giovedì 20 luglio 2023

GLI ANNI DELLA LEGGEREZZA - SAGA DEI CAZALET VOL. 1 DI ELIZABETH JANE HOWARD

TITOLO: Gli anni della leggerezza - Saga dei Cazalet vol. 1
AUTORE: Elizabeth Jane Howard
traduzione di: Manuela Francescon
EDITORE: Fazi
PAGINE: 606
PREZZO: € 13
GENERE: letteratura inglese, saga famigliare
LUOGHI VISITATI: Londra - Sussex: anni 1937 e 38
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I Cazalet sono una ricca famiglia dell’alta borghesia londinese, che possiede una ditta di import/export di legname a Londra, dove vivono la maggior parte dell’anno, hanno però una residenza nel Sussex chiamata Home Place dove si ritrovano tutti assieme soprattutto le estati ed è qui che sono ambientate le vicende di questo primo capitolo.

Essendo il primo libro di una saga famigliare di ben cinque volumi viene dedicato tempo alla conoscenza dei membri della famiglia e dei personaggi che vi gravitano attorno.

Alla base ci sono “i capostipiti” William Cazalet detto Il Generale e Kitty Barlow detta la Duchessa, dalla loro unione sono nati quattro figli, tre maschi tutti spostati (Hugh, Edward e Rupert) e una femmina Rachel.

Il figlio maggiore Hugh è sposato con Sybil e hanno due figli Polly (12 anni) e Simon (11) e in questa prima estate di conoscenza arriverà anche William. Sono una coppia affiatata e innamorata ma Hugh e Sibyl, che pur si amano profondamente e sinceramente, hanno un grande problema di comunicazione, non parlano o meglio non esprimono davvero loro stessi, i loro sentimenti per paura di ferire o dispiacere l’altro così si trovano a fare cose che non vogliono nella convinzione che faccia piacere all’altro anche se non è così. Mi sono piaciuti molto come coppia però talvolta mi è venuta voglia di prenderli per mano metterli in una stanza e dir loro la verità, tutte le cose che non si dicono.

Il secondo figlio, Edward è sposato con Viola (detta Villy), hanno tre figli Louise (14 anni), Teddy (13) e la piccola Lydia (6). Qui la situazione di coppia è un po’ diversa per le differenze di carattere e temperamento dei protagonisti, Edward è un dongiovanni e ha delle amanti mentre Villy passa il tempo annoiandosi della vita domestica e famigliare, perché fare la moglie e la madre non era la sua aspirazione, avrebbe bisogno di un impiego esterno un lavoro ad esempio, ma i tempi, la società dell’epoca prevede altro: per le donne di buona famiglia, seppur magari prima di sposarsi lavorano, dopo il matrimonio è impensabile, il loro ruolo è la famiglia, la casa dove tra l’altro sottolineerei che hanno anche poco da fare perché c’è la servitù…

Ultimo figlio maschio è Rupert, rimasto vedovo dalla prima moglie da cui ha avuto due figli Clary (12 anni) e Neville (7), si è risposato con Zoe una giovane donna non adatta e non pronta alla vita domestica di moglie e madre. Zoe è una stronza colossale, egoista, antipatica, snob, altezzosa, capricciosa e assolutamente non in grado di prendersi cura dei figli di Rupert, in questo primo libro è piuttosto antipatica… Rupert è un pittore che si barcamena come può per conciliare il suo desiderio di essere artista con la necessità di mantenere la famiglia.

E infine abbiamo l’unica figlia femmina: Rachel, lei non è sposata ma intrattiene un rapporto di amicizia molto stretto con un’insegnante di violino di nome Sid. Rachel è ingenua e buona, sacrifica la sua vita per gli altri, sta accanto ai genitori, è il loro bastone della vecchiaia e si occupa di molta beneficenza soprattutto con i bambini.

Ma non finiscono qui i protagonisti perché le estati a Home Place vedono invitati anche Jessica (la sorella di Villy) con al relativa famiglia, l’istitutrice Miss Milliment e poi tutta la servitù.

La Howard ci restituisce una bellissima e affascinante contestualizzazione storico e sociale, fornisce un quadro completo della società dell’epoca: conosciamo la vita, le speranze, le ambizioni e i sentimenti sia della classe alto borghese a cui appartengono i Cazalet ma anche della classe media che è qui rappresentata dalla famiglia di Jessica e di quella ancor più modesta e medio povera della servitù e degli insegnanti privati raccontando anche la loro vita e le loro esperienze ad esempio anche come passano il pomeriggio libero, quali svaghi, quali ambizioni e progetti.

È un romanzo che fornisce un’ottima inquadratura della società dell’epoca, una società che si trova in una fase di transizione tra il vecchio mondo vittoriano ottocentesco e un mondo nuovo con nuove politiche e aspettative e ambizioni. Queste diversità di vedono in alcune cose come il modo delle donne nelle varie generazioni di rapportarsi a qualcosa di assolutamente naturale come il ciclo mestruale, per le più vecchie come La Duchessa è impensabile parlare con altre persone (anche altre femmine e di famiglia) di cose corporali, la generazione di Villy è ancora bigotta ma un pochino più aperta e poi la generazione di Zoe che invece parla apertamente e fa ricorso anche agli assorbenti. È curioso come a pensarci bene spesso è un argomento ancora oggi tabù, purtroppo non siamo andati oltre il modo di pensare della generazione intermedia di Villy, se ne parla ma sempre come qualcosa di “sporco” e “vergognoso” e solo per lo stretto necessario. Poi ovviamente altro aspetto di diversità è la questione lavorativa per le donne: come detto Villy vorrebbe avere un impiego ma la società non lo prevede, mentre ad esempio la generazione della Duchessa non avrebbe nemmeno immaginato una vita diversa dal matrimonio, almeno per le classi sociali più abbienti. Altro aspetto che emerge è il ruolo della donna all’interno della società, pur essendo le donne narrate/descritte nella saga anche molto diverse tra loro anzitutto a livello di estrazione sociale, e come anticipato la Howart ci fornisce un quadro anche delle domestiche, un aspetto che emerge prepotente è questo: una donna lavora (anzitutto solo se necessario per mantenersi, quindi se appartiene ad uno degli strati più bassi della società, ad esempio Rachel non si è sposata e non lavora ma riceve un vitalizio dai genitori) e poi solo finché si sposa, dopodiché la società esige che si dedichi esclusivamente alla cura del marito e dei figli.

“Se avesse proseguito la carriera, tutto sarebbe stato diverso. Sapeva, dai tempi in cui si esibiva con la compagnia, che le ragazze restavano incinte, ma tale era lo spirito di dedizione – ricordava bene i piedi sanguinanti, i dolori fortissimi per gli strappi muscolari durante spettacoli interminabili, le ore passate a letto tra una prova e l’altra perché Djagilev non pagava i ballerini per settimane intere e toccava vivere con un litro di latte a un paio di panini al giorno – che un aborto clandestino era visto come uno dei tanti rischi che si correvano per amore dell’arte. Ma lei, sposandosi, era uscita da quel mondo per entrare in uno in cui una donna poteva dedicarsi solo a mettere al mondo bambini e dare ordini ai domestici. La vita era una gigantesca trappola predisposta dagli uomini, pensò, e il sesso, da cui era pur logico che una donna si guardasse bene considerando a cosa si riduceva – ore e ore di sgradevoli, dolorosi e infine noiosi rapporti intimi da cui, per qualche ragione, non si ricavava alcuna soddisfazione - , non era altro che moneta di scambio da cedere in cambio della sicurezza e degli agi derivanti dal fatto di essere una coppia e di passare, del resto, anche momenti piacevoli insieme. Ma poi, se solo pensava alle donne nubili che conosceva! Commiserate, trattate con condiscendenza… non erano certo da invidiare. Se pure avesse continuato a danzare, a quel punto della sua vita la sua carriera sarebbe in ogni caso finita. O comunque non più al suo culmine.” Pag 392 e 393

 

I personaggi sono delineati in modo raffinato, ognuno con le proprie caratteristiche, i propri pregi e i propri difetti che non vengono sottaciuti, sono “veri” e assolutamente realistici ed è una cosa che ho apprezzato moltissimo, oltre alla trama ci sono i personaggi, che sembrano la descrizione di persone reali, quasi amici di famiglia, ed è un po’ così che si sente il lettore a leggere delle vicende dei Cazalet, un amico di famiglia!

Anche in questo primo volume si delinea un tratto che, a mio parere, contraddistingue tutta la saga: viene data preponderanza alla narrazione delle vicende dei personaggi femminili, non che i maschi restino in secondo piano però secondo me c’è una maggior concentrazione/attenzione sulle donne e quindi anche sulla condizione femminile, si tratta di una semplice constatazione, non è né un limite né una critica.

“La casa ormai si riempiva di suoni, voci di bambini, le domestiche che apparecchiavano la tavola per la colazione nell’ingresso, la radio accesa nello studio di William che doveva essere già tornato dalla cavalcata mattutina, il pianto del piccolo Wills e, all’esterno, McAlpine che falciava il campo da tennis.” Pag 471

Questo primo romanzo, ambientato durante le estati del 1937 e del 1938 si intitola “Gli anni della leggerezza”. La leggerezza io l’ho trovata solo nella prima parte del romanzo, dove c’è tanta spensieratezza, soprattutto nei più giovani. Si svolge in estate e accompagnamo la famiglia nelle vacanze estive, quando si ritrovano tutti a Home Place nel Sussex, la residenza di campagna dei Cazalet, donne e bambini ci passano tutta l’estate mentre gli uomini vengono sempre il fine settimana. La vita a Home Place scorre secondo precisi rituali, assistiamo quindi al passare delle giornate dove i cugini stanno tutti in compagnia, ci sono le tanto agognate gite al mare e i giochi.

Nella seconda parte inizia ad aleggiare lo spettro di una possibile nuova guerra, prima in modo molto sfumato e poi con maggior prepotenza e questo sconvolge le vite dei protagonisti, c’è anche chi la guerra l’ha fatta e provata sulla propria pelle, infatti Hugh ed Edward hanno combattuto in Francia durante la prima guerra mondiale. Ma lo spettro di una nuova guerra non è l’unica fonte di preoccupazione per i personaggi, alcuni in particolare si trovano a dover vivere dei cambiamenti difficili e non vengono compresi dalla famiglia. Tra questi c’è Louise, che è la più grande delle cugine, si trova a vivere quella particolare fase adolescenziale dove si trova fuori posto e a disagio sia con gli adulti perché non è ancora così grande sia con i piccoli e in particolare con le cugine Clary e Polly che fanno ancora giochi da bambine.

Un romanzo familiare ma anche storico meraviglioso, le vicende di una famiglia che si intrecciano con la Storia, mi è piaciuto moltissimo e non vedo l’ora di continuare a leggere di questa famiglia.

Vi aspetto nei commenti per sapere se conoscete i Cazalet e qual è il vostro personaggio preferito.

giovedì 13 luglio 2023

STORIE DI SFIGATI CHE HANNO SPACCATO IL MONDO - SE I SOCIAL NETWORK FOSSERO SEMPRE ESISTITI

TITOLO: Storie di sfigati che hanno spaccato il mondo
AUTORE: Se i social network fossero sempre esistiti
EDITORE: TEA
PAGINE: 304
PREZZO: € 5,90
GENERE: biografia, letteratura italiana

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Divertente, irriverente, politicamente scorretto.

Analizza con brevi biografie ironico satiriche una ventina di personaggi iconici, che hanno lasciato il segno e fatto la storia nel loro settore, ci sono pittori, cantanti, scienziati, attori e scrittori. Nello specifico leggeremo di Charles Bukowski, Caravaggio, Anton Cechov, Charlie Chaplin, Giovanna d’Arco, Frida Kahlo, Giacomo Leopardi, Antonio Ligabue, Freddie Mercury, Marilyn Monroe, Giovanni Pascoli, Cesare Pavese, Edgar Allan Poe, Mary Shelley, Nikola Tesla, Alan Turing, Vincent Van Gogh, Oscar Wilde, Amy Winehouse, Virginia Woolf.  (C’è di tutto e per tutti i gusti.)

“Sei sfigato quando non sei come il mondo vorrebbe che tu fossi. Sei sfigato quando sei te stesso. E allora diciamolo, sfigato è bello! Attenzione, non abbiamo detto che essere sfigati vuol dire essere felici, tutt’altro. Nonostante questo, la storia ci ha dimostrato che coloro che il mondo chiama ‘sfigati’ sono spesso gli stessi che poi il mondo lo cambiano, lo conquistano o lo sconvolgono.” 

 

È un libro schematico che utilizza una struttura (uguale) per tutti: per ogni singolo personaggio c’è breve una biografia che inizia con lo “sfottititolo” (l’introduzione ci spiega essere “un sottotitolo goliardico che riassume in poche righe la vita del personaggio”), segue un’illustrazione quasi caricaturale (opera di Marco Pavesi) e si conclude con una curiosità o un aneddoto particolare.

La narrazione si basa esclusivamente sull’ironia e sulla satira, si scherza su tutto (!) dalla povertà, agli abusi e dipendenze da alcool e droghe, dai maltrattamenti in famiglia al bullismo alla depressione, come ho detto all’inizio è una narrazione politicamente scorretta, è la prima definizione che ho pensato, è una sua caratteristica e se accettata il libro può piacere. Va tenuto conto anche che la sua funzione (almeno a mio parere) è di mero intrattenimento e divertimento, ripercorre la vita di personaggi importanti dandone una lettura ironica e sono stati scelti personaggi che non hanno avuto una vita facile, dove non è stato tutto rosa e fiori e nemmeno “normale”, nel senso di persone nei cui confronti, per infinite e diverse ragioni, la vita/il destino (chiamiamolo come vogliamo) si è particolarmente accanito. Due esempi velocissimi: abbiamo Frida Kahlo che tutti sappiamo ha passato la vita a combattere contro malattie molto debilitanti e invalidanti; oppure Chaplin forse l’attore più famoso (se non importante) del cinema muto che sì morirà ricchissimo e nella sua vita è stato circondato da donne e feste ma che però è nato poverissimo e per molto tempo ha dovuto arrabattarsi per mantenere se stesso.

“Nei primissimi anni di vita Alan è un bambino allegro e vivace come tanti: gioca con i Lego, mangia la terra, smoccola e frigna, insomma, mina il sistema nervoso dei suoi precettori fungendo da monito vivente all’uso degli anticoncezionali”.

“Così, simpatico come una colonscopia, Alan si aggira per i corridoi a testa bassa, letteralmente inciampando negli altri; con gli insegnanti è pigro e saccente, non esita a correggerli durante le spiegazioni. Ricorda un po’ Hermione Granger dei primi anni di Hogwarts, quella che Piton aveva soprannominato un’ ‘insopportabile so-tutto-io’”

 

Ricchissimo di riferimenti alla cultura popolare, radio televisiva e politica con paragoni e similitudini che fanno sorridere e rendono immediatamente l’idea che vuole esprimere: dalla melevisione ai personaggi dello spettacolo e della politica italiana, da wikipedia ad altre opere letterarie e ai loro protagonisti. Un libro molto fruibile che in un certo senso permette di conoscere divertendosi. Ci sono tutti gli aspetti principali delle vite dei personaggi che prende in considerazione ma sono biografie brevissime.

“Con i soldi arriva anche il successo con le donne: Chaplin non è il classico attore belloccio con il culo di marmo e la mascella squadrata, ma si difende bene. Era alto solo 1 metro e 65 ma aveva dalla sua un sorriso affascinante e un savoir faire irresistibile, per non parlare a questo punto del conto in banca. Nella sua vita ha avuto più di duemila donne, in buona parte minorenni. Insomma, non alto, ricco, con una passione per un certo tipo di partner… manca solo un mi consenta e da Hollywood ad Arcore è un attimo.”

 

Gli autori, Francesco Dominelli e Alessandro Locatelli, sono gli stessi della pagina Facebook “Se i social network fossero sempre esistiti”. Una pagina piena di spensieratezza, ironia, satira, dove i personaggi del passato vengono trasportati nel presente e qui si confrontano con il mondo di oggi e i suoi problemi, così a confrontarsi troviamo personaggi vissuti in epoche diverse e anche distanti tra loro per esempio Dante, Foscolo, Leopardi, Manzoni, Verga e D’annunzio si trovano a commentare qualcosa tutti assieme oppure organizzano una grigliata o una festa. Ogni personaggio rappresenta una caricatura mettendo in evidenza l’aspetto più “caratteristico” per esempio Leopardi è lo sfigato depresso, Nerone il piromane.

Conoscendo già la pagina Facebook, nel libro ho trovato, come mi aspettavo, le stesse vibes, quindi se conoscete la pagina e vi piace non posso che consigliarvi il libro.

 

De “Se i social network fossero sempre esistiti” questo non è l’unico libro, ce ne sono altri tre: “I grandi classici riveduti e scorretti”, “La Divina Commedia” e “I grandi miti classici riveduti e scorretti”. Io li voglio assolutamente recuperare perché mi piace molto l’idea di base: un libro scanzonato, allegro, ironico con cui andiamo ad approcciarci a qualcosa di “pesante” - lo dico anche a parole - tra virgolette, in questo che ho letto delle biografie, negli altri volumi classici e mitologia, tutti argomenti per antonomasia noiosi e difficili. Poi per essere precisi a questi quattro titoli di narrativa si aggiungono anche due pubblicazioni di intrattenimento/interazione che sono i quaderni dei compiti delle vacanze per adulti: un mix di giochi tipo cruciverba e quiz, da quello che ho capito tutti legati a curiosità e aneddoti di personaggi famosi, sempre sulla falsariga dell’ironia che connota tutte le loro opere e azioni.

 

 

Bonus finale: è il libro perfetto per quando si ha poco tempo a disposizione, quello che io chiamo un libro da “comodino” o da leggere a rate cioè un libro che non si legge (o che si può non leggere) tutto d’un fiato ma una o due biografie per volta magari nei ritagli di tempo o prima di dormire (ecco perché da comodino), che puoi appoggiare e riprendere in mano quando vuoi anche a distanza di tempo.

 

Vi aspetto nei commenti per sapere se lo avete letto o se avete letto altri libri di questa serie.

 

giovedì 6 luglio 2023

UPLOAD Stagione 2 - Serie Tv

TITOLO: Upload Stagione 2
AUTORE: Greg Daniels
GENERE: fantascienza-commedia-thriller
AMBIENTAZIONE: Stati Uniti d'America anno 2033

PIATTAFORMA: Prime Video




Attenzione possibili spoiler sulla prima stagione

La prima stagione si è chiusa con un finale aperto mozzafiato e la storia riprende esattamente dove si era interrotta.

Vediamo cosa fanno i nostri protagonisti.

Nora si rifugia in una comunità di luddisti - persone che vivono la loro vita senza alcuna tecnologia, soprattutto quella digitale e quindi niente smartphone - e si nasconde lì per un po’ di tempo. In questa comunità fa amicizia con Matteo (uno dei capi) e lui la coinvolge in un progetto ulteriore perché i luddisti non si limitano a vivere la loro vita senza tecnologia ma sono anche, o almeno alcuni di loro costituiscono, una sorta di gruppo “anarchico” che vuole attaccare e distruggere la tecnologia e i suoi usi, in particolare i sistemi di upload e stanno progettando un attacco proprio a Lake View con l’obiettivo finale di distruggerlo, ma per il momento vogliono solo danneggiarlo/hackerarlo. Nel frattempo al lavoro viene sostituita da un nuova stagista un po’ imbranata tanto che inizialmente utilizzerà l’avatar di Nora, anziché il proprio, creando qualche malinteso.

Nathan si trova a convivere a con la fidanzata, infatti Ingrid alla fine della prima stagione gli dice di aver fatto l’upload per lui così da passare tutta “la vita” assieme. Naturalmente la convivenza non è facilissima, Ingrid è una sorta di tornado, rivoluziona e stravolge la vita di Nathan a Lake View.

Il paradise offre nuove e ulteriori possibilità, alcune di queste possibilità le trovo eccessive e “sconvenienti” nel senso che puntano molto all’effetto “grande fratello” stile show televisivo ad esempio è possibile vedere (naturalmente dietro pagamento) scene di vita all’interno del paradiso, “spettacoli” acquistabili da chiunque. Tra le novità più importanti c’è la possibilità per la Orizon, la società che gestisce Lake View, di controllare il pensiero degli avatar: i programmatori possono leggere/sentire cioè conoscere i pensieri degli avatar. È attraverso questo nuovo applicativo che Nathan e Nora scoprono qualcosa, un tassello ulteriore sulla morte di Nathan, perché è chiaro che non si è trattato di un semplice incidente ma qualcuno lo ha voluto eliminare, resta da capire chi e perché? 

I protagonisti vivono varie avventure e c’è un bello sviluppo della vicenda e dei vari personaggi, viene mantenuta la loro caratterizzazione e non si smentiscono così ad esempio Nathan che è una persona altruista e generosa sfrutta delle occasioni propizie e le sue capacità per aiutare altri avatar, soprattutto quelli meno fortunati, i poveri diciamo. Perché non dobbiamo dimenticarci che Lake View come lo vediamo è fantastico, un vero paradiso dove vivere virtualmente in eterno però è solo per pochi eletti, per coloro che possono permetterselo finanziariamente, c’è poi anche la sezione economica da 1 giga al mese, e basta una piccola emozione per bruciarli in pochi secondi, come Nathan ha sperimentato su se stesso. Come dicevo all’inizio le vicende riprendono esattamente da dove si erano interrotte alla fine della prima stagione: all’inizio ho avuto qualche difficoltà a riprendere il filo dopo tanto tempo poi pian piano sono riuscita a fare mente locale e ripartire.

È una serie tv divertente, c’è del romantico e c’è del thriller, molto godibile e di intrattenimento, è un mix tra giochi di ruolo virtuali come The Sim che si incastrano con la vita vera e una vita reale dove la tecnologia la fa da padrone! Per dire un paio di “cose supertecnologiche” ci sono le macchine a guida automatica (tecnologia questa che non è poi così astratta), tu sali, dici dove vuoi andare e la macchina ti ci porta, tu nel frattempo puoi fare altro come dormire oppure leggere oppure guardare film (per quanto io adori guidare, sarebbe un ottimo modo per avere più tempo per me) e poi la possibilità di vedere ed utilizzare lo schermo del nostro smartphone direttamente sulla mano tra indice e pollice.  Però se si vuole offre anche molti spunti di riflessione su argomenti estremamente interessanti e sensibili e che non sono fantascienza in senso letterale o di genere letterario: ci sono svariati studi scientifici per creare davvero qualcosa di simile a Lake View nella realtà o quantomeno conservare il proprio io dopo la morte del corpo fisico per un futuro, questi sono argomenti attuali e reali non è finzione, non è stato inventato nulla da questo punto di vista ma sviluppato un idea secondo la propria fantasia e necessità. Di questi argomenti e studi ho visto che se ne occupa un saggio di Mark O’Connell dal titolo “Essere una macchina. Un viaggio attraverso cyborg, utopisti, hacker e futurologi per risolvere il modesto problema della morte” edito Adelphi, mi piacerebbe recuperarlo e leggerlo. Piccola precisazione sicuramente ci sono tanti altri testi che trattano l’argomento io mi limito a citare quello di cui al momento sono a conoscenza per averne sentito parlare in un video youtube da Martina del canale @imaandthebooks; se avete altri suggerimenti sono bene accetti.

Altro spunto di riflessione è se sia giusto (corretto, etico) distruggere questi paradisi virtuali come vorrebbero fare alcuni luddisti, cosa ne sarebbe di chi “continua a vivere lì dentro” e i loro cari fuori? La contrarietà ad un idea può arrivare ad interferire con le libere scelte di altri, scelte che il sistema, la società permette?

E poi molto più semplicemente ci porta a riflettere, anche, sull’impatto che la tecnologia ha avuto e avrà sulle nostre vite.

Le riflessioni sono una possibilità anche non necessaria, si può guardare la serie e gustarla semplicemente come mezzo di intrattenimento e anche così la trovo interessante e ve la consiglio.

Attendo con ansia e trepidazione la terza stagione (ho letto che si farà!). Anche il finale della seconda stagione è aperto, anzi apertissimo e tutte le strade restano percorribili, può succedere di tutto (io spero nel lieto fine).

Conoscete questa serie tv? Fatemi sapere nei commenti se la conoscete e se vi piace oppure se vi incuriosisce. Mi farebbero piacere anche vostri consigli su serie tv o film o libri che trattino questi argomenti.