domenica 4 ottobre 2020

L'ASSASSINIO DI PITAGORA - MARCOS CHICOT

TITOLO: L'assassinio di Pitagora
AUTORE: Marcos Chicot - traduzione di Andrea Carlo Cappi
EDITORE: Salani
PAGINE: 719
PREZZO: € 18,60
GENERE: thriller storico - letteratura spagnola
LUOGHI VISITATI: Magna Grecia nel 510 a. C.

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Cosa sapete su Pitagora? Io conosco solo il famoso teorema sul triangolo rettangolo che si studia a scuola, e certo, immaginavo che Pitagora fosse stato un grande studioso e filosofo ma non sapevo fino a che punto, si vede che non ho fatto studi classici! Con la lettura ho scoperto che oltre agli studi di matematica e geometria è stato anche un grande pensatore e politico fondando a Crotone una scuola di pensiero che porta il suo nome, la “Scuola Pitagorica”.  L’aspetto della comunità filosofico/scientifica fondata da Pitagora emerge diffusamente nel romanzo e può rappresentare un buon punto di partenza per l’approfondimento. La scuola si presenta quasi come una setta dove solo le persone dotate di particolari capacità (intellettuali in primis, ma anche economiche perché passano la vita a dedicarsi allo studio della matematica) possono accedere, ma soprattutto il sapere e le scoperte che si raggiungono sono destinate a rimanere segrete all’interno della comunità.

La vita di Pitagora, per il periodo storico in cui è vissuto e (soprattutto) per l’importanza delle sue idee e scoperte, matematiche e filosofiche, è circondato quasi da un aurea di mistero, dove la realtà si unisce al mito, ci sono molte incertezze e lacune dal punto di vista biografico anche perché stato oggetto di una forte mitizzazione da parte degli autori successivi. Senza approfondire troppo la biografia del filosofo ho potuto però constatare che la ricostruzione di Chicot segue gli elementi fondamentali della sua vita, procedendo a riempire con la fantasia e quanto necessario alla svolgimento della trama quei vuoti e quelle incertezze biografiche di cui abbiamo parlato prima; una ricostruzione che risulta fedele a quella tradizionalmente accettata e al tempo stesso la declina ad uso del romanzo.

Attraverso i suoi seguaci Pitagora è arrivato ad esercitare una grandissima influenza politica e i nemici non mancano

“Pitagora scosse la testa, tormentato. Era molto tempo che si confrontava con lo stesso dilemma. Per tutti gli dei, la sua dottrina parlava di etica, di comprensione delle leggi della natura, della crescita spirituale degli individui e delle comunità. Non era suo desiderio accumulare potere. Il suo proposito era aiutare il progresso, far comprendere la verità, realizzare un mondo dominato dalla sapienza e dalla ricerca, dalla giustizia, dalla pace…

Ma è inutile che io cerchi di ingannarmi.

Era evidente che aveva accumulato un enorme potere materiale. Le sole Crotone e Sibari assommavano a mezzo milione di abitanti. E la cifra andava più che raddoppiata, se si consideravano tutte le città i cui governi gli obbedivano. E alcune di quelle città erano dotate di notevoli forze militari. Lui sapeva bene di non volere attaccare chicchessia, ma non era detto che ciò fosse altrettanto chiaro per le nazioni confinanti.”

“Il grande sogno politico di Pitagora era una comunità di nazioni e la fine di ogni guerra. Non lo avrebbe visto realizzato nella sua vita, ma forse il suo successore sì. Erano trent’anni che gettava i semi di quel progetto.”

 

La narrazione si svolge in un arco temporale circoscritto da marzo ad agosto del 510 a.C. tra Crotone e Sibari. Sulla scena narrativa convivono personaggi storici realmente esistiti come Pitagora e il suo nemico Cilone e personaggi di fantasia, su tutti i due protagonisti, Arianna e Akenon, che ben si inseriscono nel contesto e rappresentano quasi una cartina al tornasole per analizzare la società greca dell’epoca. Akenon è egizio e vive e lavora da anni a Cartagine quindi apporta il pensiero e le impressioni di un uomo estraneo alla cultura greca. Mentre Arianna ragionerà varie volte sulla condizione femminile, la sua assolutamente privilegiata all’interno della comunità, molto diversa da quella delle donne “comuni” in società e attraverso i suoi pensieri e i suoi paragoni possiamo farci un piccolo quadro della situazione.

 “Benché ci fossero cose che le piacevano, non avrebbe mai potuto né voluto adattarsi alle regole e ai costumi che stabilivano i diritti e il ruolo della donna nella società. I greci la consideravano inferiore all’uomo per intelletto, carattere e morale. Una donna non doveva intervenire nelle conversazioni degli uomini né era ben visto che vi assistesse. Sotto molti aspetti, la donna era equivalente a un bambino. Il marito esercitava la propria tutela su di lei. E, se restava vedova, passava automaticamente a dipendere dal padre, o dal figlio maggiore, o dal nuovo sposo che il defunto marito le avesse indicato.
Per sua fortuna, Arianna viveva nella comunità, dove suo padre aveva stabilito regole molto diverse. Continuava a esserci qualche disuguaglianza, ma uomini e donne avevano un ruolo molto simile. In città, le sarebbe toccato imparare a essere sollecita e sarebbe stata istruita solo nei lavori domestici per potersi sposare ancora adolescente e vergine con un uomo intorno alla trentina, se non con un vedovo anziano.
[…] Sapeva di condurre un’esistenza impropria per una donna greca. Aveva moltissimi privilegi…in realtà gli stessi di qualsiasi uomo. La sua indipendenza e la libertà erano una parte essenziale di lei. Ma viveva in un mondo di uomini. Akenon non era diverso dagli altri, per quanto fosse gentile, attraente, affascinante…
Maledizione!, si ripeté. Sapeva che la comunità era diversa dal resto del mondo e che nella maggior parte delle città greche le donne erano considerate poco più che schiave, esseri senza diritti, subordinati ai desideri degli uomini. E, a quanto ne sapeva, anche nella maggior parte degli altri popoli vigevano regole simili.”

 

Il romanzo è quello che promette la copertina: un thriller storico, enigmi, intrighi, amore e azione.

Akenon un investigatore egizio è stato chiamato a svolgere una delicata missione a Sibari per il potente e ricchissimo Glauco; terminata la missione riceve l’invito di Pitagora di andare a trovarlo, invito presentato da Arianna, la bellissima figlia del filosofo. Pitagora e Akenon si conoscono da molto tempo e l’investigatore accetta di buon grado di far visita al vecchio amico. Pitagora si trova alle prese con la delicata questione della sua successione alla guida della Scuola Pitagorica ma soprattutto con la misteriosa morte di uno dei candidati, per questo motivo richiede l’aiuto dell’egizio. Da qui la vicenda si infittisce di misteri perché altri candidati muoiono e Glauco lancia una sfida matematica la cui risoluzione appare impossibile almeno per le conoscenze della Scuola Pitagorica, all’epoca la più avanzata, ma forse non è così e qualcuno riuscirà a risolvere la sfida? Col passere del tempo diventa sempre più chiaro che dietro le morti ci sia un'unica mano, di qualcuno che vuole distruggere la comunità pitagorica e tutte le sue teorie, grazie all’abbondante uso di oro per corrompere e manipolare e alleandosi ai nemici di Pitagora. Ad occuparsi delle indagini sono Arianna e Akenon e tra i due nasce anche una tormentata storia d’amore. Alla fine del romanzo tutti i misteri vengono risolti e vengono gettate le basi anche per un altro romanzo con protagonisti sempre Arianna e Akenon “Il teorema delle menti”.

È stata una lettura piacevole, piuttosto scorrevole che permette di approcciarsi alla vita e alla cultura della Magna Grecia in modo particolare alla Scuola Pitagorica e alla figura di Pitagora, e permette anche di scoprire alcune curiosità sulla geometria e sui numeri, con dei brevi approfondimenti tratti da “Enciclopedia Matematica, Socram Ofisis, 1926”.

A fine libro c’è una lettera ai lettori da parte dello scrittore Chicot dove racconta l’origine del romanzo o meglio dell’idea di scrivere un romanzo che abbia per protagonista il “Pi greco”, perché nella trama de “L’assassinio di Pitagora” un ruolo molto importante è giocato proprio da questo elemento matematico.

 

Lo avete letto? Conoscete Chicot?


mercoledì 30 settembre 2020

MOLTO FORTE, INCREDIBILMENTE VICINO - JONATHAN SAFRAN FOER

TITOLO: Molto forte, incredibilmente vicino
AUTORE: Jonathan Safran Foer traduzione di Massimo Bocchiola
EDITORE: Guanda
PAGINE: 351
PREZZO: € 13,00
GENERE: letteratura contemporanea, letteratura americana
LUOGHI VISITATI: New York

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È il primo libro a tema “11 settembre” che leggo.

Mi è piaciuto moltissimo, mi sono innamorata della scrittura e soprattutto del personaggio di Oskar.

Oskar è legatissimo al padre e lo perde nel crollo delle Torri gemelle.

E’ un ragazzino molto particolare, si vesto solo di bianco, è vegano, appassionato di scienza in tutte le sue branche, è un collezionista, è molto curioso e perspicace, ha addirittura un proprio biglietto da visita


Dopo la tragedia soffre d’insonnia così per tenere la mente occupata e far passare il tempo si dedica a studiare delle possibili invenzioni, alcune spiritose altre malinconiche

“Comunque, la cosa affascinante è che su ‘National Geographic’ ho letto che ci sono più persone vive oggi di quante ne sono morte in tutta la storia dell’uomo. Per dire, se tutti volessero recitare Amleto contemporaneamente, non ci sarebbero abbastanza teschi.

E inventare dei grattacieli per i morti, costruiti verso il basso? Potrebbero star sotto i grattacieli dei vivi, che sono costruiti verso l’alto. Si potrebbe seppellire la gente cento piani nella terra, e ci sarebbe tutto un mondo morto sotto quello vivo. A volte penso che sarebbe pazzesco se ci fosse un grattacielo che va su e giù mentre il suo ascensore resta fermo. Per esempio, se vuoi andare al novantacinquesimo piano, basta che schiacci il tasto 95 e il novantacinquesimo viene da te. Sarebbe anche utile al massimo, perché se sei al novantacinquesimo piano e un aereo si schianta sotto di te, il palazzo ti può portare a terra, e tutti si salverebbero anche se quel giorno avessero lasciato a casa la camicia di becchime.”

Tra le cose del padre trova un vaso contente una bustina con la scritta “Black” e dentro alla busta c’è una chiave. Oskar è deciso a risolvere l’enigma: trovare cosa apre quella chiave e chi è Black, supponendo che sia una persona inizia a girare la città di New York per parlare con ogni persona che porta il nome Black, riuscirà a scoprire qualcosa?

Alla storia di Oskar si intramezza la storia dei nonni paterni, entrambi originari di Dresda - in Germania – che dopo aver perso tutto con il bombardamento della città durante la Seconda Guerra mondiale si ritrovano per caso a New York anni dopo.

La struttura del romanzo è particolare: i capitoli con Oskar protagonista si alternano a quelli che vedono protagonisti i nonni. Nei capitoli dei nonni si alternano, poi, i ricordi della loro gioventù in Germania, i tempi del loro amore in America e il tempo presente. 

La narrazione è in generale scorrevole e avvincente, sempre in prima persona però con la particolarità che la voce narrante cambia a seconda del protagonista di quel singolo capitolo, così a parlare è alternativamente Oskar, il nonno oppure la nonna. Nella storia dei nonni è possibile “ascoltare” la versione di entrambi, uno stesso accadimento è ricostruito (e con sfumature e interpretazioni diverse) da un punto di vista diverso. Inoltre tutti e tre avranno modo di raccontare come hanno vissuto il tragico giorno dell’11 settembre. I capitoli che vedono Oskar come narratore e protagonista sono i miei preferiti, in questi la narrazione è scorrevole, non manca anche un pizzico di ironia. Mentre i capitoli dei nonni sono un pochino più lenti, soprattutto i primi perché hanno bisogno di essere inquadrati e capiti dal lettore, inoltre sono scritti sotto forma di lettera.

Non mancano i colpi di scena! Io verso metà del romanzo mi ero fatta un’idea sul possibile significato (o meglio senso ed utilità ai fini della narrazione) dei capitoli con la storia dei nonni, che si è rivelata sbagliata! il mistero della chiave viene svelato ma non voglio dire altro. Ho trovato il finale un pochino evanescente, assolutamente non aperto, tanto che vengono chiusi tutti i cerchi aperti durante la narrazione e il mistero della chiave viene svelato, ma non voglio dire altro.

La particolarità dell’edizione che ho letto io è la presenza di immagini, pagine con sottolineature di penna rossa come se fossero delle correzioni, pagine con scritta solo una frase nel mezzo, tante particolarità tipografiche che rendono la lettura un’esperienza diversa dal solito.

 

Da tempo volevo provare ad approcciarmi a Foer e ho colto l’occasione della tappa di settembre del progetto #scrittoinamerica per farlo, essendo un libro che tratta degli attentati alle Torri Gemelle e avendo per protagonista un ragazzino ero un pochino impaurita, invece l’ho trovata una lettura meravigliosa. In realtà le tematiche affrontate nel libro non solo e tanto l’attentato, quanto in generale i rapporti famigliari e la necessità di affrontare e superare un lutto, Oskar trova un modo tutto suo per farlo.

Voglio approfondire la conoscenza di Foer - in particolare ho adocchiato già da un po’ di tempo “Ogni cosa è illuminata” fatemi sapere cosa ne pensate se lo avete letto – e anche il tema dell’11 settembre, avete consigli in proposito?

Avete letto questo romanzo?