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giovedì 14 gennaio 2021

L'ANNO DELLA LEPRE - ARTO PAASILINNA

TITOLO: L'anno della lepre
AUTORE: Arto Paasilinna traduzione di Ernesto Boella
EDITORE: Iperborea
PAGINE: 212
PREZZO: € 14,00
GENERE: letterarura finlandese
LUOGHI VISITATI: Finlandia anni '70

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“«E così siamo rimasti qui», disse alla lepre.
Ecco in che situazione si era messo: solo, in mezzo a una foresta, in giacca, una sera d’estate. Abbandonato al suo destino”.

Nonostante avessi letto recensioni e pareri - anche di persone che spesso mi sono d’ispirazione -  non avevo mai avuto voglia di leggere questo libro, non mi chiamava. Mi sembrava insipido, noioso, senza nulla da dirmi, un uomo lascia tutto per girare i boschi con una lepre? Sarà un libro di una noia mortale cosa potrà mai accadere? Di tutto! E quindi come mi succede spesso mi sbagliavo, mai giudicare un libro senza averlo letto.  

Kaarlo Vatanen è un giornalista cinquantenne che vive una vita sull’orlo della depressione a Helsinki. Durante un viaggio di lavoro, il collega alla guida investe accidentalmente una lepre, Vatanen scende a soccorre l’animale e sparisce con lei nella foresta. Abbandona tutto e gira la Finlandia con una lepre.

Vatanen intraprende una nuova vita, è un continuo spostarsi in vari luoghi, fa qualche lavoretto e poi riparte, e durante questi suoi giri incontra una serie di personaggi bislacchi e vive mille avventure, sempre in compagnia della sua inseparabile lepre. Le avventure di Vatanen hanno del surreale, del comico, sono particolari e assurde per quanto possibili, e spesso strappano delle risate.

“Vatanen si gettò il vitello sulle spalle, gli zoccoli gli solleticavano la nuca al ritmo dei suoi passi. La lepre non sapeva bene cosa fare, gli saltellava nervosamente tra i piedi, ma finì per abituarsi all’andatura lenta della marcia. Vatanen camminava in testa, attraverso la foresta, con il vitello sulle spalle, la mucca lo seguiva in silenzio, pensierosa, leccando ogni tanto la testa del vitello, la lepre saltellava in coda al corteo.”

Vatanen cerca di tornare “nella civiltà” a Helsinki ma si deve scontrare con una società che non gli piace, ormai ha trovato la sua strada ed è nella natura incontaminata e selvaggia del nord, della Lapponia dove i rapporti tra persone sono ancora autentici.

“Un uomo ridotto allo stremo delle forze ispirava un certo timore, ma anche fiducia: al nord quest’uomo ha dei diritti che un istinto pieno di tatto gli riconosce. Il padrone di casa gli indicò la sedia accanto alla sua e lo invitò a mangiare.
Vatanen mangiò. Era così sfinito che il cucchiaio gli tremava nelle mani al ritmo dei battiti del cuore. Il berretto se l’era dimenticato in testa. Lo stufato di renna era gustoso e nutriente. Vatanen mangiò tutto.”

È un libro scorrevole con uno stile molto asciutto e conciso, con poche parole mirate Paasilinna descrive persone e luoghi in modo magistrale; è ricco anche di ironia, voglia di libertà e dalla natura selvaggia.  Non manca una velata critica alla moderna società conformista e benpensante.

Anche se sulla carta lo stile di Paasinilnna non è tra i miei preferiti mi ha conquistata.

Il protagonista Vatanen presenta delle somiglianze con l’autore, non solo ne condivide l’anno di nascita e la professione, ma anche la passione e l’amore per la natura e una sorta d’insofferenza verso la società moderna.

“Nel cielo splendeva una pallida falce di luna, le stelle brillavano di una luce opaca nella gelida sera. Questo era il suo mondo, qui poteva vivere in pace. La lepre saltellava silenziosa sulla pista, davanti allo sciatore, come una guida. Vatanen canterellava per lei.”

È una lettura breve, sono duecento pagine, ma bisogna tener conto del particolare formato dei libri Iperborea, se avesse le pagine normali sarebbe più corto, quindi più che un romanzo è un racconto lungo o meglio una novella, come ho letto che Paasilinna amava chiamare le sue opere.

Sempre di Paasilinna avevo letto Piccoli suicidi tra amici e vorrò leggere altre sue opere, mi piace la sua capacità di mescolare tanto humor con una malinconia tipica dei paesi nordici e far vivere ai suoi personaggi delle avventure incredibili ma per quanto particolari e strane non impossibili; inoltre lasciano molto al lettore, tanti episodi divertenti e curiosi su cui ridere, ma anche spunti su cui riflettere, la scrittura ironica diventa anche un mezzo di critica e denuncia sociale.

Avete letto qualcosa di suo? Vi aspetto nei commenti

martedì 24 novembre 2020

SAGA DI RAGNARR

TITOLO: Saga di Ragnarr
TRADUZIONE: Marcello Meli
EDITORE: Iperborea
PAGINE: 150
PREZZO: € 15
GENERE: letteratura epica, mitologia norrena
LUOGHI VISITATI: Nord Europa nell'Alto Medioevo ai tempi dei Vichinghi 

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Non è facile parlare di questo libricino.

Inizio col dire cos’è: siamo nella letteratura “epica” nello specifico quella nordica. Una volta che si ha ben chiaro quello che andiamo a leggere la lettura è interessante, io dell’epica e della mitologia nordica non conosco nulla, come conosco pochissimo i Vichinghi. Scioccamente mi aspettavo un romanzo storico con dei vichinghi per protagonisti, ovviamente non è così e già mentre cercavo il libro vari elementi dovevano farmi capire che quello che andavo comprando non era un romanzo: non c’è un autore e da molti commenti visti online si evince chiaramente che è usato anche come libro di testo universitario. Chiusa la parantesi sulla mia rincitrullaggine.

Nello specifico si parla di Ragnarr e dei suoi figli Eirikr e Agnarr (nati dal primo matrimonio con Thóra) e poi Ivarr senz’ossa, Björn fianchi-d’acciaio, Hvítserkr, Sigurdr occhi-di-serpe nati dal matrimonio con Áslaug. Vengono raccontate le vicende di Ragnarr a partire dal suo primo matrimonio con Thóra: la leggenda vuole che la ragazza fosse bellissima e un giorno il padre le regala un serpentello, questo però cresce a dismisura diventando oltre che grande anche estremamente pericoloso; così il padre promette Thóra in sposa a chiunque riesca a uccidere il mostro e sarà proprio Ragnarr a riuscire nell’impresa. Dopo questo primo matrimonio ce ne sarà un altro con Áslaug.

Si crea una specie di competizione tra re Ragnarr e i propri figli nell’andare in giro a conquistare e depredare luoghi. Qualunque sia la ragione (poi spiego meglio il perché *) Ragnarr decide di muovere guerra all’Inghilterra (regione che era stata storicamente governata dai suoi antenati) di re Ella e qui trova la morte in una fossa di serpenti. La vendetta dei figli non si fa attendere, o meglio ci saranno ben due diverse vendette e una, quella che si realizzerà, molto astuta e particolare. Ottenuta la vendetta ciascun figlio continua per la propria strada regnando e compiendo scorrerie.

Inizio con la precisazione (*) nel volumetto sono riportate e tradotte le due principali fonti della saga: appunto la “Saga di Ragnarr” e “Episodio dei figli di Ragnarr”. Senza addentrarmi nello specifico dico solo che entrambi raccontano le imprese di Ragnarr e dei suoi figli, cambia anzitutto la lunghezza perché “l’Episodio” è molto più breve e sintetico, cambia il punto focale (Ragnarr il primo, i figli il secondo), ci sono episodi narrati comuni ma la narrazione è leggermente diversa nel senso che la medesima “impresa” viene raccontata con sfumature diverse.

Tutto questo si ricollega anche al nocciolo della questione: il libro è la riproduzione di una saga che è stata scritta agli inizi del Medioevo sulla base delle tradizioni orali e ha subito nel corso del tempo vari rimaneggiamenti, inoltre si inserisce in un contesto molto più ampio che è quello delle saghe nordiche. Quello che noi leggiamo è la traduzione in italiano di testi medievali che ci raccontano la storia di Ragnarr e dei suoi figli, testi che sono conservati nella Biblioteca Reale di Copenaghen e che rappresentano le fonti più importanti ed attendibili di questa saga, sicuramente non le uniche, ma le sole giunte a noi.

Il testo è corredato da note che permettono anche di capire e analizzare il testo, oltre che da un’introduzione ad opera del traduttore Marcello Meli e di una postfazione di Fulvio Ferrari. Anche da tutto questo emerge che il volume è usato come testo di studio perché permette di contestualizzarlo sia storicamente ma anche rispetto alle altre saghe, venendo evidenziate le parti comuni e caratteristiche come possono esserlo certi comportamenti o atteggiamenti dei protagonisti.

 

La Storia dei Vichinghi come anche la storia dell’Alto Medioevo scandinavo mi è sconosciuta, ovviamente quanto narrato nella saga si discosta almeno in parte dalla realtà storica, anche se alcuni personaggi sono realmente esistiti, come è logico dato che stiamo parlando di un’opera di epica. C’è comunque la possibilità di farsi una vaga idea della cultura e della società vichinga in particolare dell’attività piratesca che queste popolazioni hanno intrapreso con incursioni anche nel mediterraneo e in Italia; tanto che il termine ‘vík’ significa baia ma già all’epoca aveva assunto anche il significato negativo di ‘pirata’.

Per quel che riguarda i protagonisti della saga non è da escludere che – almeno alcuni - siano realmente esistiti, è probabile che rappresentino un “idea” quindi riuniscano gesta e caratteristiche di più personaggi storici in un’unica figura. Non mancano gli elementi fiabeschi e magici, che da quello che ho capito, sono abbastanza caratteristici di queste opere.

Inoltre un aspetto interessante è la costruzione anche linguistica del poema col il largo ricorso alla figura del ‘kenning’ una specie di metafora che può essere anche molto articolata e nascosta (sono tutte segnate dalle note, anche perché diversamente io non avrei capito il significato). La narrazione è solo apparentemente semplice, in realtà è complessa e articolata, ogni avvenimento, mossa, comportamento, situazione o parola cela un significato nascosto e profondo ben preciso, ed è fonte di insegnamenti.

 

Dalla saga di Ragnarr è stata tratta la serie tv Vikings ideata e scritta da Michael Hirst; serie tv che non ho visto.

Perché ho letto questo libro? Per partecipare al progetto #unannoconlastoria su instagram. Il mondo dei vichinghi mi affascina molto, e come già detto mi è praticamente sconosciuto, queste saghe probabilmente non sono il modo migliore per un primo approccio o comunque permettono di avvicinarsi ad una tradizione molto distante da noi ma che richiede maggiori approfondimenti. Nel complesso non è una brutta lettura e non è nemmeno troppo complicata (molto utili le note e le relative spiegazioni, ma rendono la lettura molto più lenta), non ha soddisfatto la mia curiosità, è tutto molto vago.

martedì 28 aprile 2020

LA VERA STORIA DEL PIRATA LONG JOHN SILVER - BJÖRN LARSSON

TITOLO: La vera storia del pirata Long John Silver
AUTORE: Björn Larsson - traduzione di Katia De Marco
EDITORE: Iperborea (io collana "I Boreali" uscita con il Corriere della Sera)
PAGINE: 455
PREZZO: € 18,50
GENERE: letteratura svedese - romanzo d'avventura
LUOGHI VISITATI: navi pirata tra '600 e '700
acquistabile su amazon: qui (link affiliato)


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“Sono arrivato qui nel 1737 con Dolores, il mio pappagallo, Jack e gli altri schiavi affrancati dell’indomabile popolo dei sakalava. Qui, nel vecchio rifugio di Plantain, mi sono ritirato dopo il fallimento della disgraziata spedizione alla ricerca del tesoro di Flint. E qui, su quella terra chiamata Isola Grande, un tempo paradiso dei gentiluomini di ventura, sono destinato a soccombere come ultimo della mia specie. Qui vivrò fino a quando non verrà il momento di essere smantellato come una vecchia nave. Ho iniziato a scrivere il mio diario di bordo, e questo è più o meno tutto […] L’avventurosa e veritiera storia di Long John Silver, detto Barbecue dai suoi amici, se mai ne ha avuti, e dai suoi nemici, che invece erano di sicuro tanti. Basta con le buffonate e le invenzioni. Basta con i bluff e le sparate. Scopriamo le carte, per la prima volta. Solo la verità, da cima a fondo, senza trucchi né secondi fini. Quel che è successo e nient’altro. Chi avrebbe mai pensato che sarebbe andata a finire così! Che doveva finire così, per mantenermi ancora per un po’ sano di mente!”



La vera storia del pirata Long John Silver. Un pirata, una vita avventurosa, senza requie e senza sosta e senza certezze, ma l’unico tipo di vita che vale la pena di essere vissuta.
Long John Silver è un personaggio inventato dalla fantasia di Stevenson e protagonista del romanzo “L’isola del Tesoro”, ma è protagonista anche di due romanzi dello scrittore svedese Björn Larsson tra cui questo che ho letto io.

Nel romanzo “La vera storia del pirata Long John Silver” è lo stesso John a parlare, a rivivere e ricostruire la storia della sua vita decidendo di scrivere la verità sulla sua esistenza, prima per non soccombere e poi per dire la propria dopo che Jim Hawkins ha dato alle stampe un libro in cui racconta le avventure alla ricerca del tesoro del capitano Flint (che è poi l’Isola del Tesoro di Stevenson).
Una sorta di autobiografia scritta da Silver, molto dettagliata nella ricostruzione di alcuni episodi e invece più evanescente quasi superficiale su altre (forse, azzardo, le parti rimaste più in ombra sono quelle narrate in altre opere, ad esempio la ricerca del tesoro di Flint – cioè il contenuto del romanzo di Stevenson- viene citata per contestarne la ricostruzione fatta da Hawkins e per ricordargli la promessa di mantenere il silenzio, che ha palesemente violato, ma nulla di più). Emerge tutta la forza di spirito e la filosofia di vita di un uomo singolare, oramai ultimo della sua specie - i pirati - ma in realtà molto diverso anche da loro. 

La narrazione degli eventi non segue un ordine di rigorosamente cronologico, ma procede a balzi tra le varie esperienze del passato e anche quelle del presente; in particolare ci sono fatti che sappiamo accadono ma la ricostruzione non è lineare ad esempio una cosa che sappiamo fin dalle primissime pagine è che Silver ha perso una gamba e sappiamo anche chi è il responsabile e come si vendica, ma dopo aver narrato questo episodio, passa ad altro, e in altre fasi leggeremo come ha incontrato quella persona, perché, come l’ha persa e ritrovata.  
La narrazione è scorrevole, tiene il lettore incollato alle pagine c’è tantissima azione e avventura; è piena di descrizioni dettagliate e minuziose con un particolare riguardo al comportamento umano ma non solo. Descrizioni e narrazione sono molto ricche, anche di congiunzioni.
“Incassai la mia misura paga, sbarcai e mi lascia inghiottire da quel fermento ribollente e maleodorante che è la vita di Londra. Avevamo ormeggiato a quel che si chiama The Pool e non eravamo ormai che un panciuto brigantino tra migliaia di altre navi che portavano nuovi tesori alle già ricche casse dell’Inghilterra. Non era una visione divina, sempre che dèi abbiano occhi con cui vedere? Migliaia di alberi, un’intera foresta in autunno, si innalzavano dagli scafi. Chiatte e barconi di ogni genere sfrecciavano avanti e indietro. Marinai, scaricatori e portatori d’acqua andavano e venivano, caricavano e scaricavano, gridavano e bestemmiavano, ridevano – non tanto, però, perché dopo tutto non era così divertente - e schiamazzavano come cornacchie, issavano e portavano, cadevano e si rialzavano, o non si rialzavano affatto, armavano e disarmavano navi.”  

Le tematiche affrontate sono quelle della pirateria, della tratta degli schiavi, viene analizzato e rimarcato, se così si può dire, il ruolo che i governi hanno giocato nella tratta degli schiavi, e le dure condizioni di vita dei marinai.
Il mondo dei pirati è molto affascinante sono ben descritte le abitudini e anche i motivi per cui molti uomini si davano alla pirateria, c’è un qualcosa di cavalleresco, oserei dire anche romantico, nelle loro scelte di vita e nelle loro regole. Tra pirati esistono delle regole di convivenza che possiamo definire di “democrazia diretta”, forme di autogoverno e libertà nei limiti e nel rispetto delle regole fissate dal gruppo uguali per tutti e a cui tutti devono rifarsi senza eccezioni.
“Noi gentiluomini di ventura scegliamo liberamente di associarci. Dividiamo bottino e rischi secondo tutte le regole. Abbiamo stabilito nel nostro ordinamento quanto vale la perdita di una gamba o di un braccio o di un pollice in combattimento. Eleggiamo i nostri capitani. Ci mettiamo d’accordo. Se qualcuno la pensa diversamente, può chiedere di riunire il consiglio, secondo l’uso e la consuetudine. Se qualcuno ha motivi personali di rancore, li risolve a terra. Abbiamo i nostri difetti e le nostre mancanze, ma quando siamo a bordo, nella buona e nella cattiva sorte. Non è vero compagni?”
Seppur non approfondito, come è giusto che sia perché non si tratta di un saggio, è affrontato il tema della pirateria e dei legami tra i pirati e i governi, emerge tra le righe che la pirateria nasce come strumento di “guerra” tra Stati europei, un modo per confrontarsi e per contendersi il dominio dei mari e delle colonie.
Interessante anche le parti sulla tratta degli schiavi affrontata sia dal punto di vista delle navi e delle traversate (come vengono controllati, caricati a bordo, “gestiti”) sia dal punto di vista della vendita all’asta una volta giunti nelle Americhe e la vita da schiavi nelle piantagioni.
“Tutti pensammo che fosse un’ingiustizia, perché il Sorgenfri, per quanto Butterworht desiderasse il contrario, non era una nave da guerra. Era una comune nave negriera, né più né meno, a dispetto del suo nome confortante. Ma era sempre così. Le navi che praticavano la tratta degli schiavi avevano i nomi più belli e i padroni più nobili, a partire da conti e cardinali, fino ad arrivare a Maria Vergine in persona. Ed è vero che ricevevano la benedizione di dio e del papa. Ho visto i giornali di bordo delle navi negriere che abbiamo catturato, e ho notato che non si faceva altro che ringraziare dio per questo e per quello: pe il vento a favore, per la traversata tranquilla, per aver domato un ammutinamento, per aver spuntato un buon prezzo all’asta, e così via. In uno lessi addirittura che, sebbene fosse morte uno schiavo al giorno, la misericordia divina era stata così grande da compensare quella perdita assicurando dei prezzi più alti all’asta.”
Björn Larsson è uno scrittore prolifico, che tratta vari generi e tematiche, la sua vera storia di John Silver si basa sugli studi di Daniel Defoe (scrittore inglese, famoso per essere il padre di Robinson Crosoe e che ha dedicato svariate opere alla pirateria). Nella finzione letteraria Defoe compare nel romanzo quasi fosse un amico di Silver ma soprattutto emerge che “l’informatore” di Defoe per le sue opere che trattano di pirateria e pirati è il nostro pirata. Al di là delle avventure c’è dietro un grandissimo lavoro di ricostruzione storica e sono molti i fatti storici reali che hanno trovato collocazione accanto alla fantasia e sono anche un ottimo spunto per ricerche e approfondimenti.

 È senz’altro un romanzo d’avventura e pieno di avventure quelle di John Long Silver, un romanzo dove non ci si annoia mai. Ma le avventure di Silver sono, come ho detto, anche il pretesto per affrontare alcune tematiche importanti come la pirateria, le condizioni dei marinai e la tratta degli schiavi. Sono curiosa di leggere altre opere di Björn Larsson in particolare l’altro romanzo che vede Silver come protagonista è in cima alla lista (L’ultima avventura del pirato Long John Silver).

Sono affascinata dalle storie dei pirati e sono convinta che ciò dipenda da qualche cartone animato che vedevo da piccola - che non è assolutamente “One Piece” con il pirata a cui si allungano le braccia che proprio odiavo - e dopo molto pensare sono giunta alla conclusione che l’unico possibile “responsabile” possa essere stato il cartone di “Sandokan” ispirato ai libri di Emilio Salgari che ha scritto svariate opere con protagonisti dei pirati. 

Anche voi siete affascinati dal mondo dei pirati?
Conoscete Björn Larsson?