Tomi. E' un libro che fa riflettere molto, anche sull'importanza delle piccole cose e della quotidianità, tutte quelle piccolezze che diamo per scontate. Se ci trovassimo a perdere tutto da un  giorno all'altro, da essere persone ad essere carne da macello (o forse meno), senza nulla e senza contare davvero meno di nulla. L'odio religioso e razziale è sempre in agguato e come dimostra la Storia anche dopo la Shoah altre catastrofi simili si sono verificate magari su scala meno ampia ma il concetto di base è lo stesso ed è quello che fa paura. Leggere come mezzo di conoscenza e di riflessione per impegnarci nel quotidiano a prevenire. Ecco a cosa porta questo libro.

"Perché no.... Certi giorni, figurati, mi domando cosa sarei diventato senza la deportazione. Un idraulico forse, un ragazzo con la salopette, probabilmente un dilettante, in ogni caso un uomo felice senza saperlo. A te posso dirlo, perché ormai sai tutto: la felicità che sento così intensa, adesso, la devo al campo, come le altre gioie della mia vita. La sartoria, la mia carriera, la Francia, anche il mio matrimonio, il bene e il male, tutto si è intrecciato laggiù. Dirai questo nel libro alla gente, che dallo stesso punto possono nascere il meglio  e il peggio, che la vita è aggrovigliata, tortuosa, inestricabile, che ti rende folle di dolore, che ti riempie di gioia, la vita è come un filo, capisci? E, se è vero che dove va l'ago va anche il filo, non si può mai sapere, mai dove passerà l'ago."





Un libro che consiglio a tutti, che fa parte del mio filone di letture per scoprire la Storia. Un libro forte, che fa riflettere; senz'altro voglio continuare con letture di questo genere (ho già alcuni titoli che mi attendono in libreria) e mi piacerebbe approfondire le storie di deportate donne, ho già in mente un titolo (famosissimo) "La baracca dei tristi piaceri" di Helga Schneider, aspetto vostri suggerimenti.


lunedì 18 marzo 2019

Le Storie di Olga di Carta - MISTERIOSA

TITOLO: Le Storie di Olga di Carta - MISTERIOSA
AUTORE: Elisabetta Gnone
EDITORE: Salani Editore
PAGINE: 192
PREZZO:14,90 €
GENERE:
LUOGHI VISITATI:
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"Per diventare splendidi adulti occorre restare un po' bambini"
Continua la saga di Olga Papel (da tutti soprannominata Olga di Carta che per sua esilità  assomiglia appunto ad un foglietto di carta) la bambina che racconta incredibili storie che incantano, e insegnano tantissimo, tanto ai bambini quanto agli adulti.

Come detto si tratta di una saga che vede come protagonista Olga di Carta, i suoi amici e gli abitanti di Balicò (un meraviglioso paesino immerso nella natura). Dopo poche righe inizia il panico: vengono citati alcuni personaggi presenti negli altri romanzi e fatico a ricordare chi siano, qui entra in gioco tutta la maestria della scrittrice, con l'espediente di Mirina, una bambina di città che passerà qualche giorno a Balicò ospite di Mimma (la migliore amica di Olga) ogni personaggio viene "ripresentato" e così noi lettori possiamo rinfrescarci la memoria. E' meraviglioso ritrovare i personaggi e le atmosfere che caraterizzano tutta la saga di Olga di Carta, c'è qualcosa di magico in questo mondo.......
Il libro si caratterizza per bellissime descrizioni in particolare della fattoria Papel e del villagio di Balicò: 
"......camminava guardando per aria, senza notare i portoni colorati, le vie acciottolate invase dal sole, il rado viavai del paese, mai affollato, soprattutto d'estate, ché il caldo teneva la gente in casa; i fili del bucato tesi tra i vecchi muri screpolati; gli abbeveratoi del bestiame, scavati nei tronchi o nella pietra; le collane d'aglio e di cipolle appese fuori dalle finestrelle, le irte scalinate che portavano agli usci piccini delle abitazioni in salita, quelle aggrappate alla collina, i rampicanti fioriti, ronzanti di api........"
Come negli altri romanzi ritroviamo il consueto intreccio tra le vicende di Olga e dei suoi amici e degli abitanti di Balicò con le storie che Olga racconta. Questa volta i nostri amici (sì, perchè Olga, Bruco, Mimma, la sua amica di città Mirina, non possiamo non considerarli nostri amici, almeno io sono molto affezzionata a questi personaggi, ognugno con il proprio carattere e con il fortissimo legame di amicizia che li lega, che non posso non considerarli anche miei amici) si troveranno a dover affrontare le avversità della natura durante una gita in montagna. Oggetto del racconto di Olga, e quindi anche del romanzo, è la fantasia. La fantasia è qualcosa di meraviglioso e di prezioso, tipica dei bambini e di pochissimi adulti, perchè spesso crescendo la si dimentica.

"«Misteriosa spalancò gli occhi come avesse visto un fantasma».
«Perché?» chiese Mirina. 
«Perché, nascondersi nei disegni era vietato ai bambini,figuriamoci agli adulti. Quelli colti a fantasticare d'essere qualcun altro in un luogo che esisteva sulla carta, o sulla tela, erano consideratai dei pazzi. Persino pericolosi! Secondo Misteriosa, però, quel tizio non sembrava pericoloso......»"
La protagonista della nuova storia di Olga si chiama Misteriosa, una bambina che adora la fantasia, ed utilizza la capacità di entrare nei disegni, può trattarsi di qualunque tipo di disegno dai qudri alle locandine pubblicitarie. Misteriosa entra nei disegni e vive le avventure che questo consente: può essere un paeaggio invernale dove giocare con la neve e gli gnomi, può essere un'epica battaglia navale, può essere un quadro realizzato con la tecnica del puntinismo: qui Misteriosa può nuotare in un mare di puntini colorati e nascondersi dietro ad un puntino per vedere il mondo tutto di quel colore. Perché Misteriosa entra nei disegni? Per gioco, per impare cose nuove, per fuggire dalla realtà ma anche per capirla e farvi ritorno con maggior consapevolezza. Perché Misteriosa (e anche Olga, che in fatto di fantasia non è seconda a nessuno) insegna che la fantasia è bella, ma bisogna sempre tener conto anche della realtà, della necessità di farvi ritorno, e del confine tra i due mondi; entrambi importanti e belli proprio perché coesistenti. 

"«Non ho capito come si fa a entrare nei quadri» disse Mirina.
Dalle espressioni, Olga intuì che nessuno dei ragazzi aveva capito.
«Si passa dall'entrata» spiegò, «per entrare, e dall'uscita per uscire».

«Non è per niente chiaro» brontolò Mirina. «Parli come se ci fossero delle porte».
«Ci sono».
«Davvero? Dove?» 
«Bisogna cercarle. Anzi, a dirla per bene, non bisognerebbe mai perderle di vista. Sono esattamente tra la realtà e la fantasia. Misteriosa le trovava sempre. Si rifugiava nella fantasia quando voleva prendersi una pausa dalla realtà, ma aveva sempre ben chiaro il confine fra l'una e l'altra».
«E tu le sapresti trovare?» chiese Mirina corrugando la fronte; Bruco arriciò il naso, mentre Mimma storceva la bocca e Ari si grattava un orecchio.
«Lei?» rise Almaris ironico. «Scommetto che entra ed esce dai quadri come noi entriamo e usciamo da scuola!»."   

Il racconto è accompagnato da meravigliosi paper cut di Linda Toigo.

Non posso che consigliare il libro, come tutta la serie di Olga di Carta.
Olga di Carta è un personaggio fantastico, una bambina molto esile, ma tanto forte e coraggiosa, che incanta tutti con le sue storie, che non solo intrattengono ma sono fonte di insegnamento, come tutte le favole degne di questo nome.
Voi conoscete la saga e il personaggio di Olga?
Per il caso in cui ancora non la conosciate vi lascio la presentazione fatta ad inizio libro dalla stessa autrice:
"Olga Papel era una ragazzina silenziosa e gentile: esile come un foglietto di carta, aveva dodici anni e una dote speciale: sapeva raccontare magnifiche storie, che lei giurava d'aver vissuto personalmente. 
«Impossibile che siano vere!» sostenevano alcuni.
«Magari lo fossero!» sospiravano in molti.
«Lo sono! Lo sono!» giuravano gli altri.
Sta di fatto che, quando la giovane Papel attaccava un nuovo racconto, chi era vicino tendeva un orecchio, le finestre si dischiudevano, le voci nei cortili si acquietavano, volti incuriositi sbucavano da dietro il bucato e chi era un casa usciva, trascinandosi dietro una sedia.
«Perché mai racconterebbe storie tanto strane se non fossero vere?» si chiedeva la gente.
Riguardo a questo, la saggia Tomeo, barbiera del villaggio, aveva un'opinione interessante.
«Per vincere la paura» diceva.
«Paura di cosa?» chiedevano gli altri.
«Dei mostri che mette nelle sue storie, dei tutti abbiamo paura».
«E si può avere paura di crescere?»"      

lunedì 11 marzo 2019

UNA VITA DA LIBRAIO - SHAUN YTHELL

TITOLO: Una vita da libraio
AUTORE: Shaun Bythell - traduzione di Carla Palmieri
EDITORE: Einaudi - Collana Stile Libero Extra
PAGINE: 384
PREZZO di COPERTINA: € 19
GENERE: letteratura scozzese - diario/memoir
LUOGHI VISITATI: Galloway in Scozia
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Perchè ho letto questo libro? Perchè l'ho visto su alcuni blog che seguo. Ho visto un libro con una copertina meravigliosa e un titolo intrigante (che promette di parlare di chi con i libri ci lavora e ci vive quotidianamente) ed è finito dritto dritto nella mia wish list, l'ho comprato e dopo molti mesi l'ho finalmente letto, praticamente senza saperne nulla perchè non ho letto alcuna altra recensione.

Una vita da libraio è il diario di Shaun Bythell che possiede una libreria, principalmente dell'usato, "The Book Shop" a Wigtown un paesino nel sud della Scozia.

Shaun Bythell è un libraio estremamente irriverente e realistico:
"....le persone che a Natale decidono di regalare libri usati sono quasi sempre tipi originali, per cui vale la pena di tenere aperto solo per il gusto di averci a che fare. Sono i clienti più interessanti che ho."
La prima cosa che mi ha colpita è come parla della sua realtà quotidiana e delle persone con cui entra in contatto: stiamo parlando di situazioni realmente accadute ma che sfiorano l'assurdo. Mi sono chiesta cosa possano pensare queste persone a rileggersi?! Molte persone hanno un comportamento particolare, e il Book Shop sembra avere una calamita per i casi umani e spesso divertenti. Un caso su tutti è l'eccentrica collaboratrice Nicky e il suo "venerdì del ghiottone" (di cui non dico nulla per non rovinarvi la sorpresa):
"Venerdì 7 febbraio
Splendida giornata di sole. Nicky si è presentata alle nove e tredici minuti con la tuta da sci nera che ha comprato per cinque sterline al mercatino dell'usato di Port William e che da novembre ad aprile è la sua divisa di ordinanza. Dentro quel coso imbottito e tutto d'un pezzo sempra un Teletubby che abbia perso la strada di casa."

The Book Shop possiede una propria pagina facebook: https://www.facebook.com/thebookshopwigtown/
Io l'ho visitata dopo aver finito di leggere il libro è molto interessante perchè si ritrovano molte delle cose di cui si parla nel libro. Ad esempio ci sono delle foto di Captain, il gatto cicciotello di Shaun e mascotte della libreria; vengono postate le cartoline che la libreria riceve settimanalmente; c'è anche la foto del kindle a cui Shaun Bythell ha sparato con un fucile da caccia.
E' bello poter visitare, anche solo virtualmente, un libro: perchè di questo si tratta, ed è una sensazione molto particolare. Ti rendi conto che Shaun Bythell esiste: ciò che viene raccontato nel libro si ripete quotidianamente, è la sua vita e volendo lo si può andare a trovare sia a Wigtown, magari durante il festival letterario, oppure virtualmente sui social.
Nel diario di un libraio possono mancare consigli di lettura? Assolutamente no, nel diario vengono citati moltissimi libri, alcuni molto curiosi e tra questi quelli che maggiormente mi ispirano e, neanche a dirlo, sono finiti nella mia wish list sono: "Anime morte" di Gogol, "La fattoria delle magre consolazioni" di Stella Gibbons e "L'uomo che guardava passare i treni" di Georges Simenon.

Nel libro Shaun Bythell viene fornita una panoramica dell'editoria inglese di come si stia evolvendo,
 della concorrenza spietata di Amazon e delle notevoli difficoltà che incontrano i librai, inglesi ma non solo. Viene anche dato conto di come procede al rifornimento della libreria perlopiù acquistando volumi da privati che hanno la necessità di disfarsi della propria libreria o di quella dei propri cari.

Il diario si chiude con un epilogo in cui viene dato conto dei fatti accaduti dopo la fine del diario sia nella vita di Bythell che nella cittadina di Wigtown, come se noi lettori fossimo degli abitanti del paese che si trovano lontani. Qui, come in altre parti del testo, mi è mancato qualcosa, mi sono sentita spaesata e ho avuto difficoltà a ricostruire tutti i pezzi del puzzle; secondo me mancano spiegazioni e collegamenti, soprattutto per quel che riguarda amici e conoscenti dello scrittore, spesso mi sono chiesta chi fossero e non riuscivo a collocarli nel quadro generale. Tutto ciò potrebbe esser dovuto ad una mia distrazione.

Verso questo libro nutrivo delle aspettative molto elevate che in parte sono rimaste deluse. Sono giorni che penso al libro e non mi ha soddisfatto pienamente, probabilmente mi aspettavo qualcos'altro. In ogni caso è un libro interessante soprattutto per quel che riguarada l'evoluzione del lavoro da libraio e ci sono molti spunti su cui riflettere. E poi ci sono le situazioni tragicomiche che Bythell vive con i suoi clienti che ci strappano un sorriso.

Una menzione a parte merita la stupenda copertina: un illustrazione di Jon McNaught che ritrae il "The Book Shop" e il suo proprietario sulla soglia.

Consiglio la lettura? Assolutamente si! Per scoprire "un personaggio" come Shaun Byhtell, per riflettere sul mondo dell'editoria e per fare qualche risate, il mondo è pieno di tipi particolari e molti di questi sembrano frequentare il "The Book Shop".

Vi metto qui il link della casa editrice dove oltre alla quarta di copertina potete trovare anche un'intervista a Bythell a cura di Enrico Franceschini uscita su ilvenerdì-la Repubblica del 2 marzo 2018: http://www.einaudibologna.it/novita/94-approfondimenti/4340-bythell-una-vita-da-libraio.html

Voi lo avete letto? Vi piacciono i diari? E i libri a tema librai? Io voglio leggere altri libri che trattano di librai, ho già in mente alcuni titoli, voi cosa mi suggerite?

martedì 15 gennaio 2019

COME FU CHE BABBO NATALE SPOSO' LA BEFANA - ANDREA VITALI

TITOLO: Come fu che Babbo Natale sposò la Befana
AUTORE: Andrea Vitali
EDITORE: Mondadori Electa
PAGINE: 125
PREZZO: 9,90 euro
GENERE: letteratura italiana - narrativa - libri a tema Natale
LUOGHI VISITATI: Bellano
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Un libro divertente, un primissimo approccio ad un autore, che già sapevo mi sarebbe piaciuto moltissimo, sono anni che voglio leggere qualcosa di suo, piano piano recueperò anche i suoi romanzi, voi cosa mi consigliate?
Siamo sul lago di Como in un perido non precisato, presumibilmente tra gli anni '50 e '70 perché i protagonisti guardano il Carosello in tv, qualche giorno prima del Natale. Tutto inizia da una fatidica domanda: Babbo Natale esiste? O meglio il protagonista Tommaso, un bambino di dieci anni, chiede ai genitori "Perché se Babbo Natale esiste nessuno l'ha mai visto?". Non sarà facile rispondere da un lato si vuole mantenere la magia e la tradizione il più a lungo possibile dall'altro c'è da mettere in conto la verità, e altri bambini la conoscono. Una bambina, Rebecca, la conosce e canzona gli altri bambini che ancora credono alla favola.
Protagonisti indiscussi del racconto sono tre bambini: Tommaso, Carmine (figlio del maresciallo della locale stazione dei Carabinieri) e Rebecca Stecchetti una bambina molto "spigolosa" come sua madre, colei che mette in discussione l'esistenza di Babbo Natale. Ma tutti dovranno ricredersi quando Babbo Natale viene ripetutamente avvistato, dai bambini, ai giardini pubblici. E poichè nessuno lo conosce viene messo in prigione, ma qui entra in gioco la Befana, o meglio Clotilde la ragazza che fa le pulizie sia a casa di Rebecca che alla caserama dei Carabinieri. Saranno i bambini a risolvere il mistero di Babbo Natale con tanta tanta immaginazione.
Si tratta di un racconto lungo, con dei personaggi interessanti, ben caratterizzati; è anche una favola, adatta sia ai bambini cha agli adulti. C'è molta magia all'interno del racconto, una magia non letterale nel senso di poteri magici, ma nel senso di bontà di alcuni personaggi, della loro dolcezza, nel senso della magia del Natale che riesce a trasformare, ad arrotondare un poco la spigolosa signora Stecchetti.
Questo libro fa parte delle letture a tema natalizio che mi ero riproposta di fare in questo Natale da poco concluso, come sempre arrivo in ritardo, però è un bel racconto che si può leggere anche fuori dal periodo natalizio, insegna l'importanza di essere "rotondi" la bellezza di essere (e quindi la capacità di imparare a restare sempre un po') bambini con tanta curiosità e ingenuità.......
Il personaggio del preside alla fine mi è piaciuto, quando avevo letto la quarta di copertina avevo un po' storto il naso per la sua presenza, invece ho dovuto ricredermi (è in qualche modo considerato l'alter ego nel racconto dello stesso Vitali.....).

Non posso che consigliare questo libro dove il racconto è accompagnato dalle simpatiche illustrazioni di Gianluca Biscalchin.