lunedì 30 marzo 2020

TRE UOMINI IN BARCA - JEROME

TITOLO: Tre uomini in barca
AUTORE: Jerome Klapka Jerome - traduzione di Nicoletta Della Casa Porta
EDITORE: Demetra - collana Passepartout
PAGINE: 256
PREZZO: € 5,90
GENERE: letteratura inglese
LUOGHI VISITATI: Tamigi di fine '800
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Un libro ironico e divertente, che è il genere di Jerome Kapkla Jerome.

“… George reggeva uno strano pacchetto avvolto in tela cerata: era arrotondato e piatto, e da una estremità usciva un lungo manico diritto.
«Che cos’è?» chiese Harris «un’altra padella?»
«No» rispose George con un luccichio folle negli occhi. « È l’ultima moda. Chiunque vada sul fiume ne ha uno. È un benjo».
«Non sapevo che sapessi suonare il banjo!» esclamammo all’unisono Harris e io.
«Non esattamente,» rispose George «però mi hanno detto che è facilissimo, e poi ho il libretto delle istruzioni!».”

Una lettura perfetta per farsi un’idea della vita della media borghesia inglese di fine Ottocento, per conoscerne usi e costumi e vezzi.
“… nelle domeniche di bel tempo è questo il suo normale aspetto: lunghe file di imbarcazioni attendono pazienti il proprio turno di entrare o uscire, mentre altri battelli vi si avvicinano o se ne allontanano, cosicchè il fiume assolato, dalla reggia fino alla chiesa di Hampton, è costellato di giallo, azzurro, arancio, bianco, rosso e rosa. Tutti gli abianti di Hampton e di Mousley indossano i loro abiti da barca per venire a passeggiare con il cane attorno alla chiusa, amoreggiare, fumare e ammirare le barche: nell’insieme – un po’ per i berretti e le giacche degli uomini, e i vestiti colorati delle donne; un po’ per i cani festosi, le barche in movimento, le vele candide, il paesaggio gradevole e il luccichio dell’acqua – a mia conoscenza è uno degli spettacoli più gai nei dintorni della vecchia e noiosissima Londa.”
Meravigliose le descrizioni paesaggistiche. Il libro funge anche da “guida turistica” indica per molte delle località incontrate i luoghi d’interesse da visitare e i posti dove alloggiare e mangiare.
“..Attorno a Clifton Hampden, un piccolo, grazioso villagio sommerso di fiori, lo scenario del fiume è vario e bello. Se volete passare la notte a terra, non potreste fare di meglio che scendere a Barley Mow, sicuramente l’albergo più antico e bizzarro di tutto il fiume. Si trova sulla destra del ponte, un po'’ isolato dal resto del villaggio. Con il suo tetto di paglia dalle falde spioventi e le grate alle finestre sembra uscito da un libro di fiabe, e l’interno rafforza ancora di più quest’impressione…”

Partendo dal racconto della gita in barca fatta dallo stesso Jerome con due suoi amici Harris e George risalendo il Tamigi da Kingstone a Oxford, e narrando tutte le vicissitudini di questa vacanza Jerome divaga tantissimo raccontando una miriade di aneddoti relativi a fatti che ha vissuto lui o qualche suo amico o parente – la digressione è collegata al testo perché una particolare situazione o esperienza di viaggio fa tornare alla mente di Jerome l’aneddoto che va raccontando. Si aggiungono poi le digressioni di carattere storico: in relazione ai luoghi toccati vengono indicati fatti e personaggi storici che hanno soggiornato oppure narra pagine di storia che si è vissuta/intessuta in quei luoghi; tra i personaggi storici citati ci sono Giulio Cesare, Elisabetta I, Enrico VIII e Anna Bolena, Anna di Cleves, Algar il Sassone, Guglielmo il Conquistatore con la regina Matilde e Giovanni Senza Terra.
Ma attraverso aneddoti e ricordi spesso Jerome ha modo di filosofeggiare sulla vita e sul suo senso, il tutto nascosto dietro l’ironia e lo humor inglese, che permeano tutte le pagine, non c’è pagina o avvenimento in cui non strappi una risata o almeno un sorriso al lettore.
“… a volte George salta fuori con osservazioni di un tale buon senso da lasciare a bocca aperta. Vere perle di saggezza, le definisco io, e non solo riguardo al caso in questione, ma in generale riguardo alla nostra navigazione sul fiume della vita. Quanti, durante quel viaggio, rischiano di fare arenare la propria barca caricandola di un mucchio di cianfrusaglie ritenute essenziali al proprio piacere o benessere, ma che in realtà sono soltanto inutile ciarpane. […] Getta la zavorra, amico. Fa’ che la barca della tua vita sia leggera e contenga solo lo stretto indispensabile: una casa accogliente, piaceri semplici, un paio di amici degni di questo nome, qualcuno da amare e che ti ami, un gatto, un cane, una pipa o due, abbastanza da mangiare e da coprirti, e solo da bere un po’ più del necessario: perché la sete, si sa, è pericolosa.”
“… mi piace guardare un vecchio barcaiolo a remi, soprattutto se è stato ingaggiato a ore. Il suo metodo ha un che di così stupendamente calmo e riposante, senza traccia della fretta nervosa, dell’agitarsi sconclusionato che sembrano diventati il vessillo del nostro secolo. Non una volta si sforza di superare le altre barche, né si innervosisce se un’altra barca lo sorpassa. In effetti lo sorpassano tutte…. o almeno tutte quelle che seguono la sua stessa rotta. Molti ne sarebbero irritati e infastiditi, ma la calma sublime dimostrata in tali occasioni dal barcaiolo ci offre una lezione indimenticabile contro l’ambizione e l’alterigia.”
Questo romanzo è considerato il più famoso dello scrittore inglese Jerome e la narrazione trae spunto dal viaggio di nozze dello stesso scrittore; di quest’opera c’è un seguito ideale che è “Tre uomini a zonzo” dove si narra di una vacanza in bicicletta anche in questo caso l’autore prende spunto da un viaggio vero fatto con gli amici. Libro che è già finito in wishlist.
È un libro che sa intrattenere, leggendolo si ha l’impressione di tante parole che alla fine non raccontano nulla: racconta di questo viaggio in barca, racconta di tutto ciò che passa per la mente dello scrittore protagonista, dice tantissimo senza dire nulla; sembra quasi senza capo e senza coda ma in senso positivo è un libro che fa compagnia. È un libro che consiglio a chi vuole ritagliarsi un momento di relax in compagnia di un libro simpatico, divertente che non richiede troppo impegno ma al contempo permette di farsi un’idea della vita della società inglese di fine ‘800.

Io ho letto l’opera nell’edizione Demetra nella collana Passpartuot, scoperta per caso nelle librerie Giunti, penso - dalle poche informazioni che sono riuscita a trovare - sia un editore che fa parte del gruppo Giunti, nella collana Passepartuot ho visto pubblicati molti classici della letteratura a un prezzo molto interessante. Ogni opera è accompagnata da un’introduzione di uno scrittore, nel caso del mio libro l’introduzione è a cura di Guido Sgardoli. Conoscete questa casa editrice?
Avete letto qualcosa di Jerome?

venerdì 27 marzo 2020

POMODORI VERDI FRITTI AL CAFFE' DI WHITLE STOP - FANNIE FLAGG

TITOLO: Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop
AUTORE: Fannie Flagg - traduzione di Olivia Crosio
EDITORE: BUR Biblioteca Universale Rizzoli
PAGINE: 368
PREZZO: € 10
GENERE: letteratura americana
LUOGHI VISITATI: Alabana primo Novecento
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La signora Virginia è una simpatica e direi un po’ logorroica vecchietta, è momentaneamente alla casa di riposo Rose Terrace e ha passato tutta la sua vita nella cittadina di Whistle Stop in Alabama. È una donna solare a cui piace chiacchierare con chiunque le capiti a tiro, così inizia a raccontare la storia della sua vita alla signora Evelyn -  che si rifugia a mangiare nella sala conversazione dopo aver salutato la suocera - Virginia racconta della propria infanzia, le vicende del Caffè di Whistle Stop -cuore pulsante e di aggregazione della piccola cittadina che è un importante scalo ferroviario -  e della sua padrona Idgie Threadgoode, una donna forte, indipendente e senza peli sulla lingua che ha sfidato la società dell’epoca e anche il Ku Klux Klan. Col passare del tempo tra le due donne nasce un’amicizia sincera che cambierà la vita di Evelyn.

“Ricordo ancora il giorno in cui aprirono il Caffè. Julian e Cleo avevano costruito quattro separé di legno e le stanze sul retro, perché Idgie e Ruth avessero un posto dove vivere. La zona riservata ai clienti aveva le pareti di pino nodoso della Georgia e il pavimento di legno vecchio. Ruth fece del suo meglio per abbellire il posto. Ci mise un quadro con una nave che veleggiava al chiaro di luna, ma Idgie lo staccò e lo sostituì con un altro che mostrava quattro cani seduti attorno a un tavolo da gioco con il sigaro in bocca e le carte da poker in mano. E sotto scrisse: Il Club dei cetrioli sottaceto. Era il nome di quell’assurdo club fondato da lei e dal suo amico Grady Kilgore. Poi c’erano gli addobbi natalizi che avevano messo il primo anno e che Idgie non tolse più e un vecchio calendario delle ferrovie. Nient’altro. I tavoli erano solo quattro e le sedie erano tutte sgangherate. Non sapevi mai, quando ti sedevi, se ti avrebbero retto o no. E non ci fu mai un registratore di cassa. Tenevano i soldi in una scatola di sigari. Al banco avevano una rastrelliera con patatine fritte, ciccioli, pettini, tabacco da masticare, esce per pescare e pop corn. Idgie apriva il Caffè all’alba e non lo chiudeva fino a quando, parole sue, “anche l’ultimo cane avesse sloggiato”. Le rotaie di smistamento della L&N erano a due isolati e tutti quelli che lavoravano alle ferrovie, negri e bianchi, mangiavano al Caffè. I negri Idgie li serviva dalla porta sul retro. Naturalmente a molti non piaceva l’idea che Idgie desse da mangiare ai negri, e le passò anche qualche guaio, ma diceva che nessuno aveva il diritto di decidere che cosa poteva o non poteva fare.”


Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop è un libro dolcissimo e melanconico. Attraverso i ricordi di una vita di una simpatica vecchietta di 86 anni Virginia Threadgoode detta “Ninny” - con tutta la leggerezza che si trova nelle persone anziane piene di allegria, di voglia di vivere e di gioia per le piccole cose ma al tempo stesso pronte a lasciare questo mondo per ritrovare in paradiso i propri cari - si affrontano tematiche spinose come il razzismo e l’omosessualità nell’Alabama dai primi anni del novecento fino alla fine degli anni ’80.
E attraverso la vita della sua nuova amica Evelyn Couch si affrontano alcuni dei mali della società odierna: il fallimento (vero o presunto) di sé stessi, gli interrogativi sul senso e la piega che ha preso la propria vita, la depressione e la solitudine, che non colpisce solo le persone anziane e non manca di parlare anche dei problemi legati alla vecchiaia e la vita all’interno di una casa di riposo.
La lettura richiede un po' di attenzione perché nei capitoli si alternano molti salti temporali e non cronologici: si passa dal racconto di Virginia ambientato alla casa di riposo Rose Terrace a Birmingham nel 1986, al bollettino settimanale di Whistle Stop della signora Weems, alle città di Birmingham e Whistle Stop con l’indicazione di mese e anno dei fatti narrati che però, come dicevo, non seguono l’ordine cronologico.
Attraverso il libro si percorre a grandissime linee la storia degli Stati Uniti attraverso la vita dei membri di una famiglia di un piccolo centro dell’Alabama e della famiglia della loro fedele governante di colore Sipsey di cui seguiamo la vita dei nipoti, permette di farsi una vaga idea della società afroamericana e dei suoi sviluppi nel corso dei decenni scoprendo, ancora una volta come persone cresciute nello stesso luogo e con la stessa educazione possano intraprendere strade molto diverse.
Amo alla follia i libri che non lasciano nulla all’immaginazione del lettore ma danno conto di tutto ciò che è successo ai personaggi e svelano tutti i misteri che ci sono, diciamo che chiudono il cerchio della storia. E questo lo fa!

“…la signora Threadgoode guardò Evelyn. «A volte non vedo l’ora di andare in paradiso. Ne ho proprio voglia! La prima cosa che farò sarà cercare il vecchio Bill Ferrovia. Non riuscirono mai a scoprire chi fosse. Naturalmente era un uomo di colore, ma sono sicura che è in paradiso insieme con tutti gli altri. Non lo crede anche lei, Evelyn?»
«Ne sono certissima».
«Se c’è qualcuno che merita di essere in paradiso, è lui. Spero solo di riconoscerlo quando lo vedrò.»”

La narrazione è scorrevole e non manca l’ironia, nonostante l’importanza dei temi trattati.
Voglio leggere tutto di Fannie Flagg, mi è piaciuto molto lo stile, il modo con cui a ricostruito la vicenda unendo i vari tasselli e i vari salti temporali. Non vedo l’ora di scoprire se anche gli altri suoi romanzi sono strutturati così.


Conoscete Fannie Flagg? Cosa avete letto di suo?

martedì 24 marzo 2020

CUCCETTE PER SIGNORA - ANITA NAIR

TITOLO: Cuccette per signora
AUTORE: Anita Nair - traduzione di Francesca Diano
EDITORE: Guanda - collana Tascabili narrativa
PAGINE: 336
PREZZO: € 12
GENERE: letteratura indiana
LUOGHI VISITATI: India
acquistabile su amazon: qui (link in bio)


"E così questa è Akhila. Quarantacinque anni. Senza occhiali dalle lenti rosa. Senza un marito, dei figli, una casa e una famiglia. Che sogna fughe e spazi liberi. Affamata di vita ed esperienza. Che muore dal desiderio di trovare una connessione”.


Akhila è una donna che ha sacrificato la sua vita alla famiglia: alla famiglia di origine.
Arriva il momento in cui ciò che desidera è vivere liberamente la propria vita e poter vivere da sola, ma è una donna non sposata e la sua famiglia è contraria, chi per tornaconto, chi perché preoccupato possa essere facile preda di malintenzionati. Così decide di intraprendere un viaggio folle: prende il treno notturno che da Bangalore conduce a Kanyakumari, una cittadina sul mare, viaggiando in uno scompartimento notturno per solo donne nella speranza di riuscire a decidersi e prendere finalmente in mano le redini della sua vita.

“«Se non le dispiace, posso domandarle come mai non si è sposata?» chiese Prabha Devi sporgendosi vero Akhila. «È stata una sua scelta?»
E adesso che le dico? si chiese Akhila.
Ma all’improvviso non ebbe più importanza. Akhila capì che a queste donne poteva decidere di raccontare ogni cosa. I suoi segreti, i desideri e le paure. In cambio avrebbe potuto domandare loro tutto quello che avesse voluto. Non si sarebbero riviste mai più nel corso della vita.”


Qui ha modo di entrare in contatto e conoscere la storia di altre cinque donne: ognuna racconterà la propria vita e il proprio essere donna e anche il rapporto e il legame con gli uomini. Si tratta di donne diverse per età ed estrazione sociale. Attraverso i loro racconti Akhila imparare anche a conoscersi meglio e racconta molto di sé a se stessa: numerosi i capitoli in cui Akhila ricostruisce e ripercorre la propria vita.


“Akhila fu improvvisamente colpita da una consapevolezza. Tutte quelle donne, pensò, tutte quelle donne stanno cercando di dare un senso alla loro vita parlandone. E io che pensavo di essere l’unica a tentare di definire la mia vita. Hanno bisogno di giustificare i propri fallimenti tanto quanto me. E, scrutando il tessuto delle vite altrui, cercandovi all’interno un filo simile, che in qualche modo unisca le nostre vite, stiamo tentando di sentirci meno in colpa per ciò che siamo e per quello che siamo diventate…”


Akhila vuole semplicemente essere una donna, un essere umano che ha delle esigenze e delle voglie proprio come gli uomini e non necessità di un’estensione (un marito) che possa dargli (maggior) dignità, tutt’al più ha bisogno di uomo da amare e da cui farsi amare.

Attraverso Akhila ci si interroga sul ruolo della donna: sul ruolo che le viene riconosciuto dalla società e all’interno della società e dal ruolo assegnato alla donna dalle altre donne: viene analizzato ciò che la società e le altre donne si aspettano che una donna rispettabile faccia.
Il libro permette un’immersione nella cultura e nella tradizione indiana con uno sguardo attento alla donna e alla sua posizione nella famiglia e nella società.
Ho sentito la mancanza di un glossario - probabilmente perché era presente negli ultimi libri che ho letto - comunque con una ricerca su Google si trova facilmente tutto: ad esempio le sari (i tradizionali abiti delle donne indiane) e i kolam (i disegni rituali con polveri colorate che vengono tracciati fuori e dentro le case e che sanno rivelare molto sulla padrona di casa). In compenso però a fine libro è presente un piccolo ricettario della stessa autrice.

Tra i buoni propositi del 2020 c’era quello di fare un viaggio letterario in India e ci sono riuscita. È stato un viaggio piacevole e interessante che porta a interrogarsi su noi stesse e sul ruolo della donna.
Voto 5 stelline.
Voi cosa mi consigliate di Anita Nair? Cosa avete letto di letteratura indiana?