mercoledì 18 marzo 2020

PALAZZO YACOUBIAN

TITOLO: Palazzo Yacoubian
AUTORE: 'Ala Al-Aswani - traduzione di Bianca Longhi
EDITORE: Feltrinelli
PAGINE: 215
PREZZO: € 9,50
GENERE: letteratura egizina contemporanea
LUOGHI VISITATI: Egitto
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Palazzo Yacoubian di ‘Ala Al-Aswani è un testo leggero, frizzante, accattivante e coinvolgente; permette al lettore di immergersi nella società egiziana cogliendo tutte le sfumature e le contraddizioni.
L’Egitto è un paese “arabo/musulmano” che vede il Corano tra le sue fonti normative, e all’inizio della narrazione sono rimasta basita nel sentir parlare di amore, di sesso e di “fattezze femminili” anche per come le donne vengono descritte; leggendo ho capito che non c’è obbligo di portare il velo e i vestiti tradizionali, sia uomini che donne possono vestirsi sia secondo la tradizione araba sia secondo canoni occidentali.
Temi centrali del romanzo sono la questione religiosa, l’amore, la corruzione e l’avidità; tematiche che incidono e guidano la vita dei protagonisti.
Emerge una grande e diffusa strumentalizzazione della religione (islamica) a fini politici. Da un lato gli estremisti che fanno leva sulla povertà e sull’ignoranza per creare combattenti per la causa, da mandare in prima linea sia durante le manifestazioni contro il governo sia per compiere attacchi terroristici.  Emerge anche la forte repressione governativa verso il partito musulmano intransigente ma penso in generale verso tutte le forme di dissenso. Dall’altro il Governo che interpella sheikh e dotti per avere interpretazioni dei testi sacri che giustifichino le scelte politiche alla luce dei dettami coranici e della shari’a. 


Ho detto fa leva sulla povertà e sull’ignoranza (gli elementi che creano le maggiori disparità sociali) perché le disparità sociali sono molto forti e incidono pesantemente sulle possibilità di realizzarsi: le capacità non bastano servono nome e mazzetta ad esempio per accedere alla pubblica amministrazione; a questo aggiungo che chi è “povero” non può permettersi molte cose che invece si permettono i più ricchi tra cui vivere in modo più occidentale con molti agi e comodità: ecco che un interpretazione tradizionale e rigorosa del Corano evidenzia come vivere all’occidentale, lusso e tutto ciò che ne deriva non è contemplato o permesso dal Corano, è  quindi sbagliato, contro la fede ed è giusto non tenere quei comportamenti; in questo modo il giovane deluso dal sistema Stato si sente accettato in un gruppo per quello che è, e addirittura la sua, misera, condizione gli permette di essere un buon fedele e un uomo migliore degli altri.  Questo meccanismo coinvolgerà un protagonista, mi ha molto colpito e mi ha portato a riflettere su cosa possa spingere un giovane (per lo più) a sacrificare la propria esistenza per una causa e in particolare per la causa della jihad.

"...in questo momento, per esempio, si sta esercitanto ad amare e a odiare la gente secondo i valori islamici. Ha appreso dallo sheikh che l'essere umano è l'essere più abietto e più meschino sulla faccia della Terra. Gli uomini si amano e si odiano in base a concetti terreni, invece dovrebbero amarsi in base alla devozione religiosa. Taha ha cambiato opinione rispetto a moltissime cose: prima amava certi inquilini perchè erano buoni o generosi con lui, ora li detesta perchè non pregano o bevono alcolici...."

Poi c’è l’amore in tutte le sue forme, anche l’amore omosessuale. Emerge l’odio dei giovani egiziani verso il proprio paese che non li sa amare, non li sa crescere, non è capace di dar loro la possibilità di realizzarsi e migliorarsi, di uscire dalla povertà e crearsi un futuro vero e onestamente. Giovani che o si avvicinano ai movimenti fondamentalisti/terroristici oppure scapano all’estero, o almeno vivono sognando di poterlo fare. Senza considerare che se una ragazza vuole lavorare quasi sicuramente per mantenere il posto dovrà cedere alle avance del padrone.
Emerge la corruzione e l’avidità di potere e/o di denaro che guida i comportamenti umani e anche tanto egoismo. 

Tutti questi argomenti vengono trattati narrando le vicende di alcuni abitanti di Palazzo Yacoubian, palazzo che esiste realmente a Il Cairo di cui viene anche ricostruita la storia. Perché oltre a dipingere la società egiziana (più o meno) contemporanea (il libro è stato pubblicato nel 2002 e ambientato circa a inizio anni ’90: negli ultimi anni ci sono stati alcuni cambiamenti politici in Egitto, anche se non penso la situazione sia tanto migliorata) ne ricostruisce, a grandi linee anche la storia, per lo più politica, dal secondo dopoguerra e lo fa sempre attraverso le vicende o i racconti dei personaggi.
Vediamo chi sono questi personaggi. C’è Zaki bey un vecchio dongiovanni che ha dedicato la sua vita ad amare le donne; Hatim un intellettuale omosessuale; Taha il figlio del portiere (ottimo studente che sogna di diventare poliziotto ma finirà a entrare in gruppo terroristico per superare quel gap sociale di cui dicevo prima); Buthayna fidanzata di Taha, costretta alla morte del padre a lasciare gli studi e trovare un lavoro per mantenere la famiglia; Hagg ‘Azzam un ricco uomo d’affari che decide buttarsi nella politica e di prendere una seconda moglie; Abaskharon (il domestico di Zaki) e suo fratello Malak due veri furbacchioni.

Ho letto il volume per il progetto #ilgirodelmondoin12letture di @thebookmark.it che per la tappa di marzo prevede di viaggiare in nord Africa: è stato un viaggio molto interessante che approfondirò nel tempo, anche leggendo altro di ‘Ala Al-Aswani, che nonostante il nome difficile mi è piaciuto molto, lo conoscete?

Voto 5 stelline

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