REGISTA: Bill Condon
DURATA: 104 minuti
Una commedia dolce amara tinta di giallo con protagonista uno
Sherlock Holmes alle prese con gli acciacchi della vecchiaia e soprattutto un
dubbio lacerante sulla risoluzione di un caso, pensa di aver sbagliato, di aver
fallito e che questo suo errore abbia portato a una conseguenza drammatica.
Conosciamo un Holmes anziano, scontroso e arcigno, si è
ritirato da tempo a vita privata in campagna dove alleva api e vive con una
governante (Mrs Murno e suo figlio Roger), è appena tornato dal Giappone, un
viaggio lungo e faticoso per recuperare una pianta (il fiore del pepe) che
spera possa aiutarlo con la memoria.
Si parla dei libri del suo amico Watson che lo vedono protagonista
e anche un film che lo stesso Holmes ha letto e visto per caso e che sono pieni
di licenze poetiche come la pipa e il cappello da caccia Deerstalker e
ovviamente a Holmes non piacciono. In particolare c’è una cosa che lo tormenta
il caso Kelmot: la ricostruzione che ne è stata fatta non lo convince ma non
ricorda nulla a parte che è stato il suo ultimo caso prima di ritirarsi, così
cerca di ricordare come andarono realmente i fatti e per questo sta scrivendo il
racconto di quel caso.
La narrazione procede per flash back che alternano il
presente con il viaggio in Giappone e il passato, in particolare la
ricostruzione del caso Kelmot.
Holmes trova nel piccolo Roger un aiutante fedele e prezioso
sia per le api che allevano assieme sia per il caso, tra i due si instaura un
dolcissimo rapporto di amicizia quasi nonno nipote veramente intenso e
commovente e anche il finale è davvero molto bello. Il piccolo Roger ha bisogno
di una figura amica, è orfano di padre (morto nella RAF), ha solo la madre che
sta cercando di dargli un futuro e per questo sta organizzando di trasferirsi
sulla costa dove potrebbero lavorare entrambi in un albergo.
È un film anche tenero e triste, c’è tanto Holmes con le sue
grandi capacità deduttive e logiche, un caso finale che lo segna nel profondo e
lo fa smettere e poi la vecchiaia con tutti i suoi problemi che ne conseguono. Intenso,
bello e dolceamaro come spesso accadde alle narrazioni quando hanno per
protagonisti dei “vecchietti”.
Quella che emerge è la figura dello Sherlock Holmes uomo,
uomo con dei sentimenti, con un passato che lo tormenta, alle prese con gli
acciacchi dovuti all’età, un film godibilissimo.
L’Holmes che conosciamo in questo film (e lo si vede già
dalla locandina) è un Holmes molto diverso dal personaggio descritto dal dottor
Watson: niente pipa e niente cappello da cacciatore, per quanto, come spiegherà
lo stesso Holmes la pipa gli piaceva ma dopo il successo l’abbandona perché non
riusciva più a fumarla in pubblico e cercherà anche di discostarsi il più
possibile dal personaggio letterario creando una sorta di dicotomia tra
l’Holmes narrato da Watson e l’Holmes reale.
Non sono una grande esperta di Sherlock Holmes, ho letto due
libri in passato (Il mastino dei Baskerville e una raccolta di racconti,
entrambi in edizione ragazzi) che mi piacquero molto e da tempo voglio
approfondire la conoscenza inoltre è una delle figure investigative più famose
e io adoro i gialli.
Film consigliato a chi ama i gialli e Sherlock Holmes ma
anche a chi ama le storie con dei vecchietti per protagonisti.
Fatemi sapere se lo avete visto.
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