AUTORE: Oswaldo Reynoso traduzione di: Federica Niola
EDITORE: SUR
PAGINE: 280
PREZZO: € 16,00
GENERE: letteratura peruviana
LUOGHI VISITATI: Lima
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Affresco di Lima anni ’60 con le vicende che si svolgono in
un'unica giornata quella della processione del Signore dei Miracoli, quando
tutto il Perù si veste di viola. Seguiamo le vicende di vari personaggi, e nel
corso della narrazione ci sono molti flash back che permettono di ricostruire
vita e pensieri dei protagonisti.
“si mise a camminare davanti all’ampia vetrata azzurro chiaro. Dal ventesimo piano del palazzo del suo Banco contemplò Lima: Babilonia della porcheria: ai suoi piedi, case basse e sporche e, ogni tanto, un grattacielo di cemento, vetro e acciaio; pochi parchi; per le strade, strette e lunghe, auto e tram sgangherati, ammucchiati agli angoli; e il cielo grigio, triste, zozzo; discariche pensili, aeree, color terra marcita. Ed eccola, la sua città: enorme, senza confini precisi, cresceva cresceva: i serranos affamati, cenciosi, sporchi, scendevano dalla Ande e la accerchiavano disperati, le case con i tetti di spazzatura si stendevano a perdita d’occhio, interminabili, fino alla lattigninosa striscia blu del mare; le baracche di abode e lamiera ammucchiate, si arrampicavano, come gramigna, sulle colline, allargandosi, senza fine, sulle terre sabbiose, sulle discariche. Qui, al centro della capitale, ammassati, come mosche sulla merda, vivono zambos e criollos in callejones e quintas vecchi, distrutti: è sufficiente dar loro il calcio, i tori, la televisione e le bettole con birra e cacho. Fuori, sulle colline, nelle pampas, i serranos con la loro porcheria. Meno male che a sud abbiamo quartieri belli per la gente come si deve, civilizzata. In centro bisogna costruire grandi palazzi di appartamenti per la classe media: bisogna farla contenta: sta dalla mia parte, mi serve. I serranos bisogna restituirli alle campagne e se sono senza terra bisogna mandarli nella selva”.
Protagonisti principali, le cui storie si intrecciano sono:
Don Manuel un ricco e potente banchiere, molto influente nella politica del
paese, alle prese con i capricci del suo ultimo giovane amante ma che farà di
tutto per assistere alla processione del Signore dal balcone della sua villa.
Poi c’è Don Lucho, impiegato di banca che passa l’intera giornata alla ricerca
di un abitazione: sono sotto sfratto e ormai non c’è più tempo, deve trovare un
alloggio che possano permettersi economicamente e che sia anche dignitoso e in
un quartiere per bene, deve pensare anche al futuro dei figli soprattutto di
Bety. Bety che attende la processione e soprattutto la sera per incontrarsi con
il fidanzato che dovrebbe farle una proposta di fidanzamento ed elevarla dal
suo status, il piccolo Carlos che va ancora a scuola e che sta prendendo delle
brutte strade e infine il fratello maggiore Miguel impegnato nella lotta
politica (è anche il primo personaggio che incontriamo).
“Il portiere del Banco aveva ragione da vendere: la casetta è grande e ha perfino un cortiletto, si potrebbero allevare galline, conigli, non so, il brutto è il quartiere, gli abitanti: sono tutti operai: ci vivono quasi tutti i manovali del Banco e non sta bene per me, impiegato di vecchia data, averli come vicini: è gente brava, servizievole, certo ma si perde un sacco di libertà e se non fai attenzione quando gli dai un dito vogliono il braccio. Certo, l’affitto è basso: è regalata, ma Bety sarebbe la prima ad opporsi. E avrebbe ragione da vendere: neanche a Maria piacerebbe vedere la sua unica figlia che frequenta operaie, bifolche: Bety è diventata una signorina e deve vivere in un altro ambiente”.
Lettura interessante ma sicuramente non semplice, sia per la
scrittura che definirei sperimentale che per lo stile narrattivo particolare,
ci sono poche spiegazioni e poco contesto il lettore viene catapultato
direttamente nella storia. La narrazione è piuttosto frammentaria e
frastagliata. Ogni capitolo inizia con l’ora in cui si svolgono le vicende
narrate, tendenzialmente ogni capitolo è dedicato ad un personaggio ma non ci
viene detto chi e ci sono anche capitoli dove ne compaiono più d’uno anche qui
senza troppe specificazioni. Diciamo che Reynoso rende difficile il compito del
lettore, gli richiede tanta attenzione e anche partecipazione per capire di chi
si sta parlando e non sempre lo capiamo (almeno io).
“Grigioverde, brillante: gli alberi. Cristalino. Splendore bagnato, nero: l’asfalto; a colori: macchine e cartelloni pubbliciatari, Plaza San Martìn: plumbea, luminosa, come una bolla di sapone. Aria che puzza di pesce marcio.”
Viene narrata una storia in qualche modo sospesa, si chiude
la giornata e forse non è cambiato nulla o forse si, rimane molto aperto molte
cose non vengono dette.
È il mio primo approccio a Oswaldo Reynoso, che così di
primo acchito, a pelle mi è venuto da paragonare/accostare a Pedro Lemebel.
Reynoso è uno scrittore sperimentale, criptico, perennemente “giovane” e
controcorrente, poco conosciuto - soprattutto fuori dal Perù - fornisce una
visione particolare, diversa, non canonica, ma assolutamente realistica e
veritiera. È una lettura potente e importante che ben sintetizza ipocrisie e
ingiustizie, mi viene da dire che sia anche un libro di denuncia sociale (pubblicato
nel 1965 è ambientato circa negli stessi anni) i ricchi vogliono solo
arricchirsi di più e chi si lamenta viene represso. Utilizza un linguaggio
diretto e senza censure ed è stato anche molto criticato dalla “critica” che lo
considerava osceno e offensivo è stato invece apprezzato da altri scrittori
come Vargas Llosa.
Sicuramente uno stile letterario lontano “dall’ordinario” e
dai miei gusti ma ho comunque apprezzato il libro che mi è piaciuto nononstante
sia diverso, sia molto particolare e sia molto evanescente per i miei gusti.
Fatemi sapere se avete letto questo o altri libri di
Reynoso.
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