giovedì 4 giugno 2020

UPLOAD - SERIE TV

TITOLO: Upload
CREATORE:  Greg Daniels
GENERE:fantascienza-commedia-thriller
AMBIENTAZIONE: Stati Uniti d'America anno 2033
PIATTAFORMA: Prime video




Upload Serie Tv – Stagione 1 Episodi 10 disponibile sulla piattaforma Prime Video (esclusiva Prime)
Una serie tv che affronta un tema spinoso: la vita dopo la morte.
In un ipotetico futuro (piuttosto vicino 2033) le persone potranno scegliere se morire alla vecchia maniera oppure farsi fare “l’upload” e trasportare la propria coscienza e i propri ricordi in un mondo virtuale dove sottoforma di avatar potranno vivere all’infinito in compagnia o in attesa dei propri cari. Nel paradiso le varie persone vengono assegnate ad un “angelo” che si occupa di accompagnarli nella nuova vita e di soddisfare esigenze e richieste; l’angelo è una persona reale che interagisce con le persone oggetto di upload. Punto fondamentale è l’interazione che esiste tra il mondo reale e quello virtuale, sia le persone “vive” che i defunti che hanno fatto l’upload possono interagire, vedersi e parlarsi.
I mondi virtuali ultraterreni detti anche Paradisi sono configurati come una sorta di video gioco, a me ha ricordato moltissimo i giochi di realtà virtuale (appunto) come “The Sims”. Nel paradiso scelto la persona può continuare a vivere all’interno del mondo digitale, attraverso un avatar con le sue sembianze, e può anche comunicare (vedere, parlare) con le persone ancora in vita nel mondo reale.
Potrebbe sembrare un futuro idilliaco, in apparenza, ma i “Paradisi”, queste realtà virtuali dove continuare a vivere oltre la morte terrena non sono accessibili a tutti, sono a pagamento.

La storia è apparentemente semplice un giovane programmatore di nome Nathan dopo un incidente d’auto viene uplodato nel paradiso “Lake View” di Horizon gestito dalla famiglia della sua fidanzata; qui Nathan inizia una nuova infinita vita e incontra altre persone “morte” con cui fa amicizia e vive delle avventure.
Alle vicende di Nathan si intrecciano quelle del suo angelo, Nora e della sua vita privata fatta di ragazzi sbagliati e di un padre malato che cerca di convincere a fare l’upload. Ma la morte di Nathan è sospetta e varie persone indagano sulle sue reali cause, anche Nora dopo essersi accorta che stranamente alcuni ricordi di Nathan sono danneggiati; le perplessità sono legate al lavoro che faceva Nathan da vivo: era un programmatore e stava sviluppando un software per un mondo parallelo dopo la morte accessibile a tutti.

Il mondo reale raccontato è “futuristico” pieno di tecnologia, diversamente non avrebbe potuto svilupparsi il sistema che permette di fare gli upload. Ma si affronta anche il percorso inverso quello di “download” e quindi ripristinare la coscienza e i ricordi di un individuo uplodato in un nuovo corpo creato attraverso la clonazione del suo vecchio corpo, potrebbe essere uno degli scopi per cui si scegli di fare l’upload: la prospettiva di tornare in vita nel mondo reale in futuro. Temi quello della clonazione, della crioconservazione e di tutte le implicazioni etiche e sociali che ne derivano che sono attuali e oggetto di dibattito nel mondo scientifico.   
Mischia vari generi, c’è della commedia romantica (per il particolare legame che si crea tra Nathan morto e il suo angelo Nora), c’è del thriller (scoprire cosa e chi si nasconde dietro la morte di Nathan), c’è della comicità che vira alla satira, al mostrare gli aspetti più comici di questo ipotetico futuro.

Sa essere divertente e irriverente, sa scherzare e giocare con un tema estremamente delicato e importante, non mancano i tratti comici ma fa riflettere molto. Anzitutto lo spettatore è portato a chiedersi cosa farei io? Cosa decido per la mia vita dopo la morte? E poi i temi trattati sono molti, tutti di natura etica: sia personale, intima della scelta di un singolo individuo su come morire, su cosa credere; sia sociali perché non tutti hanno accesso oppure non hanno accesso allo stesso modo alla vita eterna degli upload, per avervi accesso serve sempre la solita cosa che fa girare il mondo: il denaro.
Per quel che riguarda gli attori del cast non ne conoscevo nemmeno uno: il personaggio di Nathan è interpretato da Robbie Amell mentre Nora è interpretata da Andy Allo, entrambi hanno all’attivo diversi film e la partecipazione in varie serie tv che però come detto non conosco.





venerdì 29 maggio 2020

DAMASCO - SUAD AMIRY

TITOLO: Damasco
AUTORE: Suad Amiry - cura e traduzione dall'inglese di Maria Nadotti
EDITORE: Feltrinelli - collana Feltrinelli Universale Economica
PAGINE: 267
PREZZO: € 9,50
GENERE: letteratura palestinese e letteratura siriana
LUOGHI VISITATI: Medio Oriente da fine '800 ai giorni nostri
acquistabile su amazon: qui (link affiliato)



“Forse, quel che Jiddo non voleva rilevare era che la vera funzione del gigantesco portone davanti al quale la mamma stava lentamente perdendo il suo aplomb era di isolare le sue ‘storie’ e quelle della sua famiglia. Il portone doveva salvaguardare le vicende, gli accordi commerciali, i segreti e gli scandali che avevano avuto luogo nei numerosi angoli di quella casa, negli spazi aperti e in quelli al chiuso: nelle vaste aree in cui si accoglievano gli ospiti attorno alla corte, nella corte stessa e nel suo semiaperto liwan, nelle zone destinate a ricevere gli uomini (la piazza esterna), nelle zone destinate alle donne (la piazza interna), nei salotti in cui si dava accoglienza a ospiti di entrambi i sessi, nelle numerose ali e camere da letto private, e negli alloggi dei padroni e della servitù di quello splendido palazzo. Inutile dire che alcune di quelle storie erano troppo scandalose, e platealmente riprovevoli, perché non se ne fosse visto o sentito parlare in una città incline al pettegolezzo come Damasco. Tuttavia, i modesti esterni di fango delle magioni damascene rendevano impossibile immaginare il tipo di ricchezza e di splendore che si celava dietro mura tanto alte e impenetrabili. A detta degli studiosi, le mura dovevano servire a proteggere dalle tasse sulla proprietà. È probabile che gli studiosi a volte tendano a essere un po’ ingenui.”

Una storia familiare che attraverso le generazioni racconta la vita in Siria, ma più in generale nel Medio Oriente, dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri.
Il lettore compie un meraviglioso viaggio nella storia, nella cultura e nelle tradizioni del Medio Oriente, in particolare nella Grande Siria, uno stato molto più esteso della Siria geopolitica che conosciamo oggi.
Un libro che risponde a scopi plurimi, raccontare la storia della propria famiglia diventa il mezzo per raccontare e mostrare al mondo occidentale la tradizione millenaria e la ricchezza culturale del Medio Oriente e dei suoi abitanti e mostrare anche la vita delle donne nel mondo arabo.
Nel libro ci sono donne coraggiose e sono loro il fulcro della narrazione assieme alla città di Damasco.
Come dicevo quella raccontata è la storia della famiglia della scrittrice, quindi un romanzo autobiografico, dove però la realtà, i ricordi si mescolano alla fantasia e non sempre è dato sapere cosa è realmente accaduto e cosa è una ricostruzione, ce lo conferma e sottolinea la stessa Amiry a fine romanzo. Ma in ogni caso è una ricostruzione plausibile e molto veritiera.
Ci sono meravigliose e ricche descrizioni, tra queste i banchetti del venerdì a Beit Jiddo (la casa dei nonni a Damasco), la stessa abitazione, le regole e le abitudini dei suoi abitanti sono minuziosamente narrati, i rituali dei lavacri nell’hammam. Altro aspetto approfondito sono i riti matrimoniali, attraverso il ricordo di quello di nonna Teta nel lontano 1896 e quello della domestica Fatima nel 1946.
Il punto focale della narrazione è Damasco, la città in cui Suad Amiry è nata, la città di sua mamma, la città in cui è cresciuta assieme ad alcune importanti donne della sua vita: nonna Teta, le zie Laila e Karimeh e la cugina Norma. La narrazione è incentrata sulle donne: nonna Teta, la madre Samia, le zie, la cugina e l’io narrate, a loro viene data voce, sono i loro pensieri e le loro sensazioni ad essere riportate su carta.
“Al contrario di Gerusalemme, i numerosi suk di Damasco vendevano tutto ciò che poteva sognare o desiderare che preferiva condurre una decadente vita mondana. Qualsiasi cosa cercassi, nei suk di Damasco la scovavi. Si potevano trovare, per esempio, stoffe rinomate in tutto il mondo quali il tessuto double-face noto col nome di damasco. Come gli abitanti della città, quel favoloso tessuto – conosciuto ai quattro angoli della terra e ricavato dalla seta più fine – era chiamato anche damasceno. Poi c’era il famoso aghbani, il tessuto di cotone ricamato spesso impiegato per realizzare tovaglie adorne di fili d’oro e d’argento su uno sgargiante fondo variopinto. I mobili siriani fatti a mano e con intarsi in madreperla erano ricercati per la loro alta qualità. Né meno sbalorditivi erano i vassoi d’ottone decorati con una calligrafia argentata, scene di caccia, nonché motivi floreali e geometrici.”
“Tutta sola, sul sedile posteriore del taxi che mi stava portando da Amman a Beirut via Damasco.
Come suonava strano quel via Damasco.
Come poteva, infatti, la mia Damasco, la Damasco della mamma, la Damasco di Teta e Jiddo, trasformarsi in un luogo di passaggio? Suonava strano non solo perché Damasco era la città più antica e più continuativamente abitata della terra ma anche perché era proprio il centro della mia vita, della vita della mamma e di quella di Jiddo e Teta. Eppure ormai era una realtà, una realtà che superava tutte le nostre vite messe insieme.”

Il romanzo è scritto in prima persona e si crea un rapporto, un legame con il lettore, sembra di essere seduti con un’amica e questa intanto ti racconta la storia della sua famiglia, condivide con te preziosi ricordi.  Numerosi i rimandi a opere letterarie, cinematografiche ma anche alla cultura, alla storia e alla politica, riferimenti utili a descrivere una persona o una situazione attraverso una similitudine che il lettore può facilmente comprendere. Non manca l’ironia, come non mancano situazioni tragiche. Vi voglio riportare un esempio sia di similitudine che di ironia:
“Zio Hakim era un uomo politico di destra e un parlamentare conservatore (una versione anni sessanta dei Sarkozy e Berlusconi a venire, però di bell’aspetto. Chi ha detto che la Siria dei primi anni sessanta del secolo scoro fosse meno divertente dell’Europa di oggi?)”
Una tematica molto cara alla Amiry è la “questione palestinese” che è stato oggetto di trattazione in altri suoi romanzi, in questo appare talvolta sottoforma di riferimento o meglio sottointeso alla tematica della creazione di uno stato di Israele e tutto quello che ciò comporta, attraverso la vita dei “personaggi”.
A questo libro sono giunta per caso, cercando qualcosa di ambientato nel Medio Oriente come previsto per la tappa del mese di maggio della challenge #ilgirodelmondoin12letture. Sono contentissima di averlo letto, perché ho scoperto un’autrice interessante, di cui mi è piaciuta molto la scrittura, politicamente impegnata per difendere e far conoscere Siria e Palestina – le sue terre natali – e in generale il Medio Oriente per quello che sono in realtà, al di là delle guerre che lo hanno sconvolto negli ultimi decenni.
Super consigliato.
Lo avete letto? Avete letto altri libri di Suad Amiry?

martedì 26 maggio 2020

LA DONNA COL VESTITO VERDE - STEPHANIE COWELL

TITOLO: La donna col vestito verde
AUTORE: Stephanie Cowell traduzione di Chiara Brovelli
EDITORE: BEAT (edizione originale Neri Pozza)
PAGINE: 380
PREZZO: € 10
GENERE: romanzo storico
LUOGHI VISITATI: Francia seconda metà dell'Ottocento
acquistabile su amazon: qui (link affiliato)



“Quando riaprì gli occhi vide il quadro sullo scrittoio. La cosa strana fu che, mentre lo fissava ancor mezzo addormentato, il dipinto sembrò guardalo a sua volta. Si alzò e si avvicinò esitante. Non c’era niente su quella tela! Era tutto morto. Eppure, adesso i rami di quell’albero sembravano vivi. C’era anche una statica nuvola di cotone, e pensò che forse avrebbe potuto migliorarla un po’, per renderla viva. Già, forse.”
Una biografia romanzata di Claude Monet, seguendo due filoni gli albori della carriera di pittore e del movimento che poi verrà chiamato degli “Impressionisti” e la storia d’amore con Camille Doncieux.
Quello narrato è il Monet giovane, squattrinato e talentuoso, che si trova a dover combattere quotidianamente per fare della sua passione - e del suo particolare stile di pittura - un mestiere. Una vita non facile, nella seconda metà dell’Ottocento quella dell’artista è una carriera “mal vista”, non garantisce stabilità economica ma soprattutto lo stile di Monet non piace…
“Erano tutte scene di parchi e giardini parigini. Clément si accarezzò i baffi grigi e per qualche istante non disse nulla. «Il vostro modo di dipingere somiglia al canto di un uccello» disse. «Sapete come canta un uccello, Monet? Anche se nessun altro lo sente, spera che qualcuno lo ascolti. Oppure non gl’importa. Ma questi dipinti sembrano incompiuti. Non volete lavorarci ancora?»
«Sono perfettamente compiuti» ribatté Claude, rigido.
«Non è quello che dice la gente dei vostri quadri, o di quelli devi vostri amici! Schizzi: così li chiamano. E non vogliono vederli in casa loro».”
Anche se il protagonista è Monet per buona parte del romanzo non mancano altri pittori come Renoir, Cézanne, Pissarro, Manet, Bazille, Sisley; sono tutti amici tra loro e si aiutano e sostengono a vicenda, formando una sorta di grande famiglia accomunati da uno stile diverso da quello “canonico” – anche se gli stili di ciascuno sono poi diversi tra loro-  che verrà definito “Impressionismo” termine ricavato dal commento negativo di un critico d’arte quando il gruppo riesce ad esporre per la prima volta in una propria mostra. 
Il focus principale è però la storia d’amore tra Claude e la Camille, è stata la sua modella, la sua musa e compagna di vita, al primo ritratto “La donna col vestito verde” (famosissimo e che dà anche il titolo al romanzo) ne seguiranno moltissimi altri. Camille è una donna sfaccettata, poliedrica diversa da come appare, con tanti sogni e ambizioni. L’amore che li lega è fortissimo.
La ricostruzione storica è presente sullo sfondo, come contorno alle vicissitudini di Claude e Camille, si scoprono così la Francia e soprattutto la Parigi della seconda metà dell’Ottocento con i suoi cafè e con la scarsa considerazione che la società ha degli artisti. Si assaporano le innovazioni tecnologiche presenti come le lampade a gas e gli omnibus, ma l’attenzione si concentra sugli aspetti sociali, su due stili di vita enormemente diversi che finiranno per fondersi nella storia d’amore tra Monet e Camille, quello degli artisti squattrinati che vivono alla giornata e quello dell’alta borghesia fatto di lussi e comodità.
“Fu l’immensità della capitale a lasciarlo sconcertato. Parigi, dove l’imperatore e la sua consorte giravano per le strade in carrozza, dove magioni e palazzi sorgevano accanto a baracche e tuguri. Migliaia di caffè, sulle cui vetrine campeggiavano le réclame dei vini; migliaia di vicoli, i cui muri di mattoni erano ricoperti da manifesti. In un quartiere le strade erano ingombre di sporcizia, mentre in altri venivano lavate quotidianamente; nei parchi verdi e maestosi la luce del sole danzava tra gli alberi per andare a posarsi sugli abiti eleganti delle signore, sulle piume e suoi fiori di seta dei cappelli. Bimbi lindi e vivaci saltellavano spingendo i loro cerchi. Claude non aveva mai visto così tanta gente in tutta la sua vita”.

“Il Café des Ambassadeurs era il più grande dei nuovi café-concerts di Parigi. I due amici varcarono la soglia a fatica, passando davanti a un gruppo di ubriachi che fumavano il sigaro, e lasciarono le giacche al guardaroba prima di accedere all’enorme salone centrale illuminato dalle lampade a gas. Centinaia di persone erano sedute ai tavoli e parlavano tutte insieme, mentre un soprano cercava di sovrastare l’orchestra; le cameriere gli passavano accanto urlando le ordinazioni. E poi c’era moltissima gente che festeggiava ai tavoli sulla balconata, e si sporgeva dalla balaustra per chiamare gli amici di sotto”.

La struttura dell’opera non è lineare: si apre con un preludio, ai capitoli di narrazione si frammezzano capitoli di interludio e infine un epilogo. La particolarità sta nel fatto che in questi il protagonista è sempre Monet, però anziano alle prese con l’esposizione delle sue ninfee e ad intrattenere uno scambio epistolare con Annette, la sorella della sua amata Camille. Per ogni capitolo di narrazione vengono indicati gli anni in cui si svolgono le vicende narrate e una citazione (di un artista o di un critico d’arte contemporanei a Monet).
Leggere il libro aiuta a conoscere l’artista Monet e i suoi dipinti, dopo la lettura ho fatto un giro su Google alla scoperta delle sue opere, e vedere i quadri di cui si è conosciuta la gestazione o comunque la vita quotidiana mentre li dipingeva e le difficoltà incontrate, è stato molto bello. Va sottolineato che non si tratta di un saggio ma un romanzo che si base sulla biografia di Monet e cerca/fornisce spiegazioni plausibili però di fantasia a molti aspetti, momenti o fatti che non trovano riscontro nelle cronache.
È stata una lettura piacevole che permette una minima infarinatura, una scoperta di Monet in modo estremamente leggero, con la piacevolezza di un romanzo; per me è stata una “scoperta” che voglio approfondire. Allo stesso modo – a grandi linee - permette di farsi un’idea della vita in Francia nella seconda metà dell’Ottocento.