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martedì 20 ottobre 2020

LA MEMORIA DI OLD JACK - WENDELL BERRY

TITOLO: La memoria di Old Jack
AUTORE: Wendell Berry traduzione di Vincenzo Perna
EDITORE: Lindau - collana Senza Frontiere
PAGINE: 237
PREZZO: € 19,50
GENERE: letteratura americana
LUOGHI VISITATI: Port William - Kentucky

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Un libro meraviglioso, poetico e lirico ma anche molto malinconico.

Protagonista è Jack Beechum un uomo, un contadino forte e fiero di esserlo, capace di superare molte difficoltà grazie alla sua determinazione, alla sua caparbietà, alla forza fisica che unita a quella di volontà gli permette di affrontare giornate massacranti di lavoro nei campi e nella stalla. Tutti sforzi che la terra, tanto amata, riuscirà a ripagare.

Tema centrale del romanzo è il rapporto con la Terra, rapporto che non è uguale per tutti: in Jack e nella sua cerchia di amici è un amore puro, dedizione e sacrificio; ma il altre persone è solo un mezzo per tirare avanti oppure un trampolino di lancio o addirittura una palla al piede.

Tutto il romanzo è intriso di malinconia e tristezza, ma non poteva essere diversamente in fondo stiamo vivendo con Jack la sua ultima giornata e attraverso i ricordi anche tutta la sua vita. Vita che non è stata clemente con Jack: fatta di lavoro duro, difficoltà economiche e una grande sconfitta sul piano sentimentale e Jack meritava qualcosa di diverso. Sono entrata molto in empatia con il personaggio di Jack e se da un lato probabilmente non sarebbe stato il personaggio meraviglioso che è, dall’altro avrei desiderato per lui la vita perfetta di una fiaba.

La vicenda è ambientata nella cittadina (immaginaria) di Port William in Kentucky, un piccolo centro che si basa sull’agricoltura e dove tutti si conoscono e conoscono e rispettano Old Jack per il grand’uomo che è stato. Tutti vogliono bene a Jack ma un menzione d’onore spetta al nipote Mat Feltner (figlio della sorella Nancy e di Ben Feltner, che è stato un sostegno per Jack come lui lo è poi stato per Mat) che condivide l’amore e la dedizione per la terra con Jack.

Buona parte del romanzo è incentrata sull’ultima giornata di Old Jack e dall’alba fino al tramonto partecipiamo ad una tipica giornata di fine settembre nel 1952 ma attraverso “gli smarrimenti” di Jack viviamo anche tutta la sua vita; perché Old Jack si perde, si estrania dalla realtà e rivive episodi del passato, ogni cosa che vede o sente è l’occasione, il pretesto per ritornare con la mente a tanti anni prima.

“Jack li guarda finché scompaiono alla vista. Anche se in questo momento è curvo sul suo bastone sotto il portico dell’hotel di Port William, lo sguardo fisso nella prima mattinata fresca di settembre del 1952, Jack non è lì. È a quattro miglia e sessantaquattro anni di distanza, all’epoca in cui aveva una musica dentro di sé e si sentiva leggero.”

Fin da bambino la vita di Jack è stata difficile, perde i fratelli nella guerra di secessione, poi la madre e il suo rapporto con il padre è fatto di silenzio (di tanto affetto ma senza parole); quando sarà abbastanza grande prende in mano le redini della fattoria di famiglia e l’amata sorella Nancy si sposa con Ben Feltner che sarà per il giovane praticamente un padre. La svolta arriva con l’innamoramento e il matrimonio con Ruth che non è la donna adatta lui o meglio non sono compatibili e hanno basato il loro rapporto su degli errori.

“Hanno continuato a litigare per ragioni futili di cui in un secondo momento, come sempre, si sarebbero vergognati tutti e due. Eppure il litigio ruotava intorno all’unico vero argomento di ogni litigio: l’incapacità di ognuno di loro di essere ciò che l’altro desiderava. Il tema era la solitudine e il dolore. Tra loro, ormai, qualsiasi minimo rancore finiva per toccare direttamente l’angoscia che costava a entrambi la loro speranza.”

Ho odiato Ruth perché non si rendeva conto dell’uomo meraviglioso che aveva sposato e voleva renderlo diverso, lo spinge verso ambizioni che non gli appartengono e sono destinate al fallimento; solo la forza di volontà e l’amore per la terra natale consentiranno a Jack di risollevarsi.

“Ha trascorso gli ultimi cinque anni al limite della propria resistenza fisica, senza mai alzare gli occhi dal terreno, spegnendosi ogni notte in un sonno solitario, come se il letto fosse una tomba, da cui si alzava di nuovo al buio con le ossa rotte per riprendere la fatica di risarcire il passato. E adesso, la carne scossa dal brivido della coscienza, si rende conto di avercela fatta. È rimasto fedele alla terra in tutte le sue trasformazioni annuali da fanciulla a madre, fidanzata, moglie e vedova di uomini come lui fin dall’inizio del mondo.
Aveva sprecato la vita – quindici anni che pensava sarebbero stati, e avrebbero dovuto essere, i migliori e più abbondanti della sua esistenza: svaniti dalla Terra, buttati via in delusioni e dolori, in oscurità e fatiche senza speranza, per ritrovarsi adesso al punto in cui aveva iniziato. Ma per lui è sufficiente, più che sufficiente. Sta tornando a casa – non soltanto come luogo, ma alla possibilità e promessa che un tempo vi scorgeva, e ora, se non prima, alla comprensione che ciò è sufficiente. Dopo quell’atroce fatica, resta abbastanza, più che abbastanza. Più di quanto credeva. Aveva perso la vita e ora l’aveva ritrovata.”

Il racconto è un continuo susseguirsi di presente e passato; presente fatto della voce e dei pensieri delle persone che vogliono bene a Old Jack ma anche di vita quotidiana nella campagna americana, è il periodo della raccolta del tabacco e in generale c’è una meravigliosa ricostruzione della società e dei rapporti sociali. Il passato invece è dato principalmente da Old Jack che rivive i momenti più importanti della sua vita, si interroga sulle scelte fatte. In questo intreccio continuo si alternano le vite di Old Jack (che è protagonista principale) di Mat Feltner, dei Coulter e del pro-nipote Andy Catlett e in ognuno di loro, come in Jack, si mischia presente e passato. 

Old Jack si abbandona a riflessioni filosofiche, tipiche, se vogliamo, di una persona anziana, di un nonno, di un uomo che ha vissuto una vita difficile ma è contento di averlo fatto, che non cambierebbe nulla:

“Old Jack non ha avuto rimpianti né ha desiderato una vita più facile. Una volta imboccato quel solco non è voltato indietro, anche se ha capito che alla fine sarebbe diventato profondo come una tomba.”

“L’ignoranza moderna sta nella convinzione della gente di essere più furba della propria natura. Nell’arroganza di non credere a nulla che non possa provare, di non rispettare nulla che non riesca a comprendere, e di non dar valore a nulla che non si possa vedere. La vista può osservare soltanto in una direzione, e Old Jack crede nell’esistenza di ciò che non guarda e non vede. I prossimi tempi difficili per lui sono reali quando gli ultimi, e lo stesso vale per le fortune future. La nuova ignoranza è uguale alla vecchia, ma meno consapevole. È meno umile, più sciocca e frivola, più pericolosa. Un individuo, pensa Old Jack, non può fare a meno di essere ignorante, ma non per questo deve essere uno stupido. Lui può sapere qual è il posto della sua vita, rimanervi vicino ed essergli fedele.
Che un’intera stanza piena di persone debba restare seduta a bocca aperta come gli uccellini di un nido, gli occhi fissi su una scatola il cui invariabile messaggio è la desiderabilità di Qualcos’Altro o Qualche Altro Posto; che un governo tassi la sua popolazione per costruire una bomba capace di far saltare in aria il mondo; che un intero Paese attenti a una civiltà con l’unico obiettivo di smettere di lavorare, sono tutte cose irreali, totalmente estranee a lui: come se avesse dormito troppo e si fosse risvegliato in un paese di scimmie parlanti. Dentro di sé è preoccupato e infuriato all’idea che le persone possano aspirare a fare il meno possibile, anziché ciò che si chiede loro di fare, per più denaro di quanto valgono, come se il mondo di una volta fosse andato in briciole e quello nuovo fosse stato creato da Gladston Pettit.”

Non voglio dire molto di più perché la vita di Jack Beechum merita di essere letta e scoperta.

C’è una particolarità nei romanzi di Wendell Berry: sono tutti ambientati a Port William e nei vari romanzi compaiono anche i personaggi degli altri, in particolare Hannah Coulter e Andy Catlett. Non vedo l’ora di leggere i romanzi loro dedicati e immergermi nuovamente nel mondo ovattato (anche se molto crudo) di Port William. Berry mi ricorda Kent Haruf anche se hanno una penna diversa entrambi ambientano i propri romanzi in cittadine sperdute dove tutti si conoscono e la vita che raccontano è tutt’altro che semplice e felice. Se li avete letti fatemi sapere se anche voi avete notato delle similitudini.

Conoscete Wendell Berry?