AUTORE: Sujata Massey traduzione di: Laura Prandino
EDITORE: Beat
PAGINE: 448
PREZZO:€ 13,50
GENERE: letteratura indiana
LUOGHI VISITATI: India primi del '900
Un romanzo ad ambientazione storica che coniuga
giallo/mistery, femminismo e Storia, quella dell’India coloniale dei primi del
Novecento.
È il primo volume di una serie con protagonista
l’avvocatessa Perveen Mistry (prima avvocatessa di Bombay) e investigatrice per
caso.
Perveen ha delle grandissime responsabilità perché non vuole
far sfigurare (o disonorare) il padre (avvocato famoso e richiesto), inutile
dire che non ha vita facile, negli anni ’20 fare l’avvocatessa per un donna era
difficile ovunque figuriamoci in una società come quella indiana, inoltre è un
attiva sostenitrice dalla causa femminista.
Ma Perveen ha anche uno scheletro nell’armadio (tale Cyrus Sodawalla di
Calcutta).
Abbiamo una narrazione particolare che alterna le vicende
del presente narrativo (1921) con Perveen avvocatessa che si occupa del caso di
Malabar Hill e un passato (anni 1916 e 1917) dove la seguiamo alle prese con un
particolare capitolo della sua vita che nella parte presente viene visto come
un “neo”, un errore, una storia d’amore tragica che l’ha profondamente segnata
e che sembra essere ritornata a tormentarla… La narrazione è molto scorrevole e
godibile, si alternano le due parti e spesso i capitoli si chiudono con dei
cliffhanger
Venendo al caso “giallo” abbiamo un ricco commerciante
musulmano il signor Omar Farid che è da poco deceduto, le tre mogli hanno
comunicano di voler rinunciare all’asse ereditario in favore del ‘wake’ di
famiglia (il wake è un istituto giuridico particolare oggetto di grandi
attenzioni perché si presta anche alla realizzazione di frodi, riassumendo in
maniera semplicissima si tratta di un fondo di investimento/beneficienza che
dona periodicamente denaro ai bisognosi ma al contempo ripartisce dividenti ai
favore di prestabiliti membri della famiglia). Compito di Perveen è quello di
parlare con le donne per accertare la loro volontà (le vedove Razia, Sakina e
Mumtaz vivono in clausura rispetto al mondo esterno), i rapporti tra le donne
non sembrano dei più sereni e ci sono tanti segreti che nascondono. Ci sarà un
delitto, viene trovato ucciso Faisal Mukri, l’amministratore ed esecutore
testamentario viene quindi chiamata la polizia e inoltre scompare anche una
delle figlie. Alla fine il caso verrà risolto grazie alla prontezza e
perspicacia di Perveen che ha anche messo a repentaglio la sua vita.
Questo romanzo è il primo di una serie che voglio
assolutamente continuare. Come dicevo all’inizio oltre alla parte “gialla”
comunque molto bella, il romanzo è un concentrato d’India con il suo mix di
culture e religioni, in questa storia si parla nello specifico di parsi o
zoroastriani (comunità a cui appartengono Perveen e la sua famiglia) e
musulmani (comunità a cui appartiene il signor Farid) ma ci sono accenni anche
agli indù. C’è grandissima attenzione alla condizione femminile, il mondo delle
donne è fatto di tabù e limitazioni (e questo a prescindere dalla confessione
religiosa di appartenenza), alle donne serve l’approvazione scritta del marito
o di un membro maschio della famiglia per molte cose come iscriversi
all’università oppure la legge che disciplina il divorzio e non è causa di
separazione “andare a prostitute” ovviamente se ad andarci è il marito! Infine
la ricostruzione storica è davvero magnifica e ci racconta di un India nei
primi decenni del ‘900 quando è colonia inglese ed emerge suppur in sottofondo
anche la voglia di autodeterminazione degli indiani rispetto agli inglesi, e ci
viene portato anche il punto di vista degli inglesi perché tra i personaggi c’è
un amica di Perveen, Alice che è la figlia del consigliere del governatore.
Fatemi sapere se conoscete le storie con Perveen Mistry. Vi
aspetto nei commenti