AUTORE: Elena Ferrante
EDITORE: E/O
PAGINE: 400
PREZZO:€ 19
GENERE: letteratura italiana, saga
LUOGHI VISITATI: Napoli immediato secondo dopoguerra
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Mancavo solo io, penso l’abbiamo letto tutti. Questo libro,
o meglio questa storia perché è una quadrilogia è accompagnata da un
grandissimo hype e io generalmente in questi casi aspetto, però per L’amica
geniale l’hype non è mai diminuito vuoi per la trasposizione televisiva, vuoi
per il mistero che per svariato tempo ha circondato la sua autrice (Elena
Ferrante è uno pseudonimo e non si sapeva chi si celasse dietro, tra l’altro mi
pare che ora si sa tutto ma non ricordo…). Inoltre snobbavo proprio la storia,
un libro italiano ambientato nell’immediato dopoguerra, con delle bambine per
protagoniste, poi tanto clamore: no non mi va di leggerlo… Una mattina (due
anni fa in questo periodo) vedo che è uscita anche la grapich novel oltre alla
serie tv e mi dico basta ora voglio leggere anche io L’amica geniale, compro il
libro, lo leggo e me ne innamoro pazzamente. Era un periodo che dormivo
pochissimo per via di Giulia (non che ora…) rinunciavo a quelle poche ore di
sonno pur di leggere!
Pur avendolo adorato non sono ancora andata avanti perché mi
trovo in quella strana situazione in cui da un lato vorresti leggere tutta la
storia per vedere come va avanti e cosa succede, dall’altro però non lo voglio
finire mi piace pensare che c’è questa storia che mi aspetta. Capita anche a
voi?
Veniamo al libro che è meglio.
Un romanzo di formazione e di crescita, un romanzo che
racconta un’amicizia forte, importante ma anche turbolenta. Le vicende sono
narrate in prima persona da Lenù che racconta la sua amicizia con Lila, si
incontrano da bambine e diventano amiche, un amicizia che durerà tutta la vita.
Siamo a Napoli in un quartiere popolare nell’immediato dopoguerra, (povertà,
precariato, malavita e degrado) in questo primo volume si raccontano una decina
d’anni.
“Non ho nostalgia della nostra infanzia, è piena di violenza. Ci succedeva di tutto, in casa e fuori, ogni giorno, ma non ricordo di aver mai pensato che la vita che c’era capitata fosse particolarmente brutta. La vita era così e basta, crescevamo con l’obbligo di renderla difficile agli altri prima che gli altri la rendessero difficile a noi. Certo, a me sarebbero piaciuti i modi gentili che predicavano la maestra e il parroco, ma sentivo che quei modi non erano adatti al nostro rione, anche se eri femmina. Le donne combattevano tra loro più degli uomini, si prendevano per i capelli, si facevano male. Far male era una malattia.”
“«È bello» mormorai, «parlare con gli altri».
«Sì, ma solo se quando parli c’è qualcuno che risponde».
Mi sentii in petto uno sbuffo di gioia. Che richiesta c’era in quella bella frase? Mi stava dicendo che voleva parlare soltanto con me perché non prendevo per buono tutto quello che le usciva di bocca ma le rispondevo? Mi stava dicendo che soltanto io sapevo star dietro alle cose che le passavano per la testa?
Sì. E me lo stava dicendo con un tono che non le conoscevo, fievole, sebbene come al solito brusco. […] Ne ragionammo. Avevamo dodici anni, ma camminammo a lungo per le vie bollenti del rione, tra la polvere e le mosche che si lasciavano alla spalle i vecchi camion di passaggio, come due vecchiette che fanno il punto delle loro vite piene di delusioni e si tengono strette l’una all’altra. Nessuno ci capiva, solo noi due – pensavo – ci capivamo. Noi, insieme, soltanto noi, sapevamo come la cappa che gravava sul rione da sempre, cioè fin da quando avevamo memoria […] C’era qualcosa di insostenibile nelle cose, nelle persone, nelle palazzine, nelle strade, che solo reinventando tutto come in un gioco diventava accettabile. L’essenziale, però, era saper giocare e io e lei, io e lei soltanto, sapevamo farlo.”
Per quanto riguarda la
trama Lila e Lenù si incontrano sui banchi delle elementari, vivono nello
stesso palazzo e iniziano a frequentarsi diventando amiche, un’amicizia che
durerà tutta la vita. Come detto il periodo narrato copre circa una decina
d’anni ci sono gli anni delle elementari, poi la crescita i primi amori e le
diverse esperienze che fanno. Anzitutto scolastiche perché Lila non può
proseguire la scuola oltre la quinta elementare per problemi economici e dovrà
andare a lavorare nel negozio di calzolaio del padre, mentre Lenù (da qui
l’appellativo di amica geniale) va alle medie e al liceo, ovviamente anche le
frequentazioni sono diverse, gli impegni non permettono loro di passare tutto
il tempo assieme ma spesso riescono a vedersi e uscire assieme ai coetanei del
rione (un agglomerato molto interessante di personaggi secondari).
“Fu durante quel percorso verso via Orazio che cominciai a sentirmi in modo chiaro un’estranea resa infelice dalla mia stessa estraneità. Ero cresciuta con quei ragazzi, ritenevo normali i loro comportamenti, la loro lingua violenta era la mia. Ma seguivo anche quotidianamente, ormai da sei anni, un percorso di cui loro ignoravano tutto e che io invece affrontavo in modo così brillante da risultare la più capace. Con loro non potevo usare niente di ciò che imparavo ogni giorno, dovevo contenermi, in qualche modo autodegradarmi. Ciò che ero a scuola, lì ero obbligata a metterlo tra parentesi o a usarlo a tradimento, per intimidirli. Mi chiesi cosa ci facevo in quell’auto. C’erano i miei amici, certo, […] stavamo andando alla festa […]. Ma proprio quella festa ratificava che Lila, l’unica persona che sentivo ancora necessaria malgrado le nostre vite divergenti, non ci apparteneva più, e venendo meno lei, ogni mediazione tra me e quei giovani, quell’auto in corsa per quelle strade, si era esaurita.”
Io mi sono focalizzata soprattutto sulle due protagoniste. Entrambe
le ragazze sono molto intelligenti e portate allo studio ma hanno possibilità
diverse, Lila arriva alle elementari che sa già leggere, scrivere e fare di
conto senza che nessuno glielo abbia mai insegnato, studierà da autodidatta
greco e latino perché li studia Lenù al liceo e darà ripetizioni all’amica ma
come detto non può proseguire. Le due amiche sono molto diverse anche caratterialmente
Lila è definita una bambina cattiva, è esplosiva, coraggiosa e determinata
mentre Lenù è più mite, timida e sognatrice; hanno in comune la voglia di
emanciparsi e lasciare il rione e la povertà, seguiranno (per tante ragioni)
vie diverse.
Il finale di questo libro è un cliffhanger pazzesco!
Il libro non è solo una storia di amicizia ma anche un modo
per approcciarsi a una parte della nostra storia perché con le vicende di Lila
e Lenù ripercorriamo anche la storia dell’Italia a partire dal secondo
dopoguerra con un affresco in particolare su Napoli e in generale della nostra
società (ruolo della donna ma anche alla figura del o della maestra,
aspettative, criminalità, politica).
Voglio continuare la lettura non solo di questa quadrilogia
ma di tutti i libri di Elena Ferrante.
Fatemi sapere se avete letto la storia dell’amica geniale vi
aspetto nei commenti.