AUTORE: Mo Yan traduzione di: Silvia Calamandrei e curatore Mari Rita Masci
EDITORE: Einaudi
PAGINE: 363
PREZZO: € 21,00
GENERE: letteratura cinese
LUOGHI VISITATI: Jiuguo (cittadina immaginaria) in Cina
acquistabile su amazon: qui (link affiliato)qui (link affiliato)
Questo è un esempio di quei casi in cui mi fisso di voler
comprare qualcosa nello specifico letteratura cinese e avendo visto il libro a
metà prezzo su libraccio l’ho preso. Al momento di leggerlo inizio con la
quarta di copertina e vengo assalita da dubbi e incertezze invece si è rivelata
una lettura interessante.
Il paese dell’alcol di Mo Yan è una lettura surreale,
inquietante e anche “malata” perché una delle tematiche principali è legata al
cannibalismo (di neonati).
L’aspetto che caratterizza maggiormente il libro è la sua
struttura molto particolare e articolata, ogni capitolo prevede quattro parti
(ma l’ordine delle parti varia all’interno dei capitoli):
- parte dell’investigatore Ding Gou’er: inviato a Jiuguo per indagare su
possibili banchetti con carne di neonato, poiché alla Procura Generale sono
arrivate delle lettere anonime di denuncia. Ding si mette all’opera e sulla sua
strada incontra una serie di soggetti bizzarri, vive delle avventure
particolari oltre alle indagini e si trova in qualche modo costretto a bere parecchio
- del resto è nel paese dell’alcol - il problema è che lui non regge per niente
l’alcol (che è poi anche il romanzo che mo yan dice di scrivere nelle sue
lettere)
- parte di Li Yidou: Li Yidou è un dottorando in miscelazione di liquori
all’università di distillazione di Jiuguo, ma è anche uno scrittore in erba e
nelle sue parti sono riportate le lettere che scrive a Mo Yan – lettere dal
contenuto vario ma principalmente di ammirazione e raccomandazione dei propri
racconti
-parte di Mo Yan: risponde alle lettere di Li Yidou con consigli di scrittura e
giudizi sui racconti che riceve
- i racconto di Li Yidou (che manda a Mo Yan): i racconti sono diversi (il mio
preferito in assoluto è bambini da macello, un racconto bellissimo che
meriterebbe una pubblicazione a parte) e raccontano di Jiuguo, dell’università,
dei suoi suoceri (Yuan Shuangyu professore di distillazione e della suocera che
invece lavora all’accademia di cucina) e di alcune “personalità” della città
come il nano della taverna Yichi e il vicedirettore Jim Gangzuam che compaiono
anche nella parte investigativa. Alcuni dei racconti servono a raccontarci personaggi
che poi incontra l’ispettore Ding e a fornici un quadro complessivo, io però ho
impiegato un po’ a capirlo e all’inizio mi annoiavano tantissimo perché li
ritenevo inutili.
Tanti personaggi le cui vicende si intrecciano e tra questi
c’è lo stesso Mo Yan che a fine libro si recherà a Jiuguo.
Una sorta di giallo, ma anche libro denuncia della
corruzione e del degrado morale imperante, considerato una delle massime
espressioni dell’autore di “realismo allucinato” la corrente narrativa che è
valsa a Mo Yan il nobel per la letteratura. È stata una lettura interessante e
molto particolare per la struttura narrativa e per l’espediente (per me
assolutamente nuovo) di utilizzare dei racconti per spiegarci dei pesonaggi e
dei fatti che poi si incontrano nelle altre parti, in particolare quella
investigativa. Le vicende, avventure che vive l’ispettore Ding sono al limite
della credibilità, poi non conosco la Cina per potermi esprime ma penso di aver
capito cosa di intende per “realismo allucinato” e devo dire che mi piace.
Sicuramente leggerò altro di Mo Yan autore cinese molto famoso anche in
occidente.
Fatemi sapere se avete letto questo libro o altri di Mo Yan.