sabato 19 maggio 2018

PULP - CHARLES BUKOWSKI

TITOLO: Pulp, una storia del XX secolo
AUTORE: Charles Bukowski
EDITORE: Feltrinelli
PAGINE: 186
PREZZO: euro 9
GENERE: letteratura americana
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Trama dalla quarta di copertina: "Depresso, appesantito da una pancia ingombrante, il conto in rosso, i creditori sempre alle porte, tre matrimoni alle spalle, Nick Belane è un detective, "il più dritto detective di Los Angeles". Bukowski gioca con un vecchio stereotipo e vi aggiunge la sua filosofia di lucido beone, il suo esistenzialismo da taverna e un pizzico di cupa, autentica disperazione. I bar, le episodiche considerazioni sul destino, il cinismo, l'ormai sbiadito demone del sesso, il fallimento professionale ed esistenziale, insieme alle mere invenzioni narrative, diventano il pulp ("pasticcio") del titolo. Lontano dalla atmosfere tenebrose delle ordinarie follie, un piccolo capolavoro d'ironia, il testamento spirituale di un grande scrittore che non ha mai esitato a immergersi nel degrado della società contemporanea."

E' un libro che sicuramente esce dalla mia "confort zone". Ho approfittato della sua presenza in libreria per approcciarmi ad un autore di cui non conoscevo nulla, ed anche per parlare qui sul blog di qualcosa di diverso. Inizialmente l'ho odiato, dopo le prime due pagine volevo chiuderlo e leggere altro, non sopportavo il modo di scrivere, il personaggio, tutto. Però non è mia abitudine abbandonare un libro, anzi per me è inconcepibile. Ne è valsa la pena, dopo un po' entri nel mood del protagonista e non riesci più a separarti da lui.
Il libro è scritto in prima persona, a parlare è l'investigatore privato Nick Belane, è un tipo strano che fa incontri molto strani. E' tutto molto surreale. La scrittura è diretta, forte, asciutta, volgare. I personaggi usato le parolacce, certo come tutti noi, però qui i personaggi si esprimono quasi esclusivamente ricorrendo a parolacce e volgarità. Quello che emerge, per molti aspetti, è un mondo assolutamente reale, squallido, tutto è intriso di squallore e volgarità, mi fa pensare ai bassi fondi della società, alle situazioni di degrado sociale e culturale più assolute, con un profondo degrado anche nei rapporti interpersonali dove non c'è nemmeno l'ombra di affetto reciproco tra le persone. E' però anche ironico, è ambientato a Los Angeles (anche se come dicevo non ci sono descrizioni della città) nel 1993.

<Belane, sei fuori di testa?> <Chi può dirlo? La pazzia è relativa chi stabilisce le regole?>”

 Questo è l'ultimo romanzo scritto da Bukoski prima di morire e nelle pagine traspare proprio l'idea di morte incombente, la consapevolezza dell'autore si riflette molto nel suo protagonista. Belane è sempre sul "chi vive", per una ragione o per un'altra, l'affitto non pagato, vecchi rancori, prestiti non saldati per esempio. Anche per questo Belane riflette spesso sulla propria vita, in maniera anche ironica e sempre consolandosi con il suo unico grande amore: l'alcol, qualunque cosa succeda Belane beve!
Molto bella anche la prefazione a inizio libro della traduttrice Simona Viciani che spiega alcune scelte compiute da Bukoski, come ad esempio il nuovo personaggio di Belane.

Nonostante le premesse il libro mi è piaciuto moltissimo e sicuramente recupererò altro della vastissima bibliografia di Bukoski, è uno scritto contemporaneo molto interessante, un po' diverso dal solito, almeno per me.
Voi lo avete letto? Cosa ne pensate? Cosa mi consigliate di Bukoski?

Voglio chiudere la mia recensione citando la riflessione di Belane che mi è piaciuta maggiormente:

"Spesso i momenti migliori della vita erano quando non facevi un bel niente, rimanevi a rimuginare, a meditare. Voglio dire, ammettiamo che capiate che sia tutto privo di senso, in questo caso non può essere totalmente privo di senso perché tu sei cosciente di questa profonda inutilità e questa coscienza di inutilità alla fine quasi restituisce un senso a tutto. Capite cosa voglio dire? Un ottimistico pessimismo." 

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