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martedì 21 aprile 2020

UNA BANDA DI IDIOTI - JOHN KENNEDY TOOLE

TITOLO: Una banda di idioti
AUTORE: John Kennedy Toole - traduzione di Luciana Bianciardi e illustrazioni di Lorenzo Lanzi
EDITORE: Marcos y Marcos
PAGINE: 432
PREZZO: € 18,00
GENERE: letteratura americana
LUOGHI VISITATI:New Orleans anni '60
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Ignatius J. Reilly è un tipo molto particolare che già a prima vista non passa inosservato, conoscendolo poi proprio non si può scordare.
Lo potremmo definire una sorta di intellettuale assolutamente fuori luogo e fuori tempo, rispetto all’epoca in cui vive: gli anni ’60 a New Orleans (città del peccato); i suoi ideali non collimano con la società moderna e infatti si trova in grande difficoltà. Spesso gli vengono delle idee strampalate per salvare il mondo dalla degenerazione e dalla perversione che vede ovunque. Ignatius è un bugiardo o meglio nella sua mente le cose assumo aspetti e sfumature diverse da come sono o meglio da come appaiono nella realtà agli occhi delle persone “comuni”. È dotato di una vasta cultura e di una laurea, entrambe usate in maniera impropria, passa il tempo a mangiare e bere dr. Nut, e scrivere…

“Guardando tutti quei fogli di quaderno che formavano come un tappeto di scalpi intorno al letto, Ignatius pensò con tristezza che su quelle pagine ingiallite e fra quelle righe distanti l’una dall’altra (dato che il quadernetto era di quelli per i bambini delle scuole elementari), c’era in nuce un magnifico studio di storia comparata. Certo, non erano molto ordinati, ma un giorno avrebbe riunito questi frammenti della sua capacità intellettiva e ne avrebbe fatto un puzzle di grandi dimensioni che avrebbe chiarito agli uomini colti il corso disastroso della storia degli ultimi quattro secoli. Erano cinque anni che si dedicava a quel lavoro, scrivendo di media sei paragrafi al mese. A volte non si ricordava nemmeno più cosa aveva scritto in alcuni fogli e si rendeva conto che molti erano pieni di scarabocchi e basta. Comunque, pensava Ignatius tranquillamente, Roma non fu fatta in un giorno.”

Ha una grandissima concezione di sé, e reputa di essere sempre e solo nel giusto, e come dicevo tende ad interpretare gli avvenimenti del mondo che lo circondano a modo suo. Utilizza un linguaggio forbito, ma seppur ricercati abbondano anche gli insulti verso gli altri; veste in modo bizzarro - per non dire sospetto -in particolare non si separa mai da un berretto verde da cacciatore con paraorecchie integrato, che provvede ad alzare sul lato in cui si trovava il suo eventuale interlocutore, così da ascoltarlo meglio; altro accessorio immancabile è l’orologio di Topolino. Coniuga il Medioevo e i suoi Santi e Martiri più sconosciuti con i supereroi moderni, Boezio con Topolino e il cartone animato di Yoghi.

La narrazione in terza persona con narratore onnisciente si alterna con le pagine di diario, il “Diario di un giovane lavoratore”, che Ignatius inizia a tenere quando “deve” iniziare ad andare a lavorare. Qui narra le sue avventure (direi disavventure): Ignatius non fa nulla per migliorarsi, né per comportarsi in maniera “normale”, però sfrutta le nuove esperienze sia per continuare a scrivere la sua opera che tratta del genere umano e del suo degrado sia per iniziare una nuova opera appunto “Diario di un giovane lavoratore”. Ignatius si ritiene uno scrittore/filosofo che può illuminare il mondo e i suoi corrotti abitanti, con le sue opere letterarie e con le sue grandiose idee.

“Come vi avrò già detto in passato, sto tendando di emulare il poeta Milton, passando la giovinezza in solitudine e in meditazione e studiando per potermi, come lui, perfezionare nell’arte dello scrivere; l’intemperanza catastrofica di mia madre mi ha gettato in pasto al mondo nella maniera più brusca possibile il mio sistema è ancora allo stato fluido; perciò, mi devo adattare alle tensioni del mondo dei lavoratori. Non appena mi sarò completamente abituato alla vita d’ufficio, farò anche l’altro passo, e cioè scenderò in fabbrica, il cuore palpitante della Levy. Attraverso la porta che ci separa ho sentito già dei sibili e dei rumori, ma attualmente le mie particolari condizioni mi impediscono di scendere in quella specie di inferno. Di tanto in tanto qualche operaio piomba in ufficio per fare qualche reclamo in una lingua tutta sgrammaticata (di solito si tratta del sorvegliante che si è ubriacato essendo un alcolizzato cronico). Quando sarò in grado di farlo, andrò a trovare gli operai, perché credo di possedere profondi e costanti convincimenti riguardo all’attività sociale. Sono certo di poter fare qualcosa per aiutare questa gente. Non sopporto coloro che si comportano da codardi di fronte alle ingiustizie sociali. Io credo che ciascuno di noi dovrebbe impegnarsi con coraggio nella risoluzione dei problemi del nostro tempo.”

Altro stralcio dal Diario del giovane lavoratore “… all’inizio pensavo di aver trovato un sostituto della figura paterna in questo zar della salsiccia e gran mogol della carne. Ma il risentimento e la gelosia nei miei confronti aumentano in lui di giorno in giorno; senza dubbio finiranno col distruggere la sua mente. La grandiosità del mio fisico, la complessità della mia visione del mondo, la decenza e il buon gusto del comportamento che tengo, la grazia con la quale mi muovo nel fango del mondo odierno: tutte queste cose confondono e stupiscono Clyde.” Comunque, la gente che ci vive, con la benedizione di concetti del tipo “tieni duro!” e del “capacità ed esperienza” tipicamente americani, magari in questo preciso momento sta mettendocela tutta pe eguagliare e addirittura superare in varietà e fantasia le perversioni già note agli abitanti di tutte le altre aree di degradazione umana. Ora è chiaro che una zona come il quartiere francese non è l’ambiente ideale per un ragazzo lavoratore, casto, prudente, impressionabile, giovane e dalla condotta limpida. Mi chiedo se anche Edison, Ford e Rockefeller abbiano dovuto fronteggiare situazioni simili.”


Protagonista indiscusso è Ignatius, ma intorno a lui ruotano altri personaggi: la madre che lo sopporta, l’agente Mancuso e sua zia Santa; e poi i datori di lavoro, i signori Levy delle Manifatture Levy e il sig. Clyde della Paradise S.p.A. Hot Dog, e un bar il “Notti di Follia” (la proprietaria, la ragazza immagine e l’uomo di fatica di colore Jones); tutti sono per qualche strano caso del destino collegati e le loro strade sono destinate ad incrociarsi. Infine non posso non citare con menzione d’onere spetta a Myrna Minkoff la “fidanzata” di Ignatius.
Sullo sfondo della narrazione emerge New Orleans, la patria del Jazz, una città ricca di storia e di cultura, di cui si scoprono i sobborghi e gli angoli più nascosti. 

L’autore, John Kennedy Toole, morì suicida solo trentenne e noi oggi possiamo leggere questo concentrato di follia grazie alla tenacia di sua madre che a far leggere il manoscritto allo scrittore Walker Percy che lo reputa valido e ne promuove la pubblicazione, nel 1981 il romanzo vince il Pulitzer per la narrativa. In Italia il romanzo è oggi edito da Marcos y Marcos che ha in catalogo anche un’altra opera di Toole “La Bibbia al Neon” inutile dire che voglio leggerlo.


Lo avete letto? Aspetto le vostre impressioni.