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mercoledì 16 ottobre 2019

CANTO DELLA PIANURA - KENT HARUF

TITOLO: Canto della pianura
AUTORE: Kent Haruf - traduzione di Fabio Cremonesi
EDITORE: NN Editore
PAGINE: 301
PREZZO: €18,00
GENERE: letteratura americana
LUOGHI VISITATI: Holt, Colorado USA
acquistabile su amazon: qui (link affiliato)



Oggi vi parlo di "Canto della pianura" secondo volume della trilogia della pianura dello scrittore statunitense Kent Haruf, edito in Italia da NN Editore. (Io ho sempre interpretato l'ordine come Benedizione, Canto della pianura e Crepuscolo, che mi pare corrisponda anche all'ordine in cui sono stati pubblicati in Italia; forse è sbagliato ma ormai ho deciso di leggerli in questo modo).

"....... Lei disse, Non credo di aver capito, non ancora. Avete accennato al bestiame. Mi dite qualcosa di più? 

Oh, be’, disse Harold. Okay. Parliamo del bestiame.

E così i fratelli McPheron proseguirono discutendo di bestiame da macello, di manzi di prima scelta, di giovenche e di vitelli da ingrasso, spiegarono anche questo, e i tre discussero a fondo fino a tarda sera. Parlando. Conversando. Spaziando un po’ anche in altri campi. Due uomini anziani e una ragazza di diciassette anni seduti al tavolo sparecchiato di una sala da pranzo di campagna, dopo cena, mentre fuori, oltre le pareti di casa e le finestre senza tende, un gelido vento del nord scatenava l’ennesima tempesta invernale sugli altopiani…..”
 
È un romanzo corale dove la narrazione delle vicende dei vari protagonisti si alterna ripetutamente; ogni capitolo riporta il nome del personaggio (o dei personaggi) che seguiamo in quel capitolo, è una peculiarità di questo romanzo (non è presente negli altri due romanzi della trilogia) che ho trovato molto interessante. Lo sfondo è la cittadina immaginaria di Holt situata vicino a Denver in Colorado.

I personaggi non ci vengono introdotti e presentati ma li conosciamo direttamente nella loro vita quotidiana, Haruf narra ciò che fanno e ciò che accade loro in quel momento e solo nel corso della narrazione, piano piano si scopre qualcosa in più su di loro, ma non troppo.
I protagonisti sono persone comuni, semplici e normali, ognuno con i propri problemi, accomunate dal vivere a Holt e della loro conoscenza reciproca. Vediamo chi sono:
- Guthrie: insegnate di scuola superiore che si trova ad affrontare l'essere padre, l'essere uomo e l'essere insegnate; su tutti e tre i fronti incontra delle difficoltà
- Ike e Bobby: figli di Guthrie 
- Victoria Roubideaux: sedicenne testarda che si trova ad affrontare "sola" una gravidanza
- Maggie Jones: collega e amica di Guthrie, amica di Victoria e dei fratelli McPheron
- Iva Stearns: vecchietta sola e confidente di Ike e Bobby
- fratelli McPheron: Harold e Raymond, due vecchi allevatori, semplici, buoni, di gran cuore impacciati e ignoranti sui rapporti interpersonali, genuini e molto simpatici; sono i miei personaggi preferiti.
“ Sissignora, proprio così. Victoria, vogliamo portarti a Philips a fare acquisti. Se sei d’accordo. Se per oggi non hai in programma nient’altro.

L’annuncio la sorprese. Come mai? Domandò.

Per divertimento, disse Raymond. Per distrarci un po’.

Non ti va? Pensavamo che ti avrebbe fatto piacere uscire.

No. Voglio dire, per quale motivo fare compere?

Per il bambino. Non pensi che il bambino che stai aspettando un giorno vorrà posare la testa da qualche parte?

Sì. Penso di sì.

Allora sarà meglio procurarci qualcosa per farlo.

Lei lo guardò e sorrise. E se invece fosse una bambina?

Be’, suppongo che dovremmo tenercela comunque e far buon viso a cattiva sorte, disse Raymond. Fece una faccia esageratamente seria. Ma anche una bambina avrà bisogno in un lettino, no? Alle bambine non viene sonno?”

La scrittura è lineare, diretta, senza troppi fronzoli, a volte cruda; particolare il modo in cui vengono esposti i dialoghi, non sono presenti segni di punteggiatura che ne definiscano inizio e fine. C'è, come dicevo prima, un'introduzione diretta quasi brutale dei personaggi, il lettore viene catapultato nelle loro vite. La narrazione di Haruf lascia dei vuoti, ci sono molti non detti; seppur in maniera minore rispetto a Benedizione è comunque un narratore conciso. È questo uno di quei casi in cui vorrei che l'autore fosse mio amico per dirgli "Kent, che problemi ha o ha avuto la mamma di Victoria? Adesso ci prendiamo una cioccolata e mi racconti tutto per filo e per segno".

Tema centrale del romanzo è la vita, nella sua fase iniziale e in qualche modo anche la maternità. Ma io ci trovo anche tanto disagio, è questo il termine che secondo me meglio descrive le situazioni; ed è quel "disagio" che io, nella mia ignoranza farcita di preconcetti, riconduco proprio agli Stati Uniti: madri che se ne vanno, ragazzine incinta, famiglie volgari, strafottenti e prepotenti che si azzuffano con gli insegnanti. Quelli di Haruf sono personaggi devono affrontare problemi in qualche modo legati ai fallimenti della vita; ho trovato degrado e squallore di tipo sociale inteso come interno ai rapporti interpersonali ed estraneo ai luoghi. Infine ho trovato anche tanta "americanità" non solo nelle situazioni di disagio ma anche in aspetti più "positivi" come ragazzini che consegnano i giornali in bici prima di andare a scuola, i cavalli, i balli della scuola, i furgoni. 

" ... Si divisero e ciascuno partì per il proprio giro. Tra uno e l'altro coprivano tutta la cittadina. Bobby si occupava della parte più vecchia e benestante di Holt, la zona sud, dove le ampie vie in piano erano fiancheggiate da olmi e robinie e bagolari e sempreverdi, dove ogni confortevole casa a due piani aveva di fronte il suo prato e sul retro un garage che affacciava su un vialetto di ghiaia; Ike invece girava per i tre isolati a destra e a sinistra di Main Street, i negozi e gli appartamenti bui sopra i negozi, e anche per la zona nord della città, al di là della ferrovia, dove le case erano più piccole e tra una e l'altra spesso c'erano dei terreni liberi, dove le case erano verniciate di blu o giallo o verde pallido e nei cortili posteriori potevano esserci pollai e qui e là cani alla catena e anche carcasse di automobili che arrugginivano tre le erbacce, sotto i rami pendenti dei gelsi......."

Tornare ad Holt è come tornare a casa. 
Voi siete mai stati a Holt? Raccontatemi le vostre esperienze.