giovedì 6 agosto 2020

KIRIBATI. CRONACHE ILLUSTRATE DI UNA TERRA (S)PERDUTA - ALICE PICIOCCHI e ANDREA ANGELI

TITOLO: Kiribati. Cronache illustrate di una terra (s)perduta
AUTORE: Alice Piciocchi e Andrea Angeli
EDITORE: 24 Ore Cultura
PAGINE: 140
PREZZO: € 16,90
GENERE: albo illustrato - letteratura di viaggio - letteratura italiana
LUOGHI VISITATI: Kiribati
acquistabile su amazon: qui (link affiliato)



“Ci dice che ha viaggiato tanto nella vita, che ha fatto il marinaio per compagnie ittiche per oltre vent’anni: è stato in Indonesia, nelle Filippine, in Australia, in Giappone e ancora nel Mediterraneo. Ma nessun posto è come Kiribati, non c’è alcun luogo in cui vorrebbe vivere al di fuori di questi confini. Spiega come mai. Ovunque è il denaro che detta legge. Devi guadagnare per mangiare, per uscire la sera, per pagare la scuola ai tuoi figli, per vestirti, per permetterti una casa. Qui invece la vita è facile: la cena si trova appesa agli alberi e in fondo al mare, un giaciglio si costruisce in quattro giorni e il materiale te lo dà la natura. È sempre tutto fresco, non c’è bisogno di frigoriferi, si può pescare, raccogliere, costruire giorno per giorno, senza mai preoccuparsi del domani. Solo ad Onea (per contrastare il caldo) hanno sviluppato una particolare tecnica di essicazione per conservare i cibi e contrastare l’eventualità di carestie […] Gli chiediamo se invece a lui è mai capitato di portarsi avanti in modo simile. Ci guarda sbigottito come se avessimo ipotizzato una sciagura. Taglia corto, quasi offeso, e asserisce che spera che non gli capiterà mai di dover pensare al futuro.”

 

Kiribati. Cronache illustrate da una terra (s)perduta.

Una lettura particolare e piacevole, un modo per entrare in contatto con un popolo e una cultura molto diversa e lontana dalla nostra. Il libro è una sorta di diario di viaggio, un diario delle esperienze che gli autori hanno vissuto durante il loro soggiorno nelle Kiribati. Le esperienze, gli incontri, le avventure e disavventure diventano il pretesto per parlare di un particolare aspetto sulla vita nelle isole di questo paradisiaco atollo; la lettura è estremamente scorrevole.

Il volume è strutturato secondo un’alternanza di parti scritte che trattano un particolare argomento - in modo molto sintetico, una massimo due pagine - con una tavola oppure un’iconografia. Le illustrazioni sono stupende: semplici ma d’imbatto, pulite, lineari, esplicative e caratterizzate dalla predominanza di tre colori, il rosso, il giallo ocra e uno scuro azzurro carta da zucchero, mentre i tratti sono neri. Ma le tavole non sono le uniche parti disegnate, a margine delle pagine di narrazione molto spesso ci sono dei piccoli disegni in bianco e nero che illustrano un particolare trattato nel testo ad esempio un frutto o uno strumento o un abito tipico; illustrazione corredata anche da un breve spiegazione ulteriore. Tra le tavole illustrate che preferisco ci sono quelle di confronto, paragone con il mondo occidentale colorando di rosso le cose presenti a Kiribati e d’azzurro quelle che non ci sono, in particolare sono così strutturate le tavole su frutta e ortaggi presenti negli atolli e quella intitolata “Il paesaggio artificiale” che mette in relazione oggetti pubblici di uso comune così scopriamo che a Kiribati non ci sono i semafori e i lampioni e nemmeno le banchine.

Alla fine del volume ci sono due sezioni speciali. La prima è il glossario, dove, in ordine alfabetico, vengono riportati gli elementi più caratteristici sia di Kiribati, ma anche più in generale quegli aspetti o oggetti che caratterizzano un’etnia, una cultura e permette un raffronto con le altre: così ad esempio ci sono abbigliamento, abitazione, clima, mezzi di trasporto, religione, sanità, strada, a cui si aggiungono tutta una serie di parole autoctone come kava, tarawa. In questa sezione si possono approfondire alcuni elementi, seppur nell’estrema sintesi, come politica e religione.

La seconda è una linea cronologica chiamata “Andirivieni” dove sono indicate le epoche e le date più significative della millenaria storia delle Kiribati, dai primi insediamenti umani, all’indipendenza passando per gli esploratori europei e la Seconda Guerra Mondiale; linea cronologica accompagnata da un breve scritto riassuntivo.

Le Kiribati sono uno stato insulare dell’Oceania, si trovano in mezzo all’oceano Pacifico e si compongono di tre arcipelaghi principali (le Isole Gilbert, le Isole della Fenice e le Isole Sporadi equatoriali, a cui si aggiunge l’isola di Banaba) per un territorio totale di circa 811 km2, sono stato un protettorato britannico, e dal 1979 anno dell’indipendenza sono una Repubblica Presidenziale.

Gli autori Alice Piciocchi e Andrea Angeli (che è il curatore delle illustrazioni) sono degli esploratori del nuovo millennio, alla base del viaggio nelle Kiribati c’è una ragione molto singolare: hanno sentito parlare di un piano di evacuazione, uno spostamento in massa della popolazione nel caso gli atolli venissero sommersi dalle acque- ipotesi purtroppo non remota dato l’innalzamento del livello dei mari dovuto all’inquinamento e ai cambiamenti climatici in corso – in vista di questa evenienza nel 2014 il Presidente della Repubblica di Kiribati ha acquistato una nuova terra alle Fiji dove trasferire la propria nazione in caso di necessità. E cosa hanno trovato?  Persone che vivono tranquillamente la loro vita; la popolazione delle Kiribati, almeno la stragrande maggioranza, ignora il piano di evacuazione e tutte le problematiche legate ai cambiamenti climatici; tant’è che loro stessi continuano a mettere in atto comportamenti in qualche modo rischiosi per la sopravvivenza delle isole stesse.

Irrinunciabile, pur nella sua semplicità ed essenzialità. È un po' come guardare un filmato di viaggio negli atolli, come spesso se ne vedono in televisione, penso al programma Alle Falde del Kilimangiaro per citarne uno oppure a quelli di Turisti per caso; quei filmati che non sono un documentario ma si avvicinano, l’esplorazione non è possibile senza un contatto diretto e con la partecipazione dei locali, che molto spesso sono ospitali e generosi, e mostrano la propria cultura e le proprie tradizioni.

Davvero una bella esperienza. Un modo per viaggiare lontano con la fantasia stando comodamente in poltrona, questo libro è proprio un’esperienza di viaggio, un’esperienza molto diversa dalla lettura di un romanzo (o di un saggio) che è comunque un modo per conoscere il mondo, ma attraverso un romanzo lo conosciamo in via mediata attraverso l’ambientazione, il modo di pensare dei personaggi, il sistema culturale e sociale in cui sono inseriti.

A voi piacciono questi viaggi attraverso le pagine?


giovedì 30 luglio 2020

IL LUNGO NASTRO ROSSO - LOUNG UNG

TITOLO: Il lungo nastro rosso
AUTORE: Loung Ung - traduzione di Franca Genta Bonelli
EDITORE: Piemme
PAGINE: 397
PREZZO: € 18,50
GENERE: memoir - letteratura cambogiana
LUOGHI VISITATI: Cambogia e USA 
acquistabile su amazon: qui (link affiliato)


È un libro doloroso ma necessario, permette di approcciarsi alla Cambogia e ai suoi abitanti dopo la caduta di Pol Pot e del regime dei Khmer Rossi.

Infatti il punto focale della narrazione è il dopo, mentre la vita durante il regime è narrata in modo incidentale, attraverso degli accenni nel corso della narrazione e con alcune spiegazioni nell’introduzione. Certo quando ci sono gli accenni sono davvero toccanti, crudi, non lasciano indifferenti:

 “Per un’ora intera condivido con lei i dettagli del modo in cui la mia famiglia e io siamo fuggiti dalla capitale per trasferirci in villaggio sovraffollati, dove ci costrinsero a vivere secondo nuove regole. Le racconto dei divieti, imposti dai Khmer Rossi, riguardanti la religione, la scuola, la musica, gli orologi, la radio, il cinema, la televisione e la tecnologia e di come i soldati controllassero i nostri spostamenti, le nostre amicizie e in generale tutti i rapporti umani. La sconvolgo dicendole che, sotto il regime di Pol Pot, era vietato flirtare e innamorarsi senza il permesso dei Khmer Rossi, soprattutto se si apparteneva a una classe diversa, e che se si avevano rapporti sessuali senza l’autorizzazione del regime si rischiava la condanna a morte. Le descrivo il modo in cui ci vestivamo, parlavamo, lavoravamo e vivevamo. Le racconto di come la mia pancia fosse gonfia per la fame, e di come sopravvivessi mangiando tutto ciò che era mangiabile…e anche molte cose che mangiabili non erano affatto. Le spiego dettagliatamente quale sia il sapore delle foglie marce, delle tartarughe, dei serpenti e dei topi. I suoi occhi luccicano quando le parlo di quando divoravo il cervello, la cosa, la pelle degli animali e ne succhiavo il sangue, o di quando mi aggiravo per i campi alla ricerca di cavallette, grilli, coleotteri e di tutti quegli insetti che mi aiutavano a sopravvivere ancora per un giorno".

 

Protagonista e voce narrante è la stessa autrice, Loung Ung e ci racconta la sua vita e quella della sua famiglia. Quindi è un memoir, forte e doloroso. La narrazione è strutturata attraverso un’alternanza di capitoli dove si narrano le vicende di Loung negli Stati Uniti e nel capitolo successivo quelle della sorella Chou (e del resto della famiglia) rimasta in Cambogia all’incirca nello stesso periodo; questo permette anche di fare un confronto, emergono le tradizioni socio culturali della Cambogia, nonostante la guerra e nonostante il periodo estremamente difficile.

È uno scritto doloroso, perché mette nero su bianco le frustrazioni, mette a nudo i suoi sentimenti che non sempre sono positivi, Loung è una bambina prima, e poi una ragazza e infine una donna, oppressa dai ricordi, dai traumi subiti durante la guerra e dell’impossibilità di mantenere fede alla promessa fatta a Chou (tornare presto o comunque incontrarsi e magari trasferirsi tutti assieme) ma Loung deve andare avanti e trova un modo egoistico per farlo: finge di non avere una sorella, cerca di dimenticarsi il suo passato, anche se non ci riuscirà mai.

“Salto sulla mia bicicletta a dodici marce e mi dirigo verso la strada. Mentre pedalo, nel cielo azzurro splende il sole e il vento spazza via le poche nubi. Di tanto in tanto qualche macchina mi sfreccia accanto, costringendomi a spostarmi sul ciglio della strada. Con il vento tra i capelli, mi lascio alle spalle il 48 di Main Street, il cimitero, la casa vuota e il mio stanzino. Ma per quanto velocemente io pedali, la Cambogia mi segue e continuo a veder Chou che mi chiama e mi tende la mano. Stringo il manubrio e spingo con forza sui pedali facendo vibrare la catena della bicicletta nel tentativo di dimenticare la pressione del palmo della mano di Chou sulla mia, le nostre dita intrecciate e le lacrime che le scorrevano sul viso quando siamo state costrette a separarci. «Tra cinque anni ci rivedremo» le avevo promesso. […] Con la mente rivolta alla Cambogia, corro giù dalla collina con la mia coda di cavalo che svolazza mentre cerco di schivare buche e irregolarità del fondo stradale. Pedalo sempre più velocemente sulla strada di campagna e con la mia bicicletta punto dritta verso il futuro. Davanti a me l’orizzonte appare colmo di possibilità, di opportunità e di speranza. Mentre mi alzo in piedi sui pedali, nel tentativo di pedalare più velocemente, lo stomaco comincia a contrarsi per la vergogna e il senso di colpa: mi rendo conto di correre vero un futuro in cui mi sorella non potrà mai seguirmi. Dietro di me, Chou ha smesso di correre e mi segue con gli occhi: ha le braccia penzoloni e i piedi abbarbicati al terreno, mentre io mi allontano sempre più.”

La situazione politica non permetterà di far ritorno in Cambogia almeno fino alla prima metà degli anni ’90.

Loung nonostante i “propositi” non si è affatto dimenticata di Chou, della sua famiglia e di tutte le persone bisognose di aiuto e di conforto in Cambogia e nel resto del mondo: oggi è un attivista per i diritti umani ed è portavoce della Campagna per un mondo senza mine antiuomo. Ha scritto anche un altro libro intitolato “Per primo hanno ucciso mio padre” in cui penso vengano narrati gli anni di vita in Cambogia sotto il controllo dei Khmer Rossi.

 I libri di Loung Ung sono libri per riflettere, anche conoscere, ma soprattutto per riflettere, per farci aprire gli occhi e ricordarci ancora una volta quanto siamo fortunati ad essere nati in una certa parte del mondo. Si deve riflettere anche sull’atteggiamento che teniamo nel quotidiano, perché sì la Cambogia è distante, e si tratta di fatti successi nel passato (neanche tanto lontano) ma quante catastrofi simili sono successe e succedono ancora oggi? E cosa facciamo noi per impedirli, o anche solo per aiutare chi le sta vivendo?

Una tematica che viene affrontata tra le righe è quella del rifugiato del resto è quello che è stata Loung, l’ha vissuto sulla propria pelle, e attraverso l’esperienza del fratello Kim.

Storia vera, scritta dalla stessa protagonista. Per quanto io pianga spesso mi faccia coinvolgere e prendere dalle storie e dai sentimenti e dalle emozioni che un libro può trasmettere ed entro spesso in sintonia, in empatia con i personaggi, quando si tratta di una storia vera mi si lacera il cuore e l’anima. Perché nelle storie di finzione, per quando dolorose, per quanto io entri in empatia mi posso sempre dire è tutta finzione, anche se plausibile, veritiero e nulla esclude (anzi) che ci siano state reali storie così comunque mi consolo dicendo che finzione, è solo un libro. Figuriamoci cosa mi succede a leggere libri così…

Due parole vanno spese sul regime di Pol Pot e sul genocidio cambogiano in estrema sintesi: nell’aprile del 1975 la Cambogia finisce in mano ai Khmer Rossi, una sorta di partito politico di stampo comunista, secondo cui l’unico stile di vita accettabile è quello del contadino; spingono la popolazione nelle campagne, eliminano gli intellettuali e tutte le istituzioni e il denaro. Tutti devono contribuire al sostentamento lavorando nelle fattorie con turni massacranti e scarse razioni di cibo; la pena per chi non ubbidisce? la fucilazione. Ovviamente è un riassunto estremamente stringato di ciò che emerge tra le pagine del libro; da appassionata di Storia e di “cronaca nera” (non ho trovato un termine più appropriato) è un argomento che voglio approfondire; c’è un corredo politico notevole, la situazione della Cambogia si inserisce nel più ampio quadro della guerra fredda.

Consiglio Loung Ung ha chi non ha paura di affrontare la realtà nella sua parte più drammatica e triste, a chi vuole conoscere la Storia e la vita quotidiana di chi ha subito la guerra e deve combattere quotidianamente anche in tempo di pace per una vita normale.

Quali autori o libri sul sud-est asiatico mi consigliate?