AUTORE: Björn Larsson - traduzione di Katia De Marco
EDITORE: Iperborea (io collana "I Boreali" uscita con il Corriere della Sera)
PAGINE: 455
PREZZO: € 18,50
GENERE: letteratura svedese - romanzo d'avventura
LUOGHI VISITATI: navi pirata tra '600 e '700
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“Sono arrivato qui nel 1737 con Dolores, il mio pappagallo, Jack e gli altri schiavi affrancati dell’indomabile popolo dei sakalava. Qui, nel vecchio rifugio di Plantain, mi sono ritirato dopo il fallimento della disgraziata spedizione alla ricerca del tesoro di Flint. E qui, su quella terra chiamata Isola Grande, un tempo paradiso dei gentiluomini di ventura, sono destinato a soccombere come ultimo della mia specie. Qui vivrò fino a quando non verrà il momento di essere smantellato come una vecchia nave. Ho iniziato a scrivere il mio diario di bordo, e questo è più o meno tutto […] L’avventurosa e veritiera storia di Long John Silver, detto Barbecue dai suoi amici, se mai ne ha avuti, e dai suoi nemici, che invece erano di sicuro tanti. Basta con le buffonate e le invenzioni. Basta con i bluff e le sparate. Scopriamo le carte, per la prima volta. Solo la verità, da cima a fondo, senza trucchi né secondi fini. Quel che è successo e nient’altro. Chi avrebbe mai pensato che sarebbe andata a finire così! Che doveva finire così, per mantenermi ancora per un po’ sano di mente!”
La vera storia del pirata Long
John Silver. Un pirata, una vita avventurosa, senza requie e senza sosta e
senza certezze, ma l’unico tipo di vita che vale la pena di essere vissuta.
Long John Silver è un personaggio
inventato dalla fantasia di Stevenson e protagonista del romanzo “L’isola del
Tesoro”, ma è protagonista anche di due romanzi dello scrittore svedese Björn Larsson
tra cui questo che ho letto io.
Nel romanzo “La vera storia del
pirata Long John Silver” è lo stesso John a parlare, a rivivere e ricostruire
la storia della sua vita decidendo di scrivere la verità sulla sua esistenza,
prima per non soccombere e poi per dire la propria dopo che Jim Hawkins ha dato
alle stampe un libro in cui racconta le avventure alla ricerca del tesoro del
capitano Flint (che è poi l’Isola del Tesoro di Stevenson).
Una sorta di autobiografia
scritta da Silver, molto dettagliata nella ricostruzione di alcuni episodi e invece
più evanescente quasi superficiale su altre (forse, azzardo, le parti rimaste più
in ombra sono quelle narrate in altre opere, ad esempio la ricerca del tesoro
di Flint – cioè il contenuto del romanzo di Stevenson- viene citata per
contestarne la ricostruzione fatta da Hawkins e per ricordargli la promessa di
mantenere il silenzio, che ha palesemente violato, ma nulla di più). Emerge tutta la forza di spirito e la filosofia di vita di un uomo singolare, oramai ultimo della sua specie - i pirati - ma in realtà molto diverso anche da loro.
La narrazione degli eventi non
segue un ordine di rigorosamente cronologico, ma procede a balzi tra le varie
esperienze del passato e anche quelle del presente; in particolare ci sono fatti
che sappiamo accadono ma la ricostruzione non è lineare ad esempio una cosa che
sappiamo fin dalle primissime pagine è che Silver ha perso una gamba e sappiamo
anche chi è il responsabile e come si vendica, ma dopo aver narrato questo
episodio, passa ad altro, e in altre fasi leggeremo come ha incontrato quella
persona, perché, come l’ha persa e ritrovata.
La narrazione è scorrevole, tiene
il lettore incollato alle pagine c’è tantissima azione e avventura; è piena di descrizioni
dettagliate e minuziose con un particolare riguardo al comportamento umano ma non
solo. Descrizioni e narrazione sono molto ricche, anche di congiunzioni.
“Incassai la mia misura paga, sbarcai e mi lascia inghiottire da quel fermento ribollente e maleodorante che è la vita di Londra. Avevamo ormeggiato a quel che si chiama The Pool e non eravamo ormai che un panciuto brigantino tra migliaia di altre navi che portavano nuovi tesori alle già ricche casse dell’Inghilterra. Non era una visione divina, sempre che dèi abbiano occhi con cui vedere? Migliaia di alberi, un’intera foresta in autunno, si innalzavano dagli scafi. Chiatte e barconi di ogni genere sfrecciavano avanti e indietro. Marinai, scaricatori e portatori d’acqua andavano e venivano, caricavano e scaricavano, gridavano e bestemmiavano, ridevano – non tanto, però, perché dopo tutto non era così divertente - e schiamazzavano come cornacchie, issavano e portavano, cadevano e si rialzavano, o non si rialzavano affatto, armavano e disarmavano navi.”
Le tematiche affrontate sono
quelle della pirateria, della tratta degli schiavi, viene analizzato e rimarcato,
se così si può dire, il ruolo che i governi hanno giocato nella tratta degli
schiavi, e le dure condizioni di vita dei marinai.
Il mondo dei pirati è molto
affascinante sono ben descritte le abitudini e anche i motivi per cui molti
uomini si davano alla pirateria, c’è un qualcosa di cavalleresco, oserei dire
anche romantico, nelle loro scelte di vita e nelle loro regole. Tra pirati esistono
delle regole di convivenza che possiamo definire di “democrazia diretta”, forme
di autogoverno e libertà nei limiti e nel rispetto delle regole fissate dal
gruppo uguali per tutti e a cui tutti devono rifarsi senza eccezioni.
“Noi gentiluomini di ventura scegliamo liberamente di associarci. Dividiamo bottino e rischi secondo tutte le regole. Abbiamo stabilito nel nostro ordinamento quanto vale la perdita di una gamba o di un braccio o di un pollice in combattimento. Eleggiamo i nostri capitani. Ci mettiamo d’accordo. Se qualcuno la pensa diversamente, può chiedere di riunire il consiglio, secondo l’uso e la consuetudine. Se qualcuno ha motivi personali di rancore, li risolve a terra. Abbiamo i nostri difetti e le nostre mancanze, ma quando siamo a bordo, nella buona e nella cattiva sorte. Non è vero compagni?”
Seppur non approfondito, come è
giusto che sia perché non si tratta di un saggio, è affrontato il tema della pirateria
e dei legami tra i pirati e i governi, emerge tra le righe che la pirateria nasce
come strumento di “guerra” tra Stati europei, un modo per confrontarsi e per
contendersi il dominio dei mari e delle colonie.
Interessante anche le parti sulla
tratta degli schiavi affrontata sia dal punto di vista delle navi e delle
traversate (come vengono controllati, caricati a bordo, “gestiti”) sia dal
punto di vista della vendita all’asta una volta giunti nelle Americhe e la vita
da schiavi nelle piantagioni.
“Tutti pensammo che fosse un’ingiustizia, perché il Sorgenfri, per quanto Butterworht desiderasse il contrario, non era una nave da guerra. Era una comune nave negriera, né più né meno, a dispetto del suo nome confortante. Ma era sempre così. Le navi che praticavano la tratta degli schiavi avevano i nomi più belli e i padroni più nobili, a partire da conti e cardinali, fino ad arrivare a Maria Vergine in persona. Ed è vero che ricevevano la benedizione di dio e del papa. Ho visto i giornali di bordo delle navi negriere che abbiamo catturato, e ho notato che non si faceva altro che ringraziare dio per questo e per quello: pe il vento a favore, per la traversata tranquilla, per aver domato un ammutinamento, per aver spuntato un buon prezzo all’asta, e così via. In uno lessi addirittura che, sebbene fosse morte uno schiavo al giorno, la misericordia divina era stata così grande da compensare quella perdita assicurando dei prezzi più alti all’asta.”
Björn Larsson è uno scrittore
prolifico, che tratta vari generi e tematiche, la sua vera storia di John Silver
si basa sugli studi di Daniel Defoe (scrittore inglese, famoso per essere il
padre di Robinson Crosoe e che ha dedicato svariate opere alla pirateria). Nella
finzione letteraria Defoe compare nel romanzo quasi fosse un amico di Silver ma
soprattutto emerge che “l’informatore” di Defoe per le sue opere che trattano
di pirateria e pirati è il nostro pirata. Al di là delle avventure c’è dietro
un grandissimo lavoro di ricostruzione storica e sono molti i fatti
storici reali che hanno trovato collocazione accanto alla fantasia e sono anche
un ottimo spunto per ricerche e approfondimenti.
È senz’altro un romanzo d’avventura e pieno di
avventure quelle di John Long Silver, un romanzo dove non ci si annoia mai. Ma
le avventure di Silver sono, come ho detto, anche il pretesto per affrontare
alcune tematiche importanti come la pirateria, le condizioni dei marinai e la
tratta degli schiavi. Sono curiosa di leggere altre opere di Björn Larsson in
particolare l’altro romanzo che vede Silver come protagonista è in cima alla lista
(L’ultima avventura del pirato Long John Silver).
Sono affascinata dalle storie dei
pirati e sono convinta che ciò dipenda da qualche cartone animato che vedevo da
piccola - che non è assolutamente “One Piece” con il pirata a cui si allungano
le braccia che proprio odiavo - e dopo molto pensare sono giunta alla
conclusione che l’unico possibile “responsabile” possa essere stato il cartone
di “Sandokan” ispirato ai libri di Emilio Salgari che ha scritto svariate opere
con protagonisti dei pirati.
Anche voi siete affascinati dal
mondo dei pirati?
Conoscete Björn Larsson?