Visualizzazione post con etichetta #premionobel. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta #premionobel. Mostra tutti i post

martedì 14 luglio 2020

IL VECCHIO E IL MARE DI ERNEST HEMINGWAY

TITOLO: Il vecchio e il mare
AUTORE: Ernest Hemingway - traduzione di Fernanda Pivano
EDITORE: Mondadori - Collana Oscar Moderni
PAGINE: 124
PREZZO:  € 12,00
GENERE: letteratura americana (statunitense)
LUOGHI VISITATI: Golfo del Messico
acquistabile su amazon: qui (link affiliato)

recensione il vecchio e il mare di ernest hemingway

“Il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway libro imprescindibile dell’autore statunitense, con cui ha vinto il Premio Pulitzer nel 1953 ed è anche l’opera che gli è valsa il Nobel per la letteratura nel 1954, in una parola il suo capolavoro.

È un romanzo breve dove emerge lo stile di Hemingway ma anche le sue tematiche e le sue passioni, perché lo stesso scrittore è un appassionato di pesca e pratica regolarmente la pesca ai Marlin nel Golfo del Messico. Nella mia edizione (che è Mondadori) ci sono anche due lettere/ articoli scritti da Hemingway proprio sul tema della pesca al Marlin, con tanto di riflessioni/impressioni su questo pesce.

Torniamo al romanzo.

Viene narrata la vicenda di Santiago un vecchio pescatore cubano, solo al mondo, il cui unico affetto è Manolito, un ragazzo cui ha insegnato a pescare, e che in qualche modo si prende cura del vecchio.

Santiago è un pescatore, esce quotidianamente in mare con la sua piccola barca, gli ami, le lenze in cerca di pesci da vendere. Quando lo incontriamo sta affrontando un periodo molto sfortunato: sono ottantaquattro giorni che non prende un pesce. E anche all’alba dell’ottantacinquesimo giorno esce come al solito, ma è un giorno speciale, finalmente sembra che la fortuna gli arrida, prende all’amo un Marlin enorme (più grande della stessa barca) e inizia la prima fase di lotta con il pesce che dura dei giorni; giorni in cui il pesce trascina la barca sempre più al largo fino allo scontro finale che vedrà trionfare l’uomo, il pescatore. Santiago lega il pesce alla barca, issa la vela e fa rotta verso terra, ma il vecchio ha vinto contro il pesce non contro la natura e deve nuovamente lottare, ora per tenersi il pesce catturato con tanta fatica: lotta con gli squali finché può e finché ha armi; ma quando giunge al porto la sera del terzo giorno del gigantesco Marlin rimane solo la colonna vertebrale legata al fianco della barca. Il vecchio Santiago è tornato vincitore ma sconfitto.

 

Pur nella sua brevità l’opera è concentrata e lenta. Ho percepito moltissimo la lentezza: seguiamo un pescatore che esce in barca da solo, che praticamente ha fatto della solitudine la sua compagna di vita, così parla; parla con sé stesso o meglio dialoga con sé stesso, dandosi ordini e consigli, e si risponde; ma parla anche con i pesci e il Marlin che ha catturato (di cui riconosce il valore, la forza). E poi filosofeggia: c’è tanto tempo per pensare alla vita, la sua ma in generale al senso della vita.  

“«Mi piacerebbe comprarne un po’, se c’è qualche posto dove la vendono» disse.

Con cosa potrei comprarla? si chiese. Potrei comprarla con una fiocina perduta e un coltello rotto e due mani ferite?

«Forse» disse. «Hai cercato di comprarla con ottantaquattro giorni di mare. E quasi te l’avevano venduta.»

Bisogna che non pensi sciocchezze, pensò. La fortuna è una cosa che viene in molte forme e chi sa riconoscerla? Però ne comprerei un po’ in qualsiasi forma e pagherei quel che mi chiedono. Come vorrei vedere il riflesso delle luci, pensò. Vorrei troppe cose. Ma questa è la cosa che vorrei adesso.”

 

“Non pensare ai peccati, pensò. Ci sono abbastanza problemi adesso, senza i peccati. E poi non riesco a capirli.

Non riesco a capirli e non sono certo di credervi. Forse è stato un peccato uccidere il pesce. Credo proprio che sia così, anche se l’ho fatto per vivere e per nutrire molta gente. Ma allora tutto è un peccato. Non pensare ai peccati. È troppo tardi per pensarci e c’è chi è pagato apposta per farlo. Lascia che ci pensino loro. Tu sei nato per fare il pescatore e il pesce è nato per fare il pesce. San Pedro era un pescatore, e anche il padre del grande DiMaggio.

Ma gli piaceva pensare a tutte le cose che gli capitavano e poiché non c’era niente da leggere e non aveva la radio, pensò molto e continuò a pensare al peccato. Non hai ucciso il pesce soltanto per vivere e per venderlo come cibo, pensò. L’hai ucciso per orgoglio e perché sei un pescatore. Gli volevi bene quand’era vivo e gli hai voluto bene dopo. Se gli si vuol bene non è un peccato ucciderlo. O lo è ancora di più?”

 

È stato il mio primo approccio a questo autore, positivo e senza troppe difficoltà (vedasi i “problemi” avuti con Faulkner il mese scorso). Questa volta sono arrivata preparata nel senso che ho letto il romanzo nell’ambito del progetto #scrittoinamerica che per il mese di luglio affronta il minimalismo, quindi avevo una vaga idea di cosa aspettarmi. Il minimalismo è una corrente letteraria che si caratterizza per stile asciutto, preferenza per la brevità e per temi e personaggi quotidiani; tipica soprattutto negli anni ’80 però queste caratteristiche si trovano anche (almeno in alcune sue opere) in Hemingway, tanto che si parla anche di minimalisti post hemingwayani.

Non solo minimalismo ma in quest’opera si trovano anche altri capisaldi della sua prosa, come la passione per pesca e la caccia (che praticava), la natura, la sconfitta dell’uomo e la morte, qui manca solo la guerra. Hemingway è stato un giornalista, ha vissuto una vita avventurosa e movimentata (tanto per citare una curiosità che conoscono tutti ha avuto quattro mogli), è stato corrispondente di guerra durante la Prima Guerra Mondiale e durante la Guerra Civile Spagnola; dalle sue esperienze ha tratto il materiale, o comunque ispirazione per i suoi romanzi (così ad esempio “Addio alle armi” si rifà all’esperienza della Prima Guerra Mondiale e alla disfatta di Caporetto, mentre “Per chi suona la campana” si rifà alla Guerra Civile Spagnola).

Hemingway è uno scrittore che voglio approfondire. Così come vorrei approfondire il minimalismo, tra gli scrittori di questa corrente più di tutti mi attirano/ chiamano Carver (magari con la raccolta di racconti “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”) e Breat Easton Ellis con “American Psycho”, se li conoscete aspetto i vostri pareri.

Avete letto “Il vecchio e il mare”? Vi aspetto nei commenti.