venerdì 5 aprile 2024

IL GENIO DEGLI UCCELLI di JENNIFER ACKERMAN

TITOLO: Il Genio degli Uccelli
AUTORE: Jennifer Ackerman         traduzione di: Milena Zemira Ciccimarra
EDITORE: La nave di Teseo
PAGINE: 624
PREZZO: € 17
GENERE: letteratura americana, saggio
LUOGHI VISITATI: diversi in giro per il mondo inseguendo le peculiarità aviarie
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Il genio degli uccelli è un saggio della naturalista ed ornitologa Jennifer Ackerman dove si esamina l’intelligenza (il genio appunto) degli uccelli secondo alcune macro categorie quali le caratteristiche fisiche e chimiche del cervello aviario, le doti canore, le doti sociali, le doti artistiche, le doti di navigazione/orientamento nello spazio, le doti tecniche e la capacità di adattamento.

“In questo libro, il genio è inteso come la capacità di sapere che cosa stai facendo, di “cogliere” il tuo ambiente circostante, comprendere le cose e scoprire come risolvere i problemi. In altre parole, è un’attitudine ad affrontare le sfide ambientali e sociali con acume e flessibilità, un talento che molti uccelli sembrano possedere in abbondanza. Spesso questo implica fare qualcosa di innovativo, qualcosa di nuovo, come approfittare di una nuova fonte di cibo, o imparare a sfruttarla.

Questo libro è un tentativo di comprendere i differenti tipi di ingegno che hanno garantito agli uccelli un così grande successo evolutivo, e il modo in cui sono emersi. È una sorta di viaggio, che si avventura in luoghi lontani quali la Barbados e il Borneo, e vicinissimo come il giardino di casa mia (non c’è bisogno di recarsi in località esotiche o di vedere specie esotiche per constatare l’intelligenza degli uccelli: è ovunque attorno a noi, dalle mangiatoie per uccellini ai parchi di paese, alle strade delle città ai cieli). È anche un viaggio nel cervello degli uccelli, fino alle cellule e alle molecole che generano il loro pensiero, e a volte anche il nostro. […] Il cosiddetto uomo comune del mondo aviario mi interessa tanto quanto gli Einstein. Avrei potuto scegliere altre specie, come protagoniste del mio libro, ma ho scelto queste per un semplice motivo: hanno grandi storie da raccontare, storie che chiariscono cosa succede probabilmente nella mente di un uccello mentre risolve i problemi attorno a sé, e che forse possono gettare luce su cosa succede nelle nostre menti. Tutti questi uccelli ci sollecitano a riflettere in maniera inedita su cosa significa essere intelligenti.”

È un saggio scientifico ma godibile anche da chi non è ornitologo o naturalista, è alla portata di tutti i lettori grazie a una narrazione piuttosto agevole e leggera coniugata alla spiegazione di tutto il lavoro scientifico e di ricerca che viene citato e dai costanti paragoni tra gli uccelli e altri animali, compreso l’uomo (nonché le branche scientifiche come psicologia e neuroscienze proprie degli esseri umani).

Nel testo si analizza il cervello aviario sia da un punto di vista fisico-chimico sia dal punto di vista delle capacità in relazione o per compiere varie attività. Ci si interroga sul perché di certi comportamenti degli uccelli e sul dove “peschino” le loro abilità. Ci si interroga sulle differenze nell’intelligenza e nelle capacità degli uccelli riscontrate non solo tra specie diverse ma anche tra volatili della stessa specie; e si parla anche di individualità/personalità dei singoli uccelli.

Non mancano le curiosità, ce ne sono davvero tantissime ad esempio scopriamo che alcuni uccellini hanno imparato a cibarsi dello zucchero contenuto nelle bustine che si trovano nei tavoli all’aperto dei bar, ci sono uccelli che sanno riconoscere diverse corrente artistiche, altri che sanno abbaiare oppure, ancora, dei pappagalli tornati in natura hanno insegnato le parolacce agli altri.

Vengono citati non solo tanti uccelli e tanti esperimenti e studi e un’idea può essere quella di googlare magari le cose più curiose e o interessanti che leggiamo; può essere un modo per approcciarsi al mondo dell’ornitologia ma anche per guardare fuori dalla nostra finestra con maggior consapevolezza.

Io da sempre sostengo che la natura e gli animali siano migliori dell’uomo e leggendo questo libro ne ho avuto – ancora una volta – conferma. La sua lettura accresce la sensibilità verso il mondo esterno ma resterà col lettore: basterà osservare la natura che ci circonda per vedere degli uccelli e porsi delle domande di cui si trova risposta nel libro, a tutti è capitato di sentire cantare un uccello ma ci siamo mai fermati a chiederci come fanno a produrre i suoni e che funzioni svolgono? Queste sono il tipo di domanda le cui risposte si trovano nel libro di Ackerman.

Trovo sia un libro perfetto per chi come me ama la natura e gli animali, è come leggere un documentario, non fatevi spaventare dalla mole.

Non posso che condividere le parole di Ackerman:

“…la mia speranza è che quando finirete di leggere queste pagine, la cincia e il corvo, il mimo e il passero, vi appariranno infine sotto una luce un po’ diversa, ovvero più simili ai brillanti compagni di viaggio su questa terra che in effetti sono: creature intraprendenti, creative, astute, giocose e scaltre, che comunicano tra loro con “accenti” diversi, prendono complicate decisioni di navigazione senza bisogno di chiedere indicazioni, ricordano dove hanno messo qualcosa usando determinati punti di riferimento e la geometria, rubano soldi e sottraggono cibo e sono in grado di comprendere lo stato mentale di un altro soggetto.”


mercoledì 27 marzo 2024

AUTOSTOP CON BUDDHA di WILL FERGUSON

TITOLO: Autostop con Buddha 
AUTORE: traduzione di:
EDITORE: Feltrinelli collana Universale Economica
PAGINE: 454
PREZZO: € 14
GENERE: letteratura canadese, letteratura di viaggio, reportage di viaggio
LUOGHI VISITATI: Giappone
acquistabile su amazon: qui (link affiliato) 







Un viaggio attraverso tutto il Giappone inseguendo la fioritura dei ciliegi in autostop. Un libro ironico con un narratore molto simpatico ma anche molto preparato; che ci porta a viaggiare e scoprire il Giappone non solo geografico ma anche storico, culturale e sociale seguendo un itinerario molto singolare e suggestivo ma anche molto caratteristico. In Giappone c’è una venerazione per la fioritura dei ciliegi:

“Ogni primavera, un’ondata di fiori investe il Giappone. Parte dalle Okinawa e si riversa da un’isola all’altra fino al continente. Esplode a Capo Sata e si sposta verso nord, su e giù per le alture, fino alla punta estrema della lontana Hokkaido, dove si disperde e cade nel mare settentrionale.
Lo chiamano Sakura Zensen, il “Fronte dei Fiori di Ciliegio”, e ne monitorano l’avanzata con uno zelo che normalmente è riservato solo agli eserciti in massa. Ogni sera i telegiornali forniscono un rapporto sull’avanzata, con mappe dettagliate che mostrano le prime linee, le linee secondarie e la percentuale di fiori in ogni singola area. ‘Oggi Shimabara ha raggiunto il trentasette per cento di fiori sbocciati’.
Non esiste altro luogo al mondo in cui la primavera arrivi con tanta teatralità quanto in Giappone. Quando sbocciano, i fiori di ciliegio colpiscono come un uragano. Ciliegi nodosi, che passano inosservati per gran parte dell’anno, fioriscono in un baleno come fontane che si accendono all’improvviso.
L’arrivo dei Sakura segna la fine dell’inverno. Così come segna l’inizio dell’anno scolastico e la chiusura degli affari. È un periodo frenetico, tempo di esami finali e bilanci aziendali. Bisogna chiudere i conti, sistemare la contabilità, ultimare i lavori. Il Karoshi (la “morte per sfinimento”) raggiunge il suo culmine a marzo. Scadenze, esami, passaggi di governo: è allora che, a cavallo del vento di aprile, arrivano i fiori di ciliegio. E con uno sbalzo estremo, di quelli che sembrano caratterizzare la vita dei giapponesi, il paese scivola dal lavoro intensivo al gioco intensivo. Le folle si ammassano sotto gli alberi in fiore, il sakè scorre a fiumi, le cravatte si sciolgono, e si compongono e si recitano haiku spontanei e appassionati.
Le feste dei fiori di ciliegio, chiamate hanami, rappresentano un’occasione per guardarsi indietro e guardare avanti, dimenticare i propri dolori o festeggiare un altro anno fortunato. Si brida ai colleghi, agli amici assenti, ai parenti lontani, e ai sakura medesimi. Poi, alla stessa velocità con la quale sono arrivati, i fiori di ciliegio si disperdono. Cadono come coriandoli, e al loro passaggio lasciano il posto alla scintillante calura estiva e ai toni verde scuro, allo squallore umido della stagione delle piogge, ai tifoni di fine agosto. Al culmine della fioritura e della bellezza i Sakura durano solo pochi giorni".
 

Will Ferguson, la nostra voce narrante, ci racconta di questo viaggio che ha fatto per davvero a seguito di una scommessa:

“Un anno, più ubriaco del solito, annunciai al mio gruppetto di insegnanti giapponesi che avevo intenzione di seguire il Fronte dei Ciliegi fino a Hokkaido, all’estremità settentrionale del Giappone. O perlomeno, questo è quello che mi stato riferito. Non ricordo di aver pronunciato quel giuramento, ma tutti non facevano che rammentarmelo. Tra questi, il mio supervisore, che si preoccupava continuamente die miei progetti. […]
«Il preside è rimasto molto colpito dalla tua decisione. Secondo lui, tu hai compreso, la Reale Essenza del Giappone.»
Ovviamente, si trattava di complimenti senza senso. I giapponesi amano profondersi in elogi inutili a favore degli occidentali. Se un occidentale riesce a maneggiare i bastoncini, loro gli fanno i complimenti per l’eccellente coordinazione oculo-manuale; se riescono a intercettare un pop fly debole nel campo di sinistra, riceverà elogi per la sua abilità sportiva; se impara a dire ciao in giapponese, verrà lodato per la sua pronuncia fluente e così via. La farse ricorrente in questi casi è Jozu desu ne! Che significa ‘Ehi amico, sei proprio bravo!’, ma che si potrebbe tradurre più accuratamente in ‘Niente male, per uno così scemo’.”

Ferguson è un giornalista e scrittore canadese, che ha insegnato inglese in Giappone per qualche anno è quindi un ‘occidentale’ questo ci permette di scoprire/entrare ancora di più nel Giappone perché ci segnala similitudini e diversità tra il “nostro mondo occidentale” e quello nipponico.

L’aspetto che maggiormente caratterizza la narrazione è l’ironia, che rende il libro ancor più piacevole e fruibile, leggendo si impara molto e con tanto divertimento. È un po’ come sentire parlare l’amico avventuroso e spiritoso del suo ultimo e folle viaggio. Mette davvero tanta voglia di scoprire il Giappone sia visitandolo sia leggendo altri libri ma anche semplicemente googlando i luoghi che lui ha visitato e che cita nel libro e ce ne sono tantissimi.

“Le guide di viaggio sono fantastiche per avere una panoramica superficiale – e se non esistessero sarei perduto – ma per andare davvero a fondo e sporcarsi le mani, per vagabondare nelle zone più remote, per insinuarsi nel Giappone meno scontato, bisogna viaggiare in compagnia delle persone che ci vivono. I passeggeri dei treni, anche se stanno viaggiando in modo indipendente, in fin dei conti rimangono spettatori. Gli autostoppisti sono cospiratori, compagni di viaggio.

Vengono raccontati tanti aneddoti ed esperienze dirette innanzitutto legate al viaggio ma anche in generale della sua vita in Giappone. Ci racconta i luoghi che visita e le persone che incontra, Ferguson fa un viaggio epico principalmente in autostop quindi conosciamo dei “giapponesi veri” reali, persone con una vita e un lavoro, delle preoccupazioni e dei sogni che lo caricano in macchina e fanno un pezzo di strada assieme, e lui ci racconta come sono, cosa fanno, cosa dicono. Si parla di tante cose, tanti aspetti dalla religione, al pachinko, al nazionalismo, alle tradizioni, teatro e musica caratteristici, ai castelli, alle terme, ai modi di ragionare e vedere l’ambiente circostante alle regole di comportamento, come l’altissimo senso del dovere e della responsabilità che caratterizzano la cultura giapponese, dalle locande alle case di piacere fino ai canoni di bellezza. E naturalmente tante curiosità e approfondimenti sui ciliegi e la loro fioritura.

 

Forse forse l’unico difetto è il finale, che sembra assurdo ma è un finale aperto, avrei apprezzato molto due parole sul ritorno e magari anche sull’accoglienza da parte di colleghi e amici che l’avevano tanto spronato a mantenere la promessa fatta.

Sicuramente leggerò altro di Ferguson che è conosciuto per delle “guide” ironiche sul Canada e per questo reportage di viaggio, in Italia al momento è arrivato un solo romanzo intitolato Felicità.

Libro superconsigliato.

Avete letto questo libro? Conoscete Will Ferguson? Fatemelo sapere nei commenti


venerdì 22 marzo 2024

KILLERS OF THE FLOWER MOON - FILM

TITOLO: Killers of the Flower Moon
 REGISTA: Martin Scorzese
ATTORI PRINCIPALI: Leonardo Di Caprio, Robert De Niro, Lily Gladstone 
DURATA: 206 min
GENERE: film documentario / western
AMBIENTAZIONE: cittadina di Fairfax Oklahoma USA anni '20


Un film documentario che è l’adattamento cinematografico del saggio Gli assassini della terra rossa di David Grann che si basa su una storia vera.

Agli inizi del Novecento nella riserva indiana degli Osage a Fairfax in Oklahoma viene scoperto il petrolio. Gli indiani riescono a farsi attribuire di diritti e si trovano improvvisamente molto molto ricchi. Ma al tempo stesso anche facili prede e vittime di approfittatori e truffatori di ogni sorta. Verso gli anni ’20 iniziano a susseguirsi una serie di morti – più o meno accidentali – nella comunità indiana e nessuno fa nulla per indagare, dovranno passare anni e il numero di vittime diventare sempre più elevato perché intervenga il governo federale mandando l’FBI, a seguito che una delegazione Osage si è recata a Washington. Emergerà un sistema rodato per eliminare gli indiani o almeno alcuni di essi a tutto vantaggio di chi questo sistema lo gestisce, non è uno spoiler perché si vede subito che gli indiani vengono uccisi da dei bianchi.

Il film si apre con l’arrivo a Fairfax di Ernest Burkhart (interpretato da Leonardo Di Caprio) reduce della prima guerra mondiale che si trasferisce qui a vivere con lo zio, William Hale detto Re. Hale (interpretato da Robert De Niro) si atteggia e professa grandissimo amico e benefattore ed estimatore degli Osage, ma bisognerà vedere nei fatti se è proprio così. Ernest inizia a fare qualche lavoretto e in particolare farà l’autista, durante il suo lavoro conosce una ragazza indiana Mollie Kyle (interpretata da Lily Gladstone) e se ne innamora e i due si sposeranno. Zio Hale approva pienamente il matrimonio non solo perché è un grande amico della famiglia Kyle ma anche perché questa famiglia è titolare di moltissimi diritti petroliferi, e come capiamo da subito Hale è molto interessato ai tornaconti economici al di là della facciata che mostra.

Fin dall’inizio del film vediamo che diversi Osage muoiono, in circostanze tutt’altro che naturali, ma le autorità locali sono corrotte e non indagano, nonostante vari tentativi della comunità Osage le cose non migliorano e si arriva ad un crescendo di paura e violenza che porterà Mollie, ormai gravemente malata, a recarsi a Washington con una delegazione Osage, dove riescono a parlare con il presidente. Le cose iniziano a cambiare con l’arrivo dell’FBI, una squadra guidata dal detective Tom White (interpretato da Jesse Pkemons) che iniziano ad indagare in modo serio e approfondito fino a scoprire la verità.

La verità non è una sorpresa la si capisce praticamente da inizio film e noi vediamo molte cose che succedono, del resto non è un giallo, ma è molto interessante vedere sia i metodi di indagine sia in generale il comportamento delle persone coinvolte, perché le vicende narrate vanno avanti per diversi anni.

A me il film è piaciuto molto, è una sorta di documentario su un fatto vero quindi lo trovo perfetto per chi ama i casi di cronaca ma anche a chi ama la storia. Alla fine viene dato conto di tutto ciò che succede dopo il processo ai vari protagonisti e viene fatto con un espediente che ho trovato curioso: uno show radiofonico dove si raccontano casi di cronaca, con tanto di orchestra per gli effetti sonori, un qualcosa che mi fa molto anni ‘40 o ’50 e che potrebbe a sua volta mostrare un reale format di intrattenimento.

Il film è diretto da Martin Scorzese (che tra l’altro compare anche in una scena), dura oltre le tre ore, vanta un cast stellare (i protagonisti principali sono tutti interpretati da attori famosissimi come Di Caprio e De Niro) e numerose nomination agli Oscar e ai Golden Globe (vinto da Lily Gladstone come miglior attrice in un film drammatico).

Fatemi sapere nei commenti se lo avete visto?


venerdì 15 marzo 2024

LA MEMORIA RENDE LIBERI di LILIANA SEGRE

TITOLO: La memoria rende liberi
AUTORE: Liliana Segre
EDITORE: Rizzoli BUR
PAGINE: 225
PREZZO: € 12,50
GENERE: letteratura italiana, memoria, testimonianza shoa
LUOGHI VISITATI: Italia dagli anni '30 ai giorni nostri
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Trovo sempre difficile parlare dei libri che trattano della Shoa soprattutto quando si tratta di testimonianze vere come nel caso de La memoria rende liberi di Liliana Segre.

Nel libro Liliana Segre ci racconta la sua esperienza della Shoa e lo fa abbracciando un arco temporale molto ampio: dall’emanazione delle leggi razziali fino ai giorni nostri. Quando escono le leggi razziali Liliana è una bambina che da un giorno all’altro non può più andare a scuola, non può più fare la vita di prima. Ma questo è solo uno dei cambiamenti che dovrà affrontare in un crescendo di limiti e paure sempre maggiori. Ci sarà il tentativo di fuga in Svizzera, la cattura, da detenzione a Milano fino al viaggio in treno che la porterà ad Auschwitz, il campo e la liberazione.  Il ritorno a casa e alla vita “normale” dove nessuno vuole sentir parlare di guerra figuriamoci dei campi di sterminio. Ci sono gli anni della depressione e del silenzio fino a che si deciderà a parlare, a raccontare la propria storia, in fondo se è sopravvissuta deve portare la propria testimonianza. Sono davvero molto interessanti le pagine relative alla decisione di raccontare la sua esperienza, per moltissimi anni non ne ha parlato, anche nella sua cerchia di amici e famigliarei pochissimi erano a conoscevano del suo “passato”.

Come detto è una narrazione a tutto tondo, non è incentrata solo sull’esperienza di Auschwitz come accade ad esempio in Se questo è un uomo di Primo Levi, il paragone mi giunge facile sia perché Segre lo cita spesso, sia perché è l’unica altra testimonianza italiana che finora abbia letto.

Non solo ma la parte sul periodo di prigionia (in linea con il resto del testo) è quasi generica nel senso che non è dettagliata e soprattutto non fornisce spiegazioni, racconta l’esperienza vissuta ma non si ferma a spiegare ad esempio parla delle ‘selezioni’ ma non dice cosa sono (si capisce dal contesto e si lo si per propria esperienza).

La lettura scorre veloce nonostante non sia semplice soprattutto da un punto di vista emotivo, a prima vista il libro è un bel mattoncino in realtà vuoi per l’impaginazione vuoi per lo stile si legge in pochissimo tempo.

 Quello di Segre è un racconto lucido, piano, senza rancori che vuole portare il lettore a riflettere. Come dice più volte non è un eroina e non vuole essere definita tale, nel suo racconto non nasconde e non maschera i suoi comportamenti “sbagliati” (ma vorrei ben vedere come biasimarla nelle scelte). È un racconto profondamente sincero e, quindi anche così, umano e vero, non tace nulla e non mitizza nulla.

Ultimo aspetto che trovo davvero molto interessante è l’approccio di Segre ai libri e ai film che trattano dell’argomento Shoa, anche qui è una riflessione molto chiara che porta anche il lettore a interrogarsi, quello che si vede è/era fattibile? In particolare “stronca” alcuni film acclamatissimi a partire dal nostrano “La vita è bella” di Benigni e devo dire che le sue parole mi hanno fatto riflettere e sicuramente avrò un approccio diverso con tutto ciò che è “di finzione” e che tratta l’argomento.

Infine segnalo che il libro si apre con un interessante introduzione curata da Enrico Mentana dove ricostruisce la “situazione ebraica” in Italia verso gli anni ‘30: il numero esiguo degli Ebrei rispetto alla popolazione totale, la loro tendenza ateità e le loro tendenze politiche molti aderirono e furono sostenitori del fascimo prima le leggi razziali li escludessero dalla vita sociale, tra questi ferventi sostenitori c’era ad esempio uno zio di Liliana, Amedeo Segre.

Libro sicuramente da leggere anche nelle scuole, nella mia esperienza non è mai stato consigliato, e francamente non ne capisco il motivo.  Penso che leggere queste pagine è un po’ come ascoltare una conferenza, una testimonianza diretta della senatrice Segre, mi piace interpretare così il libro perché non penso avrò mai occasione di assistere ad una sua testimonainza - non penso di averne il coraggio - ed è poi una testimonianza e un documento prezioso anche per quelli che non potranno ascoltarla in futuro.

Vi aspetto nei commenti per sapere se lo avete letto?


venerdì 1 marzo 2024

IIL PATTO DELL'ABATE NERO di MARCELLO SIMONI

TITOLO: Il patto dell'Abate Nero
AUTORE: Marcello Simoni
EDITORE: Newton Compton Editori
PAGINE: 328
PREZZO: € 9,40
GENERE: letteratura italiana, thriller storico
LUOGHI VISITATI: nel corso del 1400 principalmente Firenze ed Alghero
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 Attenzione possibili spoiler: secondo volume di una trilogia

Il libro è il secondo volume della “Secretum Saga” (al momento composta da tre volumi) che ha come protagonista Tigrinus, un ladro gentiluomo, legato da un particolare rapporto con Cosimo de Medici e con un misterioso personaggio chiamato “Abate Nero” di cui il signore di Firenze è ossessionato.

In questo secondo capitolo le vicende e le avventure ruotano attorno ad un tesoro nascosto in Spagna sulle cui tracce si sono messi già molti uomini, tra cui il padre di Bianca, ma nessuno ha mai fatto ritorno.  Tigrinus, fingendosi un mercante fiorentino si reca ad Alghero per “acquistare” da un mercante ebreo la mappa che gli permetterà di trovare il tesoro.

La narrazione è piuttosto articolata, non mancano intrighi e complotti per mettere le mani su tesori nascosti, quello nascosto in Spagna ma anche altri, e libri di alchimia.

Trattandosi di un serie ritroviamo i personaggi principali che già avevamo conosciuto nel primo volume, a partire dal protagonista Tigrinus sempre accompagnato dal suo amico e “aiutante” Caco, ritroviamo Bianca de Brancacci e suo cugino Angelo Bruni; il capo di birri di Firenze Niccolò Vitelli con il suo inseparabile cane Malacoda; e fa la sua comparsa una nuova figura che muovendosi nell’ombra manovra molti fili della vita sociale e politica di Firenze Fenizia Donati (i Donati sono stati un’importante e influente famiglia fiorentina che si è posta in contrapposizione ai Medici, penso che Fenizia sia un personaggio di invenzione).

Come nel primo volume tra i protagonisti c’è Cosimo de Medici - il signore di Firenze ma anche grande appassionato di alchimia - legato per motivi oscuri e personali al ladruncolo Tigrinus - molti della sua cerchia si chiedono cosa spinga Cosimo a proteggere questo misero ladruncolo senza famiglia (noi lettori lo sappiamo).

C’è una fitta rete di spie al servizio di Cosimo de Medici e rimane l’interesse e l’attaccamento del signore di Firenze verso Tigrinus, che spinge le persone vicine al Signore a chiedersi quale possa essere il rapporto che li lega – chi ha letto il primo volume già lo conosce, chi legge solo questo libro lo scoprirà ugualmente al suo interno - e la sua bramosia per avere un libro “la Tavola di Smeraldo” un libro in possesso proprio del ladro. Emerge così un aspetto molto comune del Tardo Medioevo e di cui lo stesso Cosimo de Medici era molto appassionato: l’alchimia.

Un thriller storico dove la tensione non manca e tiene il lettore incolato alle pagine. L’espediente è quello di narrare le vicende dei vari personaggi alternandoli, alternando così anche i luoghi in cui si svolge la narrazione - Firenze, Alghero, la Francia i principali – interrompendo spesso la narrazione in un momento saliente per passare a riprendere le fila di un'altra parte del racconto che si era interrotto precedentemente.

Il viaggio nella storia è dato anche dall’utilizzo di espressioni e di vocaboli tipici di fine ‘400, usi, costumi e modo di pensare vengono ricostruiti alla perfezione. In questo volume particolare attenzione è riservata alla città di Alghero e al commercio di corallo, alla presenza di una importante e fiorente comunità ebraica nella città che si trova sotto il dominio aragonese; mentre a Firenze emerge la presenza e il notevole potere di congregazioni religiose capaci di influenzare la vita politica e commerciale della città. La contestualizzazione storica è perfetta, sembra di fare un viaggio nel tempo ed essere spettatori delle varie scene.

Anche se questo libro penso possa essere letto da solo, consiglio di recuperare l’intera saga. Si tratta di volumi coinvolgenti, dove è molto forte la parte di suspence ma è impeccabile anche la ricostruzione storica. Tigrinus vive delle avventure rocambolesche, non vedo l’ora di leggere il terzo ed ultimo volume.

Conoscete Marcello Simoni? Cosa avete letto di suo?



venerdì 23 febbraio 2024

THE OFFICE stagione 1

TITOLO: The Office 
Stagione 1
Episodi numero 6 Durata 20'
 AUTORE: ideata da Greg Daniels  
LUOGHI VISITATI: Scranton - Pennsylvania - USA




The Office – Stagione 1 Episodi 6

La classica sit-com americana divertente, piena di ironia e sarcasmo, anche un po’ politcamente scorretta con cui si indaga meglio un particolare ambito sociale: nel caso specifico un ufficio e le dinamiche che lo regolano.

La serie è ambientata nella filiale di Scranton in Pennsylvania di una grande azienda che commercia in carta, la Dunder Mifflin. L’organizzazione interna è articolata in vari settori a partire dal capo Michael Scott che è direttore regionale della filiale e protagonista indiscusso, c’è la receptionist Pam, i settori vendite, contabilità, servizio clienti, risorse umane e i ragazzi del magazzino spedizioni, e infine il superiore di Scott la signora Jan Levinson-Gould.

Il protagonista principale è il capo ufficio Michael Scott (interpretato da Steve Carell) egocentrico, spaccone, politicamente scorretto, sessista, fa il simpatico e l’amicone in ufficio - infatti il clima che si respira è estremamente rilassato. Colleziona tantissime figuracce, gaffe e battute di cattivo gusto sono all’ordine del giorno.

Il suo vice o meglio assistente è uno dei ragazzi addetti alle vendite, Dwight Schrute (interpretato da Rainn Wilson) una sorta “neonazista” che si reputa superiore agli altri (senza esserlo), è maniacale e irritante. Altro addetto alle vendite è Jim Halpert (interpretato da John Krasinski) più simpatico e intelligente ma anche un gran burlone, pare innamorato della receptionist con cui spesso passa il tempo a chiacchierare. Infine la receptionist Pam Beesly (interpretata da Jenna Fischer), piuttosto timida è fidanzata da anni con Roy - uno dei ragazzi del magazzino - sembra quasi soggiogata nel rapporto di coppia, priva di libertà.

La serie è strutturata e girata con la tecnica del “falso documentario” cioè nell’ufficio della Dunder di Scranton c’è una troupe televisiva che sta girando un documentario per cui spesso e volentieri, oltre a riprendere la normale attività lavorativa, i dipenenti/protagonisti si ritirano in un ufficio e parlano di un fatto particolare o spiegano un loro punto di vista, oppure si mettono in mostra oppure ancora e questo lo fa soprauttutto Michael, fanno battute a beneficio della telecamera. Inizialmente, la cosa mi lasciva molto perplessa e basita poi ho scoperto che stata usata questa tecnica, come al solito io inizio le cose senza saperne nulla.

La trovo una serie perfetta per staccare un attimo la spina è ideata da Greg Daniels (è uno dei sceneggiatori de I Simpson) e nasce da un remake di un omonima sitcom inglese. È una serie molto famosa negli Stati Uniti tanto da essere citata anche in altre serie tv e ha vinto svariati premi del settore come diversi premi Emmy e diverse candidature ai Golden Globe. In Italia non ha avuto molto successo almeno quanto era trasmessa da Sky tanto che è stata interrotta alla quarta stagione su nove totali, ora è disponibile sulla piattaforma Prime Video. A livello di genere mi ricorda molto altre serie tv come Friends, Due uomini e mezzo e anche Bing Bang Theory, le accomuno perché sono serie con una durata breve della puntata e centrate su un particolare “ambiente sociale” e relative dinamiche.

Per ora ho visto solo la prima stagione anche se non è scoccata la scintilla è una serie carina, divertente, ne ho sempre sentito parlare bene e penso che qualche altra stagione la guarderò.

Fatemi sapere nei commenti se la conoscete?


venerdì 16 febbraio 2024

LE STORIE D'AMORE CHE HANNO CAMBIATO IL MONDO - GILBERT SINOUÈ

TITOLO: Le storie d'amore che hanno cambiato il mondo
AUTORE: Gilbert Sinoué traduzione di: Roberto Boi e Giuliano Corà
EDITORE: Beat
PAGINE: 432
PREZZO: € 9,90
GENERE: letteratura francese, biografia
LUOGHI VISITATI: giro del mondo e delle epoche
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Le storie d'amore che hanno cambiato il mondo è un libro ibrido tra un saggio e una biografia, meglio una raccolta di biografie, vengono analizzate dodici storie d’amore che hanno segnato la Storia, vuoi perché hanno davvero inciso sul corso degli eventi storici vuoi perché hanno fatto la storia nel loro genere ad esempio hanno fatto la storia nelle cronache mondane (penso soprattutto alle storie d’amore Kahlo-Rivera e Taylor-Burton).

Appena preso in mano il libro la prima impressione è stata di spavento essendo un insieme di biografie - genere che non ricerco ne frequento - mi aspettavo qualcosa di più snello (da leggersi in alternativa più sintetico oppure più storie) invece sono riuscita a portare a termine la lettura senza troppe difficoltà e con molto interesse. È un libro perfetto per essere letto poco alla volta magari inframmezzato con altro, un libro come dico io da leggere a rate.

L’ambito geografico e temporale coperto è piuttosto vasto si va dal XIV secolo fino agli anni ’60 del XX secolo, mi aveva incurisoità la particolarità che la storia più recente narrata è degli anni ’60 pensavo fosse dovuto all’epoca di pubblicazione invece no il libro è del 2016 quindi è una scelta personale dell’autore non trovare altre storie “storiche” più recenti.

Le storie vengono narrate anche attraverso le voci dei protagonisti riportando stralci di lettere e testimonianze di parenti e amici. Per alcune prevale la narrazione romanzata per altri invece quella biografica, nel complesso la lettura è scorrevole

Tra le storie d’amore che hanno cambiato il corso della Storia ci sono quella tra Edoardo VIII e Wallis Simpson, Edoardo VIII per amore abdica a favore del fratello Alberto di York che diventerà re con il nome di Giorgio VI e che era il padre della futura regina Elisabetta II. Altro amore che cambia la Storia è quello tra Lady Hamilton e Lord Nelson, grazie all’intercessione di Lady Hamilton Nelson può rifornire la propria flotta nel Regno di Napoli e muovere verso la battaglia di Abukir contro la flotta di Napoleone. Ci sono le storie che hanno fatto sognare, che hanno fatto la storia del gossip e dei rotocalchi come quella Liz Taylor e Richard Burton, quella tra Frida Kahlo e Diego Rivera e qulla tra Edith Piaf e Marcel Cerdan. E infine alcune storie che hanno per protagonisti artisti e scrittori e non possiamo escludere che proprio le vicende della vita amorosa abbiamo influenzato grandi artisti nella realizzazione delle loro opere e per il tramite di queste hanno in qualche modo influenzato il mondo.

Una menzione speciale alla storia tra Shah Jahan (imperatore indiano) e la moglie Mumtaz, una storia dal sapore motologico e fiabesco che ci ha lasciato in eredità il Taj Mahal. È la mia storia preferita.



“Il lettore potrebbe, giustamente interrogarsi sulla legittimità del titolo di quest’opera, e cercare di capire in che modo l’amore di Edit Piaf per Cerdan, o quello di Lady Hamilton per l’ammiragglio Nelson o quello di Nehru per Lady Mountbatten abbiano potuto giocare un ruolo negli avvenimenti mondiali. E tuttavia… Se Lady Mountbatten e Nehru non fossero stati così appassionatamente innamorati, è probabile che il processo che doveva portare all’indipendenza dell’India sarebbe stato molto più conflittuale di quanto sia poi avvenuto. Se Edith Piaf, tormentata dalla mancanza di Cerdan, non avesse insistito perché egli la raggiungesse al più presto – non in nave, come lui aveva previsto, ma in aereo – il pugile avrebbe affrontato Jake La Motta e magari, chissà, avrebbe riconquistato il titolo di campione del mondo. Se il folle amore di Dom Pedro per Inés de Castro non si fosse concluso con l’assassinio di quest’ultima, Alfonso IV e suo figlio non si sarebbero scontrati in una guerra che fu sul punto di devastare il Regno di Portogallo.
E come ignorare il ruolo determinante che Lady Hamilton giocò al fianco di Maria Carolina, regina del Regno di Napoli e di Sicilia? Se, per amore dell’ammiraglio Nelson, l’ambasciatrice non fosse intervenuta, la flotta inglese si sarebbe trovata in pessime acque e forse non sarebbe stata in grado di affrontare l’ammiraglio Bruyes nella baia di Abukir. Tutti i frammenti che compongono l’universo sono uniti tra loro; basta modificarne uno perché tutti quelli a esso collegati risentano di tale cambiamento. Frida Kahlo e Diego Rivera, Rodin e Claudel, la coppia Burton e Taylor, Hugo e Juliette… Ognuno di loro, ciascuno a proprio modo e con maggiore o minore intensità, ha turbato i disegni del destino.”


Di seguito l’elenco completo delle storie d’amore narrate da Sinoué:

- La regina crocifissa: Dom Pedro e Ines de Castro

- L’elefante e la colomba: Frida Kahlo e Diego Rivera

- La divina Lady: Lady Hamilton e l’ammiraglio Nelson

- La puttana reale: Edoardo VIII e Wallis Simpson

- Crois tu qu’on s’aime:  Edith Piaf e Marcel Cerdan

- I battelli ebbri: Paul Verlaine e Arthur Rimbaud

- La bisbetica domata: Richard Burton e Elizabeth Taylor

- La rosa rossa di bombay: Jawaharlal Nehru e Lady Mountbatten

- Notturni: George Sand e Fryderyk Chopin

- Victore e Juliette: Victore Hugo e Julliette Drouet

- la follia creatrice: Auguste Rodin e Camille Claudel

- per te costruirò l’eterno: Shah Jahan e Mumtaz

Gilbert Sinoué è uno scrittore, sceneggiatore e compositore francese, piuttosto poliedrico con una produzione variegata sia per ambientazione che genere, in Italia è pubblicato da Neri Pozza e spulciando il catalogo ho visto diversi titoli interessanti, molta attenzione ha dedicato al Medio Oriente soprattutto da un punto di vista storico. Sicuramente voglio recuperare altro di suo.

 

Vi aspetto nei commenti per sapere se avete letto questo libro e qual è la vostra storia d’amore preferita.