TITOLO: Il nome della rosa
AUTORE: Umberto Eco
EDITORE: Bompiani
PAGINE: 533
PREZZO: 15 euro
GENERE: letteratura italiana - classico moderno - giallo storico
LUOGHI VISITATI: Italia del '300
PREMI: vincitore del Premio Stregha nel 1981
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Un legame speciale mi lega a questo libro: è il primo libro usato che ho comperato su internet, saranno quattro anni fa, quando ancora non conoscevo nulla di libri….. ora sto molto attenta anche alle edizioni, sono molto critica e selettiva….. Questo libro ha ancora il prezzo in lire, stampato nel 1994, puzza anche di vecchio, però ha una dote favolosa: terminato il romanzo troviamo le postille a "Il nome della rosa", scritte dallo stesso Eco (non so se sono presenti anche nelle edizioni più recenti, la prima volta che vado in libreria provo a controllare). Nelle postille Eco racconta il romanzo, la sua genesi, la scelta del titolo, la particolarità del primo centinaio di pagine. Rappresentano una sorta di brevissimo saggio sulla narrativa anche generale (valevole per qualsiasi romanzo) pur contenendo moltissimi aneddoti su "Il nome della rosa" e di tutte le scelte che un autore deve compiere. Per me hanno rappresentato una piacevolissima sorpresa, un assaggio di Eco saggista, che mi ha fatto venir voglia di leggere altro di suo oltre ai romanzi, penso soprattutto a "Storia delle terre e dei luoghi leggendari".
Una premessa è d'obbligo, avevo "sentito dire" e poi anche riscontrato che il primo centinaio di pagine è piuttosto "pesante", la narrazione è molto lenta; è vero io avrei comunque consigliato di leggerlo perchè merita davvero tanto, ma alla fine del libro, nelle postille ho letto questo, un invito, una sfida lanciata dall'autore, come non raccoglierla??
"....dopo aver letto il manoscritto, gli amici della casa editrice mi suggerirono di accorciare le prime cento pagine, che trovavano molto impegnative e faticose. Non ebbi dubbi, rifiutai, perchè, sostenevo, se qualcuno voleva entrare nell'abbazia e viverci sette giorni, doveva accettarne il ritmo. Se non ci riusciva, non sarebbe mai riuscito a leggere tutto il libro. Quindi, funzione penitenziale, iniziatoria, delle prime cento pagine, e a chi non piace peggio per lui, rimane alle falde della collina......"
Veniamo al romanzo…… un romanzo storico, ambientato nel medioevo, con due monaci come protagonisti, un mistero da risolvere, un libro maledetto e una biblioteca; solo ciò basterebbe a farmi adorare il libro, ma c'è anche molto altro.
C'è moltissima storia, quella dell'Italia del Trecento, con le lotte tra Papato e Impero, tra Papa ed Antipapa, è il periodo della "cattività avignonese", delle lotte tra Guelfi e Ghibellini; è il periodo delle lotte intestine alla Chiesa Cattolica sulla "questione della povertà", povertà di Cristo come modello anche per i religiosi, tesi sostenute dai Francescani e da altri ordini, definiti "minoriti", contro il clero, il Papà e altri ordini monastici molto ricchi. C'è una bellissima e interessante ricostruzione dei "movimenti eretici" dai Valdesi ai Catari ai Fraticelli ai Minoriti ai Francescani, con spiegazione dei meccanismi e delle ragioni che si celano dietro questi "movimenti" e del perché vengano bollati come eretici. L'abbazia teatro delle vicende appartiene all'ordine Benedettino, e il suo abate, Abbone, si è proposto come mediatore in un incontro tra la delegazione pontificia, i rappresentanti degli "ordini minori" e il delegato imperiale (Guglielmo da Baskerville). Dietro le questioni religiose e apparentemente teologiche c'è della (moltissima) politica: l'imperatore appoggia i Francescani per affievolire il potere del Papa; il Papa cerca di "eliminare" i Francescani perché mettono in dubbio la ricchezza della Chiesa e in generale dei seguaci di Cristi; gli ordini religiosi più ricchi, come i Benedettini cercano di mediate per ritagliarsi degli spazi e contrastare lo strapotere del clero e dei vescovi cittadini e delle Città come istituzione; è il periodo in cui iniziano a "nascere" le città e le corporazioni a discapito dei monasteri. Questa la giustificazione della presenza di Guglielmo e Adso all'abbazia, e il pretesto per narrare dei movimenti ereticali ma anche delle lotte interne alla Chiesa, sia per l'incontro con vecchi amici sia per la necessità di fornire delle spiegazioni al giovane Adso.
L'Abbazia di Abbone è molto ricca ed è rinomata per la sua biblioteca, quasi fosse uno degli ultimi baluardi della conoscenza della cristianità, ci sono monaci copisti che vengono da tutta l'Europa; anche in contrasto con lo sviluppo delle città dove ormai si parla e si scrivono opere in volgare.
Uno degli aspetti cardine del romanzo è la disputa sul "riso" sull'opportunità o meno di ridere sia fuori che dentro il monastero; la posizione più dura è tenuta da Jorge, un vecchio monaco ceco, che conosce a memoria tutti i libri della biblioteca; la disputa si presenta fin dal primo giorno in cui i protagonisti arrivano all'abbazia e visitano lo scriptorium, che si ripresenta ad ogni incontro tra Guglielmo e Jorge; alla fine della lettura un'attenta riflessione fa capire al lettore il senso e anche le conseguenze di certi ideali…….. Emerge forte il disprezzo e l'odio per tutto ciò che non è cristiano, verso i pagani e gli eretici e anche verso ciò che sono la loro conoscenza e le loro scoperte scientifiche (ricordiamoci che molto del sapere è dovuto anche agli arabi e all'epoca classica).
Tutto ciò lo sfondo delle vicende dei personaggi e dei protagonisti. Iniziamo dai protagonisti: Adso da Melk, all'epoca dei fatti (novembre 1327) un giovane novizio benedettino che, per volere del padre, gira l'Italia come "segretario" di Guglielmo da Baskerville. Guglielmo da Baskerville è un frate francescano, al servizio dell'Imperatore, ex inquisitore, devoto ma anche molto "scientifico", un ottimo investigatore "deduttivo" (alla Sherlock Holmes, per intenderci, magari nella versione della serie tv The Elementary, la conoscete?), tutto si risolve con la logica, e ovviamente basata sulla conoscenza, è un frate molto dotto allievo di Ockam e di Bacone. Mentre Adso è giovane di ottima famiglia, desideroso di apprendere, ammira molto Guglielmo, però ben rappresenta la maniera "medievale-religiosa" di vedere e spiegare tutto solo alla luce delle Sacre Scritture e delle dottrine elaborate nel tempo.
Quanto ai personaggi sono i monaci che vivono e lavorano all'abbazia, i monaci degli ordini minori che arrivano l'incontro sulla questione della povertà, la delegazione pontificia guidata dal grande inquisitore Bernardo Gui, che avrà modo di esercitare la sua professione……. (non dico altro).
All'abbazia succedono cose strane, sembra esistere un abbazia di giorno e una diversa abbazia di notte, e si susseguono "strane" morti che sembrano rifarsi alle trombe che annunciano la venuta dell'Anticristo come descritta nell'Apocalisse. Su questi fatti indagano sia Guglielmo sia Bernardo Gui, ma solo Guglielmo giungerà alla vera verità……..
Altra grande protagonista del romanzo è la biblioteca, attorno al quale sembrano girare anche gli omicidi; una biblioteca molto ricca però è stata progettata per proteggere i libri che custodisce: costruita come un labirinto, cui si aggiungono ulteriori stratagemmi, come erbe magiche, specchi, spifferi d'aria, per difenderla da visitatori inopportuni.
Altro aspetto che mi fa apprezzare ulteriormente il romanzo è la grandissima opera di citazione di studiosi e di opere teologiche/dottrinali ma anche di scienza, di medicina, di astrologia, di matematica di ottica e molto altro. Leggere questo libro è come entrare nella biblioteca di un abbazia medievale e sbirciare i testi che conteneva.
La scrittura è molto ricercata ed è strutturata per quello che si presenta un manoscritto di un monaco (Adso) che racconta gli avvenimenti di cui è stato protagonisti nel novembre 1327 in una, non definita, abbazia italiana; è ricchissimo di espressioni latine oltre che delle citazioni di cui ho già detto prima. Infine un elemento che caratterizza le opere (quelle che ho letto finora, almeno) di Eco è l'umorismo, qui rappresentato spesso dalle affermazioni di Guglielmo da Baskerville; il riuscire a far riflettere attraverso affermazioni quasi ironiche, che rimangono in mente e ti costringono a pensare, ad esempio:
≪"……. e tu non t'incantare troppo su queste teche. Di frammenti della croce ne ho visti molti altri, in altre chiese. Se tutti fossero autentici, Nostro Signore non sarebbe stato suppliziato su due assi incrociate, ma su di una intera foresta." "Maestro!" dissi scandalizzato. "E' cosi Adso. E ci sono dei tesori ancora più ricchi. Tempo fa, nella cattedrale di Colonia vidi il cranio di Giovanni Battista all'età di dodici anni." "Davvero?" esclamai ammirato. Poi, colto da un dubbio: "Ma il Battista fu ucciso in età più avanzata!" "L'altro cranio dev'essere in un altro tesoro", disse Guglielmo con viso serio. Non capivo mai quando celiasse.≫
Citazione questa che riassume molto sia del carattere dei personaggi sia delle "credenze" medievali soprattutto in fatto di reliquie, dell'enorme potere loro riconosciuto, e anche della denuncia portata avanti dai sostenitori della povertà, perché oro, argento, gemme preziose per glorificare Gesù che aveva vissuto praticamente senza nulla e della carità altrui? (Tema attuale ancora oggi).
Come tutti i romanzi di Eco permette un ripasso e un approfondimento della storia, anche con molte curiosità. Purtroppo a scuola viene insegnato solo il succo del succo del succo superconcentrato della storia.
"Il nome della rosa" è il primo romanzo di Eco, pubblicato nel 1980 e vincitore del premio Strega.
Non posso che consigliarlo agli amanti della storia e dei romanzi storici come me; di Eco ho letto "Il cimitero di Praga" di cui ho già parlato qui sul blog e "Baudolino" che invece lessi diversi anni fa, entrambi stupendi, perfetti per un ripasso e un approfondimento storico. Inutile dire che voglio assolutamente leggere anche gli altri suoi romanzi. Penso senz'altro al "Pendolo di Foucault" che ho letto avere templari e ricerca del Graal come protagonisti.........
Voi cosa avete letto? Pareri? Cosa mi consigliate?