TITOLO:
L'anno della lepre
AUTORE:
Arto Paasilinna traduzione di Ernesto Boella
EDITORE:
Iperborea
PAGINE:
212
PREZZO:
€ 14,00
GENERE:
letterarura finlandese
LUOGHI VISITATI: Finlandia anni '70
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“«E così siamo rimasti qui»,
disse alla lepre.
Ecco in che situazione si era messo: solo, in mezzo a una foresta, in giacca,
una sera d’estate. Abbandonato al suo destino”.
Nonostante avessi letto
recensioni e pareri - anche di persone che spesso mi sono d’ispirazione - non avevo mai avuto voglia di leggere questo
libro, non mi chiamava. Mi sembrava insipido, noioso, senza nulla da dirmi, un
uomo lascia tutto per girare i boschi con una lepre? Sarà un libro di una noia
mortale cosa potrà mai accadere? Di tutto! E quindi come mi succede spesso mi
sbagliavo, mai giudicare un libro senza averlo letto.
Kaarlo Vatanen è un giornalista
cinquantenne che vive una vita sull’orlo della depressione a Helsinki. Durante
un viaggio di lavoro, il collega alla guida investe accidentalmente una lepre,
Vatanen scende a soccorre l’animale e sparisce con lei nella foresta. Abbandona
tutto e gira la Finlandia con una lepre.
Vatanen intraprende una nuova
vita, è un continuo spostarsi in vari luoghi, fa qualche lavoretto e poi
riparte, e durante questi suoi giri incontra una serie di personaggi bislacchi
e vive mille avventure, sempre in compagnia della sua inseparabile lepre. Le
avventure di Vatanen hanno del surreale, del comico, sono particolari e assurde
per quanto possibili, e spesso strappano delle risate.
“Vatanen si gettò il vitello
sulle spalle, gli zoccoli gli solleticavano la nuca al ritmo dei suoi passi. La
lepre non sapeva bene cosa fare, gli saltellava nervosamente tra i piedi, ma
finì per abituarsi all’andatura lenta della marcia. Vatanen camminava in testa,
attraverso la foresta, con il vitello sulle spalle, la mucca lo seguiva in silenzio,
pensierosa, leccando ogni tanto la testa del vitello, la lepre saltellava in
coda al corteo.”
Vatanen cerca di tornare “nella
civiltà” a Helsinki ma si deve scontrare con una società che non gli piace,
ormai ha trovato la sua strada ed è nella natura incontaminata e selvaggia del
nord, della Lapponia dove i rapporti tra persone sono ancora autentici.
“Un uomo ridotto allo stremo
delle forze ispirava un certo timore, ma anche fiducia: al nord quest’uomo ha
dei diritti che un istinto pieno di tatto gli riconosce. Il padrone di casa gli
indicò la sedia accanto alla sua e lo invitò a mangiare.
Vatanen mangiò. Era così sfinito che il cucchiaio gli tremava nelle mani al
ritmo dei battiti del cuore. Il berretto se l’era dimenticato in testa. Lo
stufato di renna era gustoso e nutriente. Vatanen mangiò tutto.”
È un libro scorrevole con uno
stile molto asciutto e conciso, con poche parole mirate Paasilinna descrive
persone e luoghi in modo magistrale; è ricco anche di ironia, voglia di libertà
e dalla natura selvaggia. Non manca una
velata critica alla moderna società conformista e benpensante.
Anche se sulla carta lo stile di
Paasinilnna non è tra i miei preferiti mi ha conquistata.
Il protagonista Vatanen presenta
delle somiglianze con l’autore, non solo ne condivide l’anno di nascita e la
professione, ma anche la passione e l’amore per la natura e una sorta
d’insofferenza verso la società moderna.
“Nel cielo splendeva una pallida
falce di luna, le stelle brillavano di una luce opaca nella gelida sera. Questo
era il suo mondo, qui poteva vivere in pace. La lepre saltellava silenziosa
sulla pista, davanti allo sciatore, come una guida. Vatanen canterellava per
lei.”
È una lettura breve, sono
duecento pagine, ma bisogna tener conto del particolare formato dei libri
Iperborea, se avesse le pagine normali sarebbe più corto, quindi più che un
romanzo è un racconto lungo o meglio una novella, come ho letto che Paasilinna
amava chiamare le sue opere.
Sempre di Paasilinna avevo letto
Piccoli suicidi tra amici e vorrò leggere altre sue opere, mi piace la sua
capacità di mescolare tanto humor con una malinconia tipica dei paesi nordici e
far vivere ai suoi personaggi delle avventure incredibili ma per quanto particolari
e strane non impossibili; inoltre lasciano molto al lettore, tanti episodi
divertenti e curiosi su cui ridere, ma anche spunti su cui riflettere, la
scrittura ironica diventa anche un mezzo di critica e denuncia sociale.
Avete letto qualcosa di suo? Vi
aspetto nei commenti