venerdì 27 dicembre 2024

IL QUARTO RE MAGIO - Aa.Vv.

TITOLO: Il quarto re magio
AUTORE: aa.vv.
EDITORE: Marcos y Marcos
PAGINE: 296
PREZZO: € 12
GENERE: raccolta di racconti, racconti natalizi
LUOGHI VISITATI: vari



Una raccolta di racconti natalizi molto diversi tra loro per autore, epoca d’ambientazione e genere, c’è davvero di tutto dal classico al fantascientifico passando anche per il western. Assolutamente da leggere.

Si tratta di una raccolta estremamente “snella” non ci sono introduzioni o spiegazioni ma semplicemente i racconti. A fine libro, troviamo poche pagine in cui vengono fornite informazioni essenziali sulla biografia e produzione di ciascun autore (parlo di un paragrafo a testa) e la fonte del racconto.

Come tutte le raccolte di racconti si presta sia ad essere letta tutta d’un fiato (come ho fatto io) oppure diluita nel corso del tempo o dei Natali; la trovo perfetta sia per approcciarsi ad autori nuovi (io praticamente non ne conoscevo nessuno) sia per approfondire (magari con opere “minori”) autori che già amiamo. Nel complesso il libro mi è piaciuto davvero molto naturalmente non tutti i racconti mi sono piaciuti allo stesso modo e alcuni non mi sono piaciuti affatto, probabilmente non li ho compresi io.

Di seguito vi parlo di ciascun racconto senza spoiler.

1. Tutti i giorni Natale di Henrich Boll: protagonista una famiglia benestante tedesca subito dopo la fine della seconda guerra mondiale; dopo tanti anni la zia Milla può di nuovo fare l’albero di Natale, ma a gennaio 1947 al momento di metter via gli addobbi succede la tragedia: la zia Milla perde la ragione e l’unico modo di placarla è riproporre la festa di Natale tutte le sere, ma con quali difficoltà e per quanto tempo si potrà andare avanti? Un racconto interessante che da un lato fornisce una visione particolare del Natale che diventa oggetto di una paranoia, di una malattia e dall’altro permette uno spaccato sul modo di festeggiare in una famiglia dell’alta borghesia tedesca, dove il pezzo forte è un albero magnifico con decorazioni d’artigianato pazzesche.


“La principale attrazione dell’albero di natale della zia Milla erano dei nanetti di vetro che tenevano nelle braccia alzate un martelletto di sughero; ai loro piedi erano appese incudini a forma di campana. Alle suole dei nanetti erano fissate delle candele; raggiunto un certo grado di calore, cominciava a muoversi un meccanismo nascosto, una frenesia nervosa si comunicava alle braccia dei nanetti che battevano come matti coi loro martelli di sughero sulle incudini a forma di campana e provocavano – una dozzina in tutto – un fine tintinnio concertante, come una musica di elfi. In cima all’abete era attaccato un angelo vestito d’argento, dalle guance rosse, che a determinati intervalli muoveva le labbra e sussurrava pace pace.” Pag 13

“Mi ricordo ancora bene del giorno in cui fummo invitati: era il gennaio del 1947, fuori faceva un gran freddo, ma da mio zio era caldo e c’era cibo in abbondanza. Quando si spensero le lampade e si accesero le candele, quando i nanetti cominciarono a battere col martelletto sulle incudini, l’angelo a sussurrare ‘pace, pace’, mi sentii trasportare indietro, in un tempo che avevo creduto ormai passato.” Pag 16

2. Il dono dei magi di Luciano Bianciardi: voce narrante e protagonista è un livornese, il dottor Melchiorri che assieme a un tedesco e a un angloindiano, nel dicembre 1947 battono il deserto libanese alla ricerca di petrolio con una società di fantasia e una licenza fantasma; la notte devono fare la guarda ‘all’albero di Natale’ la macchina trivellatrice perché i beduini cercano sempre di rubare il petrolio. Ma la notte del 24 dicembre arriva una coppia di giovani, lei incinta con le doglie e un bambino che sta per nascere: i tre uomini mettono a disposizione la loro rimessa e cercano di aiutare come possono, mettendo assieme anche dei doni da dare al bambino. Come si vede la trama non è affatto originale o nuova, è una sorta di rivisiatazione o retelling, la storia che tutti conosciamo inserita in un contesto diverso che ci fa riscoprire, ancora un volta, il senso del Natale.

“Ci guardavamo in faccia, come per interrogarci, senza dire una parola: questi sono doni per il padre e per la madre, ma ci vorrebbe qualcosa anche per lui, il piccolo. Qualcosa per dargli il benvenuto in questo mondaccio, per fagli capire (o per capirlo noi, piuttosto?) che in mezzo agli uomini qualche volta capita di incontrare gente buona, che la gente a volte può anche essere buona, che tutti abbiamo bisogno, per lo meno una volta all’anno di un gesto di bontà. Di farlo, quel gesto, più ancora che riceverlo.” Pag 58

3. A casa per Natale di Dambudzo Marechera: è il racconto che mi è piaciuto meno in assoluto avevo letto trattarsi di uno scrittore dello Zimbawe e avevo aspettative altissime anche per scoprire usanze magari diverse dalla nostre. C’è un io narrante che torna a casa per Natale dopo anni di assenza, ad attenderlo c’è sua sorella Ruth e come vuole la tradizione l’uomo di casa deve uccidere una capra che verrà poi cucinata e mangiata. Il nostro io narrante si rifiuta di uccidere l’animale e inizia un monologo (interminabile) sull’ingiustizia del mangiare gli animali, sul fatto che tutto il mondo altro non è che una catena alimentare e che non si può chiamare progresso gli allevamenti intensivi. Ragionamenti e osservazioni non sbagliate anzi condivisibili, ma a me il racconto in sé non è piaciuto, probabilmente nel suo contesto originario aveva maggior significato.

4. Un altro Natale di William Trevor: come il conflitto nordirlandese può influenzare la vita delle persone anche a tantissimi chilometri di distanza, non solo il Natale ma anche la vita quotidiana: una famiglia irlandese vive da tantissimi anni in Inghilterra, è gente brava ed onesta ma ciò forse non basta, soprattutto quando la questione nordirlandese diventa oggetto di discussione.

1.               La stella di Arthur C. Clarke: un racconto di natale fantascientifico davvero pazzesco. L’io narrante è un astrofisico gesuita in missione nello spazio per studiare la nebulosa Phoenix, nebulosa che a un certo punto si trasformò da supernova a nana bianca distruggendo tutti i pianeti del suo sistema, tutti tranne uno dove gli abitanti nascosero in una cripta i ricordi e i segni della loro esistenza. Punto focale è che il narratore è un uomo di Dio e si interroga sul perché Dio abbia permesso la distruzione di quel popolo e quale significato ciò possa avere, anche perché il fenomeno oggetto di studio è stato osservato anche dalla terra, almeno secondo le leggende. Clarke è l’autore del libro e della sceneggiatura di 2001: Odissea nello spazio.

 

2.               Ragazzi a Natale di Pier Vittorio Tondelli: un racconto con tre sere della vigilia di natale: a Berlino Ovest senza amici un ragazzo paragona l’essere soli in un giorno di festa all’essere in guerra; alla caserma di lancieri a Roma un ragazzo arrabbiato perché non gli hanno firmato la licenza e deve passare la festa in caserma; un paesino sugli appennini un quindicenne innamorato da il primo bacio. Tre ragazzi protagonisti o forse lo stesso in momenti diversi della sua vita? Non l’ho capito ma è un racconto molto bello che mi ha fatto venir voglia di conoscere questo autore.

7. Il dono dei magi di O. Henry: una favola natalizia, due ragazzi innamorati – Della e Jim – che sacrificano quanto hanno di più prezioso per poter fare un regalo speciale all’altro. Racchiude e racconta la vera magia o il vero significato del Natale.

8. Il Babbo Natale di Viale Neri arriva prima di Cristiano Cavina: una storia bella tosta, una storia di crescita che scalda il cuore ma che al contempo apre gli occhi, ci ricorda che le cose possono essere anche molto diverse “dalla normalità”. Viale Neri è un quartiere popolare dove troviamo degrado sociale e famigliare, e qui Babbo Natale arriva prima, il 23 dai frati dove i ragazzini prendono i loro doni – possibilmente vestisti per l’inverno – ma l’ultima volta il nostro protagonista disobbedisce e prende un libro, “I ragazzi della Via Pal” che tanto assomigliano a lui e ai suoi coetanei, e proprio quella scelta gli cambierà la vita… Cavina è un autore che voglio approfondire.

9. Natale per forza di O. Henry: il natale nel West, per me è un ambientazione fantastica avete mai pensato al natale nel selvaggio ovest? Io no, e già l’ambientazione mi aveva incuriosito facendomi pensare a come potesse essere il natale (addobbi, festeggiamenti, tradizioni) nel far west. La storia è una favola natalizia, abbiamo un cercatore d’oro di nome Cherokee che fonda la cittadina di Yellowhammer, ma l’oro finisce presto e si trasferisce altrove, fa fortuna e decide di omaggiare la sua cittadina presentandosi vestito da Babbo Natale con tantissimi regali e fare una meravigliosa festa. Le cose vanno diversamente da come aveva immaginato Cherokee, ma direi anche molto meglio. O. Henry è un altro autore che voglio approfondire, è un autore di racconti che ambienta tra la fine dell’800 e i primi del ‘900.

10. Un uovo caldo di Guy de Maupassant: si tratta di una storia natalizia, tratta da una raccolta tematica dell’autore che però ci narra un natale un po’ diverso da quello a cui siamo abiuati oggi, alla nostra (o almeno alla mia idea di natale). Un medico racconta un’episodio a cui ha assististo quando prestava servizio in campagna dove durante la messa di natale assiste ad un “miracolo”: dopo un eccezionale nevicata un uomo trova un uovo caldo e lo dona alla moglie che, dopo averlo mangiato impazzisce, provano di tutto ma nulla funziona, viene poi esorcizzata durante la messa di natale.

11. Cento di questi alberi di Jack Ritchie: racconto breve e divertente con protagonista Rober Cassett un guardiacaccia zelante e pasticcione, ne combina una peggio dell’altra. La vigilia di Natale coglie in flagrante Julia a tagliare un pino in proprietà demaniale, decide di portala a processo e va a casa dal giudice Horley che però è lo zio della ragazza, alla fine lo invitano a passare il natale da loro. È brevissimo, spassoso e c’è naturalmente anche il lieto fine da storia natalizia.

12. Cristallo di rocca di Adalbert Stifter: la vicenda si svolge principalmente tra la vigilia e il giorno di natale, siamo a metà Ottocento in un paesino sperduto tra le alpi austriache; la storia ruota attorno a due fratellini che di ritorno dalla visita alla nonna si perdono per la tormenta di neve. La narrazione è lenta, il racconto è estremamente lungo, e non è tra i miei preferiti come punti di forza ci sono delle bellissime descrizioni paesaggistiche (come inquadrature amplissime che man mano si stringono sui dettagli) e degli accenni alle tradizioni per natale di quei luoghi.

13. Natale a Thompson Hall di Anthony Trollope: rispetto a questo racconto avevo grandi aspettative perché con lo stesso titolo c’è un libro edito Sellerio, non l’ho ancora fatto nonostante nel frattempo abbia anche comperato il libro, ma dovrei controllare se quello che leggiamo qui è l’inizio del romanzo oppure è il racconto finito. Anche se mi aspettavo molto più “Natale” con descrizioni dei festeggiamenti e delle usanze il racconto e il suo autore mi sono piaciuti molto (tra l’altro essendo anch’esso uno scrittore ottocentesco il paragone con Cristallo di rocca è inevitabile) il racconto è quasi comico, scorrevole e brioso. Protagonista la signora Brow che tornando alla casa di famiglia (Thompson Hall appunto) per trascorre il Natale tutti assieme, durante il viaggio soggiornano una notte a Parigi e qui la signora vivrà una serie di disavventure…

14. Da Nazareth a Betlemme di Pier Paolo Pasolini: non è un vero e proprio racconto ma un copione di un opera teatrale o cinematografica, penso del film sulla vita di Gesù “Il vangelo secondo Matteo”. È uno dei racconti che mi è piaciuto meno ma perché non è un vero e proprio racconto di fantasia come gli altri.

Vi aspetto nei commenti per sapere se avete letto questa raccolta e se conoscete qualcuno di questi autori o racconti.


venerdì 6 dicembre 2024

ALLONTANARSI di ELIZABETH JANE HOWARD

TITOLO: Allontanarsi 
AUTORE: Elizabeth Jane Howard     traduzione di: Manuela Francescon
EDITORE: Fazi
PAGINE: 670
PREZZO: € 13
GENERE: letteratura inglese, saga famigliare
LUOGHI VISITATI:  Inghilterra primi anni '40 del '900
acquistabile su amazon: qui (link affiliato)








Allontanarsi 4° volume della saga famigliare dei Cazalet di Jane Howard – attenzione possibili spoiler sui volumi precedenti

«Non lo so. È il modo in cui va il mondo, credo. Insomma, non vedevamo l’ora che finisse la guerra, perché allora la vita sarebbe stata meravigliosa e tutta nuova, ma invece non lo è. Volvevamo tanto la pace, ma a quanto pare la pace non ha reso felici nessuno. E non vale sono per noi […] Tutto sembra difficile e scuro, per niente eccitante come pensavamo che sarebbe stato».”

La guerra è finita e finalmente si può tornare alla normalità: viene meno la convivenza forzata a Home Place, ognuno torna alla propria casa e alla propria vita e le riunioni di famiglia si riservano ai giorni speciali.

Ma è un nuovo inizio carico di cambiamenti, su tutto sono cambiati i tempi e diversi nostri protagonisti (Villy ed Edward, ma anche i capifamiglia e Rachel) devono “ridimensionarsi” acquistare case più piccole e soprattutto prive della servitù.

I ragazzi e le ragazze inseguono i loro sogni, possono finalmente vivere una vita libera e piena, tra lavori nuovi, nuovi amori e grandi delusioni. I grandi devono affrontare i problemi delle loro vite, prendere delle decisioni, fare delle scelte.

È una storia famigliare che va avanti, non è facile parlarne perché non voglio fare spoiler, con lutti e storie d’amore, nuove e vecchie, che si consolidano oppure falliscono.

Louise prende nuovamente in mano la propria vita e compie una sceltra drastica ma fondamentale per il suo benessere. Suo fratello Teddy torna dall’america sposato e inizia a lavorare nella ditta di famiglia.

A seguire i propri sogni sono soprattutto Polly, che lavora da un arredatore d’interni (nel primo volume la incontriamo affascinata dalle cose che riguardano il design e la casa e che accumula oggetti per la sua futura casa ideale) e Clary che si dedica alla scrittura, per entrambe ci sarà anche l’amore seppure in modi e forme diverse.

Non dimentichiamo nessuno dei personaggi incontrati nei volumi precedenti da Miss Millment che ormai è di famgilia ai parenti della sorella di Villy. Archie diventa un personaggio sempre più importante, direi pensante in senso positivo, è diventato amico e confidente praticamente di tutti e il suo ruolo è molto prezioso per risolvere alcune situazione delicate.

Come negli altri romanzi c’è una magnifica interpolazione tra la Storia e le vicende personali dei Cazalet, offrendo un interessante spaccato storico e culturale; inoltre la Howard per scrivere la storia dell famiglia Cazelet si è ispirata a fatti ed esperienze che ha vissuto realmente. Mi dispiace sempre salutare i Cazalet mi sento una di famiglia, gioisco e soffro con loro, ma al contempo non vedo l’ora di vedere come va avanti.

Consiglio assolutamente di leggere la saga nella sua interezza.