AUTORE: aa.vv.
EDITORE: Marcos y Marcos
PAGINE: 296
PREZZO: € 12
GENERE: raccolta di racconti, racconti natalizi
LUOGHI VISITATI: vari
Una raccolta di racconti natalizi molto diversi tra loro per
autore, epoca d’ambientazione e genere, c’è davvero di tutto dal classico al
fantascientifico passando anche per il western. Assolutamente da leggere.
Si tratta di una raccolta estremamente “snella” non ci sono
introduzioni o spiegazioni ma semplicemente i racconti. A fine libro, troviamo
poche pagine in cui vengono fornite informazioni essenziali sulla biografia e
produzione di ciascun autore (parlo di un paragrafo a testa) e la fonte del
racconto.
Come tutte le raccolte di racconti si presta sia ad essere letta
tutta d’un fiato (come ho fatto io) oppure diluita nel corso del tempo o dei
Natali; la trovo perfetta sia per approcciarsi ad autori nuovi (io praticamente
non ne conoscevo nessuno) sia per approfondire (magari con opere “minori”)
autori che già amiamo. Nel complesso il libro mi è piaciuto davvero molto
naturalmente non tutti i racconti mi sono piaciuti allo stesso modo e alcuni
non mi sono piaciuti affatto, probabilmente non li ho compresi io.
Di seguito vi parlo di ciascun racconto senza spoiler.
1. Tutti i giorni Natale di Henrich Boll: protagonista una
famiglia benestante tedesca subito dopo la fine della seconda guerra mondiale;
dopo tanti anni la zia Milla può di nuovo fare l’albero di Natale, ma a gennaio
1947 al momento di metter via gli addobbi succede la tragedia: la zia Milla perde
la ragione e l’unico modo di placarla è riproporre la festa di Natale tutte le
sere, ma con quali difficoltà e per quanto tempo si potrà andare avanti? Un
racconto interessante che da un lato fornisce una visione particolare del
Natale che diventa oggetto di una paranoia, di una malattia e dall’altro
permette uno spaccato sul modo di festeggiare in una famiglia dell’alta
borghesia tedesca, dove il pezzo forte è un albero magnifico con decorazioni
d’artigianato pazzesche.
“La
principale attrazione dell’albero di natale della zia Milla erano dei nanetti
di vetro che tenevano nelle braccia alzate un martelletto di sughero; ai loro
piedi erano appese incudini a forma di campana. Alle suole dei nanetti erano
fissate delle candele; raggiunto un certo grado di calore, cominciava a
muoversi un meccanismo nascosto, una frenesia nervosa si comunicava alle braccia
dei nanetti che battevano come matti coi loro martelli di sughero sulle
incudini a forma di campana e provocavano – una dozzina in tutto – un fine
tintinnio concertante, come una musica di elfi. In cima all’abete era attaccato
un angelo vestito d’argento, dalle guance rosse, che a determinati intervalli
muoveva le labbra e sussurrava pace pace.” Pag 13
“Mi
ricordo ancora bene del giorno in cui fummo invitati: era il gennaio del 1947,
fuori faceva un gran freddo, ma da mio zio era caldo e c’era cibo in
abbondanza. Quando si spensero le lampade e si accesero le candele, quando i
nanetti cominciarono a battere col martelletto sulle incudini, l’angelo a
sussurrare ‘pace, pace’, mi sentii trasportare indietro, in un tempo che avevo
creduto ormai passato.” Pag 16
2. Il dono dei magi di Luciano Bianciardi: voce narrante e
protagonista è un livornese, il dottor Melchiorri che assieme a un tedesco e a
un angloindiano, nel dicembre 1947 battono il deserto libanese alla ricerca di
petrolio con una società di fantasia e una licenza fantasma; la notte devono
fare la guarda ‘all’albero di Natale’ la macchina trivellatrice perché i
beduini cercano sempre di rubare il petrolio. Ma la notte del 24 dicembre
arriva una coppia di giovani, lei incinta con le doglie e un bambino che sta
per nascere: i tre uomini mettono a disposizione la loro rimessa e cercano di
aiutare come possono, mettendo assieme anche dei doni da dare al bambino. Come
si vede la trama non è affatto originale o nuova, è una sorta di rivisiatazione
o retelling, la storia che tutti conosciamo inserita in un contesto diverso che
ci fa riscoprire, ancora un volta, il senso del Natale.
“Ci guardavamo in faccia, come per interrogarci, senza dire
una parola: questi sono doni per il padre e per la madre, ma ci vorrebbe
qualcosa anche per lui, il piccolo. Qualcosa per dargli il benvenuto in questo
mondaccio, per fagli capire (o per capirlo noi, piuttosto?) che in mezzo agli
uomini qualche volta capita di incontrare gente buona, che la gente a volte può
anche essere buona, che tutti abbiamo bisogno, per lo meno una volta all’anno
di un gesto di bontà. Di farlo, quel gesto, più ancora che riceverlo.” Pag 58
3. A casa per Natale di Dambudzo Marechera: è il racconto
che mi è piaciuto meno in assoluto avevo letto trattarsi di uno scrittore dello
Zimbawe e avevo aspettative altissime anche per scoprire usanze magari diverse
dalla nostre. C’è un io narrante che torna a casa per Natale dopo anni di
assenza, ad attenderlo c’è sua sorella Ruth e come vuole la tradizione l’uomo
di casa deve uccidere una capra che verrà poi cucinata e mangiata. Il nostro io
narrante si rifiuta di uccidere l’animale e inizia un monologo (interminabile)
sull’ingiustizia del mangiare gli animali, sul fatto che tutto il mondo altro
non è che una catena alimentare e che non si può chiamare progresso gli
allevamenti intensivi. Ragionamenti e osservazioni non sbagliate anzi
condivisibili, ma a me il racconto in sé non è piaciuto, probabilmente nel suo
contesto originario aveva maggior significato.
4. Un altro Natale di William Trevor: come il conflitto
nordirlandese può influenzare la vita delle persone anche a tantissimi
chilometri di distanza, non solo il Natale ma anche la vita quotidiana: una
famiglia irlandese vive da tantissimi anni in Inghilterra, è gente brava ed
onesta ma ciò forse non basta, soprattutto quando la questione nordirlandese
diventa oggetto di discussione.
1.
La stella di Arthur C. Clarke: un racconto di
natale fantascientifico davvero pazzesco. L’io narrante è un astrofisico gesuita
in missione nello spazio per studiare la nebulosa Phoenix, nebulosa che a un
certo punto si trasformò da supernova a nana bianca distruggendo tutti i
pianeti del suo sistema, tutti tranne uno dove gli abitanti nascosero in una
cripta i ricordi e i segni della loro esistenza. Punto focale è che il
narratore è un uomo di Dio e si interroga sul perché Dio abbia permesso la
distruzione di quel popolo e quale significato ciò possa avere, anche perché il
fenomeno oggetto di studio è stato osservato anche dalla terra, almeno secondo
le leggende. Clarke è l’autore del libro e della sceneggiatura di 2001:
Odissea nello spazio.
2.
Ragazzi a Natale di Pier Vittorio Tondelli: un
racconto con tre sere della vigilia di natale: a Berlino Ovest senza amici un
ragazzo paragona l’essere soli in un giorno di festa all’essere in guerra; alla
caserma di lancieri a Roma un ragazzo arrabbiato perché non gli hanno firmato
la licenza e deve passare la festa in caserma; un paesino sugli appennini un
quindicenne innamorato da il primo bacio. Tre ragazzi protagonisti o forse lo
stesso in momenti diversi della sua vita? Non l’ho capito ma è un racconto
molto bello che mi ha fatto venir voglia di conoscere questo autore.
7. Il dono dei magi di O. Henry: una favola natalizia, due
ragazzi innamorati – Della e Jim – che sacrificano quanto hanno di più prezioso
per poter fare un regalo speciale all’altro. Racchiude e racconta la vera magia
o il vero significato del Natale.
8. Il Babbo Natale di Viale Neri arriva prima di Cristiano
Cavina: una storia bella tosta, una storia di crescita che scalda il cuore ma
che al contempo apre gli occhi, ci ricorda che le cose possono essere anche
molto diverse “dalla normalità”. Viale Neri è un quartiere popolare dove
troviamo degrado sociale e famigliare, e qui Babbo Natale arriva prima, il 23
dai frati dove i ragazzini prendono i loro doni – possibilmente vestisti per
l’inverno – ma l’ultima volta il nostro protagonista disobbedisce e prende un
libro, “I ragazzi della Via Pal” che tanto assomigliano a lui e ai suoi
coetanei, e proprio quella scelta gli cambierà la vita… Cavina è un autore che
voglio approfondire.
9. Natale per forza di O. Henry: il natale nel West, per me
è un ambientazione fantastica avete mai pensato al natale nel selvaggio ovest?
Io no, e già l’ambientazione mi aveva incuriosito facendomi pensare a come
potesse essere il natale (addobbi, festeggiamenti, tradizioni) nel far west. La
storia è una favola natalizia, abbiamo un cercatore d’oro di nome Cherokee che
fonda la cittadina di Yellowhammer, ma l’oro finisce presto e si trasferisce
altrove, fa fortuna e decide di omaggiare la sua cittadina presentandosi
vestito da Babbo Natale con tantissimi regali e fare una meravigliosa festa. Le
cose vanno diversamente da come aveva immaginato Cherokee, ma direi anche molto
meglio. O. Henry è un altro autore che voglio approfondire, è un autore di
racconti che ambienta tra la fine dell’800 e i primi del ‘900.
10. Un uovo caldo di Guy de Maupassant: si tratta di una
storia natalizia, tratta da una raccolta tematica dell’autore che però ci narra
un natale un po’ diverso da quello a cui siamo abiuati oggi, alla nostra (o
almeno alla mia idea di natale). Un medico racconta un’episodio a cui ha
assististo quando prestava servizio in campagna dove durante la messa di natale
assiste ad un “miracolo”: dopo un eccezionale nevicata un uomo trova un uovo
caldo e lo dona alla moglie che, dopo averlo mangiato impazzisce, provano di
tutto ma nulla funziona, viene poi esorcizzata durante la messa di natale.
11. Cento di questi alberi di Jack Ritchie: racconto breve e
divertente con protagonista Rober Cassett un guardiacaccia zelante e
pasticcione, ne combina una peggio dell’altra. La vigilia di Natale coglie in
flagrante Julia a tagliare un pino in proprietà demaniale, decide di portala a
processo e va a casa dal giudice Horley che però è lo zio della ragazza, alla
fine lo invitano a passare il natale da loro. È brevissimo, spassoso e c’è
naturalmente anche il lieto fine da storia natalizia.
12. Cristallo di rocca di Adalbert Stifter: la vicenda si
svolge principalmente tra la vigilia e il giorno di natale, siamo a metà
Ottocento in un paesino sperduto tra le alpi austriache; la storia ruota
attorno a due fratellini che di ritorno dalla visita alla nonna si perdono per
la tormenta di neve. La narrazione è lenta, il racconto è estremamente lungo, e
non è tra i miei preferiti come punti di forza ci sono delle bellissime descrizioni
paesaggistiche (come inquadrature amplissime che man mano si stringono sui
dettagli) e degli accenni alle tradizioni per natale di quei luoghi.
13. Natale a Thompson Hall di Anthony Trollope: rispetto a
questo racconto avevo grandi aspettative perché con lo stesso titolo c’è un
libro edito Sellerio, non l’ho ancora fatto nonostante nel frattempo abbia
anche comperato il libro, ma dovrei controllare se quello che leggiamo qui è
l’inizio del romanzo oppure è il racconto finito. Anche se mi aspettavo molto
più “Natale” con descrizioni dei festeggiamenti e delle usanze il racconto e il
suo autore mi sono piaciuti molto (tra l’altro essendo anch’esso uno scrittore
ottocentesco il paragone con Cristallo di rocca è inevitabile) il racconto è
quasi comico, scorrevole e brioso. Protagonista la signora Brow che tornando
alla casa di famiglia (Thompson Hall appunto) per trascorre il Natale tutti
assieme, durante il viaggio soggiornano una notte a Parigi e qui la signora
vivrà una serie di disavventure…
14. Da Nazareth a Betlemme di Pier Paolo Pasolini: non è un
vero e proprio racconto ma un copione di un opera teatrale o cinematografica,
penso del film sulla vita di Gesù “Il vangelo secondo Matteo”. È uno dei
racconti che mi è piaciuto meno ma perché non è un vero e proprio racconto di
fantasia come gli altri.
Vi aspetto nei commenti per sapere se avete letto questa
raccolta e se conoscete qualcuno di questi autori o racconti.
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