lunedì 11 novembre 2019

COLAZIONE DA TIFFANY - TRUMAN CAPOTE

TITOLO: Colazione da Tiffany
AUTORE: Truman Capote - traduzione di Vincenzo Mantovani
EDITORE: Garzanti
PAGINE: 108
PREZZO: € 16,00
GENERE: letteratura americana
LUOGHI VISITATI: la città di New York
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È la prima opera di Capote che leggo e non sarà l'unica, mi sono avvicinata a questo autore perché sapevo essere amico di Harper Lee e la cosa mi incuriosiva.

Colazione da Tiffany è un romanzo breve, ambientato a New York nel 1943, in cui il protagonista, uno scrittore (di cui non sappiamo il nome) racconta della sua amicizia con la signorina Holly Golightly.

“…abitavo lì da circa una settimana quando notai che sulla casella postale dell'appartamento numero due, nello spazio riservato al nome, c'era un curioso biglietto da visita. Stampato con eleganza degna di Cartier, diceva: Signorina Holiday Golightly; e sotto, in un angolo: In viaggio. Questo biglietto cominciò a perseguitarmi come il motivo di una canzonetta: Signorina Holiday Golightly, In viaggio."
 …naturalmente non ci eravamo mai incontrati. Anche se in realtà, sulle scale, in strada, ci trovavamo spesso faccia a faccia; ma sembrava che non mi vedesse, nel modo più assoluto. Non usciva mai senza gli occhiali neri, era sempre perfettamente in ordine e mostrava un ottimo gusto nella scelta del suo semplice abbigliamento, dei blu e dei grigi, uno sfondo opaco sul quale lei brillava come una pietra preziosa. Si sarebbe potuto pensare che fosse una fotomodella, o forse una giovane attrice, sennonché era ovvio, a giudicare da suoi orari, che non aveva il tempo di essere né l'una né l'altra cosa…"
 Holly Golightly è una ragazza strampalata, logorroica, bella e giovanissima, ingenua e un po' pazza; una ragazza dal passato difficile e doloroso che si è reinventata e si diverte un sacco, sembra una svampita, ma in realtà dietro alle apparenze che c'è una donna meravigliosa che si è inventata una maschera per sopravvivere.
“…come vide la lettera, socchiuse gli occhi e atteggiò le labbra a un sorrisetto duro che la fece invecchiare a dismisura. «Caro», mi istruì, «ti spiace guardare in quel cassetto e darmi la borsetta? Una ragazza non può leggere una cosa come questa senza rossetto.» Guidata dallo specchietto del portacipria, si incipriò e si tolse dal visto, con il trucco, ogni vestigio della dodicenne. Si disegnò le labbra con un tubetto, si colorì le guance con un altro. Si passò la matita sull'orlo degli occhi, tinse di azzurro le palpebre, si asperse il collo di acqua di colonia 4711; si attaccò delle perle alle orecchie e inforcò gli occhiali neri; così corazzata, e dopo aver guardato con aria di disapprovazione lo stato pietoso delle proprie unghie, lacerò la busta e fece correre lo sguardo.........".

È un romanzo dolce e triste, è ironico e divertente ma anche molto doloroso, è la "leggerezza" con cui Holly sembra affrontare la vita che rende tutto così allegro. A fine lettura ero giunta alla conclusione che si trattasse di una storia d'amore e ora mentre scrivo la recensione, come sempre faccio un giro sul sito dalla Casa Editrice e, sorprendentemente ho trovato conferma di questa mia impressione.
Holly è un personaggio stupendo, vorrei avere un'amica così; è diventata un'icona dei personaggi femminili, grazie anche, forse, al film che dal romanzo è stato tratto in cui Holly è interpretata dalla magnifica Audrey Hepburn.
Voi avete letto il libro oppure avete visto il film?

mercoledì 6 novembre 2019

ANNA KARENINA - LEV TOLSTOJ

TITOLO: Anna Karenina
AUTORE: Lev Tolstoj traduzione di Claudia Zonghetti
EDITORE: Einaudi
PAGINE: 912
PREZZO: € 13,00
GENERE: letteratura russa - classico
LUOGHI VISITATI:Russia dell'Ottocento (Mosca e San Pietroburgo e campagna)
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Anna Karenina è un romanzo corale che fornisce un quadro dettagliato della Russia dell'800 in particolar modo di società e convenzioni sociali esistenti nell'alta borghesia e nella nobiltà.
Una società abituata a vivere una "bella vita" fatta di eventi mondani, feste, balli e tantissimi agi (le principali occupazioni maschili di questa fetta di società sono incarichi pubblici oppure una carriera militare oppure gestire/vivere di rendita dei possedimenti fondiari), uno stile di vita molto costoso, per mantenere il quale non si esita ad indebitarsi, anche fortemente. Un aspetto che mi ha colpito subito è la notevole importanza data alle lingue straniere in particolar modo al francese: queste classi sociali ricorrono spesso al francese per esprimersi tra loro come segno distintivo (e per non farsi capire) dal volgo e dalla servitù. E dicevo è un aspetto che mi ha colpito subito perché alcuni protagonisti hanno soprannomi occidentali ad esempio Dolly, che se inizialmente mi faceva un po' strano che una donna russa dell'800 potesse chiamarsi Dolly, è in realtà un espediente che risulta utile al lettore perché Dolly è più facile di Dar'ja Aleksandrovna.
Attraverso questo romanzo si scopre la società russa del XIX secolo e lo si fa attraverso le vicende dei protagonisti, per il loro tramite, seguendoli nelle loro vicissitudini.

Tema fondamentale e filo conduttore è l'amore e i diversi modi di viverlo e le scelte che si possono compiere. L'amore viene descritto e raccontato attraverso la vita di tre coppie, molto diverse tra loro perché diversi sono i caratteri dei personaggi che li compongono.
- l’Idilio di Levin e Kitty: l'amore romantico e puro, quello dei sogni o delle fiabe, giovani e perdutamente innamorati l'uno dell'altro
- il sacrificio e la famiglia di Stiva e Dolly: coppia sposata da anni con numerosi figli che rimane unita grazie alla passione e alla dedizione di Dolly 
- rispetto e stabilità di Anna e Karenin: una coppia solida, apparentemente "perfetta"
- passione di Anna e Vronskij: la passione travolgente di un amore proibito, una coppia di amanti che si trasformerà in una coppia di fatto.
(E si Anna forma due coppie molto diverse).
Anna Karenina, la protagonista che dà il titolo al romanzo, è una donna forte e coraggiosa, probabilmente troppo impulsiva e passionale, compie alcune scelte "ante litteram" e futuristiche. È una donna bellissima, carismatica, rispettata e considerata un’ottima consigliera. Lascia la noia e la rigidità per la passione ma ciò non necessariamente significherà felicità e soddisfazione. È un personaggio verso il quale ho provato sentimenti contrastanti, ci sono stati momenti in cui l'ho odiata.
Vronskij è un uomo "viscido", impulsivo, spavaldo, si certo anche passionale, ma sarà la boria e la vanita a guidarlo nel corteggiare e cercare di conquistare una donna  sposata e con una posizione sociale di rilievo oltre che bellissima; (sarà vero amore il suo?) è un personaggio che non ho mai sopportato.
Due parole le merita anche Karenin: funzionario statale di notevole prestigio, è un uomo estremamente "gessato" e rigido, meticoloso ed organizzato, che prova una sorta di repulsione verso emozioni e sentimenti, algido, ma non è una cattiva persona.
Dolly è una madre amorevole e devota alla famiglia e anche al marito (Stiva), sacrifica tutto e rinuncia a tutto per il bene della sua famiglia, di cui è il collante, ma sotto sotto è comunque felice della sua vita.
Stiva è un donnaiolo e viveur incallito, indebitato fino al collo, scarsamente presente per moglie e figli, non è "cattivo" ma non è il genere di uomo con cui vorremmo vedere sposata nostra figlia.
Kitty è una ragazza giovane, bella, ingenua, suggestionabile. 
Levin come uomo/compagno di vita è dolcissimo, da sempre prova un amore sincero e puro verso Kitty; sul piano personale è molto riflessivo e anche un po' logorroico, di cuore e spontaneo. È considerato l'alter ego di Tolstoj infatti è il personaggio che affronta i temi sociali e teologici.
Oltre ai personaggi delle coppie ce ne sono anche molti altri tutti ben descritti. 

La narrazione è ricchissima di descrizioni spettacolari sia paesaggistiche che introspettive dei personaggi, la penna di Tolstoj merita molto.  È un libro molto lungo (considerato un "mattone") ci sono parti scorrevoli, parti in cui non vuoi staccarti dal libro, ma ci sono anche parti un po' più noiose e pesanti. Queste ultime hanno spesso per protagonista Levin, che come dicevo prima è considerato l'alter ego di Tolstoj proprio perché si occupa e si preoccupa della condizione dei contadini, che si chiede quali effetti hanno e potranno avere sull'economia e sulla società alcuni "ritrovati tecnologici" come ferrovia e banche; infine di interroga sul senso della vita e sul senso di essere credenti o meno ponendosi. Capisco benissimo la necessità di Tolstoj di introdurre nel romanzo anche tematiche importanti come le "questioni tecnologiche", le condizioni dei contadini e la disputa teologica tra ateismo e fede: forse queste parti pur importanti, perché danno modo all'autore di prendere posizione su temi importi per il suo tempo, risultano noiose perché spesso si inseriscono nel testo in momenti in cui il lettore è interessato agli sviluppi delle vicende, penso soprattutto alla parte ottava che mi ha profondamente deluso, e non alle elucubrazioni di Levin.

Io ho letto romanzo nell'edizione Einaudi ET CLASSICI del 2017 con traduzione di Claudia Zonghetti e prefazione di Natalia Ginzburg (sconsiglio di leggerla prima del romanzo perché contiene alcuni spoiler): a fine volume sono riportate la traduzione di tutte le frasi in lingua straniera usate dai personaggi e anche un piccolo glossario dei termini russi, entrambi molto utili peccato che io li abbia scoperti oltre meta lettura (grrr....).
Infine devo dire che questo romanzo l'ho letto con un gruppo di lettura #caffekarenina ideato da Serena de @ilcaffegatto (qui invece il link al blog): è stata un'esperienza magnifica, vedere come alle stesse parole abbiamo dato interpretazioni e sfumature diverse, per non parlare del diverso modo in cui ci siamo approcciati ai personaggi, in particolare lo "scontro" tra i team "prolevin" e "provronskij"; inutile dire che io faccio parte del team "prolevin".

È un libro da leggere! Certo non è di facile lettura per le parti più noiose di cui abbiamo detto sopra, ma ci sono parti che sono dei veri capolavori e anche i personaggi, nel bene o nel male, sono molto reali e restano. Voglio leggere altro di Tolstoj in particolare sto puntando Guerra e pace, altro volumetto leggero leggero......

Voglio conoscere le vostre esperienze con Anna Karenina.



lunedì 28 ottobre 2019

L'EREDITA' DELL'ABATE NERO - MARCELLO SIMONI

TITOLO: L'eredità dell'abate nero
AUTORE: Marcello Simoni
EDITORE: Newton Compton Editori
PAGINE: 347
PREZZO: € 9,90
GENERE: letteratura italiana - thriller storico
LUOGHI VISITATI: Italia del '400
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Trama:
"Firenze, 21 febbraio 1459. Il banchiere Giannotto Bruni viene ucciso in circostanze misteriose nella cripta dell'abbazia di Santa Trinità. L'unico testimone è Tigrinus, un giovane ladro di origini ignote, dai capelli neri striati di bianco, che paga caro l'avere assistito al delitto: è immediatamente arrestato con l'accusa di omicidio e solo l'inspiegabile intervento di un uomo molto influente riesce a sottrarlo alla morte.Ma a quale prezzo? Da quel momento in poi Tigrinus sarà braccato e costretto a fronteggiare i tentativi di vendetta di Angelo e Bianca, il figlio e la nipote della vittima, convinti che meriti la forca. Mentre cerca di sfuggire ai parenti di Giannotto, il ladro scopre però qualcosa di decisivo per il proprio destino: la morte del banchiere è legata a un tesoro che si trova su una nave proveniente dall'Oriente. Per aver salva la vita, Tigrinus dovrà stringere un patto con il potente Cosimo de' Medici e affrontare un incredibile viaggio per mare che lo porterà alla ricerca di un uomo sfuggente e imprevedibile. Un uomo che pare conoscere tutto sul suo passato. Un uomo chiamato l'abate nero."

Omicidi e misteri da risolvere, avventure e viaggi straordinari, esoterismo e alchimia, banchieri e vita commerciale (ricostruita in modo magistrale ma non tedioso), monaci e conventi. 
A personaggi, luoghi ed eventi realmente accaduti viene innestata una storia verosimile e abbastanza credibile. 
Ottima la ricostruzione storica ripresa anche tramite l'utilizzo di un linguaggio appropriato anche nelle scelte lessicali (per fare un esempio nei dialoghi gli appellativi "madonna" e "messere" non mancano mai, come non mancano parole "medievali" quali cerusico o fantesca); l'ambientazione è documentata e dettagliata. Il tutto è molto armonioso e coinvolgente. 
Punto focale e spunto per la narrazione è la leggenda secondo cui Cosimo de Medici avesse avuto un fratello gemello (Damiano) morto mentre era ancora nella culla...... e il primo signore di Firenze è uno dei protagonisti reali assieme alla città. 
I personaggi di "fantasia" sono ben caratterizzati dall'impavido Tigrinus, all'ambiziosa e leziosa Bianca de Brancacci, al timoroso e introverso Angelo Bruni. Il principale protagonista, Tigrinus, è di buon cuore ma insofferente alle regole, forse anche, per via del suo misterioso passato; è un "ladro-gentiluomo" che vive avventure rocambolesche.

".....davanti ai suoi occhi c'era un tesoro degno del re deposto in quella tomba, eppur lui non sapeva che farsene. Perle, ori e fiorini si traducevano al suo sguardo in ricordi di sfide affrontate soltanto per il gusto di sentirsi vivo. Per convincere se stesso di esistere al di là delle regole che schiacciavano ogni povero diavolo sotto il giogo chiamato ordine......."

La narrazione procede con molti cambi di scena che ci permetto di seguire, di volta in volta, i vari personaggi; nonostante l'utilizzo di un linguaggio, anche molto, ricercato la lettura è scorrevole e veloce grazie anche alla presenza di numerosi dialoghi.

È un romanzo avvincente e scorrevole, l'ho divorato in soli due giorni. È un volume che ho acquistato sulla "fiducia" verso Marcello Simoni di cui avevo letto, qualche anno fa, la trilogia del Mercante di libri, e conversavo un’ottima impressione. Avevo verso questo volume grandi aspettative che non sono andate deluse. Questo è il genere di romanzo storico che piace a me: è storico nell'ambientazione e nel linguaggio, si ha la sensazione di essere catapultati nel medioevo; dietro c'è stata una accuratissima attività di ricerca e di ricostruzione, anche le parti "inventate" sono verosimili. Tutto questo senza risultare pesante e noioso per tanto si presta ad essere letto ed apprezzato da tutti, c'è un "medioevo" sì, ricostruito in modo ineccepibile, ma fruibile in modo leggero, è un piacere leggerlo. 
Si tratta del primo volume di una trilogia, la "Secretum Saga", ma si può leggere anche solo questo volume, perché chiude il cerchio e risolve alcuni misteri, penso che nei prossimi volumi seguiremo ancora le avventure di Tigrinus. Anche qui sulla fiducia voglio leggere l'intera saga.

Voi conoscete Marcello Simoni? Avete letto qualche suo romanzo? Fatemi sapere


mercoledì 23 ottobre 2019

LEGGERE LOLITA A TEHERAN - AZAR NAFISI

TITOLO: Leggere Lolita a Teheran
AUTORE: Azar Nafisi - traduzione di Roberto Serrai
EDITORE: Adelphi
PAGINE: 379 - prezzo € 12,00
GENERE: letteratura iraniana - memoir
LUOGHI VISITATI: Teheran - Iran
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".....come Lolita tentavamo di fuggire e creare un nostro piccolo spazio di libertà...."

È un memoir dolce e, al tempo stesso, doloroso e toccante che fa arrabbiare e riflettere.
Tocca tantissimi argomenti a cominiciare dalla vita privata dell'autrice (sogni e aspettative, la vita quotidiana e le difficoltà che ha incontrato come donna e come accademica), la denuncia ai regimi totalitari, la Storia, quella, con la S maiuscola: è la storia dell'Iran e del suo popolo negli ultimi decenni del XX secolo (da fine anni '70 con la rivoluzione che ha portato all'avvento della Repubblica Islamica); strettamente connessi con la nuova forma di stato ci sono tre temi importanti: la "distruzione della cultura", la situazione della donna e la letteratura.

Ho sentito spesso etichettare questo romanzo come un libro che parla di libri ed è assolutamente vero. Un libro che parla di libri e parla attraverso i libri, tutto ruota attorno alla letteratura e  per il suo tramite (con paragoni, confronti, esempi) si affrontano anche altre tematiche, importanti e trasversali.
Emerge tutto l'amore e la passione per la letteratura della Nafisi; quando ci parla di libri emergono  questi due elementi, oltre alla sua competenza e sembra di assistere a delle lezioni di letteratura (e in parte è vero). Anche in queste parti la narrazione è scorrevole e piacevole. Queste "lezioni di letteratura" creano nel lettore tanta curiosità e voglia di leggere i romanzi e gli autori citati, e fornisce anche molti spunti di riflessione letterari.
Ma la letteratura ha però anche un potere salvifico: permette di entrare nel mondo della fantasia e dimenticare, per qualche ora, la realtà che ci circonda. E' quello che succede con il seminario clandestino che mette in piede Azar Nafisi negli ultimi anni in cui vive a Teheran. L'autrice riunisce a casa propria un gruppo di ragazze e qui leggono e discutono di libri. Ci tengo a sottolineare che è un attività clandestina: leggere libri (o meglio determinati libri) è proibito, chi lo fà, se scoperto, può essere punito. E in questo senso emerge un ulteriore potere della letteratura: una forma di ribellione.
Leggere i libri banditi per sfidare il regime.

Il libro è anche una denunica a regimi totalitari; nello specificio il nuovo stato iraniano che
come tutti i regimi totalitari in nome di qualche principio supremo (nello specificoin nome della difesa della rivoluzione e del cambiamento che ha portato e che lo distingue dal "decadente occidente") incide ed invade la vita anche privata dei propri cittadini e li priva di moltissime libertà; qui vengono evidenziati due aspetti la distruzione della cultura e la questione femminile.
Il nuovo stato iraniano (ma non è un idea nuova) cerca di distruggere la cultura, non solo quella straniera/occidentale, ma anche la propria se tratta temi, diciamo, inopportuni. Lo scopo è assoggettare arte e cultura al nuovo regime, lo devono servire, il loro unico scopo è insegnare ai cittadini come ci si deve comportare; tutto viene "islamizzato".

"..... vivevamio in una cultura che negava qualsiasi valore alle opere letterarie, a meno che non servissero a sostenere qualcosa che sembrava più importante: l'ideologia. Il nostro era il paese dove tutti i gesti, anche quelli più privati, venivano interpretati in chiave politica. I colori del mio velo o la cravatta di mio padre erano un simbolo della decadenza occidentale e delle tendenze imperialiste. Non portare la barba, stringere la mano a persone dell'altro sesso, applaudire o fischiare agli incontri pubblici erano considerati atteggiamenti occidentali e quindi decadenti, parte del complotto imperialista per distruggere la nostra cultura."
 Come dicevo tutto viene rivisto sotto un ottica "islamizzata" anche le lezioni in università sono continuamento oggetto di contrasto:

".....è più o meno a questo punto, quando sto per passare a una trattazione più dettagliata di Daisy Miller, che Ghomi alza la mano. Il suo tono di protesta di mette subito sulla difensiva, oltre a irritarmi. «Che cosa avrebbero di così tanto rivoluzionario queste donne? Daisy Miller è perversa, è marcia; è una figura reazionaria e decadente. Noi viviamo in una società rivoluzionaria, e le nostre donne sfidano la decadenza occidentale con la loro morigeratezza. Non strizzano l'occhio agli uomini». Fa una breve pausa e poi riattacca subito, quasi senza riprendere fiato, con un astio e un rancore del tutto immotivati, visto che, dopotutto, sta parlando di un romanzo. [.....] Dopo la lezione resto ancora lì, alla luce delle grandi finestre senza tende che occupano un lato della stanza. Tre studentesse si avvicinano. « Ci teniamo a farle sapere che la maggioranza di noi non è d'accordo con quelli lì » spiega una di loro. « E' solo  che abbiamo paura. Il tema è spinoso. Se diciamo quello che pensiamo, magari ci arriva una denuncia. Se diciamo quello che vuole Ghomi, abbiamo paura di offenderla. Le sue lezioni ci piacciono.»"
 Ovviamente, uno degli aspetti più caratterizzanti del nuvo stato iraniano è l'introduzione e l'applicazione della "Shari'a":

".... «Credo» aggiunse, illuminandosi tutta dopo un momento «che se Jane Austen fosse al posto nostro, direbbe la stessa cosa: è verità universamente riconosciuta che unmusulmano, a prescindere dal suo patrimonio, abbia bisogno di una moglie vergine di nove anni». Fu così che cominciammo a scherzare sul famoso incipit della Austen - una tentazione a cui quasi tutti i suoi lettori devono aver ceduto almeno una volta. [.....] All'inizio del Novecento, l'età minima per il matrimonio - nove anni secondo la sharia - era stata elevata a tredici, e poi a diciotto. Mia madre si era sposata con un uomo che aveva scelto lei ed era stata una delle prime sei donne elette in parlamento, nel 1963. Nel periodo in cui ero cresciuta, gli anni Sessanta, non c'era molta differenza tra i miei diritti e quelli delle donne che vivevano nelle democrazie occidentali. Allora non era di moda pensare che la nostra cultura non fosse compatibile con la democrazia moderna, che esistesserouna versione occidentale e una versione islamica della democrazia e dei diritti umani. Volevamo tutti le stesse opportunità e la medesima libertà. E' per questo che avevamo appoggiato la rivoluzione: era un modo per avere più diritti, non meno. [....]L'adulterio e la prostituzione devoevano essere puniti con la lapidazione. E infine le donne, per la legge, valevano esattamente la metà di un uomo. La sharia rimpiazzò la giurisprudenza esistente, e divenne la norma. Da ragazza avevo visto due donne diventare ministro. Dopo la rivoluzione, furono entrambe condannate a morte, con l'accusa di andare contro la legge di Dio e favorire la prostituzione."
 Altro argomento trattato, che mi sta molto a cuore, è quello della condizione femminile, anche perchè comune a tutti gli stati islamici o comunque a quegli stati in cui c'è una forte contaminazione tra politica e religione.
Nella repubblica islamica la donna deve essere invisibile, portare il velo, sottostare alle regole e tenere un comportamento morigerato, ad esempio non possono trovarsi in compagnia di un uomo che non sia o il padre o il marito o un fratello; e vengono istituite "squadre di controllo":
"....però aveva ragione lei: presto ci avrebbero obbligate a portarlo ovunque. E sarebbero state le squadre di controllo della moralità, con le armi e le Toyota bianche a pattugliare le strade per assicurarsi che obbeddissimo....."
  "..... fra le molestie sessuali che ho subito in vita mia, quella è stata una delle peggiori. Una donna mi ordinò di alzare le mani, su e ancora più su, mentre cominiciava a tastarmi scrupolosamente ogni parte del corpo. Mi fece notare che sembrava non portassi niente sotto la veste. Le risposi che ciò che portavo sotto la veste non era affar suo. Mi porse un fazzoletto di carta e mi intimò di strofinarmelo sulle guance per togliermi quella schifezza che mi ero messa in faccia. Le dissi che la mia faccia era pulita. Allora prese il fazzolletto e me lo passò sulle guance, e siccome non ottenne i risultati sperati, perchè come le avevo detto non ero truccata, sfregò ancora più forte, tanto che sembrava volesse strapparmi via la pelle....."
 Queste e altre testimonianze sono molto preoccupanti, purtroppo ci sono molti luoghi nel mondo dove queste regole assurde sono la quotidianità. L'aspetto che mi preme sottolineare è la necessità della libertà di scelta: indossare il velo e tenere un comportamento estremamente ordosso e rispettoso dei precetti religiosi è lecito ed ammissibile nel momento in cui è la singola persona, la singola donna, che liberamente decide di farlo. Imporre il velo a tutte le donne ne ha fatto perdere il significato profondo e devoto per cui le donne credenti lo portavano.

 Tutta la narrazione è molto scorrevole e dolce; la scrittura è dettagliata e ricca di particolari e descrizioni e piena di dialoghi.
E' uno dei libri più belli che abbia mai letto. Mi capita spesso di dirlo, ma voglio approfondire Azar Nafisi. E per "colpa sua" e della sua bravura voglio leggere non solo "Lolita" ma anche gli altri libri citati a partire da "Dal Grande Gatsby" a "Daisy Miller".