venerdì 28 febbraio 2020

THE HELP - KATHRYN STOCKETT

TITOLO: The Help
AUTORE: Kathryn Stockett - traduzione di Adriana Colombo e Paola Frezza Pavese
EDITORE: Mondadori - collana Oscar Bestsellers
PAGINE: 526
PREZZO: € 13,00
GENERE: letteratura statunitense
LUOGHI VISITATI:Mississippi anni '60
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“L’autobus accelera lungo State Street. Sul ponte Woodrow Wilson stringo i denti così forte che quasi me li rompo. Sento crescere dentro di me quel seme amaro, quello piantato dopo che è morto Treelore. Ho voglia di gridare così forte che la piccolina riesca a sentirmi che sporco non è un colore, che le malattie non sono la parte nera della città. Voglio che non venga il giorno – e viene sempre nella vita di un bianco – in cui comincerà a pensare che quelli di colore non sono bravi come i bianchi.”
 
Un libro forte che parla anzitutto della questione raziale.
Ambientato negli anni 60 nello stato del Mississippi, nella cittadina di Jackson, seguiamo due donne di servizio di colore Aibileen e Minnie e una ragazza bianca decisamente fuori dagli schemi Miss Skeeter.
Sono donne molto diverse tra loro, per età e temperamento ma sono accomunate dalla voglia di fare qualcosa per cambiare il mondo in cui vivono. Un mondo fatto di ipocrisie, di ingiustizie e tanto tanto razzismo. Aibileen è una donna matura, saggia con una grande amore per i bambini; Minnie è più giovane, ottima cuoca ma molto impertinente, infine Miss Skeeter una ragazza bianca appena laureata che vorrebbe fare la scrittrice. C’è almeno un'altra grande protagonista – antagonista direi-  Miss Hilly: una donna profondamente razzista, snob, cattiva e crudele nelle relazioni umane (non solo con le persone di colore, ma anche con le amiche bianche) tutto ciò che fa ha sempre un secondo fine che è alimentare il proprio ego e il proprio potere, è una donna influente, la tipica espressione della società borghese ricca e bianca.
Un aspetto su cui mi sono trovata a riflettere è l’ipocrisia e la stupidità delle leggi razziali soprattutto se paragonate alla figura delle governanti. Non condivido a priori le tesi razziste e la presunta superiorità dei bianchi, ma potrei “capire” (parola grossa) certe leggi esempio la necessità di bagni e spazi separati nei luoghi pubblici se non ci fossero occasioni di contatto tra neri e bianchi. Ma quei bianchi ricchi che sostengono con tanta veemenza la necessità della separazione sono gli stessi che hanno in casa una donna di colore che fa tutte le faccende domestiche e alleva i figli, e loro stessi sono stati allevati da amorevoli donne di colore mentre le loro madri erano assenti. A questa riflessione mi ha portata soprattutto l’iniziativa di Miss Hilly di obbligare le famiglie a dotarsi di un bagno di servizio (in garage o in giardino) solo ed esclusivamente ad uso del personale di colore a servizio e questo perché usare lo stesso bagno comporta la trasmissione di malattie che hanno i neri e per cui i bianchi (proprio per la diversità di colore della pelle) non hanno anticorpi. Bene! Peccato che quella donna di colore che vuoi mandare al cesso di fuori lavi, stiri, faccia il tuo letto, cucini le cose che mangi e crescono i tuoi figli!!!! Che senso ha? 
“….«Proprio per questo ho progettato l’ “Iniziativa per l’igiene del personale domestico”» diche Miss Hilly. «Come misura per prevenire le malattie».
Mi viene un nodo alla gola ed è strano, perché purtroppo ho imparato da un pezzo a ingoiare le cattiverie.
Sembra che Miss Skeeter non capisca. «L’iniziativa per…. Cosa?»
«Un’ordinanza che imponga a ogni famiglia bianca di avere un bagno separato per le persone di colore. Ne ho perfino parlato al direttore del Servizio sanitario del Mississippi per sapere se appoggia l’idea. Io passo.»”
In contesto estremamente pericoloso perché sono gli anni della ribellione, gli anni in cui si inizia a parlare e a fare qualcosa per i diritti civili negli Stati Uniti e soprattutto negli stati del Sud, dove la segregazione e le leggi razziali erano molto più marcate, sono gli anni della marcia di Marthin Luther King; queste tre donne, queste tre amiche rischiano tutto scrivendo un libro in cui si parla di com’è lavorare a servizio delle donne bianche. Ci sono storie terribili ma anche storie dolcissime.
“«Aibileen, grazie. Grazie, davvero.»
«Sissignora».
«Vorrei sapere… Che cosa ti ha fatto cambiare idea?»
Aibileen non ci pensa un attimo. «Miss Hilly.»
Rimango in silenzio. Penso a Hilly con la sua iniziativa del bagno, Hilly che accusa di furto la domestica, Hilly e i suoi discorsi sulle malattie. Quel nome è venuto fuori secco e amaro come una noce andata a male.
E ci chiede cosa rischiano i neri se parlano coi bianchi? E cosa rischiano i bianchi che si preoccupano e si fanno carico della situazione dei neri? Tutto.

Alla tematica della discriminazione raziale si aggiunge la discriminazione sociale verso le donne che si distinguono, che vogliono una vita diversa dell’essere (solo) una brava moglie, che vogliono studiare, lavorare e mantenersi pur non disdegnando a priori una presenza maschile purché rispetti le libertà della donna e i suoi diritti (diritti che vanno oltre avere una casa, una governate di colore che fa tutto, giocare a bridge con le amiche, fare shopping).

Una scrittura coinvolgente, scorrevole. C’è un crescendo di tensione soprattutto da quando inizia il progetto del libro, perché emerge fortissimo il rischio che tutti corrono anche i bianchi di estrazione sociale rilevante. Una scrittura densa, avvolgente, intima e profonda che ti incolla alle pagine.
Un romanzo corale, perché ci sono tre voci, quelle delle protagoniste che narrano le vicende dal loro punto di vista: la storia è narrata in prima persona dalle protagoniste, a inizio capitolo è indicato chi parla, e si alternano nello scorrere del tempo, ognuna racconta un pezzetto seguita da un'altra e via così; questo permette di avere un quadro completo ( ad esempio chi parla vive delle situazioni in cui le altre non sono presenti) e chi parla aggiunge i propri pensieri, sentimenti e impressioni anche sugli altri.  Non manca ti tanto in tanto una battuta o un commento sarcastico che allentano la tensione e strappano un sorriso al lettore.

Un romanzo stupendo, con le protagoniste che restano nel cuore, un romanzo specificato essere di invenzione ma ben contestualizzato nella società e negli avvenimenti di quegli anni: vengono citati Martin Luther King e la guerra in Vietnam e l’assassinio di Kennedy. Una storia che prende spunto dalla vicenda personale della Stockett che è cresciuta in quelle zone, che ha avuto una governante di colore. Con questo libro ha voluto dare voce a tutte quelle “mammy” che hanno passato la vita a badare ai figli e alle case dei bianchi, figure invisibili ma indispensabili e come dicevo prima anche nella realtà - come nella finzione del libro scritto da Miss Skeeter - ci sono storie brutte e storie belle, storie di odio e disprezzo ma anche storie di amicizia e supporto reciproco.

Da questo libro – che è stato il romanzo di esordio di Kathryn Stockett -  è stato tratto l’omonimo film di Tate Taylor, film pluripremiato, un giorno vorrò vederlo……. Voi lo avete visto?

Consiglio il libro a tutti. 

lunedì 24 febbraio 2020

I RUSSI SONO MATTI - PAOLO NORI


TITOLO: I russi sono matti - Corso Sintetico di letteratura russa 1820-1991
AUTORE: Paolo Nori
EDITORE: Utet
PAGINE: 184
PREZZO: € 15,00
GENERE: letteratura italiana
LUOGHI VISITATI: letteratura russa
acquistabile su amazon: qui (link affiliato)



Esilarante, con ironia e la battuta riesce a tramettere molto sia sulla letteratura russa (traspare tutto l’amore e la passione di Nori) ma anche sul vivere quotidiano, e fornisce una grande lezione di vita.
Titolo e sottotitolo sono fondamentali: dicono già tutto.
Il titolo - I russi sono matti – è legato all’analisi degli scrittori più importanti che in un modo o nell’altro erano un po’ pazzerelli, avendo comportamenti e filosofie di vita singolari un esempio, noto a tutti, Tolstoj odiava il personaggio/romanzo di Anna Karenina.
Il sottotitolo - corso sintetico di letteratura russa- spiega ciò che andremo a leggere: viene spiegato come nasce il romanzo russo (che è quello scritto in russo, prima si scriveva in altre lingue, per lo più francese) e come finisce (oggi la letteratura russa è profondamente cambiata, dopo la caduta dell’URSS c’è stato un passaggio/virata verso l’omologazione alla letteratura occidentale), lo analizza per macro aree e per il tramite delle vite e opere dei suoi più grandi esponenti.

Come dicevo è suddiviso in tre macro parti: potere, amore e byt. 

Nella sezione dedicata al potere si analizza, almeno questa è la mia personalissima interpretazione, il potere della letteratura, non la rappresentazione del potere all’interno dei romanzi, ma il grande potere che i romanzi hanno sulle persone un esempio può essere dato dalla diversa concezione della fustigazione differenza tra il pensiero di Tolstoj e quello di Gogol tanto che le persone per esprimere il proprio potevano dirsi in accordo oppure in disaccordo con uno o l’altro dei grandi scrittori e tutti capivano. Ma soprattutto anche il potere di mostrare le cose, far sì che le cose vengano viste come per la prima volta. Emerge tutto il potere della letteratura e la paura che questo potere genera (o può generare) nell’autorità statale.

“…c’è stato un periodo, negli anni settanta, che il fenomeno del samizdat aveva raggiunto un livello, in Russia, che praticamente si leggevano solo romanzi in samizdat […….] se un libro veniva pubblicato, dice Dovlatov, voleva dire che valeva poco. Perché i libri che valevano tanto, sembra incredibile, i libri che dicevano delle cose importanti, sembra incredibile, facevano paura. Lo stato, il grande stato sovietico, il grande regime sovietico, la più grande potenza mondiale, aveva paura dei libri.”
Nella sezione amore si analizza come il tema venga affrontato nei romanzi russi, facendo emerge una loro grande caratteristica: finiscono male (anche quando finiscono, apparentemente, bene). In questa parte vengono analizzati due romanzi “Anna Karenina” di Tolstoj e “Il maestro e Margherita” di Bulgakov; sono, per ora, gli unici due romanzi russi che io abbia letto, e ritrovarli e vedere l’interpretazione di Nori è stato magnifico.

Nella sezione byt si analizza un qualcosa che può essere tradotto come la vita quotidiana: emerge qui un'altra grande caratteristica dei romanzi russi la loro capacità di mostrare la vita di tutti i giorni fornendoci uno spaccato meraviglioso, anche della quotidianità e delle usanze/tradizioni.

La scrittura è particolare, quasi colloquiale, la costruzione stessa delle frasi è molto articolata, ricca di frasi subordinate, di congiunzioni e di aggettivi. Sembra un dialogo tra il narratore (Paolo Nori) e il lettore, cioè sembra di essere a prendere un caffè con Nori che ti racconta della letteratura russa.
Mi sono innamorata follemente del libro (e del suo autore) dopo nemmeno una pagina, tanto da andare sulla quarta di copertina per vedere chi è Paolo Nori; e cosa ci trovo scritto: “Paolo Nori, nato a Parma nel 1963, abita a Casalecchio di Reno e scrive dei libri; l’ultimo, prima di questo, è La grande Russia portatile” libro che io posseggo anche se non ho ancora letto e a questo punto davvero non vedo l’ora.
“I russi sono matti” l’ho scoperto quando partecipavo al gruppo di lettura su “Anna Karenina” organizzato da Serena de @ilcaffegatto, ad un certo punto sulla chat del gruppo è spuntato questo volume, me lo sono appuntato e poi comprato senza saperne niente, mi aspettavo qualcosa di più “accademico” e “palloso” (preciso – chi mi conosce lo sa bene – a me i libri pallosi tendono a piacere, è un complimento) invece riesce a riassumere (e insegnare moltissimo) sulla letteratura russa in modo divertente e coinvolgente.
Trovo che questo libro sia un ottima idea regalo, perfetta sia per quei lettori che già amano la letteratura russa, sia per quelli che invece ne sono spaventati perché qui potranno fare conoscenza senza impegno. 
Siete amanti della letteratura russa? Conoscete questo volume di Paolo Nori?