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martedì 15 dicembre 2020

L'ORATORIO DI NATALE - GÖRAN TUNSTRÖM

TITOLO: L'oratorio di Natale
AUTORE: Göran Tunström traduzione di Fulvio Ferrari
EDITORE: Iperborea
PAGINE: 362
PREZZO: € 18,50
GENERE: letteratura svedese
LUOGHI VISITATI: Svezia e Nuova Zelanda

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Un libro particolare, visionario, introspettivo.

“Fino a che punto si può penetrare nella musica? È possibile rimanervi dentro e sfuggire al tempo? Oggi ho suonato l’organo per due ore, in chiesa, insieme al cantore Jancke. Il cantore m’ha domandato se non volevo che si riprendesse l’Oratorio di Natale anche se ‘non è la stessa cosa di quando Solveig era viva’. Ha detto anche: ‘Hai del talento. Dovresti andare a Stoccolma e dedicarti alla musica.’ Ma io devo rimanere qui finché papà non torna. Devo rimanere qui perché ho te, Victor. E tuttavia la musica è così importante: è solo in essa che sono presente, lì tutti gli assenti sono presenti in me. Quando si è all’interno della musica il tempo sembra uno scherzo, una truffa a vantaggio di non so chi. Seguire una cadenza scendendo attraverso i suoi strati, i suoi tempi, i suoi stati d’animo… ed essere poi costretto a uscire…”

Mi aspettavo un libro pieno di Natale, invece tutto lo spirito natalizio si conclude nel titolo. Questa volta avevo letto la quarta di copertina ma solo la prima frase! Tanto interesse per lo spirito natalizio perché con questo libro partecipo alla challange #viaggiatoritralerighe che per il mese di dicembre prevede di esplorare il Natale nel nord Europa.

La storia alla base della trama è molto interessante: una donna splendente, che porta gioia ovunque posi lo sguardo, con un sogno – riproporre il l’Oratorio di Natale di Bach – che improvvisamente muore in un incidente condizionando profondamente la vita del marito (Aron) e del figlio (Sidner) e per riflesso anche del nipote. A questo si aggiunge la storia personale del fratello Torin e una serie di altri personaggi interessanti e singolari come Fanny e Splendid.

È un dovere, un obbligo morale quello che spinge Victor - musicista di fama internazionale - a ritornare al paesino natale di Sunne e dirigere un coro di dilettanti che mettono in scena “L’oratorio di Natale” di Johan Sebastian Bach. A Sunne Victor cerca anche le sue radici e la rappresentazione de “L’oratorio di Natale” è strettamente legata alla storia della sua famiglia. Nel libro ci sono tre generazioni a confronto, tre uomini che devono affrontare delle avversità, delle turbe psicologiche, dei traumi tutti derivanti in qualche modo da un unico evento scatenante: la morte di Solveig.

È una storia di musica, di visioni, di passioni, di traumi che devono trovare una valvola di sfogo. È letteralmente pieno di visioni, di avvenimenti, di sproloqui – principalmente – interiori in cui i vari protagonisti si interrogano sul senso della vita e in particolare della propria.

“Ma è lo stesso tipo di vertigini che mi coglie ogni notte stellata, quando esco nel buio e guardo in alto e sento che la terra si muove nel suo immenso universo e so che devo aggrapparmi al suolo ancora per un po’. E lasciar suonare la musica che ci dà speranza.”

Curioso e sapiente l’uso del linguaggio, la scelta lessicale compiuta per i vari personaggi, perché in base al personaggio, al suo carattere e al suo ruolo sociale è diverso il modo di esprimersi e il lessico che utilizza. È ricco di frasi in inglese (basilare che possono comprendere praticamente tutti) ed è Torin ad esprimersi spesso in inglese che è la lingua della sua infanzia.

Siamo di fronte ad un romanzo con una struttura articolata e complessa dove più voci si mischiano a raccontare quanto è accaduto: un narratore generale a cui si affianca e si sostituisce nel racconto di alcuni passaggi la voce di un particolare attore della vicenda; e qui cambia registro, cambia come dicevo prima l’uso del linguaggio, e possiamo sentire la versione di quel protagonista, la sua parte di storia raccontata direttamente dello stesso (o forse magistralmente ricostruita e immaginata dal narratore generale che fa parlare un singolo?).

È un libro particolare, pieno di personaggi, in qualche modo legati al protagonista.

Non mancano i personaggi illustri, famosi che compaiono nel romanzo come l’esploratore Sven Hedin, una comparsa la fa anche Marc Chagall ma soprattutto Selma Lagerlöf che è un personaggio attivo del romanzo. E poi è ricco di citazioni e rimandi ad opere e personaggi letterari su tutti abbiamo Dante e la Divina Commedia, Petrarca, l’Ulisse di Omero.

È stata una lettura difficoltosa, perché è difficile capire ciò che è realtà e ciò che è fantasia, visione, ci sono alcuni avvenimenti che vengono descritti ma non è chiaro se sono realmente accaduti oppure sono un sogno. Poi perché per buona parte del testo leggiamo di questi flussi di coscienza, leggiamo pagine di diario, leggiamo quella che è una ricostruzione probabilmente fatta dallo stesso Victor, ma ci sono anche tante parti in prima persona dove la voce narrante cambia, è di volta in volta uno dei protagonisti che racconta la sua esperienza; parti che si mischiano tra loro e ad una ricostruzione oggettiva di un narratore esterno che potrebbe in realtà essere, come dicevo sopra, Victor.

Se dovessi descrivere il libro con un solo aggettivo userei confusione.

Lo conoscete? Avete letto qualcosa di questo autore?