martedì 12 gennaio 2021

MAUS - ART SPIEGELMAN

TITOLO: Maus
AUTORE: Art Spiegelman - traduzione di Cristina Previtali e lettering di Booh Stoodio Milano
EDITORE: Einaudi - collana Stile Libero Extra
PAGINE: 292
PREZZO: € 20,00
GENERE: grapich novel, memoire
LUOGHI VISITATI: Polonia prima e durante la Seconda Guerra Mondiale, USA - New York

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Maus è un romanzo a fumetti molto particolare e almeno in parte autobiografico. L’autore e disegnatore Art Spiegelman racconta la storia di un sopravvissuto alla deportazione nei campi di concentramento, suo padre Vladek.

È un opera particolare, strutturata, dove c’è molto di più oltre alla narrazione del dramma della Shoah.

Nell’opera si intrecciano due linee narrative: il passato e il presente.

Il passato è dato dalla vita di Vladek Spiegelman, un ebreo polacco molto intraprendente e con un acuto senso degli affari, che sposa Anja anch’essa ebrea, nella Polonia invasa dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale viene raccontata la vita nei ghetti e con la stella gialla cucita sul petto fino alle deportazione e l’esperienza nel campo di Auschwitz.

Il presente è la vita del sopravvissuto Vladek, traferitosi negli Stati Uniti, e il suo rapporto con il figlio Art e le loro lunghe chiacchierate in cui Vladek racconta le sue esperienze sulla Shoa e Art le raccoglie per farne un fumetto.

Quindi noi leggiamo anzitutto il presente, con Art che si reca dal padre, che parlano dei problemi della vita quotidiana - Vladek ha un pessimo carattere - e poi si mettono lì a parlare del passato, vediamo Art prendere appunti, registrare le conversazioni, fare domande e chiedere chiarimenti al padre. E i racconti di Vladek vengono portati al lettore attraverso la rappresentazione del passato, con un continuo intreccio.

La differenza tra passato e presente viene marcata anche da una particolare scelta stilistica: cambia il modo di esprimersi di Vladek. Infatti nel parlato di oggi Vladek si esprime in un inglese incerto e pieno di interferenze yiddish (ovviamente per Vladek l’inglese non è la lingua madre ma quella imparata nella nuova vita negli Stati Uniti) mentre nel passato si esprime in modo fluido e senza incertezze. 

Mi ha colpito molto Art personaggio e la scelta di costruire il fumetto in questo modo: disegnando anche la vita quotidiana attuale (con tutti i problemi e le discussioni), con lui che prende appunti e poi la rappresentazione dei racconti, l’ho trovato geniale, coinvolge – secondo me – il lettore in modo molto profondo e si sente ancor più partecipe della vicenda.

Art nello stesso fumetto si mette a nudo, raccontandoci le sue incertezze e inadeguatezze ad esempio come fumettista si è trovato in difficoltà su come rendere Auschwitz col disegno. Si interroga, poi, se sia giusto raccontare (ancora) storie sulla Shoah e di farlo con un mezzo particolare come il fumetto.

Come dicevo è un opera molto particolare, non trovo altro aggettivo, e gli elementi che lo contraddistinguono sono molti.

Inizio da quella più evidente, già dalla copertina, la scelta di rappresentare i personaggi sotto forma di animali, con animali diversi che rappresentano diversi popoli. Così ci sono i topi che rappresentano gli ebrei, i gatti i tedeschi, i maiali i polacchi, i cani gli americani e le rane i francesi. Ho trovato varie possibili interpretazioni per la scelta di rappresentare gli ebrei come topi: gli stessi nazisti li hanno definiti ‘ratti’ oppure (o forse anche in conseguenza di queste affermazioni) per la vita di fuga, di bisogno di nascondersi a cui i nazisti hanno costretto gli ebrei e poi per il modo con cui sono stati rinchiusi e sterminati nemmeno fossero topi per davvero.

Anche il tema trattato rappresenta una particolarità: è stato il primo fumetto che si sia occupato della Shoah ed è anche stato il primo (e forse unico) fumetto a vincere lo Special Awards del Premio Pulitzer.

Siamo di fronte a un fumetto, un romanzo grafico ma con la particolarità di rappresentare la vicenda con degli animali, una scelta molto originale, ogni animale rappresenta un popolo, ci sono gli ebrei che sono rappresentati dai topi, i tedeschi dai gatti, i polacchi dai maiali, gli americani dai cani e i francesi dalle rane.

L’opera è composta da due libri, oggi riuniti in un unico albo - in Italia è pubblicata da Einaudi nella collana Stile Libero Extra – originariamente pubblicati in momenti diversi.

Il primo “Mio padre sanguina storia” è incentrato sullo scoppio della Seconda Guerra Mondiale con l’invasione della Polonia da parte dei nazisti con il progressivo inasprimento delle condizioni di vita degli ebrei e si chiude con la cattura.

 Nel secondo “E qui sono cominciati i miei guai” viene rappresenta l’esperienza di Vladek all’interno del campo di concentramento e poi la liberazione.

È una lettura forte, forse sdrammatizzata dalla scelta di rappresentare le vicende con animali ma ugualmente toccante e dolorosa.

Nel mese di gennaio ricorre la Giornata della Memoria penso che non si parli mai abbastanza della Shoah e di tutti gli altri stermini di massa che l’uomo è stato capace di mettere in atto contro i suoi simili, ma soprattutto penso sia importante ricordare e imparare dal passato. Questo libro in particolare trovo sia un approccio perfetto anche nelle scuole, perché più dinamico e fresco di un romanzo e magari più apprezzato dai ragazzi.

Alla fine della mia “recensione” voglio comunque dire che è stato il mio primo graphic novel o romanzo a fumetti, non sarà certamente l’ultimo, è un modo di leggere e di approcciarsi alla storia diverso rispetto al romanzo ma interessante, perché oltre alla storia ci sono i disegni che non sono certo lì solo per riempire o colorare la pagina, ma giocano un ruolo importante anche proprio nello sviluppo della vicenda al pari dei dialoghi e dei testi.


mercoledì 6 gennaio 2021

L'OPERA STRUGGENTE DI UN FORMIDABILE GENIO - DAVE EGGERS

TITOLO: L'opera struggente di un formidabile genio
AUTORE: Dave Eggers traduzione di Giuseppe Strazzeri
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 485
PREZZO: € 11,00
GENERE: letteratura americana contemporanea
LUOGHI VISITATI: Chigaco, San Francisco e California

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“Sapevo di potercela fare, e adesso so questo, so cosa sto facendo, so che sto facendo qualcosa di bello e allo stesso tempo di orribile, perché sto distruggendo la sua bellezza con la consapevolezza che potrebbe essere una cosa bella, perché so che se so che una cosa è bella, allora non è più bella. Ho paura che se anche è bella in astratto, il fatto che io la faccia sapendo che è una cosa bella e, peggio ancora, sapendo che presto ne darò documentazione, che nella mia tasca c’è un registratore infilato specificatamente all’uopo, tutto questo rende quest’atto di potenziale bellezza in un certo senso orrendo.”

Un libro piuttosto particolare – d’altra parte lo si capisce già dal titolo – che mi è piaciuto moltissimo. Leggendo la trama mi aspettavo un libro molto più deprimente e drammatico, non è una storia semplice quella che viene raccontata ma è condita da tanta ironia e autoironia del protagonista che spesso strappa un sorriso anche nei momenti più difficili.

La prima cosa da dire è che si tratta di un romanzo in parte autobiografico: quanto narrato è ispirato alla vita di Dave Eggers che ha perso entrambi i genitori di cancro nel giro di pochissimo tempo e si è poi occupato del fratellino Cristhoper detto Toph, trasferendosi a San Francisco dove oltre a lavorare come grafico ha anche fondato una rivista, tuttora è editore e si occupa di svariate pubblicazioni tra cui anche una rivista letteraria. Durante la lettura del libro mi ero ripromessa di cercare maggiori informazioni su google in particolare volevo capire cosa fosse vero e cosa frutto della sua fantasia, però non sono riuscita a farmi un quadro chiaro, ma forse è meglio così e (da quel poco che sono riuscita a capire e ricostruire) resto dell’idea che alla esperienze personali abbia ricamato attorno con la sua genialità.

È un autore che voglio conoscere meglio, ho apprezzato la sua scrittura e in generale anche lui protagonista, la sua capacità di raccontare un’esperienza drammatica con tanta autoironia e coinvolgere e appassionare il lettore oltre che strappare qualche sorriso; penso che non solo la sua scrittura ma anche lui come scrittore e uomo debba avere un bel carattere effervescente.

Questo romanzo (che è stato finalista al Premio Pulitzer per la saggistica nel 2001 anche se io continuo a chiamarlo romanzo) è la prima opera di Dave Eggers quindi è il suo romanzo d’esordio! Davvero trovo Eggers un “formidabile genio”.

A questo libro sono arrivata con il progetto #scrittoinamerica che seguo su Instagram e che è finito con il mese di dicembre; l’argomento per questa ultima tappa erano gli scrittori sperimentali cioè quegli scrittori che hanno utilizzato le regole grammaticali e linguistiche, la parola scritta in generale in modo diverso e innovativo, tra i suggerimenti c’era proprio questo romanzo - oltre ad altri tra cui Faulkner (lui sì che ha usato le parole in modo sperimentale, quanta fatica ho fatto l’estate scorsa a leggere L’urlo e il furore) – e l’ho scelto perché leggendo la trama mi aspettavo – come detto prima - qualcosa di diverso per cui temevo di non trovare il coraggio di leggerlo se non “per dovere”.

Cosa ci racconta Dave? Della malattia della madre e dei giorni in cui la accudisce, la perdita del padre, la nuova vita che si crea in California con il fratellino, una vita fatta di giornate in spiaggia, tanti giochi e sport, ma poi ci sono anche il lavoro e la scuola, la quotidianità domestica tra i due e tutte le esperienze legate alla rivista che fonda con alcuni amici. Tutto diventa occasione per riflettere sul senso della vita. Addirittura Dave si propone come un nuovo modello genitoriale, è chiaro che ci mette tutto l’impegno possibile ma non è proprio il modello ideale ad esempio arrivano sempre tardi a scuola, hanno una pessima organizzazione e non sono capaci di cucinare praticamente nulla di diverso dai ‘tacos’ anche se però mangiano molta frutta.

“Toph e io siamo il futuro, un futuro spaventosamente luminoso, un futuro che arriva da Chicago nella forma di due ragazzi terribili che vengono da chissà dove, emarginati e dati per spacciati, naufraghi, dimenticati, eppure, eppure invece eccoli qui, ancora a galla, ancora più coraggiosi e temerari di prima, certo un po’ ammaccati e con la barba lunga e con le gambe dei pantaloni un po’ lise e le pance piene di acqua salata, ma ormai inarrestabili, insormontabili, pronti a prendere a calci i culi cicciosi del grigio, occhialuto, piriforme, deprimente genitorame di Berkeley.”

Elemento caratteristico è lo stile e la scrittura: assolutamente ricca, prolissa, con frasi lunghe, articolate, complesse; è strabordante e descrittiva fino all’eccesso. Il lessico utilizzato è prevalentemente colloquiale, informale e ‘giovane’ (non riesco a trovare altro aggettivo per descriverlo) e tutto ciò coinvolge il lettore.

La narrazione è in prima persona, conosciamo quello che accade attraverso gli occhi del protagonista, ma oltre agli avvenimenti ci vengono raccontate anche le impressioni e le speculazioni che il protagonista fa con se stesso.

 “Mentre volo giù per le scale so che ovviamente qualcuno ne approfitterà per fare del male a Toph. Lo so ogni volta che lascio Tohp da solo, cosa che ormai faccio più spesso e senza baby-sitter, dato che Toph ha tredici anni. Nel momento in cui chiudo a chiave la porta, e anche il portone è chiuso, e la porta sul retro che conduce alla lavanderia nel seminterrato è anch’essa sprangata, va tutto bene, ma poi mi ricordo che la serratura di quest’ultima porta è sgangherata e inutile, ed è sicuramente da lì che farà il suo ingresso l’uomo malvagio. Gli arriverà alle spalle, perché è da un pezzo che sorveglia la casa e aspetta che io me ne vada, e sa che starò via per un po’ perché ha ascoltato la mia telefonata, e da un pezzo mi osserva con un binocolo o un telescopio. E dopo che me ne sono andato arriverà, con le sue funi e la sua cera – è amico di Scott, lo scozzese, ovviamente! – e costringerà Toph a fargli delle cose, perché saprà che io sono fuori”. 

Dave Eggers è un protagonista/narratore fuori dagli schemi, strampalato, megalomane e anche un po’ maniaco, bugiardo per difesa.

“Mi ascolta eccome, per cui vado avanti. Non sono sicuro del perché lo faccio. La gente mi pone domande e io, prima che possa formulare una risposta orientata verso la verità, mento. Mento sul modo in cui i miei genitori sono morti - «Ricordi il bombardamento dell’ambasciata americana in Tunisia?» - sulla mia età – dico sempre di avere quarantuno anni – sull’età di Toph, sulla sua altezza; quando la gente chiede di lui ottiene le menzogne più elaborate – che ha perso un braccio, che ha un cervello da neonato, che è ritardato, uno scocciatore (quest’ultima la dico solo in sua presenza), che è impiegato alla marina mercantile, che è in carcere, in riformatorio, o che ne è appena uscito, che spaccia crack - «Vecchio Toph, gli basta un po’ di crack e dovreste vedere come gli si illumina il faccino!» -, che gioca nella Continental Basketball Association.”

Tutta questa opulenza espositiva (che personalmente adoro) non è una peculiarità solo di Eggers. Penso che la sua bravura sta nel mischiare più elementi contrastanti, questa scrittura dal taglio prevalentemente ironico usata per raccontare esperienze di vita molto drammatiche, questa sua ‘genialità’ anche nella strutturazione del romanzo che presenta alcune peculiarità. La prima è che all’interno della narrazione ci sono riferimenti al libro stesso, ma non solo sotto forma di rimando ad una spiegazione successiva ma addirittura nel libro di dice e alcuni protagonisti/personaggi parlano di cosa deve esserci nel libro, di come debbano svolgersi i fatti in modo da poterli inserire e si dice che alcuni nomi verranno cambiati per ragioni di riservatezza. L’altra particolarità sta nella presenza di una lunga prefazione in cui vengono forniti suggerimenti su come leggere il libro e anche una serie di spiegazioni, di interpretazioni e infine di parti che sono state tagliate dal romanzo. Già la ‘prefazione’ che poi è una sorta di capitolo introduttivo mi ha fatto innamorare.

Consiglio il libro a chi vuole leggere qualcosa di diverso.

Voglio assolutamente leggere altro di Eggers, aspetto vostri consigli nei commenti.



giovedì 31 dicembre 2020

CAPODANNO IN GIALLO - AA.VV.

TITOLO: Capodanno in giallo
AUTORE: AA.VV. (Aykol, Camilleri, Costa, Malvaldi, Manzini, Recami)
EDITORE: Sellerio collana La memoria
PAGINE: 272
PREZZO:
GENERE: racconti gialli, raccolta di racconti
LUOGHI VISITATI: Vigata, Palermo, Roma, Milano, Instambul, Pisa 

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Unica lettura tematica che ho affrontato questo dicembre è a tema Capodanno, leggendo la raccolta di racconti gialli editi Sellerio con il titolo di Capodanno in giallo.

Abbiamo sei racconti ambientati tra il 30 e il 31 dicembre, prevalentemente i vari investigatori si trovano a dover risolvere un mistero più che casi di omicidio.

Troviamo anzitutto il mio amatissimo Salvo Montalbano di Camilleri alle prese con un mafioso latitante innamorato. Ho trovato il racconto quasi scontato, è stata comunque una lettura piacevole perché adoro le avventure di Montalbano ed è un po’ come tornare a casa anche se ancora non mi sono abituata a leggere la scrittura di Camilleri, almeno quella che ha per protagonista il nostro amato commissario perché è tutt’altro che semplice e scorrevole.

Nella casa di ringhiera di Francesco Recami il Luis e gli altri abitanti del caseggiato passano una notte dell’ultimo dell’anno piuttosto movimentata e misteriosa, con ben tre persone che finiscono in pronto soccorso. Niente delitti ma semplicemente una serie di coincidenze che troveranno poi felice soluzione; tanta confusione e i casi della vita (quotidiana) con quelle preoccupazioni più o meno importanti che emergono soprattutto in un momento di bilanci e previsioni e propositi come è questa notte infinita. Immancabile protagonista è sempre la BMW Z3.2 24 valvole del Luis.

Il vicequestore Rocco Schiavone di Manzini è invece alle prese con un omicidio al mercato rionale di frutta e verdura, con uno spaccato sulla povertà dei giorni nostri e della malavita nella capitale.
Questo racconto è la prima apparizione di Schiavone ma troviamo già tutti i suoi tratti distintivi come il carattere burbero, il passato tragico e gli amici della mala.
 

Primo incontro con Esmahn Aykol e la sua protagonista Kati Hirschel. Kati, che gestisce una libreria, e i suoi aiutanti Pelin e Fofo passano la sera di Capodanno nelle strade di Instambul alla ricerca dell’amica Lale che doveva passare la serata con Kati ma non si presenta all’appuntamento e pare scomparsa e irrintracciabile.

È il racconto che mi è piaciuto meno probabilmente perché non conosco ancora i personaggi e le dinamiche interne della storia pertanto alcune cose possono apparire strane o ingiuste o anche incomprensibili, però a ben pensarci anche il comportamento un po’ strafottente e talvolta maleducato/volgare di Montalbano soprattutto verso i colleghi se non conoscessi personaggi e dinamiche li interpreterei in modo diverso e sbagliato. È un po' che voglio approfondire questi gialli ambientati a Instambul e dopo aver letto il racconto ho ancora più voglia di fare la loro conoscenza.

L’investigatore privato Enzo Baiamonte di Gian Mauro Costa, deve sospendere la sua serata con la fidanzata Rosa e altri amici per dipanare un mistero e aiutare una donna per chiudere, così, un conto che il suo passato da investigatore al servizio di un avvocato divorzista gli presenta. Piacevole, l’ho preferito rispetto a quello letto nella raccolta di Ferragosto.

Infine Marco Mavaldi propone il racconto il Capodanno del Cinghiale che fa riferimento all’antica usanza del Capodanno di Pisa che si festeggia il 25 marzo. In questo racconto rispetto agli romanzi e racconti del Bar Lume troviamo solo il ‘barrista’ Massimo Viviani e non i vecchietti, il racconto in sé è piacevole ma non mi sembra che il nostro protagonista svolga un ruolo effettivo o comunque determinante per la risoluzione del caso, a parte chiamare la polizia dopo il delitto e fornire al commissario tutta una serie di spiegazioni anche sull’usanza storica del Capodanno pisano.

Conoscete qualcuno di questi autori o investigatori? E avete mail letto qualcuna di queste antologie tematiche Sellerio?