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lunedì 10 febbraio 2020

L'UOMO CHE ALLEVAVA I GATTI - MO YAN

TITOLO: L'uomo che allevava i gatti e altri racconti
AUTORE: Mo Yan - traduzioni di Daniele Turc-Crisà, Lara Marconi, Giorgio Trentin
EDITORE: Einaudi
PAGINE: 260
PREZZO: € 10,80
GENERE: letteratura cinese
acquistabile su amazon: qui (link affiliato)




Ho scelto questo libro per partecipare alla challenge #viaggiatoritralerighe organizzata da @giridiparole_2.0 e da @a.ma.books, la prima tappa prevede di esplorare la Cina, ho deciso di affrontare il viaggio con questa raccolta di racconti dello scrittore cinese Mo Yan.

La raccolta si compone di nove racconti con una lunghezza, seppur variabile, in media dalle venti alle trenta pagine ciascuno. Emergono le tematiche del figlio unico, del rapporto e rispetto che si deve ai genitori, le ambientazioni sono sempre rurali, povertà (più o meno acuta marcata) e disagio; soprusi e prepotenze aleggiano in generale in ogni racconto anche dove non vengono narrate direttamente, rapporti uomo-donna e marito-moglie improntanti prevalentemente alla violenza sia verbale che fisica (la violenza come normale mezzo di comunicazione) e in generale i rapporti umani sono sempre improntati alla violenza e alla prevaricazione del più forte verso il più debole. Tendenzialmente non c’è una definizione temporale precisa e spesso nemmeno geografica; i racconti sono narrati prevalentemente in prima persona e sono tutti ricchi di descrizioni soprattutto del contesto naturale/ ambientale che fa da sfondo alle vicende. 

1° racconto – Il vecchio fucile: un fucile maledetto, un personaggio poco intelligente e disperato dalla fame.
2° racconto – Il fiume inaridito: un pugno allo stomaco; quello dove maggiormente emergono le pecche del sistema comunista. Il più forte se la prende col più debole, ma quello che è più forte e ha sua volta più debole rispetto a qualcun altro. I rapporti umani definitivi unicamente in base alla gerarchia politica, alla classe di appartenenza e al ruolo che si va a ricoprire. La narrazione è costruita sulla sovrapposizione di diversi flash back, si parte con un bambino che esce di casa e il mattino seguente viene trovato morto nel letto del fiume arido, e attraverso plurimi e continui flashback si ricostruisce come il bambino sia finito lì, però le varie fasi temporali evocate si sovrappongono continuamente. c'è molta crudezza e violenza, violenza che viene usata anche a livello comunicativo, trasmessa sulla carta con un linguaggio pieno di parolacce. Questo è il racconto in cui ho trovato maggiori somiglianze con “Brothers”, dove la violenza, le parolacce, l’assenza di empatia, specie verso i bambini, la forza dirompente della gerarchia” sociale e politica in cui la popolazione è divisa, devo ecco vorrei capire se è una particolare corrente narrativa, (non so magari paragonabile al Verismo di fine Ottocento di Verga) oppure è proprio la rappresentazione della società cinese, in entrambi i casi prevalentemente rurale.
3° racconto – Il cane e l’altalena: particolare, qui incontriamo una donna con tanta forza di volontà e coraggio, davvero caparbia che oppone resistenza ad una vita che è stata disonesta e capricciosa con lei.
4° racconto – Esplosioni: è il racconto più lungo, il tema che emerge con maggior forza è l'aborto, la necessità di abortire quale conseguenza della politica del figlio unico ed emerge anche l'avanguardia e la disponibilità nelle strutture pubbliche di metodi contraccettivi femminili quali pillola e spirale a disposizione di tutti. Il tema dell’aborto è anche affrontato nel romanzo “Le rane” che non vedo l’ora di leggere. Ma accanto emergono anche molti elementi della tradizione popolare: il ruolo della volpe, ritenuto un animale dotato di poteri magici e alcune usanze della campagna e la descrizione dei lavori degli agricoltori.
5° racconto – Il neonato abbandonato: in questo racconto si tratta sempre il tema della politica del figlio unico, politica che possiamo immaginare quasi come una medaglia a due facce: da un lato c'è la "campagna"/ pratica degli aborti e degli anticoncezionali; dall'altro lato ci sono gli abbandoni e/o infanticidi oppure nelle ipotesi migliori le multe per le famiglie che non rispettano la regola. È un racconto per certi aspetti crudo perché mette in dubbio ciò che la coscienza/l'umanità insita nella persona umana ti spinge a fare: c'è un neonato abbandonato che fai? la tua indole di essere umano, ti impone di salvarlo, ma poi chi salverà te?  - non ci saranno delle risposte concrete.
6° racconto - Il tornado: dolce nella sua tristezza, una meravigliosa rievocazione di ricordi d’infanzia.
7° racconto - La colpa: indescrivibile e particolare; questo racconto può essere scisso in due parte che si compenetrano. Da un lato c'è uno spaccato interessante delle credenze popolari e tradizionali sulle tartarughe; dall’altro narra una storia drammatica (fin dall'inizio della lettura sono stata accompagnata da un senso di inquietudine), c’è la narrazione del protagonista, che probabilmente da adulto, narra un particolare evento della sua infanzia: il giorno della "gita" al fiume col fratellino Fuzi.
8° racconto - Musica popolare: racconto con narratore esterno dove si narrano le vicende della piccola cittadina di Masang e dei suoi quattro principali commercianti, di come la vita della comunità venga cambiata e travolta dall’arrivo di un giovane musicista cieco.
9° racconto – L’uomo che allevava i gatti: ultimo racconto quello che dà titolo alla raccolta – lo sviluppo della narrazione utilizza “idee” senz’altro non originali - narra le vicende di un giovane un po' strambo di nome Daxiang che, per l’appunto come dice il titolo mette in piedi un allevamento di gatti e con questi gira i villaggi per dare la caccia ai topi.

Gli ultimi due racconti sono un po’ più leggeri, sono quelli meno drammatici e assieme a Il Tornado, i miei preferiti; anche se in tutti in sottofondo emergono comunque le problematiche di fame e povertà soprattutto dei villaggi più remoti.

È la seconda volta che mi approccio alla letteratura cinese e mi piace moltissimo, è una cultura che voglio approfondire, una realtà molto lontana e diversa dalla nostra, ma ricchissima di tradizioni.
Mo Yan (che è il nome d'arte/pseudonimo di Guan Moye) ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 2012 e la motivazione la trovo calzante "che con un realismo allucinatorio fonde racconti popolari, storia e contemporaneità"; l’ho ritrovata nei racconti che ho letto e li descrivono alla perfezione. 
Conoscete Mo Yan? E la letteratatura cinese?