lunedì 24 febbraio 2020

I RUSSI SONO MATTI - PAOLO NORI


TITOLO: I russi sono matti - Corso Sintetico di letteratura russa 1820-1991
AUTORE: Paolo Nori
EDITORE: Utet
PAGINE: 184
PREZZO: € 15,00
GENERE: letteratura italiana
LUOGHI VISITATI: letteratura russa
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Esilarante, con ironia e la battuta riesce a tramettere molto sia sulla letteratura russa (traspare tutto l’amore e la passione di Nori) ma anche sul vivere quotidiano, e fornisce una grande lezione di vita.
Titolo e sottotitolo sono fondamentali: dicono già tutto.
Il titolo - I russi sono matti – è legato all’analisi degli scrittori più importanti che in un modo o nell’altro erano un po’ pazzerelli, avendo comportamenti e filosofie di vita singolari un esempio, noto a tutti, Tolstoj odiava il personaggio/romanzo di Anna Karenina.
Il sottotitolo - corso sintetico di letteratura russa- spiega ciò che andremo a leggere: viene spiegato come nasce il romanzo russo (che è quello scritto in russo, prima si scriveva in altre lingue, per lo più francese) e come finisce (oggi la letteratura russa è profondamente cambiata, dopo la caduta dell’URSS c’è stato un passaggio/virata verso l’omologazione alla letteratura occidentale), lo analizza per macro aree e per il tramite delle vite e opere dei suoi più grandi esponenti.

Come dicevo è suddiviso in tre macro parti: potere, amore e byt. 

Nella sezione dedicata al potere si analizza, almeno questa è la mia personalissima interpretazione, il potere della letteratura, non la rappresentazione del potere all’interno dei romanzi, ma il grande potere che i romanzi hanno sulle persone un esempio può essere dato dalla diversa concezione della fustigazione differenza tra il pensiero di Tolstoj e quello di Gogol tanto che le persone per esprimere il proprio potevano dirsi in accordo oppure in disaccordo con uno o l’altro dei grandi scrittori e tutti capivano. Ma soprattutto anche il potere di mostrare le cose, far sì che le cose vengano viste come per la prima volta. Emerge tutto il potere della letteratura e la paura che questo potere genera (o può generare) nell’autorità statale.

“…c’è stato un periodo, negli anni settanta, che il fenomeno del samizdat aveva raggiunto un livello, in Russia, che praticamente si leggevano solo romanzi in samizdat […….] se un libro veniva pubblicato, dice Dovlatov, voleva dire che valeva poco. Perché i libri che valevano tanto, sembra incredibile, i libri che dicevano delle cose importanti, sembra incredibile, facevano paura. Lo stato, il grande stato sovietico, il grande regime sovietico, la più grande potenza mondiale, aveva paura dei libri.”
Nella sezione amore si analizza come il tema venga affrontato nei romanzi russi, facendo emerge una loro grande caratteristica: finiscono male (anche quando finiscono, apparentemente, bene). In questa parte vengono analizzati due romanzi “Anna Karenina” di Tolstoj e “Il maestro e Margherita” di Bulgakov; sono, per ora, gli unici due romanzi russi che io abbia letto, e ritrovarli e vedere l’interpretazione di Nori è stato magnifico.

Nella sezione byt si analizza un qualcosa che può essere tradotto come la vita quotidiana: emerge qui un'altra grande caratteristica dei romanzi russi la loro capacità di mostrare la vita di tutti i giorni fornendoci uno spaccato meraviglioso, anche della quotidianità e delle usanze/tradizioni.

La scrittura è particolare, quasi colloquiale, la costruzione stessa delle frasi è molto articolata, ricca di frasi subordinate, di congiunzioni e di aggettivi. Sembra un dialogo tra il narratore (Paolo Nori) e il lettore, cioè sembra di essere a prendere un caffè con Nori che ti racconta della letteratura russa.
Mi sono innamorata follemente del libro (e del suo autore) dopo nemmeno una pagina, tanto da andare sulla quarta di copertina per vedere chi è Paolo Nori; e cosa ci trovo scritto: “Paolo Nori, nato a Parma nel 1963, abita a Casalecchio di Reno e scrive dei libri; l’ultimo, prima di questo, è La grande Russia portatile” libro che io posseggo anche se non ho ancora letto e a questo punto davvero non vedo l’ora.
“I russi sono matti” l’ho scoperto quando partecipavo al gruppo di lettura su “Anna Karenina” organizzato da Serena de @ilcaffegatto, ad un certo punto sulla chat del gruppo è spuntato questo volume, me lo sono appuntato e poi comprato senza saperne niente, mi aspettavo qualcosa di più “accademico” e “palloso” (preciso – chi mi conosce lo sa bene – a me i libri pallosi tendono a piacere, è un complimento) invece riesce a riassumere (e insegnare moltissimo) sulla letteratura russa in modo divertente e coinvolgente.
Trovo che questo libro sia un ottima idea regalo, perfetta sia per quei lettori che già amano la letteratura russa, sia per quelli che invece ne sono spaventati perché qui potranno fare conoscenza senza impegno. 
Siete amanti della letteratura russa? Conoscete questo volume di Paolo Nori?


venerdì 21 febbraio 2020

UOMINI E TOPI - JOHN STEINBECK

TITOLO: Uomini e topi
AUTORE: John Steinbeck -  traduzione di Michele Mari
EDITORE: Bombiani - collana classici contemporanei
PAGINE: 139
PREZZO: 12 €
GENERE: letteratura americana
LUOGHI VISITATI:California anni '30
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Uno spaccato della vita americana degli anni 30 del ‘900. Siamo in California, nell’ovest più puro, fatto di terre da coltivare e uomini che cercano fortuna. Protagonisti due braccianti che girano i ranch, uniti da un fortissimo legame di fratellanza (direi, perché non è semplice amicizia).
I protagonisti sono George Milton e Lennie Small, due uomini molto diversi tra loro, anzitutto nell’aspetto fisico (che è la prima cosa che si vede) e poi anche nella personalità: sono praticamente uno l’opposto dell’altro e questo fa sembrare il loro legame ancor più particolare. Quello che unisce George e Lennie è un legame molto raro da incontrare, tanto più nei braccianti stagionali dei ranch, dove spesso non nascono nemmeno delle amicizie.
«Be’, non so. Quasi nessuno dei ragazzi si muove in coppia. Quasi mai ne ho visti due lavorare insieme. Lo sai come sono gli uomini, arrivano, si fanno la cuccetta, lavorano una mesata, e poi se ne ripartono da soli. Non ce n’è uno a cui importi degli altri. È strano che uno suonato come lui e un tipetto sveglio come te lavorino insieme.»”

George è piuttosto mingherlino ma molto intelligente e astuto. Lennie, invece, si distingue per essere un uomo gigantesco e dotato di una forza inaudita; ma soffre di qualche ritardo mentale molto grave, è un bambino racchiuso nel corpo di un gigante, e non ha coscienza né della forza fisica che possiede e del male che può provocare né dei comportamenti da tenere in società, non capisce che le persone possono fraintendere certe sue azioni o comportamenti, che lui compie con pura innocenza.  Sono i comportamenti “inopportuni” di Lennie a costringere la coppia a cambiare spesso luogo di lavoro.
La loro è una vita di fatiche, di sacrifici, forse inutili, ma dirette alla realizzazione di un progetto, che è la perfetta incarnazione del sogno americano: comprare un appezzamento di terra con una piccola casetta tutta per loro, per poter essere finalmente liberi, indipendenti, senza padrone e vivere dignitosamente del proprio lavoro. Le descrizioni che fanno del loro progetto-  che avviene sottoforma di dialogo tra i due, un ripercorrere continuo del sogno per affrontare le pesanti giornate - sono dolci, commoventi e convincono anche il lettore.
Non voglio dire molto di più sulla trama, anche se penso sia conosciuta da tutti, voglio lasciare lo stupore a chi ancora deve leggere il libro.

La prima cosa che salta all’occhio, quella che mi è rimasta dentro e mi porterò sempre con me come ricordo dolce e meraviglioso di questo libro, breve ma dannatamente inteso è il legame tra George e Lennie. Quel particolare legame di affetto, di amicizia e fratellanza che può unire due uomini che si completano a vicenda, si amano, vivono e rappresentano il mondo l’uno per l’altro.
Ma emerge anche una società fatta di sofferenze, fatiche, soprusi, dove a vincere è sempre il più forte fisicamente oppure socialmente, dove non si tiene minimamente conto del valore della persona umana in quanto tale, non c’è spazio per l’empatia, ma al contrario trova tanto spazio la violenza, il razzismo l’individualismo e l’egoismo. E su questo sfondo sociale George Milton si erge come l’eroe che incarna le qualità positive che distinguono, è meglio dire dovrebbero distinguere l’uomo come essere umano: l’amore incondizionato verso un altro essere bisognoso di aiuto anche se questo significa sacrificare la propria vita e fare molte rinunce. Infatti ciò che mi ha colpito di più del loro legame è proprio la parte di George che avrebbe tutte le capacità per farsi una vita propria ma invece resta fedele al povero Lennie la cui malattia mentale lo fa “restare” un ingenuo bambino.

La scrittura è scorrevole, ricca di dialoghi e con descrizioni dettagliate sia dei personaggi che del paesaggio naturale.

Sapete da dove arriva questo titolo così particolare? Ho cercato online e Steinbeck ha tratto “ispirazione” da una poesia dello scozzese Burns “i migliori progetti di uomini e topi” interpretata nel senso spesso i progetti degli uomini come quelli dei topi alla fine danno un esito negativo.

Desideravo leggere questo libro da molto e sono rimasta estremamente soddisfatta, ben oltre le aspettative. Consiglio il libro a chi non ha paura delle emozioni.

Cosa ne pensate? Avete letto altro di Steinbeck? Aspetto suggerimenti